“Ho
lasciato Emilia da sola al lago, devo andare da
lei.”
“Non
prima che abbia finito la fasciatura. Stai
ferma. Non avevi detto che ti faceva male?”
Forse
avevi affermato qualcosa di simile, ma di
certo non era il dettaglio più significativo che ricordavi.
E
sicuramente non potevi rispondergli che la
percezione del dolore con lui accanto era inferiore di un ingente
quantitativo.
In
silenzio lo osservi aggiustare la benda.
“Perché
siete qui?”
Sapevi
che prima o poi la questione sarebbe capitata
di nuovo.
“Ve
l’ho detto, sono con Emilia.”
“Eravate
davanti alla porta. Senza Emilia.”
Non
potevi smentire la prossemica.
“Ero
davanti alla porta per caso.”
“Ed
Emilia non c’era per caso.”
Alza
per un istante gli occhi nei tuoi, ma non sei
in grado di formulare qualcosa che somigliasse ad una spiegazione
plausibile.
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“Grazie
e… arrivederci” lo saluti, ormai addossata
alla porta.
“Non
fate movimenti bruschi con il polso almeno fino
a dopodomani” ti raccomanda. “Ci sarebbe anche da
rifare la fasciatura: se
volete…”
“Non
ce n’è bisogno, sto bene.”
Rispondi
come se non l’avessi ascoltato.
E
te ne vai.
Da
quella casa.
Dal
suo mondo.
Dal
tocco delle sue mani.
Da
lui.
---
Eri
sdraiata sul letto.
A
pensare ancora a quel giorno.
Quel
giorno che poi non era altro che ieri.
“Contessa?”
era Giannina, e aveva l’aria nervosa. “Ci
sarebbe il dottor Ceppi.”
“Ci
sarebbe o c’è?” ti metti a sedere.
“C’è.
Lo faccio entrare?”
“Dammi
qualche minuto.”
Riceverlo
in veste da camera non era proprio l’ideale.
Scendi
dal letto, alla volta della poltrona alla
quale era appoggiato il corpetto.
Non
fai in tempo, perché la porta si apre.
“Ti
avevo detto di farlo aspet-”
Troppo
tardi: era lui.
“Perché
siete qui?”
“Debbo
rifarvi la fasciatura” appoggia la borsa sul
letto.
Ti
accorgi che era stato lui a porti la stessa
domanda il giorno prima.
“Perché
avete tanta premura nei miei confronti?”
“Perché
siete una mia paziente.”
“Non
sono una vostra paziente.”
“Sì
invece, dal momento che vi ho curata.”
Con malavoglia, ti siedi sul letto e gli porgi il polso.
Oh, beh, oltre ad essere corto, questo capitolo è anche abbastanza noioso.
@Pocahontas: sì, è proprio così, anche se non hanno approfondito il carattere di Anna in modo completo, io l'ho sempre immaginata come una donna che riflette e rimugina su quello che le accade, quasi scrivesse un diario mentale. Ha sì i suoi momenti d'agire istintivo - e chi non li ha - ma per il resto si crea il suo mondo parallelo costituito da paranoie e pensieri. In questo non posso non ammettere di somigliarle.