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Autore: Henrietta    18/09/2010    2 recensioni
Un campo di girasoli, delle note trasportate dal vento, e il sole che guarda incantato..
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E dopo un anno eccomi qui: in un campo di girasoli.
Non è stato semplice tornare nel luogo dove tutto ebbe inizio. Il luogo dove andavo sempre a rilassarmi. Il luogo dove mi sfogavo cantando ad alta voce sapendo benissimo che non c'era nessuno. Il luogo dove incontrai te.

 

Primi di Agosto.
Giornate calde e afose.
Non sapevo dove andare e come al solito presi la bici e andai fuori città verso le campagne, e come ogni estate ritrovai il mio rifugio. Eccoli lì, in lontananza: i girasoli in piena fioritura.
Misi il cavalletto alla bici, dopodiché ero già in mezzo ai fiori. 

Adoro i girasoli. Penso che siano dei fiori in grado di amare, e ciò che amano di più è il sole.
Non appena arriva il sole, iniziano ad alzarsi, come se aspettassero questo momento da sempre. Durante l'arco della giornata lo guardano intensamente e conversano con lui. Il sole si sposta e loro non distolgono lo sguardo. Amano ogni suo movimento e non possono farne a meno. Il sole sta per andarsene e loro si richiudono, rivivendo con estrema felicità ogni singolo momento passato con lui, in attesa di rivederlo il giorno dopo.

Continuai a camminare in mezzo ai fiori, e dopo un po' mi fermai. Alzai la testa verso il sole come i girasoli, e chiudendo gli occhi incominciai a cantare.

"Non posso cantare una canzone con un testo onesto
perché finisco sempre con l' addolcirlo.
Da quando qualcuno pigro come me ha imparato a proteggere qualcosa?
Quale colore del cielo che puoi vedere dalla finestra della scuola ti piace di più?
A volte desidero che anche le nuvole bianche diventino nere
.."

- Ora i fiori si mettono anche a cantare? - domandò un ragazzo dietro di me.
Mi girai di scatto spaventata. Non avevo sentito il rumore dei suoi passi.
- E tu chi sei? - chiesi cercando di ricompormi.
- Mi chiamo Hideki. E tu sei... -
- Akiko. Da quanto tempo sei qui? -
- Stavo girando con la bici, quando ho sentito qualcuno cantare. Mi sono fermato e camminando ho trovato la fonte. - rispose sorridendomi.
- Quindi... mi hai sentita cantare? - domandai impacciata. Mi vergognavo a cantare in pubblico.
-Dalla prima nota fino all'ultima. Assomigliavi molto ad una di questi splendidi girasoli, solo che per dimostrare al sole quanto lo ami, hai cantato, cosa che loro non possono fare. - rispose dando uno sguardo ai girasole attorno a noi.
Mi guardai attorno. I girasoli continuavano ad adorare il sole non degnandoci di un solo sguardo.
- Vieni spesso qui? - chiese mentre mi guardavo ancora attorno.
- Quasi tutti i giorni. - risposi sorridente.
- Allora, se non ti dispiace, posso tornare anche domani? -
-Per ammirare i girasoli? Certo che puoi venire! Non è mio il campo. -
Non avevo minimamente capito la sua domanda, infatti il giorno dopo ci fu la stessa scena:
io cantavo e lui era lì che ascoltava senza far rumore.
Si ripeté per almeno una settimana, fino a quando una sera non presi freddo. Avevo perso un po' di voce e non potevo cantare. Mi sentivo triste all'idea di non poter far sentire quel giorno la mia voce ai girasoli e al vento che soffiava leggero nel campo. Non poteva sentirmi Hideki.
Non so il motivo, ma divenne la preoccupazione più grande. Non sarebbe più venuto se avessi smesso di cantare anche solo per un giorno? Sarebbe tornato ugualmente anche solo per poter ammirare i girasoli?
Desideravo vederlo quando attentamente ascoltava ogni singola nota. Desideravo vedere quando chiudeva gli occhi e si faceva trasportare dalle note che uno a uno si ripetevano. Desideravo vedere il suo sorriso mentre mi faceva i complimenti apprezzando la mia voce. Desideravo semplicemente Hideki.

Il giorno seguente ritornai al campo e mi misi a camminare lentamente tra i girasoli. Li guardai e nella mente chiesi loro scusa perché non potevo cantare in mezzo a loro. Intanto che camminavo, ripensavo all'amarezza che avevo nel cuore. Non sopportavo l'idea di non poter cantare per qualche giorno. Volevo gioire ogni giorno d'estate cantando. E alla fine arrivò lui, dandomi una pacca sulla spalla.
- Ciao! Non hai ancora incominciato a cantare? - chiese sorridendo.
Col fil di voce che mi era rimasto cercai di rispondergli - Purtroppo ieri sera ho preso fresco alla gola e ho perso la voce. Temo che per un paio di giorni non potrò cantare. -
- Mi dispiace tanto. Speravo di sentirti un ultima volta oggi. -
- Ultima? Perché ultima? -
- Domani torno nella mia città. Ero qui solo per le vacanze estive da alcuni parenti. Spero di poter tornare il prossimo anno. -
- Quindi non tornerai più? - domandai afferrando una manica della sua camicia.
- Farò il possibile pur di tornare qui! - e sorrise di nuovo. Stavolta però era un sorriso malinconico. Come se questo posto già gli mancasse molto.
- Ti ho portato un regalo, in ricordo di questi giorni d'estate. - nel frattempo incominciò a frugare in una tasca dei pantaloni e tirò fuori una collana. Il ciondolo era una nota con accanto il sole.
- Ma... non era necessario. - risposi confusa guardando il ciondolo e poi lui.
Nel frattempo mi mise la collana al collo e poi sussurrò un dolce grazie all'orecchio.
- Scusami, ma ora devo andare. -
- Questo è un addio? - domandai con quel poco di voce rimasta.
- Non so quando, ma questo è un arrivederci. Arrivederci, Akiko. -
Sorrise.
Il suo ultimo sorriso prima di voltarsi e andarsene. 

Non appena mi tornò la voce, incominciò a piovere. I girasoli appassirono e quando tornò il sole, loro non c'erano più. Ormai l'estate stava per finire, ma i girasoli sarebbero ritornati l'anno prossimo più forti che mai per poter continuare ad ammirare la loro unica e sola ragione di vita.
Così feci allo steso modo io.
Aspettai Hideki impaziente fino all'estate successiva.
Quell'anno, andai tutti i giorni in quel campo di girasoli, e ogni giorno intonavo le note della stessa canzone che cantavo l'anno precedente. Ormai quella canzone faceva parte di me, e non potevo abbandonarla così facilmente. Vicino al campo c'era un albero. Ogni giorno, prima della passeggiata nel campo, mi sedevo ai piedi di quell'albero e ascoltavo il vento che soffiava sui girasoli.
Un giorno mentre ero seduta lì, mi addormentai e al mio risveglio c'era qualcuno seduto accanto a me. Mi allontanai di scatto spaventata e guardai attentamente chi era.
- Ben svegliata... Akiko. -
- ... Hideki? - domandai incredula.
- Come promesso, sono tornato qui. -
Rividi il suo sorriso luminoso.
Contenta lo abbracciai.
- Ben tornato. -
- Posso sentire di nuovo la tua voce? -
- Certo! - risposi felice.
Corsi verso i girasoli, dopodiché cantai.
Hideki chiuse come sempre gli occhi e si concentrò sulle note della canzone, come per notare se ancora se li ricordasse o meno. Cantai con estrema gioia come non facevo da tanto tempo.
Alla fine capii una cosa: i girasoli amavano il sole più di sé stessi, ma anch'io avevo trovato il mio sole. La mia ragione di esistere. Le ansie e le mie gioie ruotavano attorno lui.
Il mio sole sei tu.
Grazie di esistere, Hideki.

 

L’angolo di Henrietta (alias Aky):
Il testo della canzone è la traduzione di una Ending di Bleach che si chiama Sky Chord. Ho trovato la traduzione italiana, ma più che italiano era italiese come dico sempre io, quindi l’ho sistemata in modo tale che si capisse un po’ di più. Anche questa volta il titolo è in giapponese. Himawari infatti significa “girasole” che è il tema principale di questa breve storia. Era da un po’ che non scrivevo, ma sono ugualmente soddisfatta del mio risultato. Penso che tornerò presto a scrivere qualche altra storia. Ringrazio chi mi sostiene sempre, e continuerò a scrivere anche per loro!

   
 
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