Sì, sono di nuovo qui. Questa
volta ho provato a scrivere usando la prima persona, su Caroline. È viziata,
dice le cose senza pensarci due volte e vuole primeggiare a volte, è
vero. Ma in qualche modo mi è sempre piaciuto come personaggio,
soprattutto nella seconda stagione, dove Katherine la fa entrare nei giochi.
Come avrete capito in questa
mini-shot – doveva essere una flash, ma ho sforato di circa 100 parole –
ci sono spoiler giganteschi, essendo
ambientata durante la puntata 2x02, subito dopo che Matt è andato a
trovare Caroline. Quindi chiunque non abbia ancora visto quella puntata e non
vuole rovinarsi la sorpresa su cosa combina la biondina di The Vampire Diaries,
è meglio che non legga. xD
Ringrazio chiunque ha letto “I’m
not perfect” e chi ha
recensito, ossia juju210 e giraffetta, che
nonostante il loro “odio” per Stefan sono riuscite a leggere (che
coraggio! xD) e anche a lasciarmi un commento.
Bene… direi che ho detto
tutto, quindi buona lettura! E se volete dirmi cosa ne pensate sapete cosa
fare! (:
Maria. ♥
It’s too late to apologize ~
Le lacrime mi offuscavano la vista,
mentre mi giravo a pancia in su, a fissare il soffitto. Strinsi il lenzuolo tra
le dita, tirandolo il più possibile verso l’alto, in modo da
coprirmi e nascondermi dal buio. Il nero sarebbe diventato molto presto l’unico
colore facile da sopportare.
Fu un attimo: accesi l’abat-jour,
l’insopportabile sensazione di sprofondare nel buio troppo velocemente. Non
era accettabile, non era nemmeno tra le ipotesi da considerare. Non volevo
diventare tutt’uno con quel nero inchiostro.
Come avevano potuto farmi questo?
Chi diavolo era Katherine, perché dovevo essere io la prima pedina del suo dannato gioco? Le domande si affollavano
nella mia mente, mi stupii di come riuscissi a considerare ogni possibile
sfaccettatura, di come ogni suono che prima non avevo considerato, ora
arrivasse nitido alle mie orecchie. I miei sensi si erano irrimediabilmente
sviluppati e ogni più piccolo rumore soffocato oltre il vetro della mia
finestra appariva assordante. Persino il fruscio degli alberi mi dava fastidio.
Presi un grosso respiro, proprio
come mi aveva insegnato Stefan poche ore prima – la sensazione
rassicurante dei suoi occhi nei miei divampava in me, infondendomi una strana
sicurezza. Ma non la certezza che quella storia sarebbe andata a finire bene.
Appena chiudevo gli occhi avevo davanti
l’immagine del ragazzo che avevo ucciso, dell’infermiera che avevo
assalito, dei miei occhi così diversi, non più umani. E dell’ultimo
ricordo da umana: il cuscino tra le mani di quella copia spiccicata di Elena.
-Perché hai acceso la luce?-
il sussurro di Matt mi solleticò il collo, il suo braccio attorno alla
mia vita.
Sorrisi dolcemente, appoggiando una
mano sulla sua, -Non dirmi che ti dà fastidio, perché non ci
credo.- lo presi in giro, -Dormiresti ovunque e con qualsiasi distrazione.-
La sua risata fu musica per le mie
orecchie, -Lo dico per te… questa mattina ti dava fastidio qualsiasi tipo
di luce.- mi fece notare.
Sospirai. Solo la luce del sole, -Devi andare… mia madre torna presto
questa sera, te l’ho detto.-
-Non ci ha mai scoperto, Caroline.-
Gli sfiorai il viso con le dita fredde,
-Non corriamo rischi, ok?- lui annuì piano, cedendo, e posò le
labbra sulle mie. Ricambiai il bacio lentamente, cercando di non esagerare e di
ricordami i consigli di Stefan.
“Anche se lasciarsi andare è una sensazione bellissima…
devi combatterlo, seppellirlo.”
Chiusi gli occhi, una lacrima
scivolò lungo la guancia, mentre Matt scavalcava la finestra, ignaro di
chi aveva appena salutato.
È vero: non sapevo chi era
Katherine, i ricordi che riaffioravano sempre più velocemente erano
devastanti e come se non bastasse avevo la certezza che Bonnie mi odiasse, per
essere diventata una di loro, per aver ucciso.
Ma sapevo anche che era troppo tardi
per chiedere scusa, per pentirmi dei morsi sul collo dell’infermiera, per
piangere sul ragazzo che era stato tra le mie mani piene di sangue. O persino su
quanto fosse pericoloso anche solo pensare di poter nascondere tutto a Matt e
continuare la nostra relazione.
Mi alzai dal letto e mi specchiai,
ritrovando il riflesso ormai opaco di ciò che ero diventata. I capelli
biondi lasciati sciolti sulle spalle, leggermente spettinati. Gli occhi verdi erano
rossi di sangue, e intorno ad essi le venature scure mi restituivano un’immagine
orribile di me stessa. Chiusi gli occhi, trovando la forza dentro. Devi combatterlo. I muscoli si
rilassarono, la fame placò
piano.
Avevo chiesto scusa troppe volte in
due giorni. Ormai ero una di loro, un vampiro.
Ma la mia personalità c’era ancora, così come i miei
obiettivi, i miei sogni, le mie paure, i miei ricordi, la mia vita. Era tutto dentro di me, nascosto
forse, ma presente.
Quando riaprii gli occhi mi
specchiai di nuovo, con un sorriso e una lacrima ormai secca alla fine del
mento.
Ero ancora Caroline.