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Autore: Fiery    18/09/2010    4 recensioni
Spoiler seconda stagione! Le lacrime mi offuscavano la vista, mentre mi giravo a pancia in su, a fissare il soffitto. Strinsi il lenzuolo tra le dita, tirandolo il più possibile verso l’alto, in modo da coprirmi e nascondermi dal buio. Il nero sarebbe diventato molto presto l’unico colore facile da sopportare.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Caroline Forbes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Sì, sono di nuovo qui. Questa volta ho provato a scrivere usando la prima persona, su Caroline. È viziata, dice le cose senza pensarci due volte e vuole primeggiare a volte, è vero. Ma in qualche modo mi è sempre piaciuto come personaggio, soprattutto nella seconda stagione, dove Katherine la fa entrare nei giochi.

Come avrete capito in questa mini-shot – doveva essere una flash, ma ho sforato di circa 100 parole – ci sono spoiler giganteschi, essendo ambientata durante la puntata 2x02, subito dopo che Matt è andato a trovare Caroline. Quindi chiunque non abbia ancora visto quella puntata e non vuole rovinarsi la sorpresa su cosa combina la biondina di The Vampire Diaries, è meglio che non legga. xD

Ringrazio chiunque ha letto “I’m not perfect” e chi ha recensito, ossia juju210 e giraffetta, che nonostante il loro “odio” per Stefan sono riuscite a leggere (che coraggio! xD) e anche a lasciarmi un commento.

Bene… direi che ho detto tutto, quindi buona lettura! E se volete dirmi cosa ne pensate sapete cosa fare! (:

Maria.

 

 

It’s too late to apologize ~

 

 

Le lacrime mi offuscavano la vista, mentre mi giravo a pancia in su, a fissare il soffitto. Strinsi il lenzuolo tra le dita, tirandolo il più possibile verso l’alto, in modo da coprirmi e nascondermi dal buio. Il nero sarebbe diventato molto presto l’unico colore facile da sopportare.

Fu un attimo: accesi l’abat-jour, l’insopportabile sensazione di sprofondare nel buio troppo velocemente. Non era accettabile, non era nemmeno tra le ipotesi da considerare. Non volevo diventare tutt’uno con quel nero inchiostro.

Come avevano potuto farmi questo? Chi diavolo era Katherine, perché dovevo essere io la prima pedina del suo dannato gioco? Le domande si affollavano nella mia mente, mi stupii di come riuscissi a considerare ogni possibile sfaccettatura, di come ogni suono che prima non avevo considerato, ora arrivasse nitido alle mie orecchie. I miei sensi si erano irrimediabilmente sviluppati e ogni più piccolo rumore soffocato oltre il vetro della mia finestra appariva assordante. Persino il fruscio degli alberi mi dava fastidio.

Presi un grosso respiro, proprio come mi aveva insegnato Stefan poche ore prima – la sensazione rassicurante dei suoi occhi nei miei divampava in me, infondendomi una strana sicurezza. Ma non la certezza che quella storia sarebbe andata a finire bene.

Appena chiudevo gli occhi avevo davanti l’immagine del ragazzo che avevo ucciso, dell’infermiera che avevo assalito, dei miei occhi così diversi, non più umani. E dell’ultimo ricordo da umana: il cuscino tra le mani di quella copia spiccicata di Elena.

-Perché hai acceso la luce?- il sussurro di Matt mi solleticò il collo, il suo braccio attorno alla mia vita.

Sorrisi dolcemente, appoggiando una mano sulla sua, -Non dirmi che ti dà fastidio, perché non ci credo.- lo presi in giro, -Dormiresti ovunque e con qualsiasi distrazione.-

La sua risata fu musica per le mie orecchie, -Lo dico per te… questa mattina ti dava fastidio qualsiasi tipo di luce.- mi fece notare.

Sospirai. Solo la luce del sole, -Devi andare… mia madre torna presto questa sera, te l’ho detto.-

-Non ci ha mai scoperto, Caroline.-

Gli sfiorai il viso con le dita fredde, -Non corriamo rischi, ok?- lui annuì piano, cedendo, e posò le labbra sulle mie. Ricambiai il bacio lentamente, cercando di non esagerare e di ricordami i consigli di Stefan.

“Anche se lasciarsi andare è una sensazione bellissima… devi combatterlo, seppellirlo.”

Chiusi gli occhi, una lacrima scivolò lungo la guancia, mentre Matt scavalcava la finestra, ignaro di chi aveva appena salutato.

È vero: non sapevo chi era Katherine, i ricordi che riaffioravano sempre più velocemente erano devastanti e come se non bastasse avevo la certezza che Bonnie mi odiasse, per essere diventata una di loro, per aver ucciso.

Ma sapevo anche che era troppo tardi per chiedere scusa, per pentirmi dei morsi sul collo dell’infermiera, per piangere sul ragazzo che era stato tra le mie mani piene di sangue. O persino su quanto fosse pericoloso anche solo pensare di poter nascondere tutto a Matt e continuare la nostra relazione.

Mi alzai dal letto e mi specchiai, ritrovando il riflesso ormai opaco di ciò che ero diventata. I capelli biondi lasciati sciolti sulle spalle, leggermente spettinati. Gli occhi verdi erano rossi di sangue, e intorno ad essi le venature scure mi restituivano un’immagine orribile di me stessa. Chiusi gli occhi, trovando la forza dentro. Devi combatterlo. I muscoli si rilassarono, la fame placò piano.

Avevo chiesto scusa troppe volte in due giorni. Ormai ero una di loro, un vampiro. Ma la mia personalità c’era ancora, così come i miei obiettivi, i miei sogni, le mie paure, i miei ricordi, la mia vita. Era tutto dentro di me, nascosto forse, ma presente.

Quando riaprii gli occhi mi specchiai di nuovo, con un sorriso e una lacrima ormai secca alla fine del mento.

Ero ancora Caroline.

  
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