Disclaimer: I personaggi
presenti in questa storia (scritta senza alcuno scopo di lucro) sono stati
creati da Yoshiyuki Tomino e mi sa che sono di
proprietà della Sunrise (il succo della cosa è che
non mi appartengono -.-).
Note: Uh, altro piccolo esperimento,
altra coppia che adoro XD Prima o poi scriverò qualcosa anche su Wufei e Sally, così, per completare il quadro XD Comunque,
tornando al nostro pairing, volevo solo dire che amo
le 3x4x3 perché, tra tutte le coppie di GW possibili, è quella a cui posso
aggiungere un po’ più di zucchero senza essere eccessivamente fuori luogo
(certo, si parla sempre di
ragazzini-soldati-quindicenni-che-pilotano-un-Gundam-e-fanno-la-guerra, quindi
proprio una pallina di quello dietetico XD). Dico questo perché, considerando
il background di Quatre, è quello tra i cinque che,
abituato un po’ a trattare con i sentimenti, probabilmente si farebbe meno
problemi. Però in questo caso deve avere a che fare con i sentimenti per Trowa, due nomi che cozzano se inseriti nella stessa frase
XD Sì, ci sarebbe anche Duo, ma nemmeno lui è uno di quelli che si perderebbe
in smancerie inutili. Quindi con questi due baldi giovini posso appagare il mio
bisogno inappagato di romanticismo XD
Il
titolo e la citazione fanno parte di This love, this hate, una canzone degli
Hollywood Undead; un gruppo che ha scritto un bel po’
di canzoni che si adattano benissimo a Gundam Wing <3
Ringrazio chiunque leggerà e commenterà queste mille parole in croce. Luv ya ♥
Timeline: subito dopo 1x43
Conteggio parole: 1.071
This love, this
hate, is burning me away.
{Will you meet me
when its over? Let me know, you can meet me here in
heaven. Don't you ever let
me go.}
Trowa era in piedi davanti ad una delle
grandi vetrate presenti nei corridoi del Peacemillion.
Le braccia erano lasciate mollemente cadere lungo i fianchi ed i suoi occhi erano
persi in un punto così lontano dello Spazio che Quatre
si chiese se stesse davvero guardando qualcosa di particolare.
Si
avvicinò lentamente. Immaginava quanto quel momento potesse essere personale
per lui ma, in quei giorni dove tutto sembrava esplodergli intorno e l’odore
della morte si attaccava ai vestiti, si era reso davvero conto della vastità
dello Spazio. Se non hai un appiglio, precipiti nel vuoto.
Quando
era stato lui a scivolare, Trowa gli aveva teso una
mano e ora voleva ricambiare il favore.
-Che
cosa stai guardando?- domandò dolcemente, portando lo sguardo aldilà delle
stelle.
Trowa voltò il viso e lo guardò per
qualche istante, prima di riportare la sua attenzione verso le mille luci
bianche davanti a se. –Niente d'importante.- tagliò corto socchiudendo gli
occhi. –Che cosa ci fai ancora in piedi? E’ tardi.-
Quatre alzò le spalle. Che senso aveva
andare a dormire se guardando fuori non si riesce a distinguere se sia mattina
o sera?
Non
importava che ore fossero, appena quella maledetta sirena cominciava a suonare,
loro si ritrovano a dover ricominciare tutto da capo, a combattere battaglie
perse in partenza e a cercare, con le unghie e con i denti, di rimanere in
vita.
Non
perse tempo a spiegare a Trowa che non avrebbe potuto
addormentarsi se lui continuava a guardare lo Spazio con quello sguardo. –Ero
venuto a chiederti se ti andava di venire di la con noi. Wufei
sta battendo Duo a scacchi e…-
Trowa scosse la testa. –Sto bene qui,
grazie.- gli rispose educatamente. L’ultima cosa che aveva voglia di fare era
di sentire le assordanti risate di Duo mentre Wufei
borbottava sotto voce.
Desiderava
solo rimanere in quel piccolo corridoio bianco e perdersi nei suoi pensieri.
Nei
mesi in cui era rimasto con Catherine al circo si era abituato al silenzio dei
suoi pensieri. Le cose erano più facili quando non c’erano tutte queste domande
ad affollargli il cervello, quando i ricordi non si accavallavano l’uno
sull’altro.
Ora
che stavano ritornando al loro posto, il rumore era assordante. E, se proprio
non poteva averla nella sua testa, voleva un po’ di quiete almeno intorno a se.
-Ti
va se rimango a farti compagnia?-
Trowa non rispose, concentrando lo sguardo
sulle stelle lontane.
No,
certo che non gli andava. Ma come avrebbe potuto dirgli una cosa simile?
Non
a Quatre, non in quel momento, quando il ragazzo
sembrava così felice che lui fosse li con loro. Non mentre i suoi pensieri
sembravano cominciare a fare meno rumore e ad avere un senso.
Quatre strinse leggermente i pugni nelle
tasche.
Tutti
quei giorni in cui aveva creduto che Trowa fosse
morto erano stati così lunghi che faticava a credere di stare davvero parlando
con lui in quel momento.
Non
riusciva a dimenticare l’effetto che faceva sapere che la colpa di quello che
era successo ricadeva solo sulle sue spalle, il cuore così pesante nel petto da
dare la sensazione di affondare e la fatica che si faceva a respirare. Ed ora
che gli stava di fronte non gli avrebbe permesso di fare il suo stesso errore,
di lasciarsi avvolgere e soffocare dai pensieri. Se fosse servito, non avrebbe
esitato a prendere il Sandrock e farsi esplodere in
mezzo allo Spazio Cosmico.
Non
solo perché, in qualche modo, glielo doveva ma semplicemente perché era Trowa. Aveva cominciato a combattere per difendere le
persone a lui più care e l’avrebbe fatto a qualunque costo, anche quando si
trattava di proteggerle da se stesse.
-Che
cos’hai?- gli domandò Trowa a bruciapelo. Il suo respiro
irregolare ed il modo in cui muoveva gli occhi velocemente, spostando lo
sguardo da una stella all’altra, non gli erano sfuggiti. Avrebbe potuto perdere
la memoria mille altre volte ma non sarebbe mai riuscito a togliersi dalla
testa l’espressione che compariva sul volto di Quatre
quando qualcosa lo tormenta.
-Niente-
Balle. Nonostante Trowa non avesse una particolare empatia anzi, ne era
proprio sprovvisto, quando si trattava di Quatre gli
bastava guardarlo in faccia per capire quello a cui stava pensando. Forse
perché ormai aveva imparato a conoscerlo, perché non provava nemmeno a
nascondere i propri sentimenti o, più semplicemente, perché era lui.
Non
avrebbe mai perso tempo a scrutare il volto di Heero,
Duo o Wufei, cercando di capire che cosa stesse
passando per la loro testa.
Quatre era l’unico.
Il
solo tra di loro ad avere nel proprio sguardo la cosa che più si avvicinasse
alla fiducia, la forza di sorridere con gentilezza nonostante colasse merda dal
cielo ed abbastanza coraggio da sperare di sopravvivere alla guerra.
-Hai
freddo?- domandò vedendolo tremare leggermente. –Vado a dire ad Howard di
alzare il riscaldamento…-
Quatre scosse la testa. –Resta con me.-
Restare con lui?
Trowa si ritrovò spiazzato di fronte a
quell’affermazione.
Aveva
capito subito che la sua richiesta aveva poco a che fare con la temperatura
della stanza. Gli stava chiedendo di rimanere con lui, di sopravvivere alla
guerra, magari. Ma Trowa non aveva il suo stesso
coraggio.
-Quatre… io…-
-Resta
con me.- ripetè lui. I suoi
occhi erano azzurri e luminosi come l’acqua cristallina del mare terrestre,
quella bassa che ti permette di guardare il fondale. Anche Trowa
poteva vedere esattamente cosa si nascondeva dietro a quello sguardo.
Restare con lui?
Certo,
dove altro sarebbe potuto andare?
Gli
unici momenti in cui non si sentiva fuori luogo erano quelli in cui lui gli
sorrideva gentilmente, come avrebbe potuto andarsene?
Con
un gesto impacciato, gli mise le mani sulle spalle e posò le proprie labbra
sulle sue.
Non
poteva promettergli che non sarebbe morto di lì a ventiquattro ore, o che le
cose sarebbero andate per il meglio. Una cosa del genere esulava dalle capacità
umane, soprattutto da quelle di Trowa Barton.
Da
quando era nato aveva imparato a cercare di sopravvivere, senza preoccuparsi
del resto; la morte era parte del gioco, niente di più. Ma quel ragazzino ora
gli stava chiedendo di vivere e di
farlo con lui. Ne sarebbe stato
capace?
Sentì
le braccia di Quatre stringersi forte al suo maglione
e sperò davvero che si accontentasse così, perché ora lui non aveva una
risposta e non poteva nemmeno permettersi di cercarla mentre tutto intorno
bruciava.
Ci
avrebbe provato ma non poteva garantire nulla, perché Trowa
non aveva il suo stesso coraggio.