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Autore: Liy    20/09/2010    3 recensioni
“Co-Cosa diavolo credi di fare...!?”, genuina preoccupazione nella voce, le gote sempre più arrossate.
Battler la guardò negli occhi – troppo spaventati per essere quelli della solita Beato... -, sorridendo ancora.
“Cerco di levarti questo vestito, non si vede?”, la semplice verità e uno sguardo rasserenante che, in parte e per qualche strano motivo, riuscì a calmarla.
[Spoiler Ep3-4][BatoBea][slight-pwp]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Battler Ushiromiya, Beatrice Ushiromiya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Intermezzo
Personaggi: Battler, Beatrice.
Pairing: BattlerxBeatrice.
Rating: Arancione.
Genere: Angst, romantico, sentimentale.
Avvertimenti: One-shot, missing-moment, slight-pwp.

Note: Ahahah! Ho scritto ancora sì! Un grazie particolare ad Hika - il titolo è merito suo - e a Duffy e Wanderer, che mi hanno sopportata mentre scrivevo ed incoraggiata quando mi bloccavo - cosa che è accaduta spesso.

Questa one-shot è ambientata fra la fine del terzo gioco e del quarto, quindi se non li avete letti attenti che potreste spoilerarvi in qualche modo!

Ah, sì! Questa è una one-shot slight-pwp... cioè, è una pwp, ma non aspettatevi chissà quali scene di sesso! Ahahah! Ed ora vi lascio alla lettura, au revoir!

Disclaimer: Umineko non mi appertiene, sennò Battler e Beato farebbero scemenze e porcate per la maggior parte del tempo.



Intermezzo

 

Nella stanza di Beatrice regnavano il silenzio e l'ombra.

Non c'era un suono e nemmeno una piccola, minuscola, fonte di luce.

Tutto era profondamente avvolto da uno spesso manto nero, inquietante e rassicurante allo stesso tempo per la strega che non riusciva a prender sonno.

Beatrice era sdraiata nel suo letto, il lungo vestito ancora indosso, intenta a fissare le tende del suo letto a baldacchino, senza però vederle veramente. Le fissava perforando quell'oscurità, quasi come se volesse perforare – o dar fuoco - persino a loro.

Aveva dipinto un triste sorriso in volto e aveva le lacrime agli occhi; in mente, solo quello sguardo afflitto con gli occhi pieni di vane speranze e quella voce che ancora chiedeva se avesse mentito. Quant'era sciocco. E lei si era divertita a ritorcergli contro il suo stesso torto; mentire era appagante, in un certo senso.

“Ah...”, le sfuggì un sospiro, “... Gyhahah!”, che subito si tramutò in una risata.

Qualche altra lacrima le cadde dagli occhi rossi e gonfi di pianto, rigando le altrimenti asciutte gote pallide. E stava ancora ridendo, quando improvvisamente le risa si tramutarono in singhiozzi.

Si voltò su di un lato, le gambe strette al petto, avvolte dalle braccia, e il volto nascosto fra le ginocchia mentre cercava di non farsi sentire. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era che le Sette sorelle – o peggio, Ronove – si preoccupassero per lei. Non aveva bisogno che la confortassero.

Non voleva che nessuno la confortasse, soprattutto lui.

Aah... ma probabilmente in questo momento non ne vuole nemmeno sentir parlare di me, penso fra sé e sé Beatrice, chiudendo gli occhi.

Se solo lui fosse riuscito a capire tutto... forse quel gioco dannato sarebbe giunto alla sua fine.

Forse lei avrebbe potuto...

L'improvviso cigolio della porta la fece voltare di scatto, mentre si metteva a sedere quasi automaticamente, asciugandosi gli occhi in fretta e furia.

“Beato...? Sei sveglia?”

Battler.

Si stava avvicinando al suo letto - sentiva il rumore dei suoi passi, che sembravano rimbombare tra quelle quattro pareti altrimenti silenziose.

Cosa voleva a quell'ora? Era la loro pausa consueta durante i vari giochi, la loro pausa che Beato trascorreva creando una nuova storia e riposando, la loro pausa che Battler impiegava solo per dormire e mangiare – e giocare con le Sette sorelle.

“Che ci fai qui?”, voce roca, sguardo altrove.

Pochi passi. Uno dopo l'altro. Uno sfarfallio improvviso si diffuse nello stomaco del giovane.

“Beh, la porta era aperta e...”

Improvviso silenzio.

“e... cosa?”, domandò Beato, genuinamente curiosa, sistemandosi il lungo vestito.

Le tende del letto a baldacchino si aprirono all'improvviso, facendo spazio alla figura di Battler che reggeva una candela in una mano. “... e volevo parlarti.”

“Aaah? Parlarmi? Ahah, e di cosa?”, sorriso malizioso in volto, osservava attenta il giovane che aveva davanti a sé, ancora curiosa.

“Io...”, fece una pausa, lo sguardo rivolto verso l'alto mentre si grattava la guancia con l'indice.

Aah~ Come le piaceva quando era in imbarazzo.

Beatrice tuttavia attese, indecisa se ridere di lui od incitarlo a continuare.

C'era qualcosa di diverso in quel ragazzo, in quel momento... o era forse l'assenza della giacca e della cravatta? O forse era quella camicia sbottonata, che lasciava intravedere il suo fisico asciutto... Beh, qualsiasi cosa fosse quella differenza, di certo non le dispiaceva...

“Ehm, Beato... Mi stavi ascoltando?”

“Uhn”, ammiccò, alzando lo sguardo, “A-Ah! C-Certo~! Per chi mi hai preso, Ushiromiya Baattleeer~?”

“Mh...”

La osservò mentre abbassava il capo, iniziando a fissare intensamente le lenzuola sotto di sé; stava evitando il suo sguardo, per qualche ragione. E poi...

“Beato... stai arrossendo?”, genuina curiosità nella voce, gli occhi sbarrati mentre si avvicinava a lei per veder meglio.

“N-Non sto arrossendo...!”

“Ihihi, la Grande Beatrice sta arrossendo, eh, Beato...?”, ghigno in volto, sguardo fisso su di lei.

Rispondere le sarebbe stato fatale. Ammettere che stava arrossendo voleva dire auto-condannarsi, smentire e negare furiosamente avrebbe solo peggiorato la sua situazione. Non aveva a sua disposizione alcuna mossa che le permettesse di affondare quello scacco che Battler le aveva appena fatto.

Se non aveva metodo di eliminare quello scacco, allora, la mossa migliore per lei in quel momento era spostare il suo re, toglierlo dalla traiettoria di quel pericoloso pezzo che minacciava il suo gioco.

“... Dov'è Ronove?”

Battler alzò appena un sopracciglio, un po' deluso dal cambiamento improvviso che aveva preso la discussione. Non era certo andato da lei a quell'ora per parlare di quel demone.

“Non saprei. Magari sta cucinando per noi due, ihihih~?”

“C-Cucinando per noi...? Gyahah... ahah...”, cercò di abbassare ancora di più lo sguardo, di nascondere quel rossore alle gote grazie alla frangia.

“Aah~? Arrossisci ancora?”, ghignò Battler, appoggiando la candela sul comodino e sedendosi vicino a lei, “Ihihi, puoi anche girarti ma è inutile Beato! E' tutto inutile!”

Corse un brivido lungo la schiena di Beatrice quando sentì la mano del giovane che le afferrava il volto, facendo lievemente pressione sulle gote, costringendola a voltarsi verso di lui.

“La grande Beatrice-sama che arrossisce due volte di seguito, eeh~”

Senza pensarci due volte, Beato si alzò di scatto e, sfuggendo alla presa di Battler, si avviò verso la porta quasi di corsa. Aveva bisogno di bere qualcosa, di respirare un po' d'aria. Aveva bisogno di calmarsi e rilassarsi.

“E-Ehi!”

Ignorò Battler, abbassando la maniglia della porta, assaporando già la sensazione di libertà... “Ehi, Beato!”

Eppure la porta si richiude nell'istante preciso in cui aveva iniziato a scorgere il corridoio. E il suo re improvvisamente venne nuovamente messo all'angolo, vicino a quella porta, intrappolato da un braccio che le impediva di fuggire.

“B-Battler...”, lo guardò di sfuggita, senza incontrare il suo sguardo, “cosa stai facendo?! Fammi uscire!”

Provò a tirare la maniglia, inutilmente. Lui era decisamente più forte di lei.

“No. E non provare a sparire.” Alzò l'altro braccio, intrappolandola contro la porta.

Non le piaceva, non le piaceva per nulla la piega che aveva improvvisamente preso la situazione. Doveva riprendere il controllo della situazione, ad ogni costo. Era lei che comandava lì.

“Gyahah, eeeh~?”

In volto aveva quel suo classico ghigno, quello che per Battler voleva dire guai.

“E perché maiii? Sentiamo... cosa faresti per fermarmi, eh, Ushiromiya Battleeer~?”

Quando lo vide rimanere senza parole, accigliato e indeciso sul da farsi, ne approfittò, cogliendo l'occasione al volo per imporsi e allontanarsi da lui, sfuggendo da quelle braccia.

“Uhn, qualche problema, Battleer~?” lo schermì quando vide l'improvvisa intraprendenza del ragazzo svanire dal suo volto, sostituita da uno sguardo imbarazzato.

… Così gradevole! Era così gradevole vederlo con quell'espressione in volto!

Vederlo con quello sguardo perso, indeciso era la sua felicità eterna. Battler era il suo premio, il suo giocattolo. E valeva più di qualsiasi cosa avesse mai ottenuto con il suo addestramento da strega, più del rango di strega infinita...! Felicità eterna. Finché lui era lì, era sicura che non si sarebbe annoiata.

Quel loro gioco aveva significato finché lui era il suo avversario. Tutto quel mondo non sarebbe mai esistito, se non fosse stato per Battler.

Lo vide abbassare lo sguardo, imbarazzato, mentre stringeva i pugni. “Tsk.”

E il sorriso sul volto della donna s'allargò, gli occhi ridotti a due sghignazzanti mezze lune mentre lo osservava divertita, allietata. Si avvicinò di nuovo al ragazzo, cautamente, per veder la sua stupida espressione e per poter ridere di lui. E lui si voltò, tentando di sfuggire dal suo sguardo.

“Aah~ Non parli più ora? Chi è che sta arrossendo adesso, eh?”

Lo fissava divertita, il volto a pochi centimetri di distanza da quello dell'altro.

“Sei il solito sciocco ingenuo, Battleer~ Uno come te non potrà mai-”

Ma il resto della frase le morì in gola, soffocata senza preavviso dalla labbra di Battler, premute contro le sue.

Non capì subito ciò che stava accadendo, incerta sulla situazione; non aveva ancora realizzato quanto fossero vicini in quel momento lei e Battler.

Fu quando sentì una mano del giovane sulla schiena, che la stringeva a sé, che capì ciò che stava succedendo e si spaventò.

Portò le mani fino al petto di lui, divincolandosi, cercando di allontanarlo invano, l'altra mano del giovane fra i capelli, mentre le labbra di lui la invitavano a rispondere a quel bacio improvviso – e privo di un qualsiasi particolare significato... vero?

“Cosa... diavolo ti è preso...!?”, brevi respiri, prima che le sue labbra venissero di nuovo catturate da quelle di Battler, “ehi! Smetti... mh! Smettila!”

Un secco “no” fu la risposta di lui, mentre la costringeva ad arretrare, spingendola verso il letto a baldacchino.

“B-Battler...!”, sentiva le sue labbra sul collo e sapeva che stava ridendo – di lei, della sua reazione.

“Sssh... zitta, zitta!”, le sussurrò nell'orecchio, mentre tentava d'abbassare quel lungo abito ingombrante facendolo scivolare dalle spalle, lentamente, sorridendo ancora per l'espressione sorpresa – e vagamente spaventata – di Beato.

“Co-Cosa diavolo credi di fare...!?”, genuina preoccupazione nella voce, le gote sempre più arrossate.

Battler la guardò negli occhi – troppo spaventati per essere quelli della solita Beato... -, sorridendo ancora.

“Cerco di levarti questo vestito, non si vede?”, la semplice verità e uno sguardo rasserenante che, in parte e per qualche strano motivo, riuscì a calmarla.

“Ah...”

Sentì i capelli ricaderle lungo le spalle, e il giovane sghignazzare.

“Sembri meno vecchia così!”

“E... questo cosa vorrebbe dire...?!”

“Esattamente quello che ho detto, ihihih~!”

Lasciò che Battler la adagiasse lentamente sul letto, senza reagire, gli occhi fissi in quelli del giovane, quasi rapita da loro e dalla loro improvvisa, ingiustificata tenerezza. Non aveva visto spesso Battler con quello sguardo, non davanti a lei – per lei – almeno.

Aveva paura Beato. Quella situazione, quelle sensazioni, erano nuove per lei; non si trovava in una posizione di comando – e si sentiva debole e inerme – e, inoltre, era Battler colui che in quel momento la sovrastava – il suo avversario, quello che doveva far arrendere, quello che doveva spingere a credere nell'esistenza delle streghe...

Si sentiva letteralmente schiacciata contro le coperte di quel letto, incapace di reagire per un qualche motivo che ancora non si spiegava.

“Perché stai facendo questo?”

Doveva solo insultarlo e cacciarlo via... sì, e poi sarebbe tutto tornato come al solito.

“Non lo so...”
Lui l'avrebbe odiata – com'era giusto che fosse – e lei sarebbe tornata a prendersi gioco di lui, dei suoi stupidi ragionamenti e della sua sconsiderata ingenuità. Avrebbe potuto far tornare tutto alla normalità, doveva solo impedire che quella situazione andasse oltre...

Fissò Battler intensamente, decisa ad insultarlo arrogantemente per porre fine a quella faccenda...

“Sei il solito... stupido... ingenuo...”

… ma tutto ciò che uscì dalle sue labbra fu solo il pessimo tentativo di un insulto, sussurrato lievemente, le gote rosse e lo sguardo altrove, lontano da quegli occhi che la fissavano dispiaciuti e divertiti.

“Lo so, Beato. Lo so, dannazione...”

Le accarezzò il volto, dolcemente, costringendola a guardarlo negli occhi.

“Beato...”, un accenno di sorriso sulle labbra, una mano che cercava la sua, inizialmente sfiorandola e poi stringendola. E la baciò, lentamente, cercando di infonderle calma e sperando che quella sua paura se ne andasse, almeno in parte.

Stupido, sciocco e stolto ingenuo.

Eppure, le parve semplice e naturale rispondere a quel bacio, chiudendo gli occhi, aprendo la bocca e lasciando che Battler approfondisse quel loro contatto.

La mano che le carezzava il volto scese sempre più: le toccò il collo, la spalla e quando incontrò il merletto del suo abito lo strinse fra le dita, cercando di farlo scivolare delicatamente. Lentamente, con parsimoniosa cura. Attentamente, osservando Beato nel mentre e stampandosi in mente ogni sua reazione, ogni minimo sussulto.

“Ah...!”

Sfuggì un gemito a Beatrice – soffocato in parte dalle labbra di Battler - quando sentì meglio il giovane contro il suo corpo, il lungo abito ormai abbandonato ai piedi del letto.

Trasalì ad ogni suo tocco, sempre più terrorizzata da quel contatto che le faceva crescere nel petto un calore mai provato prima. Caldo, troppo caldo.

L'aveva lasciato andare troppo oltre, di quel passo sarebbero finiti per...

“Ba-Battler... a-aspetta...”, sussurrò sulle labbra di lui, mentre – con pochi risultati – cercava di allontanarlo quel minimo che bastava perché potesse tornare a respirare liberamente – le mancava il fiato.

Fu in quel momento che, tuttavia, si accorse di quanto Battler fosse più grande e forte di lei; non sarebbe riuscita ad allontanarlo, non finché lui non voleva esser allontanato.

“Che c'è, Beato?”, sguardo apprensivo e un'immensa delicatezza - che lei credeva di non meritare dopo tutto quello che gli aveva fatto passare - nella voce.

“Io non...”, cercò di coprirsi con le mani, evitando nuovamente di guardare Battler negli occhi: la mettevano a disagio, la facevano sentire inerme e spogliata di tutta la sua solita sicurezza. “Non credo sia...”

E, senza alcun preavviso, lui iniziò a ridere.

Rimase shockata ed indispettita Beatrice, non riuscendo a capire cosa trovasse esattamente di così divertente nelle sue parole, o in quella situazione.

“Aah~ Beato...”

Le strinse le mani e la baciò in fronte, il sorriso stampato in volto.

“Sssh... non preoccuparti, Beato”, un bacio sulla mano, gli occhi socchiusi, “fidati solo di me, okay?”

Quella richiesta ebbe su Beatrice lo stesso effetto che avrebbe avuto un pugno in pieno stomaco, uno di quelli capaci di mozzare il fiato. Provò un dolore lancinante al petto, che strinse con entrambe le mani – liberandosi da quelle di Battler, cercando d'allontanare il più possibile quell'improvviso bisogno di picchiarlo e di piangere.

Fidarsi di lui? Ahah... ah... la stava prendendo in giro. Doveva per forza prenderla in giro.

“B-Beato...? Ho detto qualcosa di sbagliato?”

Non doveva piange, lei era la Grande Strega Beatrice. Non doveva mostrarsi così debole di fronte a lui, non in quella situazione almeno. Non poteva permettersi di menzionare quella vicenda che ancora la faceva soffrire, non in un simile momento. Non era quello il momento per parlarne.

“No... no. Stavo solo-”

La frase le morì in gola e sussultò quando Battler le arruffò i capelli con una mano, un sorriso affettuoso in volto – e guardava lei, quel sorriso era per lei, per nessun altro...

Sentì il cuore mancarle un battito a quel gesto infantile e semplice, così tenero da parte sua. Non era abituata a venir trattata in quel modo da nessuno, men che meno da Battler.

Lui doveva odiarla, doveva negare la sua esistenza... - eppure, in quel preciso istante, lei era riflessa nei suoi occhi, lei era sdraiata a letto con lui... nessun altro.

Beato allungò le braccia verso Battler e lo strinse a sé, chiudendo lentamente gli occhi mentre affondava il volto nel suo petto, le gote sempre più arrossate.

“B-Beato...?”

“Sta zitto, idiota.”

Gli sfilò velocemente la camicia già sbottonata e lo baciò, le mani fra i capelli, strette attorno a quelle ciocche rosse, mentre Battler la liberava dagli ultimi indumenti che aveva ancora indosso e si toglieva i pantaloni.

Trattenne il fiato ad ogni suo tocco, un brivido che le correva lungo la schiena, le labbra del giovane ora sul suo collo come a stuzzicarla.

E poi lo sentì.

“Beato, io...”

“Mh”, scosse il capo, chiudendo gli occhi per non dover fissare i suoi - che ora avevano in loro un velo di insicurezza, cosa che non aiutava per nulla la già insicura Beato.

“Fallo e basta.”

Strinse Battler a sé, le gambe ben avvolte attorno ai suoi fianchi mentre lo sentiva entrare in lei lentamente, come se temesse di farle male.

“Mmh... ah!”, ansimò, aggrappandosi alla sua schiena – e giurò di averlo sentito digrignare i denti quando aveva affondato un po' le unghie nella sua carne.

“Fa... male, Beato~?”

Le prese il volto fra le mani, allontanando qualche ciocca di capelli dalla fronte per lasciarvi un bacio veloce.

“N-No... non fa male...”, il fiato corto e il volto contratto in una smorfia di dolore mentre lo diceva, gli occhi lucidi di lacrime che premevano per uscire.

“Eeh~”, sorrise compiaciuto guardandola, iniziando a spingere e strappandole altri gemiti – di piacere o di dolore?

“Ah...! Ba-Battler!”

Le spinte divennero più forti e veloci e qualche lacrima sfuggì dagli occhi di Beato, che cercava di trattenerle e mostrarsi forte, fallendo miseramente in quel tentativo. Strinse e graffiò Battler ad ogni brusco movimento, ottenendo da lui qualche “ah!” e un'espressione stizzita, a metà fra il dolorante e il divertita.

Stupido, sciocco masochista.

Lo sentiva ansimare, il volto premuto contro la sua spalla.

Poi, troppo velocemente, raggiunsero entrambi l'apice della loro unione e Beatrice inarcò la schiena, tremando, mentre un calore improvviso si impossessava di lei. E quando quella sensazione inebriante scemò, lasciando posto solo alla stanchezza, Battler scivolò di lato, respirando affannosamente, il petto che si alzava e abbassava di continuo.

“Battler...”, la voce un sussurro, gli occhi ancora chiusi e una mano che cercava quella del giovane, afferrandola quando la trovò. Lasciò che lui la abbracciasse, sorridendo contenta.

Rimasero a lungo in silenzio, ascoltando l'uno i respiri dell'altra, immobili, temendo che una sola parola o un solo gesto avrebbero potuto rompere quel momento di quieta pace.

Fu quando si spense la candela sul comodino vicino al letto di Beatrice che quest'ultima decise di rompere quel silenzio, muovendosi appena fra le braccia di lui per attirare la sua attenzione.

“Ehi, Battler”, iniziò, alzando il capo per guardarlo negli occhi, “cos'eri venuto a dirmi?”

“Eh?”

“Prima... quando eri venuto qui e avevi detto di dovermi parlare...”

Lo sguardo perplesso del ragazzo mutò rapidamente, un ghigno divertito in volto ora.

“Quindi non mi stavi ascoltando, eeeh~?”, le passò una mano fra i capelli, osservandola mentre distoglieva lo sguardo e faceva il broncio. “Ihihih~ avevo ragione io! Non mi ascoltavi, eh~?”

Beatrice gli diede le spalle, le braccia incrociate. “... Stupido...”

Non le piaceva essere derisa, men che meno da quello sciocco di Battler. Oh, gliela avrebbe fatta pagare prima o poi. Infondo, stava ancora scrivendo la storia per il loro gioco successivo, avrebbe sicuramente trovato un modo per umiliarlo... sì, magari anche di fronte a tutti i suoi tanto amati parenti!

E mentre Beato iniziava ad immaginarsi un modo per ridicolizzarlo, Battler smise di ridere e la baciò sulla spalla, chino su di lei, un braccio attorno alla sua vita.

“Beato... ero solo venuto a chiederti una cosa...”
“Cosa?”, curiosità nella voce; questa volta lo avrebbe ascoltato.

“Ero venuto a chiederti se... se era veramente tutta una recita quella che hai fatto nello scorso gioco, se mi avessi veramente preso in giro sin dall'inizio...”

Beatrice rimase in silenzio, incapace di rispondere. Non poteva dirgli la verità; lui non l'avrebbe mai creduta e lei non sarebbe stata comunque in grado di spiegargliela. Era più brava a spiegare le cose attraverso dei misteri, degli indovinelli, piuttosto che dirle apertamente.

Si voltò verso di lui, un lieve sorriso in volto.

“Basta questa come risposta?”

Gli sfiorò il mento con una mano e lo baciò sulle labbra lentamente, gli occhi socchiusi, invitandolo a rispondere.

E Battler rise, stringendola forte a sé e ricambiando quel bacio.

“Sei un'idiota”, le sussurrò in un orecchio.

Rimasero avvolti l'uno dalle braccia dell'altra, la mente leggera, priva di problemi imminenti.

Eppure sapevano entrambi che a breve avrebbero dovuto riprendere quel loro gioco, tornare ad essere avversari – sì, perché loro non erano mai stati nemici. E, Beatrice lo sapeva, quell'ultimo gioco avrebbe messo la parola fine a tutta quella faccenda, almeno per lei.

Avrebbe ottenuto il suo miracolo, quello per cui aveva tanto a lungo pregato, o si sarebbe ritirata, lasciando in disparte il gioco – qualcuno avrebbe potuto prendere il suo posto, non le importava più ormai.

Prima o poi lui capirà tutto e terminerà questa tortura che tormenta entrambi, si disse.

E, sospirando, chiuse gli occhi e si addormentò fra le braccia del giovane, inconsapevole del fatto che la sua maestra sarebbe svenuta il mattino successivo quando, andando a svegliarla, l'avrebbe trovata a letto con Battler.

   
 
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