Titolo: Intermezzo Note: Ahahah!
Ho scritto ancora sì! Un grazie particolare ad Hika - il
titolo è merito suo - e a Duffy e Wanderer, che mi hanno
sopportata mentre scrivevo ed incoraggiata quando mi bloccavo - cosa
che è accaduta spesso. Questa
one-shot è ambientata fra la fine del terzo gioco e del
quarto, quindi se non li avete letti attenti che potreste spoilerarvi
in qualche modo! Ah,
sì! Questa è una one-shot slight-pwp...
cioè, è una pwp, ma non aspettatevi
chissà quali scene di sesso! Ahahah! Ed ora vi lascio alla
lettura, au revoir! Disclaimer: Umineko
non mi appertiene, sennò Battler e Beato farebbero scemenze
e porcate per la maggior parte del tempo.
Personaggi: Battler,
Beatrice.
Pairing: BattlerxBeatrice.
Rating: Arancione.
Genere: Angst,
romantico, sentimentale.
Avvertimenti: One-shot,
missing-moment, slight-pwp.
Intermezzo
Nella
stanza di Beatrice regnavano il
silenzio e l'ombra.
Non
c'era un suono e nemmeno una piccola,
minuscola, fonte di luce.
Tutto
era profondamente avvolto da uno
spesso manto nero, inquietante e rassicurante allo stesso tempo per la
strega
che non riusciva a prender sonno.
Beatrice
era sdraiata nel suo letto, il
lungo vestito ancora indosso, intenta a fissare le tende del suo letto
a
baldacchino, senza però vederle veramente. Le fissava
perforando
quell'oscurità, quasi come se volesse perforare –
o dar fuoco - persino a loro.
Aveva
dipinto un triste sorriso in volto e
aveva le lacrime agli occhi; in mente, solo quello sguardo afflitto con
gli
occhi pieni di vane speranze e quella voce che ancora chiedeva se
avesse
mentito. Quant'era sciocco. E lei si era divertita a ritorcergli contro
il suo
stesso torto; mentire era appagante, in un certo senso.
“Ah...”,
le sfuggì un sospiro, “...
Gyhahah!”, che subito si tramutò in una risata.
Qualche
altra lacrima le cadde dagli occhi
rossi e gonfi di pianto, rigando le altrimenti asciutte gote pallide. E
stava
ancora ridendo, quando improvvisamente le risa si tramutarono in
singhiozzi.
Si
voltò su di un lato, le gambe strette al
petto, avvolte dalle braccia, e il volto nascosto fra le ginocchia
mentre
cercava di non farsi sentire. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era
che le
Sette sorelle – o peggio, Ronove – si
preoccupassero per lei. Non aveva bisogno
che la confortassero.
Non
voleva che nessuno la confortasse,
soprattutto lui.
Aah...
ma probabilmente in questo momento
non ne vuole nemmeno sentir parlare di me, penso fra sé e
sé Beatrice,
chiudendo gli occhi.
Se
solo lui fosse riuscito a capire
tutto... forse quel gioco dannato sarebbe giunto
alla sua fine.
Forse
lei avrebbe potuto...
L'improvviso
cigolio della porta la fece
voltare di scatto, mentre si metteva a sedere quasi automaticamente,
asciugandosi gli occhi in fretta e furia.
“Beato...?
Sei sveglia?”
Battler.
Si
stava avvicinando al suo letto - sentiva
il rumore dei suoi passi, che sembravano rimbombare tra quelle quattro
pareti
altrimenti silenziose.
Cosa
voleva a quell'ora? Era la loro pausa
consueta durante i vari giochi, la loro pausa che Beato trascorreva
creando una
nuova storia e riposando, la loro pausa che Battler impiegava solo per
dormire
e mangiare – e giocare con le Sette
sorelle.
“Che
ci fai qui?”, voce roca, sguardo
altrove.
Pochi
passi. Uno dopo l'altro. Uno
sfarfallio improvviso si diffuse nello stomaco del giovane.
“Beh,
la porta era aperta e...”
Improvviso
silenzio.
“e...
cosa?”, domandò Beato, genuinamente
curiosa, sistemandosi il lungo vestito.
Le
tende del letto a baldacchino si
aprirono all'improvviso, facendo spazio alla figura di Battler che
reggeva una
candela in una mano. “... e volevo parlarti.”
“Aaah?
Parlarmi? Ahah, e di cosa?”, sorriso
malizioso in volto, osservava attenta il giovane che aveva davanti a
sé, ancora
curiosa.
“Io...”,
fece una pausa, lo sguardo rivolto
verso l'alto mentre si grattava la guancia con l'indice.
Aah~
Come le piaceva quando era in
imbarazzo.
Beatrice
tuttavia attese, indecisa se
ridere di lui od incitarlo a continuare.
C'era
qualcosa di diverso in quel ragazzo,
in quel momento... o era forse l'assenza della giacca e della cravatta?
O forse
era quella camicia sbottonata, che lasciava intravedere il suo fisico
asciutto... Beh, qualsiasi cosa fosse quella differenza, di certo non
le
dispiaceva...
“Ehm,
Beato... Mi stavi ascoltando?”
“Uhn”,
ammiccò, alzando lo sguardo, “A-Ah!
C-Certo~! Per chi mi hai preso, Ushiromiya Baattleeer~?”
“Mh...”
La
osservò mentre abbassava il capo,
iniziando a fissare intensamente le lenzuola sotto di sé;
stava evitando il suo
sguardo, per qualche ragione. E poi...
“Beato...
stai arrossendo?”, genuina
curiosità nella voce, gli occhi sbarrati mentre si
avvicinava a lei per veder
meglio.
“N-Non
sto arrossendo...!”
“Ihihi,
la Grande Beatrice sta arrossendo,
eh, Beato...?”, ghigno in volto, sguardo fisso su di lei.
Rispondere
le sarebbe stato fatale.
Ammettere che stava arrossendo voleva dire auto-condannarsi, smentire e
negare
furiosamente avrebbe solo peggiorato la sua situazione. Non aveva a sua
disposizione alcuna mossa che le permettesse di affondare quello scacco
che
Battler le aveva appena fatto.
Se
non aveva metodo di eliminare quello
scacco, allora, la mossa migliore per lei in quel momento era spostare
il suo
re, toglierlo dalla traiettoria di quel pericoloso pezzo che minacciava
il suo
gioco.
“...
Dov'è Ronove?”
Battler
alzò appena un sopracciglio, un po'
deluso dal cambiamento improvviso che aveva preso la discussione. Non
era certo
andato da lei a quell'ora per parlare di quel demone.
“Non
saprei. Magari sta cucinando per noi
due, ihihih~?”
“C-Cucinando
per noi...? Gyahah...
ahah...”, cercò di abbassare ancora di
più lo sguardo, di nascondere quel
rossore alle gote grazie alla frangia.
“Aah~?
Arrossisci ancora?”, ghignò Battler,
appoggiando la candela sul comodino e sedendosi vicino a lei,
“Ihihi, puoi
anche girarti ma è inutile Beato! E' tutto
inutile!”
Corse
un brivido lungo la schiena di
Beatrice quando sentì la mano del giovane che le afferrava
il volto, facendo
lievemente pressione sulle gote, costringendola a voltarsi verso di lui.
“La
grande Beatrice-sama che arrossisce due
volte di seguito, eeh~”
Senza
pensarci due volte, Beato si alzò di
scatto e, sfuggendo alla presa di Battler, si avviò verso la
porta quasi di
corsa. Aveva bisogno di bere qualcosa, di respirare un po' d'aria.
Aveva
bisogno di calmarsi e rilassarsi.
“E-Ehi!”
Ignorò
Battler, abbassando la maniglia
della porta, assaporando già la sensazione di
libertà... “Ehi, Beato!”
Eppure
la porta si richiude nell'istante
preciso in cui aveva iniziato a scorgere il corridoio. E il suo re
improvvisamente venne nuovamente messo all'angolo,
vicino a quella
porta, intrappolato da un braccio che le impediva di fuggire.
“B-Battler...”,
lo guardò di sfuggita,
senza incontrare il suo sguardo, “cosa stai facendo?! Fammi
uscire!”
Provò
a tirare la maniglia, inutilmente. Lui
era decisamente più forte di lei.
“No.
E non provare a sparire.” Alzò l'altro
braccio, intrappolandola contro la porta.
Non
le piaceva, non le piaceva per nulla la
piega che aveva improvvisamente preso la situazione. Doveva riprendere
il
controllo della situazione, ad ogni costo. Era lei che
comandava lì.
“Gyahah,
eeeh~?”
In
volto aveva quel suo classico ghigno,
quello che per Battler voleva dire guai.
“E
perché maiii? Sentiamo... cosa faresti
per fermarmi, eh, Ushiromiya Battleeer~?”
Quando
lo vide rimanere senza parole,
accigliato e indeciso sul da farsi, ne approfittò, cogliendo
l'occasione al
volo per imporsi e allontanarsi da lui, sfuggendo da quelle braccia.
“Uhn,
qualche problema, Battleer~?” lo
schermì quando vide l'improvvisa intraprendenza del ragazzo
svanire dal suo
volto, sostituita da uno sguardo imbarazzato.
…
Così gradevole! Era così gradevole
vederlo con quell'espressione in volto!
Vederlo
con quello sguardo perso, indeciso
era la sua felicità eterna. Battler era
il suo premio, il suo
giocattolo. E valeva più di qualsiasi cosa avesse mai
ottenuto con il suo
addestramento da strega, più del rango di strega
infinita...! Felicità
eterna. Finché lui era lì, era sicura
che non si sarebbe annoiata.
Quel
loro gioco aveva significato finché
lui era il suo avversario. Tutto quel mondo non sarebbe mai esistito,
se non
fosse stato per Battler.
Lo
vide abbassare lo sguardo, imbarazzato,
mentre stringeva i pugni. “Tsk.”
E
il sorriso sul volto della donna
s'allargò, gli occhi ridotti a due sghignazzanti mezze lune
mentre lo osservava
divertita, allietata. Si avvicinò di nuovo al ragazzo,
cautamente, per veder la
sua stupida espressione e per poter ridere di lui. E lui si
voltò, tentando di
sfuggire dal suo sguardo.
“Aah~
Non parli più ora? Chi è che sta
arrossendo adesso, eh?”
Lo
fissava divertita, il volto a pochi
centimetri di distanza da quello dell'altro.
“Sei
il solito sciocco ingenuo, Battleer~
Uno come te non potrà mai-”
Ma
il resto della frase le morì in gola,
soffocata senza preavviso dalla labbra di Battler, premute contro le
sue.
Non
capì subito ciò che stava accadendo,
incerta sulla situazione; non aveva ancora realizzato quanto
fossero
vicini in quel momento lei e Battler.
Fu
quando sentì una mano del giovane sulla
schiena, che la stringeva a sé, che capì
ciò che stava succedendo e si
spaventò.
Portò
le mani fino al petto di lui,
divincolandosi, cercando di allontanarlo invano, l'altra mano del
giovane fra i
capelli, mentre le labbra di lui la invitavano a rispondere a quel
bacio
improvviso – e privo di un qualsiasi particolare
significato... vero?
“Cosa...
diavolo ti è preso...!?”, brevi
respiri, prima che le sue labbra venissero di nuovo catturate da quelle
di
Battler, “ehi! Smetti... mh! Smettila!”
Un
secco “no” fu la risposta di lui, mentre
la costringeva ad arretrare, spingendola verso il letto a baldacchino.
“B-Battler...!”,
sentiva le sue labbra sul
collo e sapeva che stava ridendo – di lei, della sua reazione.
“Sssh...
zitta, zitta!”, le sussurrò
nell'orecchio, mentre tentava d'abbassare quel lungo abito ingombrante
facendolo scivolare dalle spalle, lentamente, sorridendo ancora per
l'espressione sorpresa – e vagamente spaventata –
di Beato.
“Co-Cosa
diavolo credi di fare...!?”,
genuina preoccupazione nella voce, le gote sempre più
arrossate.
Battler
la guardò negli occhi – troppo
spaventati per essere quelli della solita Beato... -, sorridendo ancora.
“Cerco
di levarti questo vestito, non si
vede?”, la semplice verità e uno sguardo
rasserenante che, in parte e per
qualche strano motivo, riuscì a calmarla.
“Ah...”
Sentì
i capelli ricaderle lungo le spalle,
e il giovane sghignazzare.
“Sembri
meno vecchia così!”
“E...
questo cosa vorrebbe dire...?!”
“Esattamente
quello che ho detto, ihihih~!”
Lasciò
che Battler la adagiasse lentamente
sul letto, senza reagire, gli occhi fissi in quelli del giovane, quasi
rapita
da loro e dalla loro improvvisa, ingiustificata tenerezza. Non aveva
visto
spesso Battler con quello sguardo, non davanti a lei – per
lei – almeno.
Aveva
paura Beato. Quella situazione,
quelle sensazioni, erano nuove per lei; non si trovava in una posizione
di
comando – e si sentiva debole e inerme – e,
inoltre, era Battler colui che in
quel momento la sovrastava – il suo avversario, quello che doveva
far
arrendere, quello che doveva spingere a credere
nell'esistenza delle
streghe...
Si
sentiva letteralmente schiacciata contro
le coperte di quel letto, incapace di reagire per un qualche motivo che
ancora
non si spiegava.
“Perché
stai facendo questo?”
Doveva
solo insultarlo e cacciarlo via...
sì, e poi sarebbe tutto tornato come al solito.
“Non
lo so...”
Lui l'avrebbe odiata – com'era giusto che fosse – e
lei sarebbe tornata a
prendersi gioco di lui, dei suoi stupidi ragionamenti e della sua
sconsiderata
ingenuità. Avrebbe potuto far tornare tutto alla
normalità, doveva solo
impedire che quella situazione andasse oltre...
Fissò
Battler intensamente, decisa ad
insultarlo arrogantemente per porre fine a quella faccenda...
“Sei
il solito... stupido... ingenuo...”
…
ma tutto ciò che uscì dalle sue labbra fu
solo il pessimo tentativo di un insulto, sussurrato lievemente, le gote
rosse e
lo sguardo altrove, lontano da quegli occhi che la fissavano
dispiaciuti e
divertiti.
“Lo
so, Beato. Lo so, dannazione...”
Le
accarezzò il volto, dolcemente,
costringendola a guardarlo negli occhi.
“Beato...”,
un accenno di sorriso sulle
labbra, una mano che cercava la sua, inizialmente sfiorandola e poi
stringendola. E la baciò, lentamente, cercando di infonderle
calma e sperando
che quella sua paura se ne andasse, almeno in parte.
Stupido,
sciocco e stolto ingenuo.
Eppure,
le parve semplice e naturale
rispondere a quel bacio, chiudendo gli occhi, aprendo la bocca e
lasciando che
Battler approfondisse quel loro contatto.
La
mano che le carezzava il volto scese
sempre più: le toccò il collo, la spalla e quando
incontrò il merletto del suo
abito lo strinse fra le dita, cercando di farlo scivolare
delicatamente.
Lentamente, con parsimoniosa cura. Attentamente, osservando Beato nel
mentre e
stampandosi in mente ogni sua reazione, ogni minimo sussulto.
“Ah...!”
Sfuggì
un gemito a Beatrice – soffocato in
parte dalle labbra di Battler - quando sentì meglio il
giovane contro il suo
corpo, il lungo abito ormai abbandonato ai piedi del letto.
Trasalì
ad ogni suo tocco, sempre più
terrorizzata da quel contatto che le faceva crescere nel petto un
calore mai
provato prima. Caldo, troppo caldo.
L'aveva
lasciato andare troppo oltre, di
quel passo sarebbero finiti per...
“Ba-Battler...
a-aspetta...”, sussurrò
sulle labbra di lui, mentre – con pochi risultati –
cercava di allontanarlo
quel minimo che bastava perché potesse tornare a respirare
liberamente – le
mancava il fiato.
Fu
in quel momento che, tuttavia, si
accorse di quanto Battler fosse più grande e forte di lei;
non sarebbe riuscita
ad allontanarlo, non finché lui non voleva esser
allontanato.
“Che
c'è, Beato?”, sguardo apprensivo e
un'immensa delicatezza - che lei credeva di non meritare dopo tutto
quello che
gli aveva fatto passare - nella voce.
“Io
non...”, cercò di coprirsi con le mani,
evitando nuovamente di guardare Battler negli occhi: la mettevano a
disagio, la
facevano sentire inerme e spogliata di tutta la sua solita sicurezza.
“Non
credo sia...”
E,
senza alcun preavviso, lui iniziò a
ridere.
Rimase
shockata ed indispettita Beatrice,
non riuscendo a capire cosa trovasse esattamente di
così divertente
nelle sue parole, o in quella situazione.
“Aah~
Beato...”
Le
strinse le mani e la baciò in fronte, il
sorriso stampato in volto.
“Sssh...
non preoccuparti, Beato”, un bacio
sulla mano, gli occhi socchiusi, “fidati solo di me,
okay?”
Quella
richiesta ebbe su Beatrice lo stesso
effetto che avrebbe avuto un pugno in pieno stomaco, uno di quelli
capaci di
mozzare il fiato. Provò un dolore lancinante al petto, che
strinse con entrambe
le mani – liberandosi da quelle di Battler, cercando
d'allontanare il più
possibile quell'improvviso bisogno di picchiarlo e di piangere.
Fidarsi
di lui? Ahah... ah... la stava
prendendo in giro. Doveva per forza prenderla in giro.
“B-Beato...?
Ho detto qualcosa di
sbagliato?”
Non
doveva piange, lei era la Grande Strega
Beatrice. Non doveva mostrarsi così
debole di fronte a lui, non in
quella situazione almeno. Non poteva permettersi di menzionare quella
vicenda
che ancora la faceva soffrire, non in un simile momento. Non era quello
il momento
per parlarne.
“No...
no. Stavo solo-”
La
frase le morì in gola e sussultò quando
Battler le arruffò i capelli con una mano, un sorriso
affettuoso in volto – e
guardava lei, quel sorriso era per lei, per nessun altro...
Sentì
il cuore mancarle un battito a quel
gesto infantile e semplice, così tenero da parte sua. Non
era abituata a venir
trattata in quel modo da nessuno, men che meno da Battler.
Lui
doveva odiarla, doveva negare la sua
esistenza... - eppure, in quel preciso istante, lei
era riflessa nei
suoi occhi, lei era sdraiata a letto con lui...
nessun altro.
Beato
allungò le braccia verso Battler e lo
strinse a sé, chiudendo lentamente gli occhi mentre
affondava il volto nel suo
petto, le gote sempre più arrossate.
“B-Beato...?”
“Sta
zitto, idiota.”
Gli
sfilò velocemente la camicia già
sbottonata e lo baciò, le mani fra i capelli, strette
attorno a quelle ciocche
rosse, mentre Battler la liberava dagli ultimi indumenti che aveva
ancora
indosso e si toglieva i pantaloni.
Trattenne
il fiato ad ogni suo tocco, un
brivido che le correva lungo la schiena, le labbra del giovane ora sul
suo
collo come a stuzzicarla.
E
poi lo sentì.
“Beato,
io...”
“Mh”,
scosse il capo, chiudendo gli occhi
per non dover fissare i suoi - che ora avevano in loro un velo di
insicurezza,
cosa che non aiutava per nulla la già insicura Beato.
“Fallo
e basta.”
Strinse
Battler a sé, le gambe ben avvolte
attorno ai suoi fianchi mentre lo sentiva entrare in lei lentamente,
come se
temesse di farle male.
“Mmh...
ah!”, ansimò, aggrappandosi alla
sua schiena – e giurò di averlo sentito digrignare
i denti quando aveva
affondato un po' le unghie nella sua carne.
“Fa...
male, Beato~?”
Le
prese il volto fra le mani, allontanando
qualche ciocca di capelli dalla fronte per lasciarvi un bacio veloce.
“N-No...
non fa male...”, il fiato corto e
il volto contratto in una smorfia di dolore mentre lo diceva, gli occhi
lucidi
di lacrime che premevano per uscire.
“Eeh~”,
sorrise compiaciuto guardandola,
iniziando a spingere e strappandole altri gemiti – di piacere
o di dolore?
“Ah...!
Ba-Battler!”
Le
spinte divennero più forti e veloci e
qualche lacrima sfuggì dagli occhi di Beato, che cercava di
trattenerle e
mostrarsi forte, fallendo miseramente in quel tentativo. Strinse e
graffiò
Battler ad ogni brusco movimento, ottenendo da lui qualche
“ah!” e
un'espressione stizzita, a metà fra il dolorante e il
divertita.
Stupido,
sciocco masochista.
Lo
sentiva ansimare, il volto premuto
contro la sua spalla.
Poi,
troppo velocemente, raggiunsero
entrambi l'apice della loro unione e Beatrice inarcò la
schiena, tremando,
mentre un calore improvviso si impossessava di lei. E quando quella
sensazione
inebriante scemò, lasciando posto solo alla stanchezza,
Battler scivolò di
lato, respirando affannosamente, il petto che si alzava e abbassava di
continuo.
“Battler...”,
la voce un sussurro, gli
occhi ancora chiusi e una mano che cercava quella del giovane,
afferrandola
quando la trovò. Lasciò che lui la abbracciasse,
sorridendo contenta.
Rimasero
a lungo in silenzio, ascoltando
l'uno i respiri dell'altra, immobili, temendo che una sola parola o un
solo
gesto avrebbero potuto rompere quel momento di quieta pace.
Fu
quando si spense la candela sul comodino
vicino al letto di Beatrice che quest'ultima decise di rompere quel
silenzio,
muovendosi appena fra le braccia di lui per attirare la sua attenzione.
“Ehi,
Battler”, iniziò, alzando il capo per
guardarlo negli occhi, “cos'eri venuto a dirmi?”
“Eh?”
“Prima...
quando eri venuto qui e avevi
detto di dovermi parlare...”
Lo
sguardo perplesso del ragazzo mutò
rapidamente, un ghigno divertito in volto ora.
“Quindi
non mi stavi ascoltando, eeeh~?”,
le passò una mano fra i capelli, osservandola mentre
distoglieva lo sguardo e
faceva il broncio. “Ihihih~ avevo ragione io! Non mi
ascoltavi, eh~?”
Beatrice
gli diede le spalle, le braccia
incrociate. “... Stupido...”
Non
le piaceva essere derisa, men che meno
da quello sciocco di Battler. Oh, gliela avrebbe fatta pagare prima o
poi.
Infondo, stava ancora scrivendo la storia per il loro gioco successivo,
avrebbe
sicuramente trovato un modo per umiliarlo... sì, magari
anche di fronte a tutti
i suoi tanto amati parenti!
E
mentre Beato iniziava ad immaginarsi un
modo per ridicolizzarlo, Battler smise di ridere e la baciò
sulla spalla, chino
su di lei, un braccio attorno alla sua vita.
“Beato...
ero solo venuto a chiederti una cosa...”
“Cosa?”, curiosità nella voce; questa
volta lo avrebbe ascoltato.
“Ero
venuto a chiederti se... se era
veramente tutta una recita quella che hai fatto nello scorso gioco, se
mi
avessi veramente preso in giro sin dall'inizio...”
Beatrice
rimase in silenzio, incapace di
rispondere. Non poteva dirgli la verità; lui non l'avrebbe
mai creduta e lei
non sarebbe stata comunque in grado di spiegargliela. Era
più brava a spiegare
le cose attraverso dei misteri, degli indovinelli, piuttosto che dirle
apertamente.
Si
voltò verso di lui, un lieve sorriso in
volto.
“Basta
questa come risposta?”
Gli
sfiorò il mento con una mano e lo baciò
sulle labbra lentamente, gli occhi socchiusi, invitandolo a rispondere.
E
Battler rise, stringendola forte a sé e
ricambiando quel bacio.
“Sei
un'idiota”, le sussurrò in un
orecchio.
Rimasero
avvolti l'uno dalle braccia
dell'altra, la mente leggera, priva di problemi imminenti.
Eppure
sapevano entrambi che a breve
avrebbero dovuto riprendere quel loro gioco, tornare ad essere avversari
–
sì, perché loro non erano mai stati nemici.
E, Beatrice lo sapeva,
quell'ultimo gioco avrebbe messo la parola fine a tutta quella
faccenda, almeno
per lei.
Avrebbe
ottenuto il suo miracolo, quello
per cui aveva tanto a lungo pregato, o si sarebbe ritirata, lasciando
in
disparte il gioco – qualcuno avrebbe potuto prendere il suo
posto, non le
importava più ormai.
Prima
o poi lui capirà tutto e terminerà
questa tortura che tormenta entrambi, si disse.
E,
sospirando, chiuse gli occhi e si
addormentò fra le braccia del giovane, inconsapevole del
fatto che la sua
maestra sarebbe svenuta il mattino successivo quando, andando a
svegliarla,
l'avrebbe trovata a letto con Battler.