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Autore: Night Sins    20/09/2010    1 recensioni
Sembrava strano non averlo mai notato prima -non averci fatto caso o riflettuto su, per lo meno. Eppure ora, mentre osservavano i loro riflessi nello specchio, uno accanto all'altra, la somiglianza era talmente palese da farli ridere.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elizabeth Burke, Neal Caffrey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Riflessi
Fandom: White Collar
Personaggi:  Elizabeth Burke, Neal Caffrey
Pairing: Neal/Kate, Peter/El, Peter/Neal (one side)
Rating: G
Genere:  generale, introspettivo
Avvertimenti: one-shot, pre-slash
Timeline da qualche parte entro le prime sei puntate della prima stagione
Spoiler  vari riferimenti a fatti accaduti nel pilot e a conoscenze avute in generale nel corso della stagione, ma niente di rilevante.
Conteggio Parole: 922 (FDP)
Prompt: gelosia @ bingo_italia 
Betareader: nessie_sun  ♥ ♥ & ioio10 (per l'IC, è una mano santa ♥)
Disclaimer: "Io scherzo... forse." (cit. A.Costa) // I personaggi non sono miei, ma degli autori e di chiunque ne abbia diritto; tanto meno sono utilizzati a fini di lucro, ma solo per mero piacere personale. 


Sembrava strano non averlo mai notato prima -non averci fatto caso o riflettuto su, per lo meno. Eppure ora, mentre osservavano i loro riflessi nello specchio, uno accanto all'altra, la somiglianza era talmente palese da farli ridere. Si voltarono a guardarsi negli occhi, Elizabeth fu la prima a parlare: "Ci assomigliamo sul serio, non solo per quel che riguarda l'intelletto", commentò con uno strano sorriso, poi scosse la testa all'occhiata perplessa del ragazzo. Non poteva sapere cosa gli aveva detto suo marito mesi prima, quando ancora lui era in prigione -e gli aveva chiesto un appuntamento.
"Dobbiamo medicare quel graffio, comunque", disse ancora inumidendo una garza con l'acqua ossigenata e poi prendendo il braccio ferito del truffatore.
Si concentrava su quell'operazione come se fosse una questione di vita o di morte invece che solo un graffio dato dall'eccessiva vitalità di Satchmo, ma all'improvviso aveva sentito tornare dentro di sé sentimenti che credeva aver allontanato. Aveva passato tre anni della sua vita ad esser gelosa di lui, delle attenzioni che Peter gli dedicava, del tempo che passava a inseguirlo, dargli la caccia, studiarlo fino ad arrivare a conoscerlo meglio di quanto conosceva sé stesso -meglio di quanto avesse mai conosciuto lei. Poi, quando finalmente tutto era finito, era riuscita a tornare in pace con il proprio mondo, rassicurata anche dalle parole di suo marito -diceva che non aveva nulla da temere, che non si assomigliavano per niente- e invece, da quando lo aveva convinto ad accettare la richiesta di Neal (ma era stata davvero lei? Oppure era un desiderio che era in lui più di quanto entrambi credessero?) ed il giovane era entrato a far parte della loro vita, aveva ogni giorno di più scoperto similitudini e punti in comune tra loro due.
L'essere due persone estremamente sveglie; l'aspetto fisico -Dio, aveva avuto l'impressione di avere accanto il gemello che non aveva mai avuto, ma aveva sempre desiderato-; l'avere una vera e propria passione per l'arte e tutto ciò che era italiano; l'essere molto romantici e il credere in fondo al loro cuore all'Amore, quello vero, quello per cui essere disposti a sacrificare tutto, anche la propria libertà; l'apprezzare cose belle e raffinate, ma saper essere modesti se in relazione alla persona amata (non che abbia mai visto Neal veramente modesto, ma era riuscita a leggere tra le sue parole e i suoi racconti ed era sicura che anche in quello le somigliava); e, per finire, era sicura anche di un'altra cosa che avevano in comune.
"Ti piace Peter, vero?" chiese all'improvviso, interrompendo il silenzio in cui erano caduti da alcuni minuti e alzando lo sguardo verso di lui.
Altri dubbi attraversarono quegli occhi chiari prima che un sorriso apparisse sulle sue labbra, evidentemente Neal aveva deciso di prendere la questione con la sua solita leggerezza.
"Beh, è troppo rigido, si arrabbia sempre ed è sempre pronto a pensare che se succede qualcosa sia colpa mia", cominciò lui, "ma quando vuole è anche gentile e in fondo mi trovo bene con lui, è divertente prenderlo in giro."
"Non è quello che ti ho chiesto, Neal", disse ancora la donna fermando un'altra garza a coprire la ferita. "Ti piace mio marito?" domandò nuovamente lasciandogli il braccio e fissandolo negli occhi.

Il truffatore si fece serio, ricambiando lo sguardo attentamente, cercando di leggervi qualcosa di nascosto, qualche significato diverso da quello che suonava dalle sue parole, eppure non riuscì a trovare altro che paura di quello che lui avrebbe detto, di vedere diventare realtà i propri timori, e una malcelata gelosia; ma in fondo, nonostante le mille somiglianze, l'unico truffatore era lui. Una risata divertita, come a volersi prendere gioco delle infantili paure di Elizabeth, ma pur sempre nel bonario modo di un genitore alle prese con una domanda sciocca, uscì dalla sua bocca e riuscì a illuminare i suoi occhi: "Mi piace Peter, ma amo Kate".
E non era nemmeno una bugia; solo, come sempre, non aveva detto tutta la verità. Non poteva dirla, non avrebbe giovato a nessuno. A cosa avrebbe portato dirle che, in fondo al suo cuore, anche lui era geloso di lei? Che non era solo la loro vita che invidiava? Che non era solo quello che aveva, ma anche con chi lo aveva?
E poi, sì, lui era convinto con tutto sé stesso di amare Kate e il suo unico compito, ora, era trovare l'uomo con l'anello e salvare Kate. Quello con Peter era solo un gioco, un continuo punzecchiarsi e magari, forse, ogni tanto flirtare anche, non lo negava, ma lo faceva con chiunque destasse il suo interesse.
Avrebbe messo la sua vita solo nelle mani di Peter -lo aveva già fatto-, ma questo non significava che fosse disposto a rinunciare a Kate. E, cosa più importante di tutte, Peter amava sua moglie e quando la metteva al secondo posto era solo per lavoro.
"Sul serio, Elizabeth."
Si pentì di averlo detto subito dopo, sembrava tanto una scusa -e una di pessima qualità.
"Certo, che domande. Scusa", sorrise lei.
Invece, evidentemente, era stato più convincente di quanto avesse immaginato.
"Abbiamo fatto, comunque; possiamo scendere, prima che Peter ci venga a cercare", disse ancora la donna, aspettando che lui uscisse per poi mettere a posto i medicinali usati e seguirlo al piano di sotto.
"Oh, non sei morto dissanguato. Cominciavo a preoccuparmi", lo accolse Peter.
"Elizabeth è un'ottima infermiera."
"E tu un ottimo paziente. Resti a cena con noi?" chiese lei, sembrava aver ritrovato la propria serenità.
"No, grazie, June ha detto che stasera preparava qualcosa di speciale", rispose prendendo la giacca che aveva abbandonato su una sedia prima di mettersi a giocare con Satchmo e lasciando la casa.



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