<<
Anche tu qui, Soul-kun?
>>
Il sorriso di DeathScythe è nascosto dalle sue braccia.
Sembra quasi che non
voglia farsi notare, e per questo Evans evita di rispondere con il suo
solito
sarcasmo, limitandosi a lasciarsi scivolare al suo fianco, contro la
parete, lo
sguardo che si perde un po’ oltre la balconata, andando a
scrutare la sera che
scende leggera su Death City.
<< E’ finita Spirit
>>
L’ex arma preferita dallo
Shinigami alza il capo rosso verso il cielo, appoggiandolo poi contro
la
parete.
<< E’ mai iniziata?
>>
<< … >>
Un sorriso ancora, forse più
amaro del precedente, e per questo più vero.
<< Infondo non siamo poi
così diversi, io e te, ragazzo mio >>
Resonance
Alla
fine era accaduto.
Ricordava
perfettamente il momento in cui Shinigami-sama aveva deposto
simbolicamente la
DeathScythe Spirit Albarn in forma di falce.
Lei
stava al suo fianco, emozionata come non mai, con le sue code bionde e
il suo
fiero sguardo color bosco che aveva guizzato per un istante sul
riflesso del
padre che aveva baluginato lungo la lama lucida, guardandola con
orgoglio e una
punta di malinconia.
Infondo
non poteva certo biasimarlo. La sua epoca come buki del Sommo Shinigami
si era
conclusa lì, battuto dalla forza della sua stessa figlia
capace di forgiare la
falce pressoché perfetta.
Quando
poi aveva fatto un passo avanti, aveva potuto cogliere per un attimo la
tristezza nello sguardo della sua ex Shokunin prima di sparire in un
lampo
abbagliante e trasformarsi nell’arma divina che il Dio della
Morte aveva
brandito con una presa sicura diversa dal tocco a cui lui era stato
abituato,
mostrandolo a tutta la Shibusen come la nuova DeathScythe.
Lui,
Soul Eater Evans, ce l’aveva fatta.
Un sorriso che sa
di lacrime.
<< Arigatou,
ma non ce l’avrei mai fatta senza di te >>
Un abbraccio.
<< Sei una
grande, Albarn! >>
E poi una risata.
<< E tu sei
veramente cool Evans!
>>
Da
quel giorno non era più uscito in missione con lei.
La
vedeva raramente, preso dalle follie quotidiane del Sommo Shinigami e
dagli
obblighi che comportavano esserne la buki ufficiale.
E
d’altro canto in quanto Shokunin di Falce di primo livello a
lei era stata
assegnata una nuova buki da forgiare e rendere perfetta,
così come aveva fatto
con lui.
Spesso
si fermava davanti allo specchio dello Shinigami e le osservava.
Lei,
adulta e sicura, e quella ragazzina minuta ma con una forza
d’animo
strabiliante che compensava la sua goffaggine al fianco.
Quando
accadeva una morsa gli serrava il cuore e gli troncava il respiro.
C’era
voluto un po’ per capire che si trattava di nostalgia. E
forse gelosia.
Hikari
era una buki con un ottimo potenziale di partenza, ma non avrebbe mai
saputo
raggiungere la lunghezza d’anima che li aveva legati.
Si
dice che il legame tra un Artigiano e la sua Arma non possa mai
spezzarsi,
tranne che con la morte.
Lui
ne era fermamente convinto.
<< Ehi
>>
<< Ehi
>>
Un attimo di
silenzio.
<< Allora …
come va con la tua buki? >>
Un sorriso
distratto.
<< Uh? Leona
è una brava ragazza. Un po’ con la testa sulle
nuvole, ma molto volenterosa
>>
<< Già … Mi
fa piacere >>
La guarda andare
via, e abbassa il viso.
Avrebbe voluto
dirgli che le mancava. Lo avrebbe dovuto fare. Ma non ne ha avuto il
coraggio.
“Sarà per la
prossima volta”
Aveva
capito da un po’ di tempo, standole così lontano,
che il bisogno che sentiva
così disperatamente di lei era ben diverso da quello che una
buki avrebbe
sofferto per la sua Shokunin o un semplice amico per una persona cara.
Malgrado
questa nuova consapevolezza era stato troppo lento.
Per
un tipo cool come lui era dura da
digerire.
Aveva
visto Kid sorriderle imbarazzato e lei arrossire come una bambina.
Aveva
udito senza sentirla davvero la proposta di fidanzamento.
In
quel momento aveva solo scioccamente pensato che il giovane Shinigami
non fosse
per nulla simmetrico in quella stupida posizione.
Poi,
quando la sua mente si era snebbiata ricollegandosi alla
realtà, aveva
realizzato:
“Ho
perso”
E
mentre i petali della delicata composizione floreale che aveva scelto
per lei
venivano portati via dal vento, era scappato, non riuscendo a
sopportare la
vista di quel bacio impacciato e della loro gioia.
Sembra a dir poco
patetico, ci manca solo che si metta a balbettare.
Ma questi sono solo
i suoi pensieri offuscati dal veleno della gelosia.
In realtà sa
benissimo che è perfetto, come sempre, anche mentre si china
su di lei,
cingendola fra le sue braccia, e sfiorandole le labbra con le proprie,
con i
fischi delle sorelle Thompson nelle orecchie e il battito delle mani di
Tsubaki
felice per l’amica.
Solo Black*Star si
accorge di come stanno realmente le cose.
E il suo sguardo
vale più di mille parole.
Da
lì era iniziato lento il declino.
Aveva
assistito impotente alla loro storia, vedendola crescere e rafforzarsi
giorno
per giorno.
Aveva
chiuso gli occhi davanti ai rimproveri e i richiami del Dio della
Morte, che l’aveva
destituito dalla sua carica per un po’ per dargli la
possibilità di
riprendersi.
Inutile
dire che non lo aveva mai fatto.
Quando
poi il figlio aveva preso il posto del padre alla Shibusen, preferendo
le sue
fidate buki, le DeathScythe Liz e Patty, a lui, non aveva battuto
ciglio
sorridendo forzatamente e dicendosi sempre a disposizione.
Allora
aveva creduto di aver definitivamente toccato il fondo.
Si
era sbagliato, ancora una volta.
<<
Soul,
niente di personale amico >>
Lui sorride, le
mani nelle tasche dei pantaloni, facendo l’occhiolino alle
due sorelle che lo
guardano preoccupate da dietro lo Shinigami.
<< Figurati
Kid! Liz e Patty sono una bomba insieme … E poi io son
sempre qui, se avrai
bisogno >>
Un sorriso, nell’altro
fiducia, nel suo falsità e amaro veleno.
<< Certamente
>>
<< Ovviamente
>>
Il
fondo lo aveva assaporato, sbattendoci contro con tutti i sensi e
ingurgitando
la fredda terra, un giorno piovoso di Maggio quando aveva trovato nella
cassetta
delle lettere, tornando da una missione in solitaria, la partecipazione
per il
matrimonio di “Death The Kid e Maka
Albarn”e
la richiesta scritta con la sua grafia minuta e gentile di fargli da
testimone
di nozze.
Non
aveva avuto nemmeno la forza di notare con il suo occhio critico
l’assurda
simmetria del biglietto avorio, mentre lo aveva guardato bruciare fra
le fiamme
spalla a spalla con Black*Star.
<<
Amico …
>>
Lo Shokunin
Assassino sembra sinceramente preoccupato per la Falce, che scuote
semplicemente il capo candido, nei suoi occhi rossi riflesse le fiamme
che
lambiscono la carta.
<< E’ colpa
mia, Black >>
Una pacca sulla
spalla.
<< Mi
dispiace. Che farai? >>
Una smorfia che non
è altro che la pallida imitazione di uno dei suoi antichi
sorrisi.
<< Cosa farò?
Andrò al suo matrimonio e starò al suo fianco,
ecco che farò >>
E
lì davanti all’altare, di fianco ai due sposi
felici e innamorati, aveva
sentito l’ultima vibrazione della risonanza delle loro anime
vibrare
inghiottita da quel sì convinto.
Lei
è così bella
vestita di bianco, i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle esili e
un
sorriso radioso a illuminarle il viso leggermente truccato e
incantevole.
Al suo fianco Kid
che l’avvolge per la vita, nel suo smoking nero e negli occhi
finalmente lo
sguardo di chi ha trovato la pace.
Qualcuno ride,
Black*Star da dietro la macchina fotografica fa una smorfia.
<< Wow! Certo
che siete proprio simmetrici
>>
Gli invitati e gli
sposi ridono.
Lui, nel suo
gessato, si limita a sorridere, chiudendo gli occhi e immaginandosi al
fianco
della sua ex Shokunin al posto dello Shinigami.
Era
stato allora che aveva capito che non sarebbe stato più la
buki di nessuno.
Perché
nessuno oltre lei era degno di maneggiare la DeathScythe dimenticata.
Di
quello ne era sicuro.
<<
Spirit? >>
<< Mh? >>
<< Quando nascerà? >>
La vecchia DeathScythe sembra
rifletterci su.
<< Fra un paio di mesi,
perché? >>
Soul sorride, chiudendo gli occhi
al morire del sole ronfante.
<< Voglio essere la sua
prima buki >>
Albarn ghigna, coprendosi il viso
con una mano.
<< La mia nipotina sarà
proprio fortunata >>
Chissà,
forse la
risonanza d’anime vibrerà ancora.
<<
Maka ne sarà felice
>>
<< Lo so >>