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Autore: eos75    21/09/2010    3 recensioni
Il sole brucia la pelle e picchia sulle teste come una condanna; il tempo si è fermato e mi rendo conto all'improvviso che vedo solo il presente. Il passato è un ricordo lontano e il futuro non è più un foglio bianco su cui disegnare i nostri sogni, ma carta straccia.
Per il titolo si rigrazia la solita Nene^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Mamoru Izawa/Paul Diamond
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The game between you and me'
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Il sole a picco sopra Nankatsu è impietoso, scotta implacabile la pelle e batte come un martello sul capo.
Qualcuno potrebbe dire che, in questo momento, forse sia l'ideale per farmi maturare, visto come sono riuscito a farmi sbattere fuori dal campo ieri pomeriggio...

Rabbia incontenibile e frustrazione schiacciante.
La furia del gioco, l'avversario che non molla e finisce a terra.
Il fischio dell'arbitro e il cartellino rosso.
Volto le spalle alla squadra e esco.

Vorrei sogghignare, invece dalle labbra mi sfugge un grugnito irato mentre percorro a passo di marcia le vie della mia città.
Non è da me farmi espellere. Non è da me rispondere al mister.
Non è da me chiudermi da solo nello spogliatoio buio e piangere come un bambino, in silenzio con la testa fra le mani.

Chissenefrega di quello che dicono là fuori, nelle orecchie sento solo quel dannato comunicato stampa che suona come una campana a morto.
“La fine della carriera dell'SGGK...”


Svolto all'ultimo incrocio e la brezza di mare mi inonda i polmoni.
Un déjà-vu, un salto improvviso nel passato, quando i sogni erano l'unico motivo per vivere e sembravano vicini e impossibili allo stesso tempo.
La spiaggia a quest'ora è deserta, solo il rotolare delle onde sulla battigia e il richiamo lontano dei gabbiani riempiono l'aria.
Mi fermo a pochi passi dalla tua figura che si staglia netta contro quest'orizzonte che si fonde col cielo, schiena dritta, gambe appena divaricate e mani affondate nelle tasche.
L'ultima volta che ti vidi così avevamo dodici anni e i nostri sogni si avviavano a diventare realtà.

“Non potrò giocare il campionato ma voi dovrete arrivare in finale per me!”
Giocherò e vincerò per te, Capitano...



Ti vedo chinare appena il capo. So che ti sei accorto della mia presenza. Vorrei dirti mille cose, ma appena le sento sulla lingua mi rendo conto che son tutte sciocchezze. E la stessa rabbia, la stessa frustrazione che mi han preso ieri, portandomi a commettere quello stupido fallo, mi riassalgono, sopraffacendomi. Annientandomi.
Perché posso solo immaginare il dolore che stai provando, che è immensamente più grande di quello che mi sta straziando il cuore in quest'istante.

Quell'ultimo miracolo su tiro di Margas; la smorfia di dolore sul tuo viso e il fischio finale dell'arbitro...
Dichiarazioni poco convincenti della tua squadra.
Troppe assenze. Troppo silenzio.
Anche con me.
Soprattutto con me.
Poi quell'annuncio e il mio mondo che va in pezzi.


Il sole brucia la pelle e picchia sulle teste come una condanna; il tempo si è fermato e mi rendo conto all'improvviso che vedo solo il presente. Il passato è un ricordo lontano e il futuro non è più un foglio bianco su cui disegnare i nostri sogni, ma carta straccia.

E in un istante realizzo che il sogno che era diventato realtà s'è spezzato per sempre; che indietro non si torna, si può solo andare avanti.
E la paura sostituisce la rabbia.


Ti volti e, finalmente, posso incontrare il tuo sguardo. E' una pugnalata nel petto che mi toglie il fiato.
Accenni un sorriso e ti avvicini, posando una delle tue grandi mani sulla mia spalla.
“Grazie”. Sussurri, allontanandoti.

Non riesco a immaginare la porta alle mie spalle senza la tua figura a dominarla, senza la tua voce che impartisce ordini e instilla sicurezza.
Altre volte non ci sei stato, è vero. Ma allora avevo la certezza che, prima o poi, saresti tornato.
Ora non più.
Quell'infortunio, i polsi martoriati pur di farci vincere quel Mondiale, sembrava solo un brutto ricordo, invece...
Quella porta dietro di me è inesorabilmente vuota.


“Izawa!”
Mi volto di scatto al tuo richiamo, sbattendo le palpebre, cancellando l'incubo fin troppo reale che tormenta i miei pensieri.
Sorridi, di nuovo, e fai per andartene scrollando il capo, parlandomi da sopra una spalla col tuo solito modo burbero “Il sole ti dà alla testa, l'hai dimostrato ieri! Basto io fuori dai giochi, piantala di far cretinate e rimettiti in riga!”

“Capitano...”


Non sono venuto qui per questo, ma temo che ormai tra noi sia inevitabile...
Respiro di nuovo il tuo profumo e sorrido triste nel buio di questa notte calda.

Le tue mani grandi su di me.
La tua bocca.
I tuoi baci.
La passione stordisce i sensi e cancella ogni pensiero.
Eppure...
C'è una nota strana nell'aria.
Malinconica.
Ed è come se fosse la prima volta.


Non dormi. Posso quasi avvertire il tumulto dei tuoi pensieri mescolarsi col frinire assordante delle cicale.
Sospiro, rabbioso, e mi avvolgo come il mio solito in un bozzolo di lenzuola.
“Domattina vedi di tornare a Yokohama”.
La tua voce all'improvviso mi fa sobbalzare.
“E tu cosa farai, Capitano?” chiedo, e il tuo silenzio prolungato mi uccide.

La paura di non vederti più, di perderti del tutto.
Di non rivivere una notte come questa...

“Rientrerò in Europa. Mio padre mi ha chiesto di occuparmi dei suoi affari laggiù”.
“Ah...” Non so dire altro mentre vedo le mie peggiori paure materializzarsi e divenire reali.
“Tra un mese, massimo due dovrei essere di nuovo in Giappone”. Mi spiazzi e il mio cuore ha un fremito.
Mi volto, rotolando, verso di te e cerco il tuo volto. Trovo soltanto il buio e un accenno di profilo disegnato dalla flebile luce della luna.
“Ma... come?”
“Le aziende della mia famiglia fanno capo qui, Izawa. Credo avremo molta più occasione di vederci, d'ora innanzi...”
Sorrido nel buio, probabilmente con espressione ebete da ragazzino innamorato quale sono.
Non mi hai promesso nulla, non amore né dedizione.
Ma non ti ho perso...

...e il futuro è di nuovo un foglio bianco sui cui disegnare i nostri sogni.

   
 
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