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Autore: Farfalle_Nere_    21/09/2010    0 recensioni
"La sofferenza di una ragazza. Le incomprensioni di una madre fragile e una lotta continua con se stessa, Cristina è sempre stata diversa da tutti e questo la porta a cercare un chiarimento, finchè anche per lei arriva l'amore. Un amore impossibile ed entusiasmante...
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Le prime volte vidi un bambina

Le prime volte vidi un bambina. Non ricordo bene dove fosse, forse in una foresta. Era felice. Si, la era. Non si accorgeva di me perché stava pettinando una bambola al centro dell’oscurità dove  una luce la illuminava interamente. Io la guardavo,e lei rideva persa nei suoi pensieri. Era beata. Nei suoi occhi si rispecchiava l’innocenza di un bambino e dei valori che solo lei sembrava cogliere. Credevo di conoscerla. Chissà forse era così. Più la guardavo più mi era famigliare. Si dico davvero. Ad un tratto però, alzò la testa e mi guardò con nostalgia, allungava la mano ma io non riuscivo ad afferrarla. C’era un vetro. Un vetro spesso come il ghiaccio e fragile come un cristallo. Urlava. Mi voleva, chiedeva il mio aiuto. Si dimenava battendo le sue docili mani sul vetro oramai appannato .

Mi tappavo le orecchie accovacciandomi in un angolo. Sembrava volesse uccidermi e lo stava facendo, più io mi allontanavo più lei perdeva vitalità e bellezza. Tutta colpa mia.

Ricordo una voce…   mi diceva di cercarla -”Trovala!”- mi sussurrava -”Trovala!”- e dopo mi svegliavo

Occhi neri continuavano a fissarmi nell’oscurità, e per quanto avessi sperato di non vederli mai più, ogni notte erano li che mi osservavano.

Questa notte erano insoliti, portavano con se una sagoma inquietante e ogni volta che mi giravo per vedere chi fosse improvvisamente spariva lasciandomi un vuoto amaro alle spalle.

 Era da mesi ormai che ogni notte comparivano, ma l’immagine era sempre sfuocata e l’unica cosa che ricordavo la mattina seguente erano solo gli occhi nell’ombra, niente di più, e ogni sforzo che facevo per evitarli era inutile .

Quella mattina sentì urlare mia madre dalla cucina e mi accorsi che stavo solitamente meglio delle altre volte

- Cristina! avanti sbrigati, altrimenti fai tardi a scuola!- sbraitò indaffarata

Passai per il bagno e pettinai i miei lunghi capelli neri e riuscì a notare un leggero livido nel viso. Era sempre così, mi svegliavo con piccole lesioni nel viso ma sapevo già che era meglio fare l’ indifferente e con fretta corsi al piano inferiore. Mamma era già seduta a tavola che corrottamente guardava la tv.

-Ciao…-dissi mentre frugavo nella credenza in cerca di qualche spuntino per la scuola.

Lei si girò di scattò sorpresa dal mio tono di voce, o disturbata forse dal rumore che avevo fatto aprendo la credenza.

-ehm, ciao Kri…hai dormito bene?sta meglio la tua gamba?- il biscotto che presi dal barattolo mi cadde facendo palpitare anche il mio cuore con il suo tonfo.

Solo allora mi ricordai che poco tempo fa mi ero ferita alla gamba durante il torneo di calcetto e dopo quel giorno erano tutti molto nervosi per me. Devo dire che non ho mai dato interesse a quello che  gli altri pensavo di me, d’altronde non mi interessavo nemmeno molto di me stessa.

Mi reputavo una ragazza normale senza avere nulla di interessante ma la gente mi guardava storto senza un perché.

Certe volte pensavo di avere le manie di persecuzione, rischiavo di farmi male in ogni cosa ma

alla fine mi rendevo conto che la fortuna giocava a mio favore.

-Tutto oki…grazie- risposi fioca, con un nodo in gola.

Io e mia madre non avevamo mai avuto un bel rapporto discutevamo spesso per ogni cosa e mio padre lo avevo perso all’età di 4 anni in un incidente stradale ma sebbene la  situazione fosse difficile da superare ormai ero abituata e non  mi creava più nessuna difficoltà. Almeno così mi ero convinta che dovesse essere, ma di difficoltà ne avevo ancora..ma dovevo farmi forza e andare avanti.

Mi nascosi il viso con i capelli e tornai su per prendere i libri di scuola pensandoad un modo per nascondere i lividi e il viso pallido. Frugando tra i cassetti di mamma trovai solo un po’ di fondotinta così mene sistemai un quintale ma raggiunsi ad ottenere un ottimo risultato. Per una volta avevo vinto io. STRANO.

 Feci qualche smorfia allo specchio e mi sorrisi di scappata, “wow” mi dissi da sola, “sembro quasi normale”.Già la cosa stessa non lo era.

Corsi in tutta velocità per i viali del mio quartiere con lo zaino in spalla ,tanto ormai ne ero al cosciente di essere già in ritardo.

“accidenti!” strepitai. Avevo urtato la mano in una specie di ferraglia che chissà come,sbucava proprio in quel momento da una vecchia catasta di ferrame.

Procedetti a passi stanchi l’angolo più remoto di tutto il paese. Aveva un che di affascinante,ormai ero vicina alla scuola mancava poco. Mi concentrai sul rumore che i miei passi facevano,era un rumore strano ma alquanto bizzarro .Rimbombavano in ogni via che mi circondava. Mi fermai un attimo per riposarmi avrei giurato che a momenti avrei fatto un infarto. Non scherzo. Dai si,non voglio esagerare. Alzai gli occhi al cielo “che mondo di merda”pensai. Lo era davvero. Mi sentivo inutile,per tutti e tutto. Non avevo una passione,non nutrivo interesse per niente. E a momenti se non mi sbrigavo mi beccavo tutta la pioggia….               Meglio!così mi sarei presa un bel raffreddore e sarei rimasta a casa da scuola.     Ok,la smetto.

Un sacco di gente chissà come sbucava dalle finestre proprio mentre passavo io,e mi guardava confusa e imbronciata. Forse era causalità,o …Forse avevo davvero esagerato con il fondotinta o con quella cosa li?!c’era scritto che non si notava!che cazzata. Certo,vi chiederete ma che centra questo con il resto? ma è meglio se lasciamo stare.

 Feci in tempo ad arrivare in classe con 15 minuti di ritardo,ma in questo caso per fortuna non avrebbe cambiato nulla dato che avevamo supplenza così mi collocai velocemente accanto a Francesca, la mia migliore amica.

-ciao kri!- mi urlò filip il ragazzo che da tre anni nutriva un certo interesse per me.

-ciao..- contro risposi timidamente.

Franca(così chiamata da me) stava prendendo appunti di storia.

-sei in ritardo pure oggi….-mi bisbigliò seccata mentre disponevo i libri nel banco.

-si Fra,ma io ho fatto il possibile ,credimi.!- sussurrai mentre osservavo le minute goccioline battere sul vetro delle finestre. Sorrisi compiaciuta.

 -va beh,non sono cose che mi riguardano. Sei stata fortunata a non beccare la “tutto fare” almeno questa prof qui è più “normale”….  Si!si fa per dire. Mi pare che di normalità quest’oggi cene sia davvero poca nel mondo,…piuttosto che si sia accorta che tu sei arrivata?!-

La osservai attentamente mentre leggeva perdutamente il giornale.

-bah,ma scherzi’quella li è già tanto se è cosciente di leggere  il giornale!franca, tene prego permettimi di  raccontarti di quello che ho risognato stanotte-

I suoi occhi erano ghiacciati e fissi sul quaderno. Osservandola meglio ,Notai una certa somiglianza ad una statua di cera che avevo visto recentemente in tv .Pensiero alquanto interessante. Si come no.

- va bene. Un consiglio da amica,..non esagerare con il fondotinta,…si nota. Comunque dimmi tutto-

Rispose con tono abbastanza tranquillo. P-e-r Fortuna. Di solito lo urlava ai 4 venti.

Mi passai una mano nella guancia liscia e gelida…   forse avevo davvero esagerato …sul serio. Diventai rossa al solo pensiero di quanto ridicola fossi stata.

-o mio dio. Dammi un fazzoletto! qualsiasi! Mene basta uno…voglio togliermi via questa robaccia di dosso..!-

Lei sogghignò.

-dai non sei male neppure così. Non ti preoccupare. Raccontami quella cosa di prima-

Abbassai il capo disillusa.

- niente. Ho sognato ancora la bambina e i soliti occhi..nulla in meno ne nulla in più-

-Ma chi?davvero ?i soliti occhi?la bambina?- la sentì rabbrividire in preda al panico.

-si..ma non solo- feci un sospiro profondo.

Francesca improvvisamente si alzò per buttare un carta nel cestino  mentre con lo sguardo fisso a terra pensava a cosa potesse ribadire,finché in un baleno non tornò accanto a me.

-vedi,io inizio ad avere angoscia Kri,secondo me non è più una cosa da sottovalutare e se…avessero un importanza più profonda dell’apparenza!?per non parlare dei lividi che hai tutte le notti!io ho paura per te,ho paura della situazione,ho paura di tutto,ma soprattutto ho paura per cosa potrebbe ,o dovrà accadere-

Devo dire che Fra era bravissima a imbrogliare i professori,riusciva a far credere di seguire la spiegazione anche se in verità stava parlando con me,ma questa volta sembrava fosse davvero turbata ed ansimante tanto che mi preoccupai pure io più del necessario .

-Fra,calmati!…io sto bene adesso , sono pronta a tutto- io risi della mia stessa frase incoerente,ma mi accorsi di una ben altra reazione esagerata.

 A lei scese una lacrima nel viso che al momento considerai fosse di commozione ma poi mi arresi all’idea che lo fosse,forse per la mia troppa negatività .

- sai…non voglio perderti,che tu ci creda o no. E’ da quando eravamo piccole che siamo inseparabili,tu mi aiuti sempre nel momento del bisogno,mi consoli  sempre quando piango o sono triste,e sei sempre pronta a proteggermi dai mali esterni,per questo morirei dentro se sparissi dalla mia vita –

La  professoressa ci invitò al silenzio. Cosa rarissima,di solito sene fregava.Pazzesco!.

 Francesca pronunciò quelle parole a mezz’aria tra i singhiozzi  e io vedendo il suo viso malinconico mi sentì in colpa,sentivo nell’aria un profumo così acido e pungente che sembrò attraversarmi le narici.

-Non ti abbandonerò mai , e questo tu lo sai,per favore.- Lei mi guardò un istante e poi mi accennò un sorriso e io feci altrettanto.

- è vero Kri,scusami ho esagerato,temevo il peggio,ho avuto un brutto presentimento ,sono stata una scema,mi dispiace tanto. Scusa,scusa,scusa.-

Gli altri nel frattempo sembravano non sentire niente di quello che ci stavamo dicendo per questo l’agitazione sfortunatamente sopraggiungeva solo fino a me.

-no Fra,non è vero!non dire così. Almeno ora ti sei accorta che il mio non è un semplice patto,è la verità. Tu sei parte di me-

Mi scambiò una sguardo confuso e si mise a tacere. Io spostai amareggiata lo sguardo sul mio quaderno e mentre scarabocchiavo il mio nome in varie forme ,decisi di osservarmi attorno. Tutta quella gente,tutte quelle persone,tutti quei diversi punti di vista e pensieri mi facevano male alla testa e mi chiedevo se il loro destino fosse uguale o diverso dal mio o se potesse essere possibile che uno di loro in un domani potesse non esserci già più.

- la morte non mi vuole..- borbottai tra me e me,e per un attimo mi sembrò che il mio banco vacillasse nel vuoto,ma forse fu solo un allucinazione.

Francesca si girò solo per lanciarmi un occhiataccia e attaccata ai ricordi   non mi rispose più fino alla fine della mattinata.

 Il resto della lezione in ogni circostanza  fu barbosa come sempre perché ormai mi ero resa conto che la terza media era troppo pesante per me, e che tanto meno non avrei mai avuto risultati decenti.

 Mi ripetevo spesso  “dai che vuoi che sia?cioè insomma,puoi passare ma devi volerlo”ma non era efficace ,penso fosse  solo una scusa per fare altro tranne che ascoltare la prof.

Suonò finalmente la campanella e cercai di dirigermi verso la strada di casa.

Ero sfinita dalla mattinata,tanto che trascinavo i piedi a terra come se fossero di cemento. Voltai l’angolo cercando di fare la strada più corta,ma mene pentì all’istante.

Di fronte a me due ragazzi corpulenti e una ragazza vestiti stile anni 80 mi guardavano stizziti come che le avessi fatto qualcosa .

Indietreggiai.

-dove credi di andare?dacci i tuoi soldi e poi ti lasciamo in pace!-ringhiò la ragazza,sicuramente distrutta dalle sostanze che ingeriva. Mi guardai attorno sperando di vedere qualcuno,ma non c’era nessuno e mi ritrovai in un istante sola ,persa e confusa.

-perché dovrei?lasciatemi stare!-urlai. Uno dei due colossi ordinò all’altro di prendermi. Mi dimenai ma ero troppo piccola per riuscire a fermarlo,mi bastonarono e in un attimo mi ritrovai a terra con gli occhi socchiusi. Un’altra sconfitta. Loro corsero via singhiozzando. Così mi alzai sanguinante da terra con altri tagli nel viso e barcollando,poco a poco, mene tornai a casa. Come al solito non c’era nessuno,se non un biglietto con scritto “sono dalla zia. baci mamma”

Cosi entro breve corsi di sopra con il sangue che mi colava dalla bocca e dal bagno sentì una strana presenza alla finestra. Mentre mi disinfettavo il viso,e mi esaminavo i tagli e le mie lunghe occhiaie ormai scoperte,pensavo del perché io dovessi avere sempre sconfitte dalla vita e del perché ogni volta che stabilivo di fare qualcosa di diverso dovessi finire nei guai. Non ci fu risposta. Ero stanchissima,e decisi di buttarmi in doccia e dopo essermi spazzolata i capelli conclusi che era meglio che mi distendessi a letto. Non fu facile pensare a tutte le mie umiliazioni ,perché ogni volta che ci pensavo il mio stomaco mugugnava ma dovevo trovare risposte,risposte che per tempo erano rimaste sospese. Già,proprio come si dice nei film. Feci uno sforzo e con i piedi scalzi e le vertigini decisi di reagire a tutto questo e mene tornai in bagno. Mi osservai allo specchio e per ancora una volta fui presa dalla solitudine,la mia diversità era inevitabile anche se una persona non mi conosceva già mi stava alla larga.

Erano tutte cosi belle le ragazze della mia scuola,tutte eccetto io. Viso pallido capelli scuri occhi neri,mi facevo paura di sola,mi coprii il viso con e mani.”nasconditi!”urlai tra me e me”,presi una forbice e feci per uccidermi, ma inevitabilmente mi scivolò dalle mani come che qualcuno l’avesse spinta via prima che toccasse la mia pelle. Mi guardai attorno,ma non c’era nessuno che potessi vedere se non l’immagine di me stessa allo specchio. Così abbattuta mi raggomitolai in un angolo,non cela facevo più ,mi sarei uccisa da un istante all’altro,e nessuno mi avrebbe fermata,a nessuno importava di me.

 Mille lacrime scesero sul mio viso bagnandolo del loro sapore amaro,solo in quel istante mi accorsi del mio cuore distrutto,lo sentivo nel mio petto ,nelle mie mani ,era disperato.

C’era chi la chiamava crisi adolescenziale,altri crisi di passaggio e altri ancora crisi esistenziale…ma questa non la era .No,questa era più importante di una semplice crisi,e sene sarebbero accorti tutti un giorno .

Loro non si sarebbero accorti di me,questo è il punto. Non si sarebbero accorti che mi trovavo senza vita. Neppure io mi sarei accorta di non esistere più,e non mi sarei accorta delle mille facce che mi avrebbero riso dinnanzi. Perché l’uomo non vede la sofferenza,vede ciò che vuole. Lui affronta per istinto o per paura non per intelligenza. Accusa per codardia e malvagità non per certezza .Ama per solitudine non per altro .L’uomo vive nella paura. Vive nella codardia e si nasconde nel silenzio .L’uomo si rifiuta di obbedire perché pensa di essere forte,ma non lo è. Non senza una guida o un punto di riferimento. Tutti noi lo abbiamo .Pensateci.

E quella era la mia dura realtà,avrei chiuso gli occhi e sarebbe finita li. Forse è quello che penserete voi,ma la fine è un inizio al contrario.

Se c’era una cosa che avevo imparato è che ci sono cose che la gente non immaginerebbe mai.

Nessuno sapeva che io piangevo ogni giorno sotto le coperte del letto mentre mi stavo per addormentare o che guardavo giù dalla finestra molto spesso in attesa di trovar la forza per buttarmi,nessuno sa e non saprà mai ciò che sento di essere. La verità è che neanche la morte è una soluzione. Io sono peggio del nulla,la gente mi passa affianco e non mi vede. Mi vede solo per giudicarmi o per colpirmi .Io sono così,ed essere me è una cosa orrenda. Essere diversi,andare contro il vento quando è esso l’unica guida. Si,sono diversa. Si ho dei segreti irrivelabili. A chi interessano?a nessuno. Non sono cattiva. Tutt’altro. Non faccio del male agli altri,gli altri ne fanno a me…anche involontariamente. Io provoco dolore senza saperlo e senza desiderio. Io ne faccio a me,tutti i giorni,scavando nei miei pensieri trovando e desiderando tutto ciò che mi fa male o tormentare. L’uomo vorrà sempre ciò che non potrà mai avere del tutto. Io non voglio  soffrire per chi non mi merita,per chi non mi vede,per chi mi guarda con disprezzo,imparerò ad essere loro ma loro mai ad essere me. Questa è una tortura per chi non sa cosa vuol dire essere me,perché probabilmente son tutti uguali,stampati tutti insieme e fatti persone. Che cosa orrenda. E alla domanda “chi sei”? ti rispondono “non lo so”.Pensaci .Costruisciti .Aiuta gli altri e non ridergli sopra. Ma soprattutto ama!impara ad amare,perché amare rende liberi. Provate a vedere con i miei occhi, a parlare con la mia bocca e sentire con il mio cuore,poi ditemi che cosa sentite e capirete che non sono peggio di voi .Io non vengo per giudicarvi ma per aiutarvi ma voi siete codardi e l’aiuto non lo meritate e soprattutto non lo volete. Va bene. Rovinatevi ,andate in contro a ciò che volete io sarò li a guardarvi e ad aspettare un vostro richiamo. Benché sono sicura che esso non proverrà mai dalla vostra bocca ma oramai lo percepisco in diverse forme il che vuol dire che sono avvantaggiata.

A quel tempo ero ancora inesperta,e mene resi conto solo quando ero dietro la porta del bagno. Cercai infatti inutilmente di  dimenarmi ma,ormai non riuscivo a sentire più nessun dolore. Evviva ,pensai tra me e me,è finita.

Purtroppo però era solo illusione.

Un rumore dalla cucina stava avanzando  verso le scale ,e io mi trovai nel panico,dietro la porta con le gambe incrociate mentre piangevo disperatamente. Così mantenni il respiro. La porta in un attimo si spalancò e mia mamma freneticamente si precipitò su di me.

-oh…Cristina!ma che ti è successo?-disse presa dall’angoscia,tirandomi su con tutte le sue forze.

-n-niente..m-m-mamma…-dissi a mezza voce ammezzo ai singhiozzi.

-dai distenditi qui!che ti porto subito  un tè caldo,oh…ma guarda come sei messa!,non puoi più andare avanti così Cristina,andiamo sempre di peggio in peggio,non ne fai una di giusta,andremo da un psicologo che ti ordini qualcosa che ti tranquillizzi,e che magari ti dia  qualche consiglio per la tua età critica ,mi dispiace,so che non vuoi ma è la scelta migliore per te… -

Mi distese nel suo letto e con una lacrima nel viso corse giù a prepararmi da bere.

La stanza era decisamente buia e riusciva a passare solo un po’ di luce flebile dalla finestra che però bastava per illuminare più di metà stanza.

Io non sarei mai andata da un psicologo,e questo lei lo sapeva bene,non ci sarebbe riuscita neanche con le maniere più convincenti o ricatti più duri,non avrei MAI ceduto ne alle sue cattiverie ne alle sue minacce ,era superfluo anche il pensiero stesso .

Mi dispiaceva comunque preoccuparla così,perché non stava nelle mie intenzioni trasmettere pure a lei apprensione , io avevo solo bisogno di sfogarmi con me stessa,ma nessuno lo avrebbe mai capito. Era ovvio.

 Fortunatamente mia madre in un attimo fu già accanto a me con una tazza di tè caldo che stringeva a se tra le sue accondiscendenti mani.

Io in quel momento mene stavo con gli occhi chiusi facendo finta di non sentirla ma era impossibile,stava piangendo come in nessuna occasione aveva mai fatto,e il suo respiro debole raggiungeva il mio volto freddo.

-chi ti ha ridotto cosi?ti prego kris,ho bisogno di saperlo,cosi se posso fare qualcosa per te,vedrò di rendermi utile…-disse tutto d’un fiato.

-non puoi fare niente…-aggiunsi nascondendomi la faccia con un cuscino-sono una perdente!-urlai furiosa con me stessa ma la rabbia svanì con un retro gusto crudele. Mia madre si lasciò sfuggire la tazzina dalle mani rovesciando il contenuto nel tappeto di cuoio.

-chi ti ha fatto questo?!? Avanti dimmelo!non comportanti come una bambina! È ora che cresci kris!reagisci!basta stare chiusa in te stessa!basta pensare che il mondo cel’abbia con te!basta vivere nel tuo quadro egoistico che se lo superi il tuo mondo crolla!basta!mi mandi in esaurimento così!cosa devo pensare io?!?che appena torno a casa trovo mia figlia seduta dietro la porta del bagno in un mare di lacrime?!ti sei mai chiesta cosa provo io?!capiscimi kri! Basta davvero poco da parte tua nei miei confronti!,quel poco che basterebbe a illuminarmi nuovamente,a farmi sorridere di nuovo a ridere davanti alla mia vita ormai vuota..-

Piansi. Tanto. Davanti a lei,in modo intenso tale che le lacrime sembravano soffocarmi.

Non so cosa provai,forse tristezza,confusione,malessere…stavo negativamente male e facevo stare male ogni persona a stretto contatto con me ,in un attimo ebbi anche l’impressione di essermi vista da bambina,a giocare con i sentimenti degli altri mentre crudelmente mi abbandonavo alla mia spietatezza,ma io non volevo essere così,io non ero così. Non poteva essere vero. NO!.La rabbia offuscava la mia bocca e reagì come non avrei dovuto oppormi.

-stop!finiscila!-urlai tra i patimenti che le mie lacrime trascinavano nel mio cuore-mettiti in testa che non sono come credi tu!non mi conosci nemmeno!e ti permetti pure di giudicarmi?!lasciami vivere!e anche se il mio mondo è “ in un quadro egoistico” è di sicuro meglio del tuo, semplicemente “troppo perfetto”!- detto questo sparì nella mia stanza,chiudendomi a chiave. Il rumore risuonò per tutta la camera e io rimasi distesa nel letto con un cuscino al petto. Un giorno sarebbe finito tutto,doveva essere cosi e non riuscì a pentirmi di come avevo reagito,ero troppo furente che la gente mi giudicasse brutalmente .

Era una cosa ingiusta. Io non meritavo una vita così,io ne meritavo una felice,allegra..    come tutte le altre. Per che vivevo io? Stavo veramente vivendo? Oh no,era semplicemente un illusione. La vita è un illusione. Ogni cosa che facciamo talvolta è frutto dei nostri sogni. Io non vivevo,io non sapevo vivere e non so vivere. Poche sono le persone che sanno vivere,e sono quelle che chissà come lasciano un segno nella vita di tutti i giorni. Non è facile ,si sa. Nulla è facile in questo mondo. E’ fatto tutto e sopra la follia. Nulla è più reale quest’oggi. Tutto è surreale. Anche la vita stessa.

.Non sapevo cosa fare,come reagire e in preda al dolore mi vestì velocemente. Quel dolore mi stava squarciando dentro,mi stava divorando i sentimenti e soprattutto la ragione che giaceva nella mia testa.

Non importava dove sarei andata,tutto era meglio pur di stare qui.

Uscì per la finestra e appena toccai terra corsi verso il mio paese. Ero sola, troppo sola .Pioveva e io volevo sparire,lasciare il mondo al futuro senza di me. Nessuno avrebbe sentito la mia mancanza,nessuno si sarebbe ricordato di me e se l’avessero fatto mi avrebbero ricordata come “la fallita”.

Come la ragazza triste,ribelle,e sola…che vive nella sua realtà e non lascia spazio ad altro.

Questo non era affatto vero. Nulla di quello che vedevano gli altri lo era. Una visuale esterna è sempre diversa dalla tua. Qualunque essa sia. Il mio mondo è quello di tutti i giorni. Il fatto è che è un mondo freddo. Buio . Ingiusto. Fuori piove un mondo freddo. E’ freddo tutto oramai. Sono ghiacciate le strade,i cuori,le menti. E’ ghiacciato l’universo totale.

Mi guardai attorno ormai l’asfalto era allagato da mille pozzanghere,la strada era desertica e riuscivo a distinguere solo un muro con delle scritte in lontananza.

Ero bagnata,avevo freddo ed ero affamata,i miei capelli erano umidissimi e i miei vestiti anche. Un miraggio. Davanti a me una foresta, non l’avevo mai vista prima ma in quel momento non mi importava più niente,nessuno ci sarebbe mai andato per cercarmi,avrebbero avuto sicuramente altri posti per tentare di trovarmi,ma lì sicuramente….MAI .

Mi alzai e mi misi a correre,avevo già visto questa scena in un sogno,ma non ci diedi molta importanza ,correvo e basta. Non vedevo,non distinguevo,sentivo solo le gambe poco a poco cedere alla stanchezza,finché alla fine fragilmente caddi.

 

  
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