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Autore: Phoenix_cry    23/09/2010    5 recensioni
Dopo la morte di diversi Vulcaniani Spock incomincia a comportarsi aggressivamente fino a che l'equipaggio comincia ad avere paura del leale Vulcaniano. é presto chiaro che Spock non è l'unico Vulcaniano affetto e ciò che resta della sua specie potrebbe essere in serio pericolo.
Genere: Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Star Trek Series'
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Capitolo 37

“Wow…certo è davvero una bella nave.”

“Se ne dimentichi, Scotty, andrà al Sole Vulcaniano.”

“Ma, Signore…” Gemette Scotty.

“È un ordine, Signor Scott. Ora, pensa di poter seguire l’Enterprise verso Vulcano senza vagabondare in giro?”

“Forse.”

“Lo prenderò per un ‘Sì, Signore’.” Disse Kirk severamente.

“Sì, Signore.” Sospirò Scotty.

“Meglio.”

Kirk lasciò Scotty al timone. L’ingegnere sembrava un bambino in un negozio di dolciumi. Continuava a toccare i vari componenti del pannello di controllo e ridacchiava di pura gioia. Kirk roteò gli occhi, almeno qualcuno si stava divertendo. Si erano incontrati con l’Enterprise nello spazio in caso qualcuno fosse ancora arrabbiato per il furto alla Base Stellare.

Kirk entrò nel salone dove Spock e Bones stavano fissando il Trilitio. In realtà Spock stava ispezionando il composto sintetico mentre McCoy stava dando una rapida occhiata clinica al suo riluttante paziente. Spock era in piedi, ma sembrava che a tenerlo in tale posizione fosse la pura forza di volontà. Le paure di Kirk furono confermate quando Bones lo guardò e scosse tristemente la testa.

“Sto bene, Dottore.” Disse Spock.

“Io non ho detto niente.”

“Bones, lo stavi pensando così intensamente che l’ho sentito pure io.” Kirk forzò un sorriso. “Spock, quanto ci vorrà per arrivare a Vulcano da qui?”

“Approssimativamente undici ore e diciassette minuti.”

“Bene, fai rapporto all’Enterprise e poi vai fuori servizio per le prossime undici ore e dieci minuti.”

“Capitano, durante una missione di tale importanza non è logico che il Primo Ufficiale sia fuori servizio.”

“Se il mio Primo Ufficiale fosse in salute concorderei con lui.”

“Capitano, non ho bisogno di nessun trattamento speciale.” Insistette Spock.

“Il fatto che tu non sia confinato in Infermeria è l’unico trattamento speciale che ti è riservato.” Replicò seriamente Kirk. “Niente più discussioni. Scotty è al timone, noi torneremo all’Enterprise.”

Kirk contattò la sala teletrasporto e ordinò che fossero tutti rimaterializzati a bordo della nave. Uhura li stava aspettando nella sala teletrasporto. Aveva atteso a malapena che si fossero rimaterializzati prima di salire sulle piattaforme. Uhura avvolse le braccia intorno a Spock gentilmente, attenta a non appoggiarsi a lui con troppa forza. Kirk sorrise quando Spock rispose all’abbraccio e le diede un dolce bacio. In qualsiasi altra circostanza sapeva che Spock non avrebbe mai accettato una simile dimostrazione pubblica di affetto. Uhura guardò Kirk e sorrise tristemente.

“Grazie, Capitano. Sapevo che lo avrebbe riportato intero.”

“Faccio solo il mio dovere, Signora.”

Un sorriso più genuino apparve sul volto di Uhura. Prese la mano di Spock e cominciò a condurlo via. Scendendo dalla rampa del teletrasporto Spock esitò ad andarsene. Uhura si fermò e gli permise di voltarsi.

“Capitano, se c’è bisogno di me…”

“So dove trovarti.”

Spock si fermò prima di annuire e lasciò pacificamente che Uhura lo conducesse via. Kirk li guardò andarsene prima di ordinare all’Enterprise di dirigersi a Massima Curvatura verso il sole di Vulcano. Avendo fatto tutto il possibile per il momento Kirk si mise a fianco di McCoy e mise un braccio sulle spalle dell’amico.

“Bones, non so tu, ma io ho bisogno di qualcosa da bere.”

“Ho la roba migliore giù in Infermeria.”

“Giusto al luogo a cui appartiene.”

Scendendo dalle rampe i due andarono in Infermeria. Bones prese una bottiglia di Brandy e un paio di bicchieri che portarono di sopra alla principale sala d’osservazione. Kirk si avvicinò al timone in stile tradizionale che decorava il centro della sala. Appoggiandosi al timone di legno accettò il bicchiere di Brandy offertogli da Bones.

“Alcune volte mi piacerebbe che fossimo in mare invece che qui nel gelo dello spazio.” Kirk sospirò pesantemente.

“Oh certo, quella dei vecchi marinai sì che era vita: scorbuto, infezioni, fame, dissenteria…”

“Almeno vivevano in tempi più semplici.” Kirk prese un sorso del liquore ambrato. “I Capitani non dovevano preoccuparsi dell’intera galassia.”

“Non è la galassia a gravarti sulla mente adesso, vero?”

“No.” Ammise Kirk.

“Lo stesso per me.”

“Spock dovrebbe vivere più di entrambi, Bones. È così che si suppone che sia.”

“Forse in un altro Universo.” Bones mandò giù il suo drink. “Tuttavia, nella nostra realtà non c’è garanzia di futuro.”

“È che non riesco ad immaginare un futuro dove i Vulcaniani non sono niente più che delle immagini nei musei a fianco del picchio argentato, o delle balene con la gobba.”

“Si spera di non arrivare a tanto.”

Kirk annuì e accettò che il suo bicchiere venisse riempito di nuovo. Fissò l’aurora blu della Velocità a Curvatura in silenzio. Non gli sfuggì come il suo Ufficiale Medico Capo si assicurava che il suo bicchiere non fosse mai vuoto. Alla fine l’alcol incominciò a fare effetto. Bones gli portò via il bicchiere.

“Allora hai intenzione di passeggiare su e giù per il Ponte senza motivo o cercherai di dormire un po’?”

“Un po’ di riposo suona bene.”

“Speravo che il Brandy ti avrebbe convinto.” Annuì Bones. “Forza, andiamo ai tuoi alloggi.”

“Devo ammettere che mi piace di più questa tua forma di persuasione invece della tua solita iniezione sul collo.”

“Ho pensato di dover usare quel metodo.”

Kirk ridacchiò. Bones lo condusse ai suoi alloggi e poi cercò lui stesso un po’ di tregua. Kirk decise che una doccia prima di dormire era necessaria. L’acqua calda che gli scivolava lungo la schiena fece ben poco per alleviare la tensione delle sue spalle. Dopo una lunga doccia Kirk si stese sopra le coperte del suo letto. Quando il palmo destro incominciò a pizzicargli lo guardò e notò tracce di sangue appena sotto pelle dove la sua mano aveva toccato la sfera Romulana.

“Questa cosa mi romperà davvero le scatole uno di questi giorni.”

Spock aveva accettato con riluttanza di tenere segreto ciò che avevano fatto i Romulani. Kirk temeva che la Flotta Stellare lo avrebbe forzato a ritirarsi prima del tempo se avessero pensato anche per un solo secondo che lui fosse in un qualche modo compromesso con i Romulani. Anche se nessuno ammetteva niente Kirk aveva la sensazione che non ci sarebbe voluto molto per fare iniziare una guerra con i lontani cugini dei Vulcaniani. Fino dalla distruzione di Vulcano i Romulani erano diventati sempre più agitati.

“Un problema alla volta.” Mormorò Kirk a sé stesso.

Sottomettendosi al riposo Kirk cadde in un sonno senza sogni. Fu l’acuto fischio del sistema di comunicazione che lo svegliò tempo dopo. Mettendosi un’uniforme pulita Kirk si trascinò fino allo schermo e premette un tasto. Scotty apparì con uno sguardo allarmato.

“Scotty, cosa c’è che non va? Hai rotto la nave giocandoci?”

“No, Signore. È il Trilitio.”

“Cosa?”

“Penso ci sia qualcosa che non va.”

“Che non va come?”

“Non posso esserne sicuro, per questo l’ho chiamata con il video, penso che stia affondando.”

“Affondando?” Ripeté Kirk confuso.

“Guardi.”

Scotty spostò la videocamera così che mostrasse il container che conteneva il Trilitio. Kirk si avvicinò allo schermo e fissò la goccia blu che levitava nel cilindro di vetro. Sembrava che la sostanza non si muovesse, ma certamente era più in basso di come se la ricordava.

“Capitano?” La voce di Spock risuonò nell’interfono. “L’Ingegnere Scott ha ragione, il contenimento del Trilitio sta fallendo.”

“Spock? Che ci fai in linea?”

“Il Signor Scott non l’ha contattata privatamente. Mi scuso per aver ascoltato.”

“Nessun problema. Quali sono le implicazioni della sua caduta?”

“Quando il Trilitio raggiungerà la base del contenitore e entrerà in contatto con la materia si incendierà.” Replicò Spock.

“Si incendierà?”

“Grande boom, Capitano.” Chiarì Scotty.

“Grandioso. Quanto tempo abbiamo?”

“Impossibile calcolarlo. Non sappiamo perché né come il contenitore sembri non funzionare più. È possibile che sia lo stesso Trilitio a prosciugarne l’energia rendendo la sostanza ancora più instabile.”

“Quanto manca per raggiungere il sole?”

“Un’ora e trentasette minuti.” Replicò immediatamente Spock.

“Scotty, c’è un modo per far andare queste due bellezze più veloci?”

“Non con la garanzia di arrivare tutti interi, Capitano.”

“Spock, suggerimenti?”

“Dato che qualsiasi danno allo scafo della navetta con il Trilitio porterebbe senza dubbio alla distruzione suggerisco di continuare così, particolarmente dato che non sappiamo quanto tempo rimane.”

 “Okay, vada avanti così, Scott.” Ordinò Kirk. “Ci tenga informati. Sarò sul Ponte.”

“La raggiungerò là, Capitano.”

“No, Spock. Stai con Uhura. Ti chiamerò non appena saremo vicini al sole di Vulcano.”

“Molto bene.”

Kirk non fu per niente sorpreso dalla facilità con la quale Spock concordò con lui. Temeva che non fosse altro che una dichiarazione di quanto il Vulcaniano era davvero malato. Prima di recarsi sul Ponte Kirk chiamò McCoy per incontrarsi con lui. Sul Ponte tutto andava avanti tranquillamente. Kirk prese il suo posto sulla poltrona del Capitano mentre Bones arrivava.

“Jim, che succede?”

“Il Trilitio rischia di detonare prima di raggiungere Vulcano.”

“Ovviamente.” Sospirò Bones.

“La nostra fortuna ha retto fino adesso, speriamo che duri ancora un po’.”

“Sarebbe carino.”

Kirk e Bones spesero una tese ora e mezza sul Ponte. La vastità dello spazio era frustrante in momenti come quelli, ma non si poteva farci niente. Kirk stava aspettando per l’ultimo minuto per chiamare Spock sul Ponte, tuttavia non ne ebbe mai la possibilità. A sette minuti dall’arrivo Spock e Uhura fecero la loro apparizione. La calma di Spock non sorprese Kirk, ma quella di Uhura sì. Decise che probabilmente o aveva accettato il più probabile destino di Spock o credeva davvero che fermare il sole di Vulcano lo avrebbe prevenuto.

Spock si mise al fianco di Kirk con le mani tenute dietro la schiena. Fissò lo schermo davanti a lui come se non si fosse trattato di nient’altro che una missione di routine. Kirk guardò oltre la sua spalla e scoprì che anche Uhura aveva preso posto alla sua solita postazione. Premette un tasto sullo schermo e poi lo guardò.

“Capitano, il Signor Scott ci sta chiamando.”

“Sullo schermo.”

“Capitano,” salutò Scotty con un sorriso forzato “non per allarmare nessuno, ma il Trilitio sta incominciando ad affondare velocemente.”

“Il potere perso dal contenitore è molto probabilmente esponenziale.” Annunciò Spock. “Se al Trilitio sarà permesso di detonare a Velocità di Curvatura i detriti tossici potrebbero potenzialmente essere sparsi per la galassia.”

“Scott, l’istante in cui usciamo dalla Curvatura voglio che venga impostato l’autopilota su quella cosa e che lei venga teletrasportato qui immediatamente.”

“Sì, Signore. L’ho già impostata. Devo soltanto prendere posizione e puntarla nella direzione giusta.”

“Spock, quanto vicini possiamo essere al sole quando verrà colpito dal Trilitio?”

“Sarebbe meglio essere il più distanti possibile, tuttavia, date le circostanze credo sia sicuro rimanere all’interno del raggio visivo.”

“Bene. Sulu, quanto manca?”

“Due minuti, Signore.”

Kirk annuì e tutti rimasero in silenzio. Quando uscirono dalla Velocità di Curvatura il sole di Vulcano era visibile come un disco blu non più grande di una monetina. Kirk ordinò di ingrandirlo al massimo e il sole divenne più visibile. La corona blu della stella di mezza grandezza danzava e avvampava intorno al cuore nucleare della stella 

“È un peccato dover distruggere qualcosa di così bello.” Disse Bones.

“È molto più pericoloso che bello, Dottore.”

“Scotty?” Chiese Kirk. “Come va?”

“Quasi fatto, Signore. Il Trilitio è solo a pochi centimetri dal fondo.”

“Spock, quanto deve essere vicino al sole il Trilitio?”

“Deve raggiungere la cromosfera per avere effetto.”

“Scotty?”

“Tutto a posto qui, Signore.”

“Bene, esegui.”

“Sì, Signore.”

Scotty sistemò tutto e si fece teletrasportare dall’Enterprise. Tutti trattennero il fiato mentre guardavano l’elegante nave che si muoveva a velocità d’impulsi. Scotty si unì agli altri sul Ponte, ansimando pesantemente per la corsa. Con tutti gli occhi sullo schermo vi fu un sobbalzo collettivo quando la navetta virò improvvisamente dal suo gigantesco obiettivo. Kirk si girò verso Scotty che aveva uno sguardo di puro orrore sul volto.

“Oops.” Sussurrò Scotty.

“’Oops’? ‘Oops’? Scotty, cosa vuoi dire con ‘oops’?” Domandò Kirk balzando in piedi. “Che è successo?”

“Deve…uh…deve essere stata equipaggiata con un dispositivo per evitare automaticamente una collisione.” Disse Scotty imbarazzato. “Non ho pensato di controllare, è molto raro e costoso…e quella è una nave molto bella.”

“Scotty!” Ruggì Kirk. “Per cosa diavolo la paga la Flotta Stellare?”

“Per il mio fascino?”

“Capitano,” interruppe Spock “devo teletrasportarmi sulla navetta, disabilitare il dispositivo di collisione, e ripristinare la sua rotta.”

“Andremo entrambi.”

“No, Capitano. Potrebbe essere necessario pilotare manualmente la navetta nel sole.”

“Spo…”

“Sono la scelta più logica per questa missione.”

“Non ti lascerò andare da so…”

“Capitano,” intervenne Scotty “stiamo esaurendo il tempo a disposizione prima che il Trilitio faccia un enorme e inutile boom.”

“Jim, per favore.” Disse Spock con calma.

“Sulu,” abbaiò Kirk “ci porti abbastanza vicino a quella nave per abbordarla.”

“Sì, Signore.”

“Molto bene, Signori, andiamo.”

Bones, Scotty e Uhura seguirono Kirk e Spock mentre si affrettavano verso la sala teletrasporto. Scotty incominciò immediatamente a impostare il pannello di controllo per un trasferimento da nave a nave. Spock si mise su una delle rampe e poi si girò. La corsa alla sala teletrasporto lo aveva lasciato senza fiato e con una striscia di sangue che gli colava da un angolo della bocca. Uhura si unì a lui, pianificando di spostarsi solo all’ultimo minuto.

“Spock, ti terremo agganciato.” Annunciò Kirk. “L’istante in cui avrai inserito la rotta di collisione chiamaci, ti riporteremo qua.”

“Sì, Capitano.”

Spock mise una mano fra i capelli di Uhura e le diede un breve ma appassionato bacio prima di spostarla.

“Energia, Signor Scott.” Ordinò Spock.

Il teletrasporto prese vita e Spock scomparve. Uhura si voltò e fissò Kirk con il sangue di Spock sulle labbra. Lui le si avvicinò, vedendo che era congelata dove si trovava. Le tolse il sangue dalle labbra, e le mise un braccio sulle spalle in un abbraccio confortevole. Kirk diede un’occhiata agli altri prima di ricondurre Uhura sul Ponte con Bones subito dietro.

Di nuovo sul Ponte guardarono impotenti la navetta. Si erano dovuti avvicinare pericolosamente al sole per teletrasportare Spock sull’altra nave. Lo schermo diminuì automaticamente la luce del sole di Vulcano per evitare di accecarli tutti. Anche se non era a piena potenza il sole di Vulcano sembrava violento e indistruttibile. Poche cose facevano realizzare a Kirk quanto gli esseri umani fossero piccoli meglio della vicinanza ad una stella.

Quando l’elegante nave invertì la rotta il sole di Vulcano sembrò reagire con una intelligenza e vita propria. La lingua blu di un’eruzione solare sferzò, facendo ondeggiare l’Enterprise. La nave più piccola aveva ondeggiato allo stesso modo, ma rimase sulla rotta di collisione. Ora era molto vicina al suo bersaglio.

“Spock?” Chiamò Kirk. “Spock, cosa succede? Dannazione, Bones, perché non risponde?”

“Potrebbe non esserne in grado.” Replicò Bones. “Quella nave ha ondeggiato parecchio.”

“Capitano,” disse Sulu “possiamo continuare a seguire la nave per tenerci nel raggio del teletrasporto solo per un altro minuto prima di venire intrappolati dalla gravità del sole.”

“Senza contare che dobbiamo mettere distanza fra noi e stella quando collasserà.” Aggiunse Chekhov.

Kirk guardò Bones perché lo aiutasse con la decisione. Se Spock stava guidando la nave manualmente riportarlo a bordo poteva rovinare la loro ultima possibilità con il sole. Se era semplicemente incosciente per terra lo avrebbero lasciato a morire inutilmente. Kirk sapeva qual era la decisione logica. Uhura era ancora premuta contro di lui e aveva seppellito il viso nella sua maglia, incapace di guardare.

“Scotty,” chiamò severamente Kirk “teletrasporti Spock a bordo direttamente sul Ponte.”

“Ma, Signore…”

“Lo faccia ora!”

Scotty non rispose nemmeno con il solito ‘Sì, Signore’. Dopo pochi secondi che durarono un’eternità Spock si materializzò sul Ponte davanti al timoniere. Sulu invertì la rotta dell’Enterprise il momento in cui Spock fu a bordo. Anche se era arrivato su mani e piedi, Spock si rimise in piedi prima che qualcuno avesse la possibilità di aiutarlo. L’uniforme di Spock fumò visibilmente quando entrò in contatto con la relativamente fredda aria dell’Enterprise. Uhura si affrettò a raggiungerlo. Lui la avvolse in un abbraccio e alzò gli occhi perché incontrassero quelli del Capitano.

“Spock?”

“Ci sono riuscito.”

“Perché non ci hai chiamato? Non eri tu ad avermi detto che il suicidio è illogico?” Lo stuzzicò Kirk visibilmente sollevato.

“Non era un tentativo di suicidarmi, Capitano. Sono stato costretto a distruggere la stazione di comunicazione per raggiungere il dispositivo per evitare le collisioni. Non ho avuto abbastanza tempo per informarla. Tuttavia, dato che lei non aveva modo di sapere in che stato mi trovavo è stato illogico da parte sua rimuovermi dalla nave.”

“Non stavo usando la logica, Spock, stavo usando l’intuizione.”

“L’intuizione sembra funzionare a suo vantaggio più di quanto dovrebbe, Capitano.”

“Siine grato.”

Spock annuì e spostò la sua attenzione su Uhura per un momento. Le toccò una guancia con la mano tremante. Sulu informò il Ponte che la nave stava per andare contro il sole. Gli occhi di tutti tornarono immediatamente allo schermo.

La nave non poteva più essere vista contro il gigante disco del sole di Vulcano. Tuttavia l’istante in cui la nave entrò in contatto con la stella quest’ultima reagì. Il sole rilasciò un’altra eruzione solare che face tremare la nave mentre cominciava a contorcersi nella morte. Sembrava che la superficie della stella si fosse cristallizzata prima di cominciare a contrarsi su sé stessa. In quel momento la stella era diventata uno splendente diamante blu mentre gli elementi venivano schiacciati insieme.

Ci vollero solo pochi secondi alla stella per raggiungere un punto critico fluendo in sé stessa come un buco nell’oceano che si riempie violentemente. L’implosione lasciò solo un piccolo punto dove la nana bianca era nata dal cataclisma. Ogni pannello del ponte cominciò a lampeggiare di rosso mentre avvertivano tutti del rapido avvicinamento dell’onda d’urto.

“Portaci via di qui ora!”

“Sì, Signore!”

Sulu fece virare la nave e la lanciò a Curvatura. Kirk prese un profondo respiro realizzando che con qualsiasi esito il lavoro era stato fatto. Il sole di Vulcano era stato ridotto con successo ad una nana bianca un oggetto che il buco nero sarebbe stato in grado di sopportare se fossero entrati in collisione. Guardò Bones che sembrava ancora in uno stato di shock.

“Capitano!” Urlò Uhura.

Il sangue di Kirk si gelò sentendo la paura nella voce di Uhura. Guardò verso il timone ma non vide nessuno dei due. Gli ci volle un secondo per realizzare che Spock doveva finalmente essere collassato. Insieme a McCoy corse verso il timone. Uhura aveva raccolto Spock nel suo grembo come meglio poteva. Gli occhi di Spock vagavano senza meta mentre cercava di tenerli aperti. Deglutì convulsamente combattendo per ogni respiro. Ritrovando la sua concentrazione fissò gli occhi di Uhura.

“Nyota, ti amo.”

“Ti amo, Spock.”

Un leggero sorriso toccò le labbra color ruggine di Spock. Alzò lo sguardo su Kirk e la sua espressione tornò di nuovo seria.

“È stato un onore servire insieme a lei, Capitano.”

“Spock…”

Kirk non si preoccupò di finire la frase. Spock era rimasto cosciente quanto più a lungo poteva. Una volta che fu svenuto Bones si chinò e premette due dita sulla sua gola. Con le sopracciglia corrugate Bones sollevò una palpebra di Spock. Anche se il suo sguardo era vuoto le pupille di Spock reagivano lo stesso alla luce.

“Dottore?” Chiese ansiosamente Uhura.

“È arrivato allo stremo. La pulsazione è forte, ma lenta.”

“Portiamolo in Infermeria.” Disse dolcemente Kirk.

“No.” Bones scosse la testa. “Portiamolo nei suoi alloggi, posso portare là qualsiasi equipaggiamento medico di cui ho bisogno.”

“Ti incontreremo lì.” Concordò Kirk.

Kirk si chinò e raccolse Spock nelle sue braccia, sollevandolo con facilità. L’equipaggio del Ponte guardò dolorosamente mentre il Capitano portava il loro Primo Ufficiale via dal ponte. Anche se avevano sentito delle voci per la maggior parte erano stati tenuti all’oscuro circa la gravità della sua condizione.

Uhura seguì Kirk nel turboascensore. Si accarezzò lo stomaco dove si trovava suo figlio non ancora nato senza nemmeno rendersene conto. Kirk non sapeva come rompere il silenzio della sua miseria perciò rimase zitto. Qualsiasi parola di conforto sarebbe suonata vuota in quel momento.

Spock iniziò a tossire, un suono umido e malato che lasciò l’uniforme dorata di Kirk schizzata di verde. Uhura fissò vagamente il sangue sulla maglia. Era dolorosamente chiaro per Kirk che aveva perso tutta la speranza che le era rimasta. Anche se qualsiasi respiro poteva essere l’ultimo Spock continuava a lottare.

Arrivato agli alloggi condivisi da Spock e Uhura Kirk stese il suo amico sul letto con la stessa cura di una madre che poggia suo figlio appena nato nella sua culla. Kirk fece alcuni passi indietro per permettere a Uhura di sedersi al suo fianco. Anubis saltò istantaneamente sul letto e cominciò a strusciarsi contro Uhura. Lei gli accarezzò il pelo senza pensarci e lui le si accoccolò tranquillamente in grembo.

Non passò molto che arrivò McCoy con un carrello con diversi dispositivi medici su di esso. Andò dalla parte opposta del letto rispetto a Uhura. Assicurò il braccio di Spock in una piccola macchina a forma di mezzo cilindro. Mentre il dispositivo lampeggiò uno schema irregolare Bones iniettò al suo paziente diverse medicine. Dopo un po’ il colorito di Spock migliorò un po’. Soddisfatto Bones alzò lo sguardo su Uhura.

“L’equipaggiamento mi chiamerà se cambierà qualcosa.” Disse McCoy dolcemente.

“Grazie, Dottore.” Disse Uhura tristemente. “Non dovete andarvene. È vostro amico, avete lo stesso diritto che ho io di stare qui.”

“Saremo qui in salotto.” Assicurò Kirk. “Quando si sveglia saremo qui.”

Uhura annuì e rivolse tutta la sua attenzione su Spock. Kirk mise una mano sulla spalla di Uhura e la stinse leggermente in segno di supporto prima di assecondare il cenno di McCoy di uscire. Entrarono nel salone insieme. La porta si era chiusa dietro di loro, ma Bones continuò a condurre Kirk ancora un po’ più avanti prima di fermarsi. Sembrava che McCoy stesse cercando di decidere se dirgli ciò che doveva dire in quanto medico o amico.

“Allora, Bones?”

“Vuoi la mia ufficiale opinione medica?”

“Fa lo stesso.”

“Quarantotto ore. Ventiquattro se ha subito delle radiazioni per l’eruzione solare. Non mi sono preoccupato di controllare.”

“Possiamo smetterla con il Vulandin adesso, no?” 

“Possiamo certamente provare, ma, Jim…non sono sicuro che gli sarà di qualche aiuto ormai.”

Kirk annuì vagamente. Il sollievo per aver fatto collassare il sole di Vulcano era stato fin troppo breve. McCoy gli si avvicinò per mettergli una mano sulla spalla in segno di simpatia e supporto, ma Kirk si spostò. Si avvicinò all’interfono più vicino, e premette il tasto.

“Sulu?”

“Sì, Capitano?”

“Quanto siamo distanti da Natala?”

“Tre giorni in condizioni normali.”

“Scotty?”

“Sì, Signore?”

“Può farci arrivare su Natala in ventiquattro ore?”

“Potrei bruciare una dozzina di circuiti e rovinare un sistema di raffreddamento o due lungo la strada, Capitano, ma penso di poterlo fare.”

“Lo faccia.”

“Jim, pensi davvero che i Vulcaniani possano fare qualcosa più di noi?”

“Non lo so, ma il mio intuito mi dice di portarlo da loro.”

 

 

Accidenti questo capitolo mi fa aumentare il battito cardiaco ogni volta che lo leggo! C’è una tale tensione che quasi mi viene da piangere! Proprio da Spock considerarsi la scelta più logica per quella che potrebbe essere l’ultima missione della sua carriera! Ringrazio come al solito tutti voi che mi seguite ogni settimana e commentate. Soarez mi ha fatto piacere sapere che questa storia ti ha preso talmente tanto da farti leggere tutti i 36 capitoli in soli due giorni! È la stessa cosa che ho fatto io quando per la prima volta ho trovato questa storia sul sito americano, anche se i capitoli a quel tempo erano arrivati solo al 22^^

  
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