Prologo:

"Ci sono persone che vivono peggio di me!"
Questa è la frase che ogni santo giorno mi ripeto prima di alzarmi e andare a letto.
Non sono una tipa che si lamenta di quello che le è successo, ma di certo non mi è indifferente, anzi.
Se ripenso al passato una lacrima amara si impadronisce dei miei occhi, quegli occhi che sono stati imprigionati dal pianto troppe volte. A stento riesco a sorridere, cercando di andare avanti e rivolgere lo sguardo verso il futuro.
Quante volte ho promesso a me stessa che sarebbe stata l'ultima volta che avrei pianto?.
E quante volte, invece, consapevole della promessa l'ho rifatto?.
Putroppo non riesco a dimenticare.
Sono all'incirca quattordici anni che vivo in un orfanotrofio. Oramai la posso definire la mia casa.
Ogni casa ha diritto di avere una propria famiglia. Io ce l'ho, o quasi.
Mio padre può essere considerato solo Dio, mia madre, beh...ne ho tante di madri, tutte le suore che si trovano in questo luogo.
Poi, ho tanti ma tanti fratelli e tante ma tante sorelle.
Nessun legame di sangue ci lega, ma solo la voglia di andarcene e creare realmente una nostra famiglia, la voglia di sentirci liberi e poter sognare.
Io non so niente dei miei veri genitori, nè nome, nè cognome, nè come sono fatti...niente di niente.
So solo la loro tragica e dolorosa fine.
Mia madre quando ha incontrato mio padre, aveva 18 anni. Erano innamorati e avevano deciso di sposarsi. Mia madre capitò incinta e una volta riferita questa gioia al mio papà, lui le confessò di essere già sposato ed avere già una propria famiglia.
Visto che l'amore di mia madre andava oltre, riuscì ad accettarlo. Lui divorziò dalla vecchia moglie e si sposò con mia madre.
Vissero con me solamente due miseri anni. Cosa posso ricordarmi a quell'età?. Niente solo un grande vuoto.
Di punto in bianco si separarono e lui ritornò con la sua cara e vecchia moglie. Iniziarono così i veri problemi, come i debiti.
A causa di una discussione in macchina, i miei genitori sono volati in cielo. A me non è rimasto niente, nemmeno il cognome di mio padre. La moglie pur sapendo della mia esistenza mi ha ignorato e ha lasciato che l'orfanotrofio si occupasse di me. Beh, devo ricredermi, qualcosa mi è rimasto....solo ed esclusivamente un mucchio di debiti che dovrei saldare il più presto possibile.
Ora, ho sedici anni,vorrei andare a scuola, lavorare, avere amiche, trovare l'amore. Chiedo troppo? Non credete che sia stata sfortunata abbastanza?.
Ti prego caro padre che sei lassù o qualunque cosa tua sia e se esisti...SALVAMI.
Ho tanto bisogno di vivere...

Sophie