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Autore: echelon1985    23/09/2010    17 recensioni
Gentili signori, e signore della giuria, la storia che ascolterete è.. beh.. una storia d'amore.
Cosa potresti mai rimpiangere, quando hai scelto tu stesso il tuo peccato?
Il tuo paradiso?
Un paradiso illuminato dai bagliori dell'inferno, ma pur sempre, un paradiso.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La genesi di questa shot (che tanti shot non è) è strana e merita qualche breve spiegazione.
E’ nata da una combinazione di fattori, che sono la mia lettura (per l’ennesima volta)
del libro Lolita di Nabokov, dalla mia fissazione in questi ultimi giorni per Demolition
Lovers, e non per ultimo, dal nuovo video/trailer dei My Chemical Romance.
Spero che vi arrivi l’atmosfera che ho voluto descrivere, che sicuramente riconoscerà
chi ha letto il libro, o almeno visto il film “Lolita”.
E’ da lì che viene l’idea di basarsi sul processo dei peccati commessi, per tornare
indietro nel passato e raccontarne la genesi.
Ed è da lì, e dalla canzone, che arriva la visione dell’amore (un pò anche personale); e
l’idea che per certe cose non c’è scampo, che certe scelte sono inevitabili.
P.S. Nella storia ci sono una o due frasi provenienti direttamente dal libro, prendetele come
un omaggio, perché ovviamente non potrei, e non voglio, prendermene il merito.
Va beh la smetto e vi lascio leggere.
Hope you enjoy.







Danger Days





Gentili signori, e signore della giuria, la storia che ascolterete è.. beh.. una storia d'amore.
Ma le mie parole non devono trarvi in inganno.
Non si tratta dell'amore da cartoline di San Valentino, e se come spesso accade i vostri
pensieri sono volati a quel tipo di sentimento, siete in errore.
L'amore che racconteremo oggi, è diverso.

Quello di cui parliamo in quest'aula è quell'amore caldo, come può esserlo il vento
in una giornata estiva nel deserto.
Avete presente quelle ventate bollenti, che sembrano bruciarti le budella dall'interno,
senza che ci sia rimedio per evitarlo?
Caldo e polveroso, e che ti toglie il respiro
Come la sabbia del deserto alzata dal vento, che ti acceca, e ti impedisce di respirare.
E' questo, quello di cui parliamo.
Non cerchiamo giustificazioni, ma forse, e dico forse, dopo aver sentito la storia
sarete voi stessi a darle per noi

E' esattamente nel deserto, signori, che questa storia è iniziata..


In uno di quei dinner, posizionati pigramente ai bordi dell'asfalto della route 66.
Questi posti di passaggio di viaggiatori occasionali e camionisti, dove le persone
si fermano solo per riconnettersi col mondo dopo lunghe e solitarie ore di viaggio.
Dopo chilometri e chilometri in cui l'unica compagnia è una voce sconosciuta
alla radio, a scatti peraltro, per via del segnale debole.
In uno di quei posti poco illuminati anche di giorno, dove la luce filtra solo
a strisce tra le tapparelle di alluminio, ed il ronzio dei neon è una compagnia
necessaria, anche nelle ore del mattino.

Frank stava pulendo pigramente il bancone quando la campanella attaccata
alla porta aveva tintinnato, manifestando l'arrivo di un cliente.
A quell'ora del mattino, oramai l'alba, gli avventori erano pochi, più che
altro le solite facce, i soliti autotrasportatori fermatisi al punto di ritrovo
prima di separare di nuovo le loro strade tra chilometri e polvere.
Il moretto aveva posato lo straccio, alzando gli occhi sul nuovo cliente.
Era rimasto immobile a guardarlo, trattenendo quasi il respiro.


Sapete la sorpresa? La sensazione che si prova quando il tuo sguardo si posa
su qualcosa che non hai mai visto in vita tua?
Qualcosa così nuova e diversa che non riesci a collegarla a niente di quello
che riguarda il tuo mondo attuale.

I capelli rossi dello stesso colore del fuoco, forse più accesi, la pelle
chiarissima, e gli occhi di un verde impressionante, infinito.
Nel complesso l'insieme dei colori poteva sembrare assolutamente sbagliato, ma su
di lui era completamente perfetto.
Frank gli aveva indicato un tavolo libero, ed il ragazzo si era allontanato
con un cenno del capo.
Il mormorio per l'ingresso di quello strano ragazzo si era spento nella
musichetta anni cinquanta che passava alla radio.
Così succedeva in quei posti, l'interesse per qualcosa si raffreddava velocemente
nella consumazione dei propri pasti, nel perdersi nei propri pensieri, progetti.
Nel riposarsi.
Il moretto aveva fatto un grande respiro, avvicinandosi al tavolo.

"Cosa prendi?"
"Cos'è meglio prendere?"
"La torta di pesche è buona"
"Ok, portami quella, ed un caffè nero"

Frank si era limitato ad annuire, allontanandosi per recuperare quello che il ragazzo
aveva chiesto.
Per quale motivo le sue mani tremassero leggermente, Frank non avrebbe saputo dirlo.
Il moretto aveva voltato il capo verso l'esterno del dinner.
I suoi occhi erano stati attratti da una macchina parcheggiata appena davanti
all'entrata, che l'aveva fatto rimanere a bocca aperta.
Non se ne vedevano molte come quella, non in quel posto.
Era bianca, con un'enorme bandiera americana dipinta sopra il cofano anteriore.
Doveva essere per forza di quello strano ragazzo.
Il moretto era ritornato al tavolo con l'ordinazione, lasciandosi andare a commenti
entusiastici sulla sua macchina.

Per dire qualcosa, una qualsiasi cosa che sai di dover dire, purché l’altro ti parli


Il ragazzo l'aveva guardato senza dire niente, e Frank si era sentito come un
ragazzino idiota, zittendosi immediatamente.
L'altro si era tolto il giubbino di pelle blu, sistemandosi meglio sulla sedia imbottita
del locale.
I suoi occhi sembravano perforarti la pelle, e Frank si era mosso a disagio sotto
quello sguardo

"Perché non ti siedi.. Frank? Io sono Gerard"

Il suo tono di voce si era abbassato, mentre leggeva la targhetta sull'uniforme
dell'altro.
Il moretto si era messo a sedere, guardandosi intorno per accertarsi che
il suo capo non fosse nelle vicinanze.
Era rimasto impigliato negli occhi dell'altro per un lungo istante, come se si
trovasse obbligato a guardarlo.
Aveva distolto lo sguardo osservando la macchina attraverso il vetro, per spezzare
quella specie di contatto che gli faceva sentire incredibilmente caldo.
Il ventilatore al soffito faceva uno strano rumore costante, ma non era di nessun
beneficio per la calura del deserto, intollerabile già a quell'ora del mattino.

"Hai una macchina bellissima"
"Grazie"

Gli occhi di Frank erano scivolati curiosi sulla carrozzeria.
Sullo sportello del guidatore campeggiava un grande numero 27, di un bianco
più chiaro e limpido del resto della vernice

"Perché 27?"
"E' la mia età"
"E l'anno prossimo come farai? Non avrai ventisette anni per sempre"
"Non pensare al domani Frank"

Gerard si era scostato una ciocca di capelli rossi dagli occhi, e gli aveva sorriso.
Aveva piccoli denti regolari e bianchi.
Nell'insieme quando la sua bocca si piegava in un sorriso era qualcosa di spiazzante.
Era come il sorriso di un bambino, troppo discordante con l'aria misteriosa
che quel ragazzo si portava dietro, eppure andava bene così.
Su di lui andava bene.
Frank avrebbe voluto chiedere di più, avrebbe voluto sapere tutto su quel
ragazzo, ma il suo capo l'aveva richiamato, e Frank si era alzato di fretta, rivolgendo
all'altro ragazzo uno sguardo di scuse, e sperando che non se ne andasse, non
così presto.
Mancava poco alla sua pausa.

Il moretto era tornato dietro al bancone, dopo aver ricevuto una bella strigliata
dal suo capo.
Aveva tenuto gli occhi posati su Gerard per tutto il tempo, staccandoli solo
di tanto in tanto per servire qualcuno, o per osservare il grande orologio alle
proprie spalle, contando ogni dannato movimento di quelle lancette che sembravano
muoversi con una lentezza estenuante.


Pochi minuti prima che le sette arrivassero il moretto si era spostato in bagno, tanto
per sciacquarsi il viso e dare una sistemata ai suoi capelli castani, che oramai gli
sfioravano il collo.
Frank aveva guardato per un attimo nello specchio di fronte a sè e si era sentito
strano, come se quei grandi occhi color nocciola che lo fissavano dalla superficie
vetrosa non fossero i suoi, come se fossero più aperti, più brillanti.
Come se aspettassero qualcosa.
Il moretto aveva riabbassato la testa e si era riempito i palmi delle mani di acqua,
rinfrescandosi ancora una volta il viso.
L'aria nel bagno era ancora più irrespirabile che all'sterno, e la stupida maglietta verde
dell'uniforme gli si era attaccata addosso, come una seconda pelle.

Le mani che gli si erano poggiate sulle braccia, fredde, l'avevano fatto sussultare
per lo spavento, e per il piacere di quella frescura improvvisa.


Era durato solo un istante, prima ancora che si voltasse sapeva già chi fosse.
Gerard l'aveva stretto contro il lavandino e l'aveva baciato, ancora il sapore
della crostata di pesche sulla lingua.
Frank aveva chiuso gli occhi ed aveva ricambiato,  mugolando direttamente
nella bocca dell'altro.
Era come se lo aspettasse, come se non avesse aspettato altro.
Le mani fredde di Gerard erano scivolate sulle sue braccia, dalle spalle fino
ai polsi.
Frank aveva tremato contro di lui e Gerard gli aveva sorriso, tirandolo su di peso
perché si sedesse sul lavandino.
L'aria sapeva di candeggina, sigarette e chissà che altro, ma nessuno dei
due sembrava farci caso.
Gerard aveva accarezzato il suo collo, strusciando i polpastrelli sulla sua pelle
fino alla nuca, per prendere le ciocche more del più basso tra le dita, tirandoli
leggermente verso il basso perché l'altro esponesse la gola.
Ci aveva affondato leggermente i denti, senza fargli male e Frank si era lasciato
andare ad un vero e proprio gemito.

Gli occhi del rosso erano scivolati come meravigliati sull'intera figura davanti a sè.
Era come fatto di innocenza, e colorato di peccato.
Gerard aveva spogliato il moretto, che era rimasto immobile come se fosse una
specie di bambolotto.
Gli sembrava di non riuscire più a controllare i suoi movimenti.
Il rosso l'aveva spogliato con delicatezza e irruenza allo stesso tempo, e poi
aveva tolto i propri vestiti.
Frank era rimasto fisso a guardarlo.
Era la cosa più incredibilmente bella su cui avesse mai posato gli occhi.
Un misto così forte di gentilezza e particolarità dei lineamenti, la pelle così pallida
da sembrare quasi bianca sotto le luci giallognole del bagno.
Il moretto si era come sbloccato, limitandosi ad allargare le gambe e tirare
Gerard più vicino a sè, dentro di sè.


Che importava che non si conoscessero?
Che importava quando il desiderio era così grande, e categorico, da trascinarli
velocemente verso la pazzia?



Entrambi avevano respirato a bocca aperta, per riprendersi dalla sensazione.
Gerard si era spinto immediatamente a fondo, facendo in modo che l'altro
circondasse il suo bacino con le gambe.
Lo voleva tutto intorno a sè.

Il sudore si condensava in piccole goccioline umide, mano a mano che i due ragazzi
si spingevano l'uno contro l'altro, e scendevano verso il basso scivolando sulla
loro pelle.
Anche i loro respiri affannati si condensavano sul vetro dello specchio dietro Frank, e
scendevano verso il basso lasciando delle piccole striature opache.
Il moretto apriva gli occhi a scatti, e gli sembrava che il mondo fosse a tratti rosso.
Scandito dai movimenti del capo di Gerard
Il neon sulle loro teste ronzava costante, come un sottofondo ai loro gemiti, insieme
alla musichetta della radio, che arrivava attutita fino a loro due.
Frank gemeva a bocca aperta, tenendosi con le mani sotto il lavandino sotto di sè.
Non gli importava del dinner, del lavoro, del fatto che qualcuno potesse sentirli.


Non esistevano nemmeno, tutte quelle cose.
Erano mai esistite?


E non avrebbe saputo dire quanto tempo era passato, da quando era entrato là
dentro.
Il moretto aveva circondato il collo di Gerard con le braccia, in una chiara richiesta
di aumentare il ritmo.
Sarebbe morto, se l'altro non l'avesse fatto.
Gerard l'aveva accontentato, poggiando entrambe le mani ai lati del capo di Frank, sullo
specchio.
L'impronta delle sue mani era rimasta lì, anche dopo che l'orgasmo li aveva colti
entrambi, destabilizzante ed improvviso da fargli spalancare gli occhi.
L'impronta era rimasta anche quando Gerard si era staccato dalla superficie vetrosa,
per tirare più vicino a sè il moretto, dicendo il suo nome.

Strano come quel nome scivolasse naturale sulla sua lingua come se l'avesse sempre
pronunciato.
Si erano vestiti entrambi senza fretta, guardandosi in viso l'uno con l'altro, ad ogni
singolo movimento.


Un incontro occasionale direte voi, signori e signore della giuria.
Un momento di passione consumato velocemente nella sporcizia di un bagno, col
calore del deserto ad incollare i corpi.
Non era questo. Non è questo che state ascoltando.




I due ragazzi erano usciti sorridendosi, e l'aria calda e rarefatta era stata
quasi un sollievo, rispetto a quella bollente del bagno.
Il locale li aveva accolti quasi svuotato del tutto.
Succedeva sempre, i clienti della mattina lasciavano il dinner, prima dell'ondata
di clienti dell'ora di pranzo.
Per il resto non sembrava essere passato un solo minuto da quando si erano
rinchiusi in bagno.
In posti come quello niente sembrava cambiare per davvero.


Gerard si era rimesso seduto al tavolo, mentre Frank tornava al suo lavoro.
Il ragazzo lo osservava pulire i tavoli, riempire i contenitori delle salse e dello zucchero,
senza riuscire mai a staccargli gli occhi di dosso.
Era rimasto seduto lì quasi l'intera giornata, ordinando solo altri caffè perché
non gli venisse portato via il tavolo.
Gli unici contatti tra i due ragazzi erano gli sguardi, che impregnavano l'aria in modo strano, come
se si parlassero senza dirsi una sola parola.
E le loro dita, che si sfioravano costantemente ogni volta che Frank posava una
nuova tazza di caffè tra le sue mani.
Aveva le dita fredde Gerard, e Frank socchiudeva gli occhi ogni volta.


Il cambiamento era arrivato con il passare delle ore.
Quante ne erano passate? Dieci? Cento?
Gerard era diventato nervoso; ed i suoi incredibili occhi si alternavano come una
strenua lotta da Frank alle vetrate, come se aspettasse qualcosa.
Qualcosa che tardava ad arrivare.

Il buio scende velocemente così come il sole sorge, nel deserto.
Il cielo diventa arancione, ed il vento si alza, portando via con sè un pò della
sabbia.

Frank aveva l'aria stanca, dopo le molte ore di lavoro.
Gerard posava gli occhi su di lui, di tanto in tanto, e si chiedeva se le persone
lo notassero.
Se notassero quello splendore, in mezzo al beige senza vita del deserto.
Il rosso era rimasto in silenzio ad aspettare che i loro sguardi si incontrassero
ancora.
E quando era successo aveva avuto la consapevolezza,
chiara come quella di dover morire, che quegli occhi color nocciola
e quelle ciglia lunghe si sarebbero portati via la sua anima.


Sguardi. Dita. Un incontro fortuito che si trasforma in qualcos'altro.
Due sconosciuti che cessano di esserlo, e diventano qualcosa di più.
Bastano queste piccole cose, vi chiederete?
Bastano. Si, è proprio così
Quando avrete ascoltato la storia saprete anche voi che è così



La calma irreale di quel posto era stata interrotta da uno stridio di freni, che
aveva alzato la polvere intorno alla macchina nera, con un grande ragno stilizzato
dipinto sul cofano.
Un rumore improvviso riecheggia enorme nel silenzio pigro del deserto, come se
il frastuono si diffondesse insieme alla sabbia alzata dal vento, e si muovesse
lontano.
La macchina aveva parcheggiato di fretta davanti al dinner.
Gerard si era alzato in piedi, e Frank si era avvicinato a lui istintivamente, senza
sapere bene perché.
Vedeva la tensione sul corpo del ragazzo, i muscoli delle braccia, adesso scoperte,
tesi e rigidi, come la sua mascella.
Un ragazzo con i capelli biondi era entrato trafelato nel dinner, dirigendosi
direttamente verso Gerard.
Il rosso aveva posato gli occhi su Frank, prima ancora di sentire il biondo
pronunciare qualsiasi parola.

"Dobbiamo andare Gee, adesso."

Il più grande aveva assentito col capo, mentre i suoi occhi erano ancora
fissi sul moretto, che lo guardava confuso.
Non era pronto a non vedere mai più quegli occhi.
Non li aveva visti mai, prima di quella mattina, e adesso non era pronto
al fatto che sparissero nuovamente, per sempre.

"Che succede?"
"Devo andare Frank"

E nell'esatto momento in cui l'aveva detto aveva capito che non voleva
lasciarlo lì, ad avvizzire in mezzo a quel posto senza colore, dove i minuti
scorrevano senza che niente cambiasse davvero.
Gli aveva afferrato una mano, una soltanto, ed i suoi polpastrelli freddi
si erano poggiati sulle dita calde di Frank.

"Vieni con me"

Prima che l'altro potesse chiedere una spiegazione, o dire qualsiasi cosa,
il rosso però aveva ritratto la mano.
I pensieri corrono veloci e si accavallano, quando la tensione ti assale.
Quello che desideri, e quello che è giusto fare.

Non poteva portarlo con sè
Non in una situazione come quella, non per scappare come criminali, correndo
sulle strade impolverate del deserto.
'No', aveva detto questo soltanto, prima di staccarsi di qualche passo
dal moretto, lasciandolo ancora più confuso.
Il ragazzo biondo aveva interrotto quello strano scambio di sguardi silenziosi,
con la voce che trasudava nervosismo ed impazienza

"Gee dobbiamo andarcene cazzo"

Frank aveva ascoltato quella frase ancora una volta.
Non aveva chiesto nulla, non aveva detto, nulla.
Si era limitato a togliersi il grembiule che indossava sopra l'uniforme verde del
dinner, che era scivolato ai suoi piedi, senza che Gerard potesse impedirsi
di guardarlo.
Il moretto si era allungato ad afferrare di nuovo la sua mano, ed il rosso
aveva scosso la testa.

"No, Frank"
"Invece si"
"E' pericoloso"

Il moretto era trasalito per un attimo.
Non sapeva dove sarebbero andati, non sapeva perché fosse pericoloso nè
da cosa o da chi Gerard stesse scappando.
E la cosa più sorprendente era che non gliene importava niente.
Gerard aveva preso quella pausa per incertezza, combattuto tra il desiderio
dilaniante di portarlo con sè ed il desiderio altrettanto forte di tenerlo al sicuro.
Gli aveva stretto la mano più forte

"E' adesso o mai più Frank"
"Andiamo"

Erano corsi fuori, e mentre il ragazzo biondo ritornava nella sua macchina, loro
erano saliti di fretta in quella di Gerard, che era partito con un rumore stridente
che aveva fatto sobbalzare il moretto, immettendosi sulla strada
La macchina nera li precedeva, immediatamente davanti a loro.
Il rosso guardava continuamente nello specchietto retrovisore, per controllare
che nessuno li stesse seguendo.
Frank si era voltato indietro, ed era allora che le aveva sentite.
Le sirene della polizia.
Non c'era nessuno dietro di loro, erano ancora un'eco lontana, ma poteva
sentirle.
Aveva cercato la mano di Gerard e gliel'aveva stretta.
Le due macchine avevano portato la velocità al massimo quasi in contemporanea.
Le strade polverose sfrecciavano sotto di loro come una linea indefinita che
non finiva mai.
Le braccia di Gerard si tendevano per lo sforzo di stringere il volante.

Viaggiare in mezzo al deserto era come essere trasportato in un altro mondo,
come se non ci fosse nessun posto dove andare, solo distese e distese di
asfalto e polvere rossastra.
Per fortuna i piccoli paesini ai bordi dell'autostrada apparivano all'improvviso,
ridandosi una sensazione di essere ritrasportati nella realtà.


La macchina nera aveva improvvisamente svoltato a sinistra, immettendosi
in un ammasso di vecchi palazzi bianchi e sporchi.
Avevano continuato a correre fino a raggiungere una strana costruzione
bassa e vecchia, con la sola scritta 'motel' illuminata dai neon rossi.
Frank aveva fissato l'insegna, guardando alcune delle lettere che ogni tanto
si spegnavano.
Gerard aveva parcheggiato nella parte posteriore del motel, che non dava
sulla strada, l'altra macchina si era allontanata leggermente da loro.

"Scendi Frank"
"No!"
"Ti prego, scendi ed aspettami dentro, devo sistemare la macchina"
"Torni vero?"
"Si"

Il moretto non aveva chiesto altro, ed era sceso.
Non era entrato nel motel però, gli aveva dato un'occhiata dall'esterno.
Era chiaramente uno di quei posti squallidi, dove si fermavano soltanto
viaggiatori occasionali e persone che si incontravano lontano dal cuore
della città per incontri non proprio leciti.
Le mura erano sporche e scrostate, e una serie di porte verdi e altrettanto
scrostate si snodavano intorno alla costruzione, e su un paio di prolungamenti
ai lati dello stabile.

Gerard l'aveva raggiunto dopo almeno un quarto d'ora, insieme al biondo
che era andato a cercarlo ed ad un altro ragazzo
Il rosso aveva coperto completamente i suoi capelli rossi con un cappello nero, ed
un paio di occhiali dalle lenti a specchio.
Anche gli altri ragazzi erano coperti, probabilmente per rendersi meno
riconoscibili.

"Entriamo separatamente"
"Io e Frank entreremo più tardi"


Il biondo aveva guardato Gerard quasi con preoccupazione, chiedendosi come
gli fosse venuto in mente di portare quel ragazzino insieme a loro, ma non aveva
detto una parola, facendo come gli aveva detto, ed allontanandosi
insieme all'altro ragazzo.
Gerard aveva afferrato la mano del moretto ed aveva iniziato a camminare, nella
stessa direzione dalla quale era arrivato pochi minuti prima.
Frank l'aveva seguito docile, senza fare domande.
Gli sembrava di potersi fidare di lui, nonostante l'assurdità della situazione.


Da dove viene la fiducia? Nè io nè voi lo sappiamo, signori.
Si costruisce col tempo oppure è qualcosa che ti colpisce?
Uno sguardo, un sorriso? Dita che si toccano?
Chi dice che non bastano due ore per lasciarsi tutto alle spalle, ogni singolo
frammento della tua vita precedente?
Non è forse amore, questo?



I due ragazzi avevano camminato per almeno dieci minuti, prima di raggiungere un vecchio
deposito di auto, per lo più rottami, nel bel mezzo del nulla.
L'asfalto era sporco di olio e tutta l'aria era satura di odore di benzina.
Alcune macchine erano aperte, smontate, alcuni pezzi erano lasciati per terra, ed
erano ricoperti di polvere e sporco, altre macchine erano coperte da tendoni
lisi e sporchi anch'essi.

"Perché siamo qui?"
"Diamo meno nell'occhio se entriamo dopo, così non possono collegare che siamo
 arrivati insieme a loro"

Frank aveva annuito, vagamente sconcertato da tutta quella situazione.
Gerard sapeva che era arrivato il momento delle domande, il momento di spiegare
all'altro cosa stava succedendo, e lasciare che decidesse che cosa fare.

"Chi sono quei due ragazzi?"
"Il ragazzo coi capelli biondi è Mikey, mio fratello, l'altro è Ray"
"Perché la polizia vi sta cercando?"
"Rapina"
"Qualcuno si è fatto male?"
"No.. cioè non abbiamo mai fatto male a nessuno.. in quel senso"

Gerard aveva guardato Frank negli occhi per un attimo, poi aveva abbassato il capo.
Per la prima volta in vita sua si vergognava di quello che faceva.
Non gli era mai importato, mai una sola volta prima di incontrare quegli occhi color
nocciola.
Frank era così fiducioso, innocente, pulito, si sentiva così sporco al suo confronto.
Il moretto gli aveva preso il mento tra le dita per farsi guardare.

"Non dovresti essere qui, mi dispiace"
"Allora perché mi hai portato con te?"
"Perché non potevo evitarlo Frank. Tu non mi conosci neanche, perché sei venuto?"
"Per il tuo stesso motivo"
"Domani mattina quando ripartiremo è meglio se resti qui, ti lascerò dei soldi
 per tornare a casa"
"Non vado da nessuna parte"
"Frank.."
"Dammi un bacio Gerard, non pensare a domani"

Il moretto si era attaccato alle sue labbra, e Gerard se l'era trascinato addosso,
schiudendo le labbra dell'altro con la lingua ed affondando le mani nei suoi capelli.
Frank aveva fatto scivolare le mani sul petto dell'altro, sentendo il suo cuore
battere furiosamente sotto le sue dita.
Il rosso si era staccato solo dopo qualche minuto, incastrando le sue dita in
quelle dell'altro.

"Dove andiamo?"
"Vieni e basta"

L'aveva trascinato con sè, arrivando fino alla parte più posteriore di quel grosso
deposito.
Si era avvicinato ad una delle macchine coperte ed aveva scostato il telone nero.
Frank aveva visto solo parte della carrozzeria, ed aveva riconosciuto l'auto
di Gerard.
Il risso aveva alzato il telone solo quanto bastava per aprire la portiera, ed aveva
fatto cenno a Frank di entrare.
Il moro aveva fatto come gli diceva, e Gerard era salito un attimo dopo, chiudendo
la portiera dietro di sè ed aprendo il finestrino per far ricadere il telone, in modo
che coprisse di nuovo completamente la macchina.


Non appena l'aveva fatto era stato il buio.
Frank aveva chiuso ed aperto gli occhi per un paio di volte per abituarsi all'oscurità
improvvisa.
Non riusciva a vedere nulla ma sentiva il respiro di Gerard.
Il rosso l'aveva tirato verso di sè, baciandolo con impeto e cercando di non farlo
sbattere nella leva del cambio.
Gli aveva sfilato la maglietta, buttandola sui sedili posteriori, e si era sfilato il giubbotto
di pelle.
Frank aveva allungato le mani per cercare a tentoni il corpo di Gerard, e le aveva fatte scivolare addosso all'altro per cercare l'orlo della t-shirt.
Poi aveva fatto lo stesso con i pantaloni.
Il rosso aveva sbottonato i jeans del più piccolo, e Frank aveva alzato leggermente i fianchi perché l'altro potesse sfilarglieli.
Lo spazio piccolo ed il buio rendevano le sensazioni ancora più forti.
Si sentivano solo i loro respiri, ed il calore quasi insopportabile dell'abitacolo.
Gerard l'aveva fatto salire a cavalcioni su di sè, e le loro pelli erano già sudate.
Aveva scostato i capelli sudati del moretto dal suo viso, lasciando liberi i propri
dal cappellino che aveva indossato per coprirli.
Non poteva vederlo, ma sapeva che era bellissimo, come quando avevano
fatto l'amore nel bagno.
L'innocenza, intrisa di peccato, ancora una volta


Le sue mani erano scivolate sulle cosce del moretto, e l'aveva sentito tremare
sotto le sue dita.
Il nome di Frank era scivolato fuori dalle sue labbra basso come un sussurro, pigro
e allo stesso tempo impaziente.
Nella macchina coperta dal telone i suoni erano ancora più ovattati, e Frank non
era riuscito ad impedirsi di gemere a sentirlo.

"Gerard ti prego.."

Il tono era ugualmente sussurrato, ed era stata l'unica cosa che si erano detti.
Gerard era entrato dentro di lui, passando le unghia sulla schiena sudata
del moretto.
Frank si era mosso lentamente, reggendosi al poggiatesta del sedile, mentre
Gerard cercava di toccare quanta più pelle possibile.
L'avevano fatto così, senza mai aumentare quel ritmo lento e profondo, e quando
l'orgasmo era arrivato per entrambi era risuonato nello spazio ristretto come una
bomba, mentre entrambi dicevano il nome dell'altro


Ci si può innamorare di qualcuno solo facendo l'amore due volte?
O prima ancora, ci si può innamorare solo incontrando gli occhi di una persona
per la prima volta?
E fino a che punto, signori?



Erano rimasti in quella macchina fino all'alba, scomodi e semidistesi su quei sedili
chiari.
Erano rimasti finché il sole non era filtrato attraverso il telone scuro.
Frank si era addormentato poggiato contro Gerard, ed il rosso gli aveva
accarezzato i capelli per svegliarlo.

"E' ora di andare"
"Ok"
"Dovresti restare qui Frank, dovresti tornare a casa"
"Non dirlo più, ok? Non lo farò"


Fino a che punto ci si può innamorare?
Fino a rischiare la propria vita?
E' quello che è successo, signori della giuria
Si possono incolpare azioni fatte per amore?
Chi di noi non hai mai pensato, almeno una volta nella vita, che il futuro fosse
a prova di proiettile?



I due ragazzi avevano scoperto la macchina ed avevano guidato fino all'albergo,
dove la macchina nera li stava già aspettando.
La notte era passata, e le sirene della polizia si erano zittite.
Erano al sicuro, o almeno credevano di esserlo.
Mikey pensava che suo fratello fosse pazzo a portarsi quel ragazzino dietro.
Ma nessuno aveva detto una parola.
Si leggeva negli occhi di Gerard che era una decisione irremovibile, che voleva
portarlo con sè, a discapito di qualsiasi cosa.
Le due macchine si erano immesse nuovamente sulla strada, per allontanarsi
il più possibile da quel posto.
Gli occhi di Gerard si erano posati sul moretto, ed aveva sorriso, pensando che era
bellissimo, in quella macchina troppo calda per via del sole cocente, con i capelli
attaccati al viso per il sudore, in quella fuga che non gli apparteneva.
Non avrebbe mai potuto lasciarlo andare.


Il suo sorriso si era spento dopo solo qualche secondo, quando improvvisamente
le sirene della polizia avevano riempito l'aria col loro rumore, molto più
vicine della sera prima.
Probabilmente li stavano aspettando
Frank aveva sbarrato gli occhi spaventato, mentre Gerard spingeva al massimo
l'acceleratore.


"Apri il cassettino del cruscotto Frank, e prendi quello che c'è dentro"

Il moretto aveva fatto come gli diceva, trovandosi una pistola di acciaio scuro
tra le mani, che gli erano tremate per la paura.
Non ne aveva mai tenuta una tra le mani, non ne aveva nemmeno mai vista
una dal vivo

"Gerard, no.."
"Non lascerò che ti facciano male Frank"
"Ne faranno a te se la porti, ti spareranno"
"Andrà tutto bene"


Ed è strana la sensazione che si prova, come una dissonanza, quando non ti
importa della tua stessa vita, non ci hai mai dato peso, e poi senti che lasceresti
che ti ammazzassero, per la vita che respira seduta appena qualche centimetro
accanto a te



Entrambe le macchine aveva inchiodato di colpo quando avevano visto le luci
lampeggianti delle sirene anche davanti a loro.
I freni avevano fischiato così forte per lo sforzo che Frank si era coperto
istintivamente le orecchie.
Gerard si era guardato intorno, ed aveva sterzato di colpo lasciando l'asfalto
per uscire dalla strada ed immettersi direttamente nella distesa del deserto.
Non sapeva se la macchina avrebbe potuto correre sulla sabbia, ma doveva
provare.
La polvere si era alzata tutta intorno quando le ruote si erano mosse sulla superficie
polverosa, impedendogli per un attimo di vedere qualsiasi cosa.
La voce dei poliziotti provenienti dagli altoparlanti gli intimava di fermarsi.
Non erano riusciti ad andare lontano, la polizia li aveva raggiunti velocemente, ed erano
stati costretti a fermarsi.
In lontananza Gerard aveva visto Mikey e Ray che venivano trascinati fuori
dalla macchina, ed aveva stretto i pugni.


"Ho paura Gerard"
"Lo so piccolo, mi dispiace. Resta in macchina"
"Cosa? Perché?"


Prima che Frank potesse fare qualsiasi cosa il rosso era sceso dalla macchina,
lasciando la pistola sul sedile, e portando le mani alzate sul capo
Aveva fatto qualche passo in avanti verso i poliziotti.
Era stato urlato anche a Frank di scendere, ma Gerard aveva scosso la testa,
facendogli segno di aspettare

"Lui non centra niente, lasciatelo andare"
"Fallo scendere dalla macchina e fermati"

Gerard aveva continuato a camminare, e nel nulla del deserto i suoi capelli rossi
sembravano brillare come una luce nel beige della sabbia.


"Lui non c'era, non ha fatto niente. Lasciatelo andare"


E poi era successo tutto molto in fretta.
Sono sempre molto veloci certe cose, no? Troppo veloci.
I poliziotti avevano puntato le pistole contro Gerard, nonostante fosse disarmato.
Che importava? Era soltanto un criminale, non sarebbe stata una grande
perdita


Quand'è che scatta la scintilla?
Quand'è che una cosa grave si trasforma in una tragedia?
Quando qualcuno si fa male? Quando qualcuno muore?
Quando qualcuno spara?



Il rumore della pistola era stato mille volte più forte nel silenzio, era rimbombato
nell'aria insieme alle grida di Frank
Il moretto aveva preso la pistola poggiata accanto a lui sul sedile, mentre
Gerard cadeva a terra.
Si era accasciato sulla sabbia con una lentezza dolorosa, come certe scene
dei film a rallentatore, e Frank aveva strizzato gli occhi, solo per un attimo, per
cancellare quell'immagine.
Si era buttato fuori dalla macchina, stendendo le braccia in avanti e puntando l
a pistola davanti a sè
Aveva sparato, senza nemmeno guardare a cosa stesse mirando.
Un altro colpo aveva tagliato l'aria, ed il contraccolpo l'aveva quasi fatto cadere
per terra, mentre la pistola gli scivolava via dalle mani tremanti.
L'ultima cosa che Frank ricordava era stata la sabbia nella sua bocca, mentre
lo spingevano a terra e lo tenevano per ammanettarlo, mentre lui si sforzava
di tenere gli occhi aperti per guardare Gerard, che veniva ammanettato
a sua volta, mentre la sua gamba sinistra perdeva sangue.
Non era riuscito a tenere gli occhi aperti a lungo, per via della polvere, ma sorrideva.

Gerard era vivo, e Frank sorrideva.


Fino a che punto si può amare, signori della giuria?
Fino al punto di rischiare la propria vita, per salvare quello che si ama.
Chi dice che un solo giorno non è abbastanza per innamorarsi?
Improvvisamente, disperatamente, senza speranze?



La giuria era rimasta immobile sul banco, mentre nell'aula di tribunale si alzava
un leggero brusio di sottofondo.
Gli occhi erano tutti puntati su Gerard, e su Frank, seduti l'uno accanto
all'altro in una gabbia, come degli animali, come allo zoo.
L'avvocato aveva ripreso a parlare, zittendo il brusio.


Molti errori sono stati commessi, non cerchiamo una giustificazione per questo.
Errori che dovranno essere pagati, lo sappiamo.
Ma nessuna vita è stata spezzata, fino a questo momento.
Il massimo della pena, l'ergastolo, è quello che viene chiesto per gli imputati
E' giusto spezzare la loro, di vita?
Quanto gravi si possono considerare, azioni folli commesse per amore?



Gerard aveva allungato la mano, e le sue dita fredde avevano incontrato
quelle calde di Frank, stringendole forte.

"Mi dispiace Frank"

Il moretto aveva osservato il viso chiaro di Gerard, pallido e stanco per i giorni
trascorsi in prigione
I capelli cortissimi, esattamente come i suoi, che gli erano stati tagliati non
appena avevano messo piede in carcere.
Non gli avevano mai permesso di vederlo, in quei lunghi mesi, ed adesso anche
stare lì in quella specie di gabbia come fottuti animali dello zoo, solo seduti uno
vicino all'altro, gli andava bene.
Ed era sempre la stessa emozione, era sempre Gerard, con i suoi capelli rossi
ed il sorriso disarmante, con i suoi occhi di un verde liquido e le dita fredde.


Cosa potresti mai rimpiangere, quando hai scelto tu stesso il tuo peccato?
Il tuo paradiso?
Un paradiso illuminato dai bagliori dell'inferno, ma pur sempre, un paradiso.


Il moretto aveva sorriso, lasciando che quel sorriso mostrasse a Gerard
quello che pensava.
Quanto fosse inevitabile quello che era successo.
Quante altre volte avrebbe ripetuto esattamente le stesse, identiche azioni, piuttosto
che continuare la sua vita in quel dinner, senza rivederlo mai più.
Si erano guardati ancora, mentre i rumori dell'aula sembravano non raggiungerli
nemmeno.
L'arringa dell'avvocato si era spenta, progressivamente, come i rumori esterni
si ovattano fino a sparire quando per gioco ti copri le orecchie
E le loro mani si erano strette più forte.



Adesso che la storia è stata raccontata..
Ci rimettiamo alla clemenza della corte.










   
 
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