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Autore: livia    23/09/2010    2 recensioni

Questo è un racconto che può essere definito autobiografico-fantastico, poiché mescola elementi della mia vita reale con altri inventati di sana pianta, e conditi con alcune delle ricette di cucina che amo di più. Non è una fan-fiction, ma si può dire che alcuni personaggi sono una vera "citazione" di altri ben noti, che sono sicura riconoscerete benissimo....
Ciao,
Livia
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Voglio andar via
i sogni cercano dove ma via (1)




Quando sparo Claudio a tutto volume in autoradio vuol dire che ho passato la misura.
E' venerdì e la Firenze-Pisa-Livorno è intasata dal traffico dei villeggianti in partenza, e io sembro essere l'unica cretina che sta ancora lavorando.
Che settimana d'inferno che è stata, questa mia prima settimana di rientro a Firenze.
Giampaolo è partito per la sua amata Sardegna dopo avermi fatto una proposta talmente irresistibile che ci ho sputato sopra. Il mio racconto gli è piaciuto, si vede che ho stile e vorrebbe davvero darlo alle stampe assieme a qualche altro che potrei scrivere in modo da costruire una piccola raccolta. Ovviamente sarei pagata solo ed esclusivamente in base alle vendite, e ovviamente ci sarebbe da apportare qualche piccola modifica funzionale.
- Per esempio, Livia, chi è questo grezzo che prima fa il commissario e poi fa il contadino? Suvvia, non si è mai visto: cerchiamo di dargli un'identità più credibile...
- Scusa se mi permetto, Giampi -, l'ho interrotto io. Il “Giampi” ce lo fa usare a tutti perchè “siamo una squadra di amici”, certo certo, - Il fatto è che io non avevo nessuna intenzione di mandarti quel racconto, l'avevo scritto per me. Riguardo al commissario, esiste davvero ed è un mio amico, e anche se non leggerebbe mai il racconto perché non parla italiano, non mi piace affatto l'idea di sputtanarlo così....
Ovvio che Giampi iniziasse una subitanea rappresaglia. Mi fa le pulci sulla traduzione, che dalla bomba che era si è improvvisamente trasformata in una vera schifezza, e visto che oramai sono rientrata ha visto bene di affibbiarmi tutto l'orario di quel lecchino di Gabriele che ha potuto andarsene in Versilia con la sua famiglia, cosa vuoi, in fondo lui ha i figli...
In questo primo girone infernale fiorentino, inoltre, ho anche rivisto Filippo, tanto per non farmi mancare nulla. Mi ha lasciato diecimila messaggi in segreteria pregandomi di contattarlo appena fossi tornata, e una sera siamo andati in pizzeria in Santo Spirito.
Si è fatto crescere un'ombra di barba che lo rende più interessante, anche se non ha perso l'abitudine di schiacciarmi la faccia contro le porte basculanti. Ha sfoderato tutto il repertorio di uno che vorrebbe tornare sui suoi passi, ho pensato tanto a noi, mi sei mancata, questa città è piena di ricordi...e mi sono sentita rispondergli con le stesse parole che lui ha usato con me non molto tempo fa: “ho bisogno di staccare un po'”. Incredibile come le situazioni si possano ribaltare in un batter d'ali.
Mi accascio sul volante, guardando la fila interminabile di macchine con aria desolata. Di questo passo arriverò a casa alle dieci, e in più ho anche una fame da lupi.
Frugo nello sportellino del cruscotto, approfittando del fatto che siamo completamente fermi: sono certa di averci messo un pacchetto di crackers prima di partire per la Provenza, e...la fila si rimette in movimento e allora appoggio una mano sul volante mentre con l'altra continuo le ricerche. Li ho forse mangiati in autostrada? No, mi sono fermata a un autogrill, me lo ricordo bene...ah, eccoli, finalmente! Apro la confezione con i denti e stacco un primo grosso morso....e quello che diavolo è?, mi chiedo mentre l'occhio mi cade sull'astuccio di un CD che non mi pare di aver visto prima di ora.
Lo tiro fuori e vedo che non ha copertina, ma solo una scritta sulla superficie del disco, in pennarello inedelebile:
“Buon viaggio, LiviÁ!”
Mi viene un tuffo al cuore e riesco solo per un pelo a evitare di tamponare la Kangoo davanti a me, con i freni della Michelina che stridono per il dolore.
La calligrafia la conosco eccome, dal momento che è la stessa che mi ha appuntato il proprio numero di telefono sulla pagina di un blocchetto in casa della nonna....
mano mi trema non poco mentre inserisco il CD nel lettore, e non me ne importa niente di essere intrappolata in questa fila di macchine che si è di nuovo bloccata e che sembra non dover ripartire mai.




(1) “Via”, Claudio Baglioni
  
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