A Darkyna, perché tutto è cominciato con il suo
wallpaper di B-Rabbit. :D
Guida alla lettura – maneggiare con
cautela. Come afferma Leo nell’episodio
18, lo spoiler «è tra gli atti più imperdonabili di questo
mondo». Perciò, a meno che non abbiate visto la versione anime di Pandora
Hearts almeno fino all’episodio 17 – o,
semplicemente, a meno che sappiate sopportare di rovinarvi qualche sorpresa sul
conto di Xerxes Break, Xarxes
Blake o comunque vogliate scriverlo (xD), non siete
tenuti a proseguire nella lettura di questa fic,
anche perché rischiereste di non comprenderla appieno. Inutile specificare
che ad ogni coraggioso lettore andrà la mia immensa gratitudine.
Guida alla lettura II. Comune infestante dei campi, del frumento e
dell’orzo, il papavero si rinviene con estrema facilità anche ai
bordi delle strade, tra le macerie, nei campi incolti, lungo i fossati. Il
papavero è un fiore tanto bello quanto delicato: perde i suoi petali
dopo un solo giorno e se lo cogliamo avvizzisce subito. I greci antichi
rappresentavano la morte e la notte coronate di papaveri. [Fonte:
Laboratorio dei Sogni]
Sentaku ~
Does
it hurt you?
{ I was stained by a role, in a day: not my own
But as you
walked into my life you showed what needed
to be shown }
« Non fare
una cosa così stupida. »
« Oujo-sama… »
« Questo
è quello che cercavi… La ragione per cui
vivi… »
« Va tutto
bene. »
«
Xerxes-niisan, guarda questo! »
La
bambina gli mostra orgogliosa il fiore rosso sangue ben stretto tra le sue manine
candide. È una pianta ordinaria, nulla a che vedere con le magnifiche ed
appariscenti rose che adornano i giardini della duchessa Rainsworth;
e a giudicare dalle macchie di terra sul suo abitino azzurro, la piccola deve
aver faticato non poco per appropriarsene. Fiori così comuni non vengono
tenuti in bella vista, ma restano sullo sfondo della scena a dare spazio ai
protagonisti dotati di sontuosi petali e profumi. Eppure, tra i tanti fiori che
potrebbe cogliere in questo pomeriggio mite, Sharon sembra non avere occhi che
per quel papavero.
L’uomo
dall’aspetto di un ragazzo porta le mani alle ginocchia, si china e piega
il capo, perplesso. « Cos’ha di speciale, oujo-sama?
»
La
duchessina alza su di lui un paio di occhi d’ambra scura, che per qualche
motivo lo fanno pensare al miele e alla cannella. È dolce e pungente
insieme, la piccola oujo-sama, mentre gli sorride e
gli risponde con l’invidiabile semplicità dei suoi anni.
«
Ti somiglia, nii-san. »
L’uomo
non crede che si abituerà mai a sentirsi chiamare così. Non
è suo fratello – lui è solo uno che porta in giro la
propria faccia di più di trent’anni fa ed un nome che invece
neppure gli appartiene. Ma il modo in cui Sharon e sua madre lo hanno accolto
nella famiglia Rainsworth non può non colpirlo
ogni singolo giorno, e anche stavolta lui si ritrova a sorriderle, anche se ha
imparato a farlo da pochissimo tempo e anche se ancora gli capita di sorridere
solo con lei.
«
E, di grazia, cosa ve lo fa credere? » le chiede divertito, chinandosi di
più per sedersi di fronte a lei nell’erba curata e florida.
E
la bambina lo guarda dritto nell’unico occhio che gli è rimasto.
« Ha lo stesso colore » si limita a dire.
L’uomo
che oggi si fa chiamare Xerxes Break sente il sorriso
scivolargli via dalle labbra, rimpiazzato da una muta sorpresa senza parole.
La
bambina sembra intimidirsi di fronte al suo silenzio, e abbassa gli occhi sul
fiore che ancora tiene in mano, non rinunciando però a spiegarsi.
«
Tu potresti dirmi che tanti fiori sono rossi, che anche le rose spesso lo sono.
Ma non è la stessa cosa. Quando guardi una rosa non pensi mai al dolore
delle spine; pensi solo a quanto è bella. Di un papavero invece non si
pensa alla bellezza o al profumo: è il suo richiamo alla morte a colpire
per primo la mente. » Torna a guardarlo, e ancora una volta cannella e miele si specchiano nel sangue. « Tu hai dentro tanto dolore
e tanta morte. Vero, Xerxes-niisan? »
Non
può risponderle. Non può dirle che il suo buon Xerxes-niisan non è affatto buono e non è
affatto Xerxes. Non può spiegarle nulla,
perché malgrado quelle parole troppo sagge e troppo acute, Sharon Rainsworth è solo una bambina, e sarebbe solo
un’altra vana vittima della sua storia di follia e ignominia – ma
forse si sta semplicemente ingannando, come sempre. Forse è solo che
è lui a non voler rivivere
tutto, a non voler ricordare più, mai più, mai più quell’ignobile e folle storia. La piccola oujo-sama gli ha insegnato a sorridere di nuovo; e
l’uomo con l’occhio rosso nella faccia da ragazzo non vuole
toglierle il conforto di vedergli in volto quel sorriso.
E
allora si limita a regalargliene un altro, senza rispondere, consapevole che
lei ad ogni modo capirà. Perché nonostante la giovinezza, o forse
proprio per questo, i bambini vedono molte più cose di chiunque altro, e
non hanno bisogno di conferme.
Sharon
muove i suoi piccoli passi verso di lui, finché è abbastanza
vicina da sfiorargli la benda sull’occhio mancante con la manina alzata.
«
Ti fa male? »
L’uomo
continua a sorridere e solleva appena le spalle. « Un po’, a volte.
»
La
bambina gli accarezza il viso, percorre con le dita quella stessa guancia che
lei stessa un giorno ha asciugato dal sangue, dimostrando seppur così
piccola di possedere tutta la forza e tutto il coraggio che ci si aspetti
dall’erede del ducato Rainsworth – e poi
scende ad appuntargli il papavero rosso sul petto, vicino al cuore, vicino al
sigillo che non visto segna la sua condanna.
«
Se resterai sempre con me, nii-san, potrei essere io
i tuoi occhi. »
Nella
sua mente l’immagine di un’altra
bambina, più piccola, più impaurita, più indifesa. Non lasciarmi sola. Quanto fanno male le
parole non mantenute; nessuna perdita di nessuna parte del corpo può
eguagliare quel tipo di dolore.
Mentre
prende tra le sue le mani della piccola Sharon e le sfiora con le labbra,
l’uomo che oggi si fa chiamare Xerxes Break sa
di aver appena ritrovato una strada per la redenzione ed un posto dove stare.
Piange sul suo
petto, la Sharon di oggi, e il suo profumo è ancora quello di tanti
– ma quanti? – anni fa. Non avrebbe voluto vederla piangere;
avrebbe preferito che avesse continuato a colpirlo. Ma la sua mano si è
arrossata quanto il viso di lui, il cuscino è caduto a terra e la rabbia
ha infine alzato il velo su tutto ciò che c’era dietro, e che
è uscito definitivamente allo scoperto con le lacrime della ragazza.
« Non
dovevi, Break. Non dovevi. Dovevi lasciarmi morire. »
L’uomo che
ha ancora l’aspetto di un ragazzo non risponde.
Potrebbe dirle che inconsciamente, quel giorno, ha promesso davvero di restare
sempre con lei; oppure potrebbe ripeterle che lo ha fatto solo per se stesso.
Ma in qualche modo sente che le parole non servono: la sua piccola oujo-sama è sempre stata brava a capire anche i
silenzi.
Così
compie soltanto un gesto simile a quello di allora, nel giardino dei Rainsworth, e le bacia dolcemente quella mano che solo un
minuto fa lo ha schiaffeggiato.
« Vi fa
male? »
E Sharon forse
ricorda, e forse è con meno rimprovero e con più affetto che lo
abbraccia, quando con l’altra mano lui le offre una caramella al sapore
di cannella e miele.
Spazio
dell’autrice
Primissimo tentativo in questo fandom; perché io amo Break. L’ho amato
fin dal primo leccalecca che gli ho visto mangiare, non scherzo. :3
Che dire? Non sono molto sicura del
risultato. Anche perché non è facile scrivere di questi due
personaggi. Il loro rapporto sembra sempre all’insegna della formalità,
del padrona-servitore, e poi arriva l’episodio 17 a sconvolgere tutto –
lei che viene rapita e lui che rinuncia alla sua unica ragione di vivere pur di
salvarla. E confesso che, per quanto questa shot non
voglia assolutamente essere romantica, io mi sono sciolta nel fangirl mode nel momento in cui Sharon si è gettata
piangendo tra le braccia di Break. <3
Dicevo, non sono sicura che sia venuta
come l’avevo progettata, ma sentivo veramente la necessità di
scrivere su Pandora Hearts, un anime che mi ha
colpita al cuore. E spero che questa cosina possa piacere a qualcuno. ^^
Ultimissime note: ‘Sentaku’ vuol dire ‘scelta’, e si
riferisce alla decisione di Break di restare fedele al casato Rainsworth di lì in poi; i due versi iniziali sono
tratti dalla canzone Twilight
di Vanessa Carlton.
Con la speranza di tornare più
in là da queste parti. Sayonara minna!