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Autore: glendower    24/09/2010    4 recensioni
Voglio mangiare le mie membra, liberarmi di questo scheletro d'osso.
Non sento. Non vedo. Non tocco.

Libertà. Io non l'ho.
E ballo, vivendo nonostante tutto.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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danse macabre


Tac.Tac.Tac.
Giro tondo intorno al mondo.

Toc. Toc. Toc.

Ho cucito su di me, ogni disgrazia.

Ho un abito splendido.

E ballo. B A L L O . Ballo.


Denti. Cervello. Cuore. Pensiero.
Un buco nero nelle orecchie.

 

Risucchio tutto quel che sento.

Voglio mangiare le mie membra, liberarmi di questo scheletro d'osso.
Non sento. Non vedo. Non tocco.
Dov'è la libertà?
Fra le sbarre di questo corpo non sopporto più niente.
Non trattengo i sentimenti ed affondo nelle mie disillusioni.

 

Io.
Altri.
Tutto.
Tutto. Tutto.

 

Quando mi guardo allo specchio ci sono solo mari di sogni e niente faccia.
Stappo il cappuccio del rossetto e mi pasticcio un paio d'occhi e un naso.
Mi faccio felice quando invece vorrei morire.


Mordo le matite colorandomi la lingua a forza di succhiare via i colori.
Provo ad avvelenarmi con lo zucchero, iniettandolo in vena.
 

Ancora e ancora.

 Finchè non sento il sangue ribollire come una pentola sul fuoco.

 

Rocchetti immaginari sfilano fili attorno ai miei polsi.
Ciondolo sull'orlo del patibolo più basso del mondo.
Nemmeno lui mi vuole!

 

 

[ Mi parlano quelli ]

[ Mi guardano quelli ]

 

E giudicano, giudicano, giudicano.
(  il mio fiume rompe gli argini dello stomaco e vomita ironie )


Cos'ho che non va?
Mi trovano brutta. Forse antipatica. Bugiarda.
Sono gelosi che io sia me stessa sempre e in ogni caso.


Muovo le mani, non ho le gambe.
Le ho strappate giusto ieri, è inutile correre.
Più proseguo per la ferrovia chiamata vita, più m'accorgo di rimanere sempre lì.


Ti pare p o s s i b i l e?
Il treno mi schiaccia. Il treno mi schiaccia.



E mi butto dall'alto della mia terrazza sporca di petrolio per gettarmi giù in un mare di palazzi che si estende in quell'orizzonte di macchine.
Scivolo in alto, sempre più in alto fino a sbattere contro il fondo.
Solo alla fine mi accorgo dei pesci che mettono fuori le code dalle finestre e mi guardano storto chiedendosi se sono pazza, o semplicemente viva.


[ Nell'asfalto il mio cuore ]
 

Scivola. scivola. scivola
 

[ Fra le labbra il mio cervello  ]
 

Gocciola. gocciola. gocciola


Ad un tratto mi alzo parlando lacrime per le orecchie.
Infilo le dita negli occhi per non sentire e serro le labbra per non vedere.
Sospiro aliti di nuvola, incominciando a camminare senza gambe in quei binari che ho tralasciato per seguire la nave della speranza.
In equilibrio sui palmi, veleggiando sulle spine.


Ho coraggio, ho coraggio di muovermi ancora nonostante tutto.

  
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