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Autore: Meds_    25/09/2010    2 recensioni
Erano le cinque e mezza di mattina e una brutale consapevolezza si faceva strada dentro di me.
La festa era finita, era tardissimo
O era prestissimo?
Genere: Dark, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brian Molko, Nuovo personaggio, Stefan Osdal, Steve Forrest
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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Erano le cinque e mezza di mattina e una brutale consapevolezza si faceva strada dentro di me.
La festa era finita, era tardissimo
O era prestissimo?
Dovevo tornare a casa. Cosa che per la maggior parte delle persone è un’idea calda, consolatrice. Per me no.
Era stata organizzata un festino dopo il concerto e io ovviamente non potevo mancare…il gruppo era l’unica cosa che mi faceva sentire viva e suonare il violino con loro, era l’unica cosa che sapevo fare.
La stanza era abbastanza grande, ma si era creata una cappa di fumo che quasi impediva di vedere oltre il proprio naso.
Feci vagare lo sguardo sul tavolino di fronte a me per cercare una bottiglietta d’acqua,ma niente,solo bottiglie di alcool. Fiumi di alcool. Puzza di alcool.
Ma da dove era uscito tutto quell’alcool? Incrociai gli occhi di Brian, o perlomeno quello che rimaneva di Brian, stravaccato su una poltrona, accennava un sorriso. Il suo completo bianco immacolato era diventato un’insieme di macchie grigiastre. Un vero peccato.
- Mi dispiace, ti abbiamo fatto fare tardi anche stasera-
- Oh, non importa…-
- Il tuo Micheal si incazzerà…- disse con una punta di disprezzo.
Brian lo aveva odiato dal primo momento in cui lo aveva visto com’era prevedibile visto che Micheal lo disprezzava profondamente, disprezzava i Placebo e il loro modo di essere.
Non volevo trovare le energie per alzarmi ed andare ad affrontare Micheal…non ne avevo voglia, ma sapevo che mi stava aspettando dietro la porta con la mano pronta per schiaffeggiarmi.
- Andiamo ti do un passaggio a casa- Brian si alzò e mi porse la mano.
Era così gentile che non ci pensai due volte a prendere la sua mano e a farmi forza. Con le mani tra le sue, avrei potuto fare qualsiasi cosa.Qualsiasi.
Salutai Stefan e Steve e cercai di rendermi presentabile, ma era come voler coprire una ferita sanguinante con un asciugamano. Il sangue imbratta l’asciugamano ma non va via.
L’aria ghiacciata dell’esterno mi sopraffò e mi fece barcollare sul mio precario equilibrio.
Mi girava la testa, avevo preso di tutto nel corso della notte… non sapevo come fare a smettere.
Scesi i gradini che portavano al parcheggio ancora aggrappata alla mano di Brian.
Appena me ne accorsi la staccai subito dalla sua presa leggera, ma lui non sembrò notarlo.
- Fiona- Pronunciò il mio nome con estrema lentezza, come se potessimo congelarci entrambi in quell’istante.
- Cosa c’è?-
Lo scrutai per capire cosa stava mettendo insieme la sua mente, ma non riuscii a capire nulla.
- Se dovessimo partire in tour, non rimetteremo più piede qui per almeno nove, o dieci mesi. O undici-
Quell’affermazione suonava come una promessa, come se volesse risollevarmi il morale, come se capisse quanto mi sentivo oppressa da tutto.
Mi sentì meno triste, vedevo la luce infondo al tunnel. Chissà cosa aveva in serbo per noi, questo dannato futuro. Gli sorrisi e salì in macchina.
Guidò con estrema lentezza per le strade deserte, rispettando ogni semaforo rosso.
Nel frattempo la mia consapevolezza, era ormai diventata realtà, eravamo arrivati davanti casa mia e io speravo di non dover davvero tornare a casa. Brian mi sembrava a disagio, come se volesse muoversi ma fosse impedito da qualcosa.
- Vuoi che ti accompagni dentro?-
- No grazie, ce la faccio. Ma ti ringrazio, per tutto-
- Non dirlo nemmeno… Mi sento male per te. So che qui non starai bene, so cosa ti farà quella merda!-
Adesso ero io a sentirmi male, sapevo che notava i miei lividi sempre più frequenti, era diventato difficile coprirli, ma non ne avevamo mai parlato apertamente.
Abbassai lo sguardo, incapace di sostenere il suo. Oh, gli volevo un bene dell’anima. Non potevo permettergli di oscurare la sua vita con il mio alone malsano.
Lo ringraziai ancora e lo baciai sulla guancia. Quel momento così dolce finì troppo presto.
Con estremo sforzo infilai la chiave nella serratura e feci scattare il portone.
  
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