Sarah
La fattoria era
cambiata, i colori erano gli stessi ma c'era qualcosa nell'aria che la rendeva
diversa. C'erano più fiori e un grande albero vicino la casa. Oltrepassò la
staccionata ed entrò nella proprietà. Paura, incertezza. Cosa avrebbe trovato?
Perchè la sua casa era cambiata cosi tanto?
Mentre si
avvicinava al granaio senti dei rumori provenire dall'interno. Diede
un'occhiata e scorse una ragazza con un forcone in mano intenta a raccogliere
il fieno da terra.
Avrebbe voluto
chiederle chi diavolo era, ma qualcos'altro richiamò la sua attenzione. Il
granaio all'interno era cambiato, completamente, sembrava più grande. Forse lo
era.
Come avevano
potuto fare un lavoro del genere in pochissime ore? Quella che all'inizio
sembrava solo una sensazione di fastidio, divenne vera e propria paura.
Forte, come una
morsa allo stomaco.
La domanda che mai
avrebbe pensato di fare uscì fuori dalla sua bocca senza che lui se ne accorse.
"Mi scusi,
questa è la fattoria dei Kent?"
La ragazza alzò lo
sguardo verso di lui, non riusciva ad intravedere il suo volto in penombra ma
sorrise ugualmente. Si tolse una ciocca di capelli che le ricadeva sul viso e
si appoggiò con un braccio al manico del forcone.
"Si, può
trovarli in casa. Provi a bussare!".
Clark mormorò un
grazie che la ragazza udì appena e si allontanò verso la casa. Superato il
cancelletto salì piano le scale e aspettò un attimo prima di avvicinarsi alla
porta.
Pregò che tutti i
suoi timori non fossero fondati. Quella strana sensazione che aveva avuto pochi
minuti prima si stava facendo sempre più forte. Si girò a guardare il grande
albero che cresceva di fronte alla casa. Quell'albero non c'era...non c'era....eppure
sembrava che stesse li da tanti, troppi anni.
Si fece forza e
bussò due volte. Dapprima non sentì nessuno dall'interno, poi dei passi si
avvicinarono velocemente alla porta e sentì la voce di sua madre.
"Jonathan,
vado io, non ti preoccupare!". Clark tirò un sospiro di sollievo. Niente
era cambiato.
La porta si aprì
di scatto e quello che videro lasciò entrambi senza parole.
Nessuno dei due
riuscì a parlare per qualche secondo, poi Martha gli buttò le braccia al collo
mentre scoppiava a piangere.
Clark rimase
immobile. Non riusciva a capire, a comprendere...
Poi la donna si
staccò da lui e lo guardò meglio.
"Mio Dio
Clark, ma cosa ti è successo?".
Cosa gli era
successo? Avrebbe voluto gridare e correre lontano da lì. Chi era quella donna
che gli teneva il viso fra le mani? Dove si trovava? Perchè stava succendendo a
lui? Chiuse gli occhi, quello doveva essere un incubo.
Quando li riaprì
ritrovò lo stesso viso che lo guardava poco prima.
"Mamma...?"
mormorò mentre le lacrime iniziavano a rigargli il viso.
Martha lo strinse
forte a sè e lo fece entrare in casa, non aveva immaginato cosi il ritorno a
casa di suo figlio.
Jonathan ancora
non ci credeva. Quello era Clark...ma non lo stesso Clark che era scomparso
anni prima.
Martha lo aveva
sommerso di domande ed il ragazzo aveva cercato di rispondere a tutte
ostendando una parvenza di calma.
Ma non gli
riusciva bene. Lui aveva la faccia di un ventenne e loro dimostravano più di
sessant'anni!
Jonathan avvertì
subito il senso di inadeguatezza del figlio.
"Martha,
perchè non prepari un pò di latte caldo per Clark?"
La donna, che
guardava il figlio in completa adorazione, annuì. Quando furono soli Jonathan
si sedette sul divano, vicino al figlio. Un divano nuovo, constatò Clark.
"Ascolta
figliolo, riconosco che tutto questo possa sembrarti strano, ma ti assicuro che
la cosa è reciproca. Raccontami come sei arrivato qui. Ricordi qualcosa?"
"Ricordo solo
che mi sono ritrovato nello spazio e un vortice mi ha risucchiato, ho
attraversato questa specie di tunnel e mi sono ritrovato in...."
La porta si aprì e
la ragazza che poco prima stava pulendo il granaio entrò di corsa in casa.
"Scusa per il
ritardo, ho finito solo ora e non ci crederai ma il pavimento del granaio
sembra uno specchio!"
Martha la guardò
senza risponderle. Uno strano silenzio regnava nella casa, la ragazza avanzò di
qualche passo. Cercò con gli occhi l'uomo che le aveva chiesto dei Kent qualche
ora prima e lo trovò sul divano. Il respiro le si fermò e un'espressione grave
le comparve sul viso.
Martha le si
avvicinò lentamente, quasi ne avesse paura. Sapeva che la ragazza in quel
momento era una bomba ad orologeria pronta ad esplodere.
"Sarah..."
"No!....non
dire niente...non...". Le parole strozzate dal pianto. Indietreggiò ed
uscì di corsa dalla casa. Martha la seguì fino al cortile, poi Jonathan le
disse di lasciarla andare. Aveva bisogno di restare da sola. E comunque ora non
avrebbero potuto spiegare a lei, cose che neanche loro erano ancora riusciti a
capire.
Clark si fece
pensieroso. Aveva già visto da qualche parte quegli occhi, quel modo di fare,
di muoversi. Ma non riusciva a capire dove.
"Pà, chi è
quella ragazza?"
"E' una lunga
storia, Clark..."
"Ma perchè ha
reagito in quel modo vedendomi? Era shockata! E io neanche la conosco!"
"Tu non la
conosci, ma lei ti conosce molto bene." Jonathan cercò l'aiuto della
moglie, aiuto che non tardò ad arrivare.
Martha si avvicinò a loro e si sedette sul tavolinetto davanti al divano. Prese le mani di suo figlio fra le sue e cercò le parole adatte per spiegargli cosa era successo durante la sua assenza.