Succede d'autunno, quando il mondo inizia il suo ciclo di
morte, che la gente improvvisamente si risveglia: una nuova primavera,
per gli amati gregari. Inizia il brulicare delle folle ai piedi di
edifici grigi, meraviglie tramutate in carceri cupi dallo smog e
dall'incuranza. Il cielo è sottile come un velo di seta, terzo e
violento. Il vento è freddo, s'insinua e tramuta la polvere in
meravigliose sculture battute dalla luce. La pace va a farsi fottere.
In tutto quel caos così schifosamente ordinato si destreggia
una ragazza dai capelli rossi e dal vestiario vecchio, uscito da
qualche foto in bianco e nero. Stivali di cuoio rigati e bruciati dal
sole, un vestito a fiori lungo fino alle caviglie, un maglione rosso e
sdrucito, un tascapane di Tolfa che le batte sulle natiche
ritmicamente, ad ogni passo. Se ne va in giro per un quartiere anziano,
tra gli edifici cadenti e vivi, tra i balconi da cui le comari urlano e
si sbracciano. Persone che fumano sedute ai tavolini di metallo, fuori
dai bar, vecchi che giocano a briscola, sorrisi sinceri e ingialliti
dal caffè.
Lei tiene lo sguardo verde fisso dinnanzi a sè, quasi fosse
sicura che il diffuso malessere della gente lavoratrice non possa
rovinarle le labbra gonfie, morbide e dolci. Niente più Woolwich, dal
2010 in poi, paiono dire i suoi zigomi precisi e tondi, pelle rosea che
mai è stata carezzata dai solventi per vernici. Cammina svelta, come se
avesse paura di disobbedire al Carpe Diem, cammina e schiva i passanti,
i cani che le annusano le cosce di sfuggita, monta sul marciapiede ed
evita la morte, ogni qualvolta un auto le fa il filo nei vicoli
stretti.
Scarta a destra all'improvviso, ed entra in una libreria caduca e
magica come le foglie in questo periodo, con un ragazzo grasso col
pizzetto e la coppola dietro il banco della cassa. Lui se ne sta lì,
seduto sullo sgabello, masticando una radice di liquerizia, con lo
sguardo fisso sullo schermo di un portatile. Ha l'aria di capitare
continuamente nel posto sbagliato, al momento sbagliato, con un gran
sorriso sulla faccia ed il collo di una boccia di vino stretta nella
mano, biascicando auguri di compleanno. In controtendenza alla prima
impressione, però, se ne sta concentrato a battere i polpastrelli
grassocci sulla tastiera, i muscoli del volto rilassati e gli occhi
celesti stretti in una morsa dura, lo sguardo di qualcuno che lavora
con perizia e attenzione.
La ragazza lo fissa, di sottecchi, all'ingresso del negozio.
Lo fissa e se ne sta zitta, vacuamente libidinosa e furba, come se
avesse sempre saputo di poterlo trovare lì, in quell'esatta posa, con
quell'esatto ticchettio di tasti premuti. Tossisce, ma lui non pare
voler allontanare il cervello dal suo mestiere. Allora la femmina dai
capelli rossi prende a girare per gli scaffali, agguantando qualche
libro con calcolata goffaggine, facendo un gran chiasso: il ragazzo
eleva la sua attenzione al corpo ben tornito di lei, inarcando le
sopracciglia, standosene zitto per lasciarla consultare in
tranquillità, tornandosene ai suoi conti.
Di tanto in tanto il silenzio avviluppa la stanza di dieci
metri quadri, strappando al giovane uno sguardo, quasi si fosse
abituato al trascinar di pagine, allo sbattere di coste contro il fondo
degli scaffali, sentendone una particolare mancanza. In quei momenti,
lei si carezza la chioma con vaga disattenzione, scoprendo la nuca
bianca, inarca la schiena chinandosi un poco in avanti.
Sfortunatamente, i tentativi di abbordaggio falliscono precisi come
l'avanzare delle lancette d'un pendolo, perchè il commesso ciccione
abbassa gli occhi sullo schermo giusto in tempo per non notare quel
putiferio di carne meravigliosa agitarsi apparentemente solo per il suo
gusto.
Saggistica su Andy Warhol, una vecchia edizione del The
Dharma Burns, cose che ti fanno perder tempo e nient'altro, pare dire
lo sguardo annoiato della rossa. Sarà la seduzione quella verità che
s'insinua come il vento freddo dalla porta aperta all'interno della
libreria? Lei muove qualche passo verso la cassa, con un libro grande
quanto il suo torace tenuto sottomano. Lo poggia sul banco, ciondolando
sulle gambe e sbattendo le ciglia, sorridendo come una mignotta la sera
di natale, quando solo i cani bazzicano per le superstrade vuote, buie
e polverose.
Ehi, ciao... Vorrei comprarlo. - Biascica, ingenuamente
insicura la femmina, con un pigolio che si diffonde rapido tra le
pareti di cemento. Nuovamente disturbato, il ragazzo la guarda, pratico
e sbrigativo.
Occhei... - Mormora, con voce di circostanza, buttando uno
sguardo al tomo. Solleva la copertina, allungando le mani verso il
cartone, con docile rapidità. Digita il prezzo alla macchina, e poco
dopo esce uno scontrino, vomitato dalla cassa.
14 e 95, vuoi una busta? Immagino di si. - Ed è proprio nel
momento in cui si china per agguantare un involucro di stoffa -
filosofia ecosostenibile - che s'accorge dello sporgere dei seni di
lei, che se ne sta lì con le mani intrecciate dietro i lombi,
guardandolo come se sapesse qualcosa che lui ancora non conosce,
prelibata come un rustico ad un buffet. Il ragazzo la fissa, basito,
concentrato, quasi non si fosse reso conto finora di un dettaglio molto
importante, della portata della questione. La fissa e aspetta,
smettendo di masticare. Lei sorride, umida.
Paghi adesso o passi dopo...? - Sorride, lui, con ingenua
affabilità, infilando poi il libro nella busta beige. Le spalle della
ragazza crollano, sbuffa, arriccia le labbra e guarda verso il
soffitto, penosamente arresa. Non gli risponde, mentre inforca sotto
braccio la borsa di stoffa, uscendo dalla libreria di gran carriera.
Lui la guarda, gli occhi tremanti per un'incromprensione improvvisa.
Non capisce, ma vedendola attraversare la strada fa spallucce.
Tornerà. - Dice, tra sè e sè, riprendendo a mordicchiare con
un sorriso la liquerizia, gli occhi celesti che ritornano al monitor e
le dita sui tasti. Si stringe nelle spalle, dentro la sua casacca di
lino bianco.