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Autore: j3nnif3r    27/09/2010    7 recensioni
Una breve one-shot Tseris (o Tserith?), perché i sogni son desideri.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aeris Gainsborough, Tseng
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: FFVII
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Fragile tension


Aeris sorride.
I suoi occhi sono erba, sono cielo, riflettono l’immagine vacua dei fiori che sono intorno a loro. I suoi occhi sono acqua verde, appena socchiusi. Le sue braccia si tendono, sono come nastri intorno, lo cingono e la sua pelle reagisce a quel tocco, se ne nutre, ne chiede ancora. Le sue labbra sono schiuse e rosate, quelle labbra, gli fanno pensare al loro sapore, alla loro morbidezza proibita.
Aeris sorride, lo stringe, ne sente il respiro sul collo, sulle orecchie, ovunque. Aeris che è come una nuvola, Aeris che trasforma l’aria in un profumo leggero, soffice, dolce. Aeris che ha la pelle fresca, la sente sulla schiena quando incrocia le caviglie sulle sue scapole, nonostante sia vestito, nonostante la stoffa che li separa. Aeris che indossa un vestito che scivola, che rivela, che accompagna ogni suo movimento.
“Sei... sicura?” chiede Tseng in un sussurro, perché non ha più voce.
E Aeris lo guarda, sul suo viso c’è una malizia ingenua, così diversa da quella a cui è abituato. Le sue mani afferrano la stoffa della giacca, quasi con forza. E tirano. E’ come un invito.
“Toglila.”
Tseng si solleva, giusto un poco, giusto quanto basta. Non vuole allontanarsi troppo, non adesso, non ora, mai più. Toglie la giacca con gesti controllati, lenti. Vuole prendere tempo, solo un istante per chiedersi come sia successo, cosa sta succedendo, cosa succederà. Ma lei gli toglie di mano la giacca, inizia a sbottonare e a tirare e a sfilare sul petto di Tseng che respira veloce. Lui si ritrova senza camicia, senza cravatta, e le mani di lei sono troppo vicine, troppo morbide perché lui capisca. Le fissa incredulo, è come se avesse paura.
Ma Aeris sorride, e i suoi occhi sono lucidi, sono sicuri. Aeris lo richiama a sé, torna a stringerlo e adesso la loro pelle si tocca, adesso i loro respiri accellerano, adesso Tseng può sentire che anche il cuore di Aeris batte veloce sotto la stoffa.
Lei lo vuole.
Lo vuole.
Tseng la guarda negli occhi quando raggiunge il primo bottone, e il vestito inizia ad aprirsi rivelandola. Aeris lascia che sia lui a farlo, poi ne sfila le braccia e gli torna di fronte, un lieve rossore sulle guance, una piccola incertezza imbarazzata nel mostrarsi. Aeris, che si mostra a lui per la prima volta, che non si è mai mostrata.
“Voglio che sia dolce...” gli sussurra all’orecchio mentre lui la avvolge, la assaggia. Dolce è una strana parola per lui, ma non ce ne sarebbe una più adatta. Tseng la bacia, le gambe di lei gli si stringono intorno. E lui si perde in quel profumo, in quella pelle, e Aeris geme, ed ogni gemito è una scarica che lo uccide, che lo porta sempre più lontano.
Poi, si sveglia.
La stanza è piena di luce.

“Ho fatto un sogno stranissimo, stanotte!” dice Aeris allegramente, china sul tappeto di fiori della chiesa.
Tseng sussulta, in piedi di fronte a lei. Ma recupera subito il controllo, lei non può sapere.
“Davvero?”
“C’eri anche tu...” Aeris si solleva, batte le mani sul vestito per far cadere la terra. La stoffa rosa si increspa, gli mostra più di quanto dovrebbe vedere. Tseng distoglie lo sguardo, e lei gli saltella davanti con le mani dietro la schiena.
“Vuoi sapere cosa ho sognato?” gli chiede, sorniona, chinandosi appena.
“I sogni... non sono importanti.” dice Tseng, quasi imbarazzato, e lei sorride.
I suoi occhi sono erba, sono cielo, riflettono l’immagine vacua dei fiori che sono intorno a loro.
   
 
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