C'era la moviola, la Roma e il Panasonic bombato. Le cassette delle lettere rosse di ruggine il bar e il fornaio le miniature e le figurine attaccate all'armadio. C'era mamma, c'era papà. Un letto caldo e piccolo il terrore del buio e i trapani nascosti da una pesante tenda di velluto. Windows 95 e l'eresia della miopia. Il grembiule verde acqua le suore baffute, le merendine che sapevano di dolce di casa, non d'alcool di plastica, immortale. La favola della politica un mondo migliore e le auto che esplodevano i cuori che deflagravano a suon di lire alla quarta settimana di stenti. Un affitto, un garage e l'odore di chiuso di piombo di polvere una magia per gli occhi lucenti di un bambino, scaltri e furbi ingenui e gonfi di vizi di speranze di sogni. Duemiladieci esoscheletri di vanità e confusione.