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Autore: candidalametta    29/09/2010    6 recensioni
“sei la cosa più strana che io abbia mai visto” riuscì a sussurrare alla donna che sorrise, in un ghigno sardonico tra le labbra strette.
“potrei dire la stessa cosa di te”. (Jared Leto\Lady Gaga)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: 30 Seconds to Mars
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La macchina dai vetri oscurati attraversò dolcemente l’ingresso del cancello con alte sbarre dorate e ritorte verso l’interno. Oltre quella vasta gabbia dorata un ampio giardino dall’erba corta, una monumentale fontana e inspiegabili girandole colorate dalle forme improponibili.

Sembrava, a primo sguardo, una valle completamente disabitata, almeno fin quando superata una breve collina e la casa di marmo bianco entrava nella visuale come una torta di panna sul prato smeraldo.

L’auto si avvicinò silenziosamente fino al portone di quercia scura, ricoperto di strani stendardi di famiglie inesistenti, mentre l’uomo in completo nero, accomodato su uno sedili posteriori sospirò, con l’affanno tipico di chi crede di dover portare in spalla qualcuno nell’arduo cammino della celebrità. Incurante del fatto che il suo cliente preferito se la fosse sempre cavata da solo. Sospirò ancora, pesantemente, poggiando una mano sul ginocchio del cantante prima che questo potesse aprire del tutto lo sportello e catapultarsi fuori, lontano dal suo respiro ossessionato dall’insuccesso.

“ricordati”, bisbigliò l’uomo, “che hai una sola occasione per chiederglielo, … se fallirai non ti vorrà vedere mai più”

Jared sorrise inconsciamente, sollevandogli con due dita la mano sudata dal ginocchio, il primo piede già sul selciato, “ricordati” sussurrò di rimando, “che non esiste una donna che non voglia rivedermi, dopo avermi incontrato la prima volta”.

L’uomo mormorò una qualche esortazione sulla bontà divina prima che il cantante chiudesse con scatto secco lo sportello sul suo viso e salire quasi correndo i pochi gradini prima del portone. La macchina si allontanò silenziosamente mentre tirava la corda legata ad una campanella con la punta delle dita formicolanti di emozione.

Uno strano ruggito si propagò all’interno della dimora, come di una creatura enorme cui sia pestata la coda.

Jared spaventato saltò indietro rischiando di cadere e uccidere qualcosa prontamente appostato dietro i suoi stivali di eco pelle.

Ansimando si abbassò, per notare sconvolto che stava per calpestare qualcosa che a prima impressione non sembrava neanche essere vera. La strana bestia primitiva, sicuramente dedita al suicidio, restò ferma a farsi osservare, e appena ripreso dallo stupore Jared capì anche il perché avesse deciso di mettere fine ai suoi giorni.

L’animale, una tartaruga, con il guscio coperto da un mantello di piume bianche, guardò il cantante con espressione altrettanto disgustata.

Jared non ebbe il tempo di studiare con quale strano congegno qualcuno avesse ridotto l’animale in una decorazione ambulante che la porta si aprì, e Lady Gaga in persona fece la sua conturbante apparizione tra gli stipiti tempestati di falsi titoli.

E per trenta abbondanti secondi i due si guardano con reciproca curiosità.

 I capelli di Gaga tirati in alto in un’inutile torre sulla cui cima sventolava una bandiera con dei dragoni.

La cresta di Jared fosforescente alla luce del mattino.

Addosso alla donna, drappeggiato come un vestito, una cotta di maglia fucsia corta al ginocchio.

Il busto magro di Jared ampiamente scoperto dai larghi spacchi sui fianchi, come se lo scollo delle maniche non avesse fine.

I piedi di lei sembrarono nudi agli occhi dell’uomo.

Peccato che se così fosse stato tra le qualità della cantante sarebbe comparsa anche la levitazione, vista la mancanza dal suolo di cinque centimetri abbondanti.

Jared optò per immaginare delle scarpe di plexiglas trasparente che in quella luce non emettevano ombre.

“sei la cosa più strana che io abbia mai visto” riuscì a sussurrare alla donna.

Gaga sorrise, in un ghigno sardonico tra le labbra strette.

“potrei dire la stessa cosa di te”.

Il cantante si lanciò un’occhiata preoccupato, ma oltre i pantaloni della tuta a righe non vide nulla di eccezionale, gli lanciò involontariamente un’occhiata piuttosto perplessa prima di attaccare con uno dei suoi sorrisi magnetici, di quelli che valevano un intero servizio fotografico, e che ormai faceva uscire a comando solo nelle occasioni di emergenza estrema.

Si ricordò del piano, chinandosi in un lieve baciamano alla donna davanti a lui, “buongiorno Lady” bisbigliò ad un centimetro dalle unghie laccate a scacchi.

Gaga non si scompose, lasciando al posto del ghigno divertito un sorriso più aperto mentre allungava la mano per recuperare la finta tartaruga *.

Una volta afferratala si girò, lasciando Jared immobile sulla soglia, “seguimi” lo incitò, e lui avanzò cauto, addentrandosi non senza una punta di timore nella casa di una delle donne più stravaganti del mondo .

“non troppo veloce” gli suggerì ironicamente Gaga camminando spedita ad un corridoio di distanza.

E chissà perché Jared si sentì improvvisamente molto piccolo rispetto alla straordinaria fortezza dell’eccentrica cantante. I soffitti altissimi si perdevano in tendaggi trasparenti sospesi sopra di lui, incastrati tra enormi lampadari fatti, a meno che la vista non lo ingannasse, da vecchissime posate di argento brunito.

Si accorse che gli ampi saloni erano completamente rivestiti di specchi, come se ogni angolo fosse buono per provare coreografie, inventarsi nuovi passi di danza, o semplicemente osservarsi. Alla ricerca di un dettaglio in più da accentuare, moltiplicando gli spazi e probabilmente anche le personalità.

Quando a passo cauto riuscì a raggiungere la padrona di casa nella stanza dove lo stava aspettando, Jared si accorse che si era cambiata d’abito. Ma suppose che concentrarsi sullo svolazzante spolverino di seta maculata non fosse una buona idea, per cui si sedette timoroso sulla sedia gommata che lei gli offrì con un gesto galante attento a non guardare negli occhi i grossi alani appostati tra loro due.

Il cantante si accomodò, disincastrando da dietro lo schienale un oggetto appuntito, che rimase perplesso ad osservare.

Un cerchietto con le orecchie di topolino.

 E mentre Gaga con un gesto preciso della mano si premurava di porgergli ossequiosa una tazza da tè di uno strano colore verdogonolo Jared ebbe un vero tremito di panico.

Ricordò in un déjà-vu il video appena uscito di paparazzi e afferrò timoroso la bevanda, scegliendo coraggiosamente di portarla alle labbra.

Chissà perché alla vista del suo sguardo terrorizzato nonostante il gesto deciso, la cantante vacillò e rise, con spontaneità, rivelando uno sguardo più giovane e meno compromesso di quello assurdamente meccanico da sempre inquadrato. Inchiodato ad una telecamera.

“che cosa vuoi Leto?” sospirò soddisfatta dalla sua tenacia, lui sorrise, lasciando che l’aroma di menta gli invadesse il palato, “voglio la tua canzone”, Gaga alzò un sopracciglio sorpresa, “o meglio, la voglio in prestito”.

La cantante si prese il tempo di accavallare le gambe e guardare oltre una finestra grande quanto tutta la parete, il suo giardino splendeva smeraldino alla luce intensa di mezzogiorno.

Continuò a guardare fuori, senza darsi la pena di chiedere quale canzone volesse, come se fondo si fosse sempre aspettata che quell’uomo un giorno avrebbe bussato alla sua porta, e che lei gli avrebbe offerto un tè insieme ad una parte della sua vita.

Quando si girò per guardarlo negli occhi, si accorse che non c’era più traccia di allegra cortesia nel suo sguardo, piuttosto determinazione. Calda e palpitante, come il cuore prima di una battaglia.

“perché vuoi cantare bad romance Leto? È una canzone sporca, quasi radioattiva. Ho dovuto inventare una base talmente convincente da distrarre il pubblico dal contenuto, dal messaggio, di modo che nessuno capisse cosa stavo cercando di dire … e adesso tu la vuoi, per farne cosa?”

Jared strinse i pugni sui braccioli morbidi, “per rivelarla al mondo”. Gaga sorrise, nonostante tutto, con una punta di folle ironia mentre alzava il mento al cielo, “hai solo voglia di fare del male a qualcuno. Non ti facevo così sadico … ”

Il cantante si costrinse ad alzare lo sguardo e trovarla, così maledettamente immobile sul bordo della sua poltrona, guardarlo con occhi sgranati oltre le ciglia finte decisamente eccessive. Come tutto in lei.

“voglio solo una storia d’amore” gli rivelò con gli occhi duri, lei rise, ancora più pazzamente, ancora più glacialmente, “tu vuoi solo una fottutissima storia d’amore Leto? Oh no, non posso crederci . Tu vuoi il tuo malato amore, la tua stramaledetta passione non ricambiata, per scuoterti fin dentro le ossa e dimostrarti di essere ancora capace di provare qualcosa, che non è colpa tua se il mondo è diventato così asettico per te!”.

Il cantante arrossì, di rabbia incontenibile, colorando le guance scarne di una insolita furia, “questo non è importante! io voglio davvero quella canzone! È il mio unico modo per dimostrarle che ci tengo realmente. E sono disposto a tutto per questo, persino a rubare la canzone perfetta alla sua cantante preferita …”.

Gaga rise in maniera incontrollabile, senza riuscire a fermarsi, con le lacrime quasi aggrappate all’ultimo millimetro delle ciglia finte prima di cadere nel vuoto della troppa magrezza, “ma se lei non esiste neanche!”

Jared sobbalzò sulla sua sedia mentre Gaga si aggrappava con gli artigli colorati all’imbottitura leggera della sua poltrona.

“vuoi dirmi che non è così? Potresti giurarmi che non c’è un fantasma negato a monte di tutto questo? Qualcuno che è morto da troppo tempo per capire a chi è dedicata questa canzone?” gli chiese Gaga con una nota di delirio della voce mentre le guance di Jared tornavano ad arrossire, di colpa.

“Saresti anche capace di tagliarti la testa per quanto è finta questa storia *. La verità è che vuoi solo fare del male a tutti Leto, vuoi distruggere un mondo e sperare che pianga del troppo dolore che tu non riesci più a provare. Vuoi solo graffiarti il cuore”.

E Jared non rispose. Con gli occhi bassi di vergogna, persino la cresta sembrò cadere da un lato perdendo la solita arroganza.

Così perduto in quelle strane parole così ricche di verità non si accorse che Lady si era alzata e aggraziatamente seduta in braccio, senza chiedere permesso, come lui stesso aveva fatto pochi giorni prima con un presentatore televisivo in un programma satirico. Si sedette leggera, con fare tipico di chi vuole consolare un bambino ma non ha l’età per farlo. Vicina in una maniera spropositata a quegli occhi blu che sembravano carichi di perdita.

“ma io ti darò quella canzone Leto” sussurrò Gaga soffiandogli sul collo ogni parola, e Jared ebbe paura di guardala negli occhi, “perché tu sei come me, e cerchi nello sfarzo di mille luci quel brillare intenso che la vita da sola non ti da. Perché hai un disperato bisogno di inventare almeno questa dannata storia d’amore per sentirti meno solo, e avere l’impressione che qualcuno ti capisca, anche se passi la vita a ricoprirti di strati inutili di stoffa per mascherare il fatto di essere troppo fragile. Come una bambola rotta”.

Sorrise amaramente, al cantante dal viso tirato.

“Sarà tua Jared se mi prometterai che non smetterai di cercarlo questo insano amore”.

Jared stranamente annuì, ad occhi bassi, mentre Gaga si alzava e tornava a sedersi sulla sua poltrona, sorseggiando il tè con squisito portamento, lasciandolo solo davanti il muro bianco che era la sua vita.

E Jared si rese conto di come per l’ennesima volta stesse cercano disperatamente di dipingerlo a toni vivaci, a volte violenti, pur di non avere il coraggio di abbatterlo , e sentirsi veramente libero. La strana prigione che era costretto ad inventarsi di colori e simboli nella splendida illusione che tutto fosse a posto. Perfettamente sotto controllo, mentre una parte di lui continuava tormentarlo per quei battiti di cuore che continuava ad ignorare così bellamente.

L’ineluttabile verità di non riuscire ad amare.

Il cantante si passo una mano sulla fronte, e per una volta si rese conto che in fondo non poteva fare altro che arrendersi. Senza sviscerare chissà quale oscuro segreto racchiuso dentro di se. Pensò che non ci fosse nulla di male nell’accettarsi così com’era, perché in ogni caso non sarebbe potuto essere diversamente.

Strambo eccentrico ed egocentrico.

Ma vero.

Stranamente autentico, come la donna che accanto a lui si era permessa di farlo cadere nel suo stesso gioco attraverso una serie di specchi pieni di stravaganze.

Scoprì di essersi ripreso solo quando il sapore di menta nella sua bocca si fece più forte nell’ultimo sorso delle sua tazza. Allora alzò gli occhi, convinto che non ci fosse niente di male non guardare negli occhi il proprio doppio senza aver paura.

Si sorrisero con disarmante complicità.

“bei capelli comunque” si complimentò la donna, Jared sorrise, “il colore è la cosa migliore”, Lady afferrò un frutto da una ciotola accanto la sua poltrona, lasciando che i chicchi rossi le scorressero tra le dita, “pomgranate vero?” il cantante alzò la tazza in un brindisi inventato, “ovviamente”.

 

*riferimento ad alice nel paese delle meraviglie

Allora. Vi basti sapere che questa storia doveva essere comica. Perché poi sia diventato questo non mi è dato saperlo. C’è l’ho debitamente con me stessa per aver creato così tanti casini a Jared ma non abbastanza da cambiare tutto e tornare all’idea originale. Mah. Diciamo che non mi aspetto piaccia a molte persone ma in un modo o nell’altro avevo bisogno di pubblicarla. A presto

Lori

  
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