Buio.
Attorno, dentro.
Parecchio anche.
Un bip minuscolo interrompe il silenzio saturo di tanti pensieri sconclusionati.
La nostra protagonista ricorda che poco fa le era arrivato un sms. Menomale che il telefonino l'avvisava ogni tre
minuti. Lei svogliatamente allunga una mano e con le dita affusolate afferra il
cellulare. Aprendolo, la luce cruda le colpisce gli occhi, abbagliandola
momentaneamente. Le labbra si atteggiano ad una smorfia di fastidio e si fanno sfuggire uno sbuffo.
Richiude il telefonino e la stanza ripiomba
nell'oscurità.
- Che palle.
La bella testolina ricade sul cuscino.
Certo che è una bella seccatura avere una sorella,eh!
Con uno scatto si alza dal letto, dove il suo dolce peso
aveva lasciato un solco, apre la porta e, ancora una volta, viene
investita dalla luce.
- Mammaaa!
Niente. Accidenti alla televisione e a
quando è messa a tutto volume. Pfh. Altro sbuffo.
Scende le scale veloce (Prima
o poi dovrà cadere, no?) e apre la porta della cucina.
Televisione a palla, pentola a pressione sul fuoco, porta
chiusa. Figuriamoci, come avrebbe fatto a sentirla?
- Mamma, Sara ritarda un pò, ok?
- Mmm... vabbè, dille di venire almeno per la cena.
- Va bene.
Richiude la porta. Porca miseria, avesse ritardato lei a
quest'ora la cara mammina avrebbe cominciato ad
affilare i coltelli, pronta a scotennarla appena avesse messo piede in casa.
Pfh.
Ritornata in camera si accorge che, effettivamente, era
stufa marcia di quel silenzio e di quel buio.
Spalanca la finestra e accende lo stereo a palla.
... lunatica, eh? Diciamo pure di
sì!
Da una sistemata al letto e cambia stazione alla radio. Per
niente soddisfatta comincia a mettere sottosopra la stanza, alla ricerca di... beh,
non sa neanche lei cosa sta cercando, a dire il vero!
Spera solo che vedere quel particolare oggetto stuzzichi la
sua curiosità; e quindi le trovi qualcosa da fare.
Mmm, vediamo: penna, chiavi, libro di greco, pinza per
capelli, di nuovo penna, cd di vasco, cell...
Come i granchi, torna indietro e focalizza sul cd. Ottima
scelta, vero?
Si avvicina allo stereo e pigia il tasto CD. Non odiate
anche voi quelle stupide pubblicità che danno alla radio? Dico io, la radio serve per trasmettere musica, non spot,
giusto?
La personcina che stava strafficando con la custodia del cd pensava proprio a questo!
Carichissima, parte la voce del Blasco, in live.
Quanti anni hai
stasera quanti me ne dai, bambina?
Eh, si. Il Blasco è il Blasco... e per favore,
evitiamo la controparte in "..proprio
perchè la Simmental è la Simmental"! Fa proprio pena quella
pubblicità... oggi ce l'ho con le
pubblicità, vero?
Comunque... lasciate stare le
seghe mentali dell'autrice, torniamo alla storia.
Bene, bene... dov'eravamo rimasti? Ah si, stavo
proprio per presentarvi la nostra protagonista.
Insomma dai, sul carattere un po' ci
siamo intesi, eh? Davvero un bel soggetto, non c'è che
dire. Incostante, capricciosa e incontentabile. Per non parlare del suo
cinismo, che in questa settimana, aveva proprio raggiunto lo zenit.
La tizia in questione si sposta adesso per la stanza,
canticchiando stonata sulle note della canzone appena iniziata. Lo sguardo le
cade sullo specchio a muro. La prende per intero e lei non resiste alla
prospettiva di un'analisi ravvicinata. Non
fraintendete, non è la solita ragazza che passa ore
davanti allo specchio, a contare i difetti e i pregi, solo per dire alla fine
"Toh, guarda, sono perfetta!". No no no,
anzi, lei odia le persone simili. E ne conosce tante,
altrochè!
Addirittura, per lei, è un po' anche
autolesionistico.
In questo momento la cosa che spicca di più sono i
capelli. Lunghi, castani e arruffati. Molto, moolto, alla moda. Lei infatti, rimedia subito con un gesto della mano. Ecco,
così va molto meglio. Poi i comunissimi occhi castani. E infine quelle labbra costantemente screpolate. Neanche un
triplo strato di Labello avrebbe potuto evitare questa "calamità". Con un alzata di spalle, passa a guardare il
resto del corpo, avvolto in quel momento da un'enorme felpa e dai vecchi
pantaloni della tuta. Con la punta delle dita, tira le maniche della felpa, per
coprirle di più le mani.
Uno dei suoi vizi, fateci l'abitudine.
Anche se la taglia dei vestiti facevano
immaginare bel altro fisico, alla fine non era niente di tremendo. Beh, questo
dipende dai punti di vista. A lei, per esempio, quei tre chili presi in quell'ultimo periodo, non andavano proprio giù.
- Accidenti, quand'è che mi decido ad andare a
correre?
Evidentemente stanca di stare a guardarsi allo specchio come
un merluzzo preso all'amo, si avvicina alla mensola dove stagnavano tutti
i suoi libri e, dopo aver alzato ulteriormente il volume dello stereo, la sua
prossima mossa è di lasciarsi cadere sul letto e di aprire il libro.
Il pensiero astratto di "libro"; le fa pensare a
quello di greco, ma raggira l'ostacolo e comincia a leggere.
Neanche a dirlo, il suo cellulare prende a squillare.
Si
rialza dal letto, afferra il telefono e lo porta all'orecchio.
- Nà!
- Oi, ciao!
Nota: la sentirete rispondere così sempre.
- Ciao kikka, ti va di fare un
salto a casa mia? Sono incasinatissima con quella stupida versione di greco, mi
ha appena chiamato quell'idiota della Bianchi,
dice che domani sono fra le interrogate al 100%, sto fondendo, vedo doppio,
Nadia!
Nadia si mette letteralmente le mani nei capelli. Il greco.
Lo chiede a lei, che aveva tradotto praticamente
seguendo il suo buon segno?
- Lidia, se vuoi posso venire, ma non so se posso aiutarti concretamente.
- Non fa nulla, almeno ho un
po' di sostegno morale, no?
- Se lo dici te! Dammi il tempo di
mettermi qualcosa e sono da te, non cominciare senza di me, eh!
- E chi si azzarda!- fece lei
scoppiando a ridere.
Afferra al volo un pantalone e una maglietta e schizza in
bagno. Da una spazzolata ai capelli e stringe i lacci delle scarpe da tennis.
Poi prende il suo libro di greco e lo mette nella prima borsa che gli capita
sotto mano. Spegne la luce ed esce.
... poi fa dietrofront e spegne lo
stereo.
- Ma quanto sono sbadata!- e poi
alzando il volume - Mamma! Io vado a casa di Lidia, non so se riusciamo a
finire per cena, se non torno comunque ti faccio
sapere, ok?
L'interpellata apre la porta della cucina. Quello
l'aveva sentito.
- Va bene, ma tieni il cellulare vicino, che in caso chiamo
io.
Acc... in cellulare.
Dopo aver recuperato tutti i pezzi e averli riposti nel loro
bravo posto, acciuffò la sua bici e nel giro di pochi minuti fu sotto
casa dell'amica. Lei le aprì ancora prima di aver suonato.
Lasciò la bici nello spazio che, ormai, i genitori di Lidia avevano
riservato a lei.
Salì le scale due gradini alla volta e salutò l'amica con i tre baci di rito. Dio, quanto li odiava!
- Nà! Sei il mio angelo custode, ti adoro!
- Sisi, quando vedrai la mia
traduzione comincerai a dubitarne!
Lei chiudendo la porta, la prese sotto braccio e insieme andarono nella sua camera. Un vero campo di battaglia. Che, però, nulla toglieva a quella di Nadia.
- Come come?? Non dirmi che ti sei fatta prendere la mano e hai scritto le
prime cose sensate che ti passavano per la testa!
- Eh si, lo ammetto!
- Ma no! Non puoi
farmi questo, mi cade un mito, così!
- Fai poco la scema, mettiamoci al lavoro... e speriamo
che davvero due teste siano meglio di una!
- Oi, mamma, dimmi!
Nadia, guarda torna a casa, non mi piace il tempo! Non vorrei cominciasse a piovere.
- Ok... arrivo, ciao!
Telegrafiche.
- Ly, io devo andare, il boss non ammette repliche.
- No! E adesso?
- Eddai, scema, mancano le ultime due frasi, mica ci vuole la laurea per farle!
Le scompigliò i capelli e lei fece una faccia da cane bastonato veramente encomiabile.
- Non mi fai pena!
- Sei senza cuore!!
Nadia le fece la linguaccia e raccolse i pochi oggetti che aveva portato con se ma che aveva distribuito ai quattro punti cardinali della stanza. Che ci volete fare, è fatta così. Compatiamola.
Gridò un "Arrivederci!" in direzione del salotto, dove si trovavano i genitori di Lidia e con un'ultima pernacchia salutò l'amica e imboccò le scale.
Montò sulla sua bici e... beh, cominciò a pedalare, ovviamente!
La mamma aveva proprio ragione, queste nuvole non preavvisano niente di buono!
Lo dico io che la mamma ha sempre ragione... beh, tranne quando parla con me, allora no, perchè ho ragione io!
Nadia ad un tratto vede alla sua destra una viuzza che l'avrebbe portata dritta a casa, in metà del tempo previsto. Aveva dimenticato che esistesse, a dire il vero. Non era molto invitante, ma neanche quel cielo plumbeo lo era. Indecisa, proseguì ancora per qualche metro. Poi finalmente girò il manubrio. Ciò che accadde subito dopo non riuscì neanche a registrarlo, perchè fu tutto troppo veloce. Vide solo "qualcosa", un auto presumibilmente, che le andava addosso e la scagliava lontano. E poi solo buio. Ancora una volta.
Ciao ragazzi, fatemi sapere un po' di impressioni,
così vedo se continuarla o cancellarla dal sito...
Un bacio, Mari.