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Autore: Mo Caffrey    03/10/2010    11 recensioni
“Smettila” borbottò Arthur, scoccandogli un’occhiata poco amichevole da sopra la spalla.
“Di fare che cosa?” domandò Merlin senza capire.
“Di guardarmi in quel modo” ribatté il principe, tornando a osservare qualcosa apparentemente molto interessante fuori dalla finestra. “Sei irritante”
Merlin sorrise nuovamente, cancellando la distanza che ancora li separava. Gli cinse la vita con le braccia, posando il mento sulla sua spalla.“Scusa” disse a bassa voce, affrettandosi a smetterla di sorridere. “E’ che sono orgoglioso di te.." (SPOILER 3x04)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Terza stagione
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Ciaoooo

Ciaoooo!

Sorpresa… ormai la domenica sta diventando il giorno delle fanfic!

Ma dopo aver visto la 3x04 (Ovviamente la storia è SPOILER per questa puntata) non potevo non scriverci sopra una nuova storia! Arthur è davvero fantastico in questa puntata, l’ho amato da morire.


Vi ringrazio tantissimo per i commenti che avete lasciato alla mia storia precedente Questione di fiducia! Sono contenta che vi sia piaciuta!

Spero che anche questa vi piaccia… lasciatemi un commentino!

 

 

 

I’m proud of you

 

Tenne il vassoio con entrambe le mani, richiudendo la porta con un tallone. Nella stanza del principe c’era un caldo accogliente, che si mischiava all’odore invitante della carne.

“Vi ho portato la cena” annunciò Merlin allegramente, fermandosi accanto al tavolo ingombro di carte e altre cose.

Il futuro re di Camelot aveva l’innata capacità di riuscire a mettere a soqquadro la sua stanza in pochissimo tempo, costringendo il suo valletto a spendere ore e ore a riordinarla. A volte si domandava dove riuscisse a trovare così tante cose da spargere in giro e a volte aveva il sospetto che si impegnasse a svuotare l’armadio solo per obbligarlo a rimettere tutto a posto.

“Lasciala sul tavolo” disse la voce di Arthur, proveniente da dietro il paravento. Si stava cambiando e ciò significava altri vestiti da lavare per Merlin. Non portava mai la stessa maglia per più di due giorni consecutivi. Ogni tanto Merlin era tentato di stenderla un po’ all’aria aperta e infilarla nuovamente dentro un cassetto invece che lavarla.

Il giovane stregone guardò il tavolo, chiedendosi con quale mano potesse fare abbastanza spazio per posare il vassoio.
Si assicurò che il principe fosse ancora dietro al paravento e poi sussurrò un incantesimo che spostò velocemente di lato carta e calamaio. Gaius non avrebbe approvato il suo inutile correre rischi, ma Gaius non era lì e Merlin sperava che non l’avrebbe mai saputo.

“Carne di cinghiale e verdure” disse quando il principe si avvicinò al tavolo.

Si volse verso di lui e gli mise a posto il colletto della casacca. Ormai era diventato un gesto automatico per lui.
“Come sta il ragazzo?” chiese Arthur, sollevando un po’ il mento per facilitargli il compito.

“Meglio” rispose Merlin, arretrando in modo che il futuro sovrano potesse andare a sedersi sullo scranno. Gli versò un’abbondante quantità di vino, rimanendo in piedi accanto a lui, pronto a servirlo. “Gaius dice che la gamba gli farà male per alcuni giorni, ma non ci sono danni permanenti. Nemmeno la perdita di sangue sembra grave, l’ha soltanto indebolito. Un po’ di riposo e alcuni pasti sostanziosi dovrebbero rimetterlo in forze” aggiunse Merlin.

Arthur fece un cenno affermativo con il capo, mentre addentava la carne. “Portagli da mangiare delle cucine reali” disse, mentre spazzolava la sua cena con il suo solito appetito vorace.

Dopo pochi minuti qualcuno bussò alla porta. “Avanti” borbottò il principe, pulendosi la bocca in un tovagliolo. Alzò lo sguardo sul cavaliere che si era rispettosamente fermato appena oltre la soglia.

“Li avete trovati?” chiese.

“No, mio signore. Al villaggio, però, sembra tutto tranquillo”

Arthur annuì, congedandolo con un cenno della mano.

Merlin aspettò che il cavaliere si ritirasse e richiudesse la porta alle sue spalle e poi sfoderò uno sguardo interrogativo, che il futuro sovrano si impegnò a non prendere in considerazione.

“Quale villaggio?” chiese alla fine Merlin, mentre Arthur puliva una mela sulla manica della propria casacca. “Non sarà per caso il villaggio dove siamo stati coinvolti in quella rissa?” continuò il servitore con la solita aria irriverente. Sapeva che Arthur non l’avrebbe sgridato troppo seriamente per non essere rimasto al suo posto.

“Siete preoccupato che -…”

“Ho solo mandato un paio di cavalieri ad assicurarsi che fosse tutto a posto e che la gente del luogo non avesse avuto problemi dopo la nostra partenza” tagliò corto il principe, alzandosi in piedi indispettito.

Merlin sorrise seguendolo con lo sguardo mentre si avvicinava alla finestra. Appoggiò la brocca del vino sul tavolo, avvicinandosi di qualche passo. Se solo avesse allungato una mano avrebbe potuto toccarlo.

“Smettila” borbottò Arthur, scoccandogli un’occhiata poco amichevole da sopra la spalla.

“Di fare che cosa?” domandò Merlin senza capire.

“Di guardarmi in quel modo” ribatté il principe, tornando a osservare qualcosa apparentemente molto interessante fuori dalla finestra. Ormai stava calando la notte. Le uniche luci che si distinguevano nel crepuscolo erano quelle delle guardie sulle mura  difensive che contornavano la città.

“Sei irritante” aggiunse il futuro sovrano senza guardarlo.

Merlin sorrise nuovamente, cancellando la distanza che ancora li separava. Gli cinse la vita con le braccia, posando il mento sulla sua spalla.

“Scusa” disse a bassa voce, affrettandosi a smetterla di sorridere. “E’ che sono orgoglioso di te”

Arthur non rispose, posando però una delle sue grandi mani su quelle di Merlin, intrecciate sul suo stomaco. Il giovane stregone gli depose un bacio leggero sul collo, continuando a tenerlo abbracciato.

Amava poter conoscere quel lato di Arthur così fragile e vulnerabile. Le altre persone non erano autorizzate ad assistere ai rari momenti in cui aveva bisogno che qualcuno si prendesse cura di lui e Merlin adorava essere lui la persona di cui Arthur aveva bisogno. Lui e nessun altro.

“Credevo di essere un asino” lo rimbrottò il principe, provocandogli un debole sorriso.

“Oh ma lo sei” si affrettò ad assicurare Merlin. Lo abbracciò un po’ più strettamente, baciandolo lievemente sulla guancia. “Ma sei anche un uomo buono, che non riesce ad assistere ai soprusi senza fare qualcosa. Hai rischiato di essere ucciso in quella taverna e Camelot sarebbe rimasta senza erede al trono, eppure non hai esitato un istante ad agire.”

Merlin gli depose un altro bacio sulla spalla, abbassando le palpebre. Sarebbe rimasto tutta la notte in quella posizione, tenendo Arthur abbracciato. Ormai era diventato dipendente dalla sensazione del corpo massiccio e muscoloso del principe abbracciato al suo.

“Era la cosa giusta da fare” rispose l’altro, senza voltarsi.

Merlin annuì. Era la cosa giusta da fare, ma non tutti l’avrebbero fatta. Soprattutto qualcuno come Uther. Per questo amava così tanto Arthur e per questo amava così tanto stare al suo fianco, sapere che in qualche modo lui avrebbe fatto parte della sua grandezza.

“Ma rimani comunque un asino” aggiunse dopo un po’.
Arthur rise, girandosi verso di lui e cingendogli a sua volta la vita con le braccia.  “Sai che potrei farti mettere alla gogna per questo?” disse, accarezzandogli la schiena con lentezza, quasi volesse assaporare ogni singolo centimetro della sua pelle.

“Ma non lo farai” disse Merlin, non del tutto sicuro che fosse la risposta giusta da dare

“Perché non dovrei farlo?” replicò Arthur, tirandolo un po’ verso il letto. Merlin inciampò nel tappeto ma le braccia forti del principe lo sostennero, attirandolo più vicino.

“Perché sarai un re giusto e-…”

“Per ora, però, sono soltanto un principe viziato e borioso” gli fece presente Arthur , trascinandolo con lui sul materasso. “Che non ama essere insultato e contraddetto”

Merlin rise appena quando le mani grandi del ragazzo si infilarono sotto la sua maglia solleticandogli i fianchi. “Allora diciamo che potrei trovare modi molto più interessati per farmi perdonare per la mia impudenza. Se mi mandi alla gogna, non ne guadagni nulla” ribatté Merlin, infilando a sua volta le mani sotto la casacca del principe. Adorava toccarlo, accarezzare quella pelle calda e vellutata, sentendo la solidità dei suoi muscoli sotto i palmi.

Arthur sorrise, impossessandosi poi della sua bocca per un lungo bacio.

“Niente gogna” sospirò, prima di baciarlo nuovamente.

 

 

   
 
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