Auguri SHUN!Seppure in ritardo-.-

Questo è un pensiero per Te!>w<

° Forever Young °

Sentiva i suoi occhi trainati dalle stelle.
Sul suo viso danzavano silenziosi e briosi i colori dell’Universo, in quel moto placido e vivace, al ritmo del gaudioso palpito del Cosmo.
Gli astri sorridevano di luce sulla sua pelle.
Gli astri sorridevano, al contrario di lui.
Immobile in quel muto incanto, in una contemplazione dolente.
Le stelle volevano strappare lui un sorriso.
Indugiavano dorate ai lati della sua bocca come gocce di luce.
-Non ora...-
Un sussurro triste rivolto alla ridente Eternità.
Voltò le spalle a quelle gemelle indiscrete che come eterne bambine seguitavano con le loro sfavillanti risa e calde fulgide carezze.
-V’invidio...-
Un sibilo segreto.

-Cos’è che invidi, Jim?-
Qualcosa di lui aveva parlato. Le labbra della Ragione si posarono carezzevoli sulla sua fronte e baciarono quella mente afflitta.
-Spock...-
-Cos’è che invidi, Jim?-
-Non credo di saperlo...-
Un sospiro affranto.
-E’ il tuo compleanno oggi...perché tanta pena?-
-Sei qui per farmi gli auguri, quindi?-

-Direi piuttosto...condoglianze!-
Arrivò presto anche La voce del Sentimento ad alleviare il suo dolore, arrivò sfiorando la sua bocca con quel pungente sarcasmo.
-Bones...-
-Tirati su, Jim...in una giornata come questa non c’è tempo per tenere il broncio, ma solo per allietarci insieme di un altro anno andato e di un altro che verrà.-
Si pronunciò sulle sue labbra con parole di miele.
-Non sono nello spirito per festeggiare...-
Rispose il festeggiato, o condannato, amaricando quel miele immeritato e stucchevole alla sua bocca di fiele.

-Sai...io e Spock ci siamo adoperati per cercarti un regalo...e forse siamo riusciti a trovare qualcosa che potrebbe strapparti almeno un sorriso...-
Seguitò nella perseveranza solita di un Sole ostinato, mai pronto al tramonto, sempre così fecondo di letizie.
Questo Sentimento imperituro così rincuorante....
-Di cosa si tratta?-
Chiese incuriosito.
-Polvere magica, mio bel Peter Pan...-
La sua mano si dischiuse e polvere di stelle arricchì l’aria, per poi ricadere adagio, in un turbinio di dorata eleganza, sul suo volto adombrato, adornandolo d’oro e rivolse così poi il suo sguardo, battendo le sue ciglia preziose, alla Ragione.
-E tu Spock sei complice di questo scherzo?-
-Ho trovato la similitudine affascinante...-
Rispose accennando un sorriso.
-Ricordi quando hai smesso di volare Jim?-
Domandò l’altra voce sfumando nella malinconia del ricordo.
-No...-
-Nello stesso istante in cui hai cominciato a farlo veramente...-
-Sì...è possibile...-
-Ora...mio bimbo sperduto...cosa vogliamo fare?-
Domandò ancora.
-Non saprei...voi cosa mi consigliereste?-
Due mani si protesero verso di lui nel caldo invito di un patto tra anime.
-Di provare a volare, Jim...insieme...abbiamo tutto il tempo...-
-Non siamo un pò troppo grandi per giocare a Peter Pan?-
Chiese dubbioso.
-La Giovinezza non ha tempo, Jim...E’ uno stato della Mente, e questa necessita sempre di essere stimolata ed educata a Vedere il Tutto sempre con rinnovato interesse, al fine di accogliere così pienamente la Bellezza della Vita.-
-...E su questa nave di tempo ne passeremo insieme! E quante cose ancora da vedere!...-
-E questo mi rende felice...Non c’è nulla di più bello...-
Le parole sbocciarono tra il fiorire di un sorriso. Le sue mani strinsero quelle anime complementari e nella completezza di quel tacito abbraccio d’Amore, si sentì accarezzare dai Compagni chiusi attorno a lui nella candida riservatezza dei timidi petali di un fiore all’Alba della sua Vita.
Così la Bellezza si rivelò a lui in quei semplici gesti e quel giorno si dipinse di miele rosato, dal profumo irresistibile. Il profumo di una Vita che sboccia in eterno.

-La giovinezza è felice perché ha la capacità di vedere la bellezza. Chiunque sia in grado di mantenere la capacità di vedere la bellezza non diventerà mai vecchio.- *
-Sì...E’ certamente così. Ed io imparerò a Vedere, Sentire, tutto ciò che sarà necessario... e sarò giovane persino al Tramonto, per sempre.-

Eternamente Giovane.

∞

* cit. Franz Kafka