Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |      
Autore: Red_Hot_Holly_Berries    06/10/2010    2 recensioni
"Con un silenzioso ringhio, Inghilterra inghiottì il suo orgoglio, e l’amara constatazione fu che forse almeno quello gli avrebbe riempito lo stomaco."
Inghilterra vive una vita faticosa e sfiancante ai margini dell'umanità, dove a malapena riesce a trovare di che mangiare per i suoi figli, e in più si deve anche far carico di Francia e dei suoi cuccioli. Se Prussia offrirà loro una vita diversa, Inghilterra riuscirà a lasciarsi alle spalle la sua rabbia e il suo dannato orgoglio? Light PrUk
Genere: Fantasy, Fluff, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Our Last Chance


Nervoso, Inghilterra osservò gli squarci di cielo che si vedevano dove le fronde degli alberi non si sovrapponevano.
Ancora poche ore prima del tramonto: doveva sbrigarsi.
Si passò una mano sul viso, cercando si scacciare la stanchezza: aveva fame, aveva sonno, ed era stanco.
Stanco di nascondersi, stanco di avere paura, stanco di dover confidare nel compagno, stanco di soffrire, stanco di preoccuparsi per i piccoli.
Piccoli che lo aspettavano, e avevano fame.
Con questo solo proposito in mente – non far soffrir loro ciò che stai soffrendo tu – avanzò ancora nel sottobosco, senza produrre nessun rumore nonostante la stanchezza.
La sua testa scattò su quando colse un vago odore di cibo.
Carne… una preda di un qualche altro predatore, forse.
Ma la fame, e la sua ostinata speranza di vedere i piccoli sorridere, gli fecero notare che però non c’era in giro l’odore del predatore che l’aveva ucciso.
Guardingo, Inghilterra si diresse da quella parte.

-Dai, Germania, sbrigati! Voglio tornare a casa!-
L’imponente giovane, dai cortissimi capelli biondi e freddi occhi azzurri, sospirò. Un sospiro che sembrava venire direttamente da sotto terra.
-Calmati, Prussia. Finiamo il giro e POI possiamo andare a casa.- Rispose calmo a suo fratello maggiore, un albino dai capelli color avorio e gli occhi rosso rubino.
-Oggi è il mio compleanno! Il che vuol dire che stasera mi faranno una festa e ci sarà un sacco da mangiare! Non posso mancare!- Rispose Prussia, praticamente saltellando dall’eccitazione, agitando il suo moschetto.
-Faremo solo un breve giro per le trappole, va bene?- Offrì come compromesso Germania, indeciso se sbuffare o sorridere.
I due indossavano l’uniforme comune a tutti colore che appartenevano alla banda armata della loro città: guerre in quel paese non se ne vedevano da un po’, ma la città doveva comunque essere difesa da banditi e predoni.
Un tempo quella pianura era tutta ricoperta dalla foresta, ma la costante opera dell’uomo aveva fatto emergere campi e pascoli, facendo rinculare la foresta verso le pendici delle montagne.
Proprio lì i due si stavano dirigendo: altro compito dei soldati era la caccia – alla selvaggina e alle bestie feroci, per quanto sempre più rare.
Appena superato il limite degli alberi, Prussia si calmò immediatamente, concentrandosi sul suo lavoro, seguendo i passi di Germania con il moschetto imbracciato: abitudine, più che per timore di un vero pericolo.
Il giovane festeggiato ebbe fortuna: l’unico animale che aveva visitato le trappole da loro piazzate alcuni giorni prima era un daino (che nascosero sotto una pila di legna per tornare a prenderlo dopo), e si accingevano a controllare una delle ultime, quella per i lupi, quando Germania si fermò di botto.
-Cosa…?- Cercò di chiedere Prussia, ma l’altro lo zittì con un gesto, invitandolo ad ascoltare mentre imbracciava meglio il suo moschetto.
Fruscii, rumore di qualcosa che si muove nel sottobosco, rumore di qualcosa che viene trascinato.
-Dannazione, non ce la faccio!- Disse una voce maschile, evidentemente frustrata.
-Dai! Tira!- Intervenne un’altra voce maschile, più acuta e arrabbiata, a cui seguì di nuovo il rumore di qualcosa che viene trascinato e poi fatto cadere.
-Grazie.- Sospiro di sollievo, seguito poi da un rumoroso sussulto.
-Vattene subito!- Intimò la seconda voce, in un sibilo frenetico.
-Cosa? No, dobbiamo portarlo via!- Rispose la prima, sconcertata.
-No, vattene! C’è qualcuno, lo sento!- Momento di silenzio, in cui Germania e Prussia trattennero il respiro, immobili, e poi: -Andiamocene, presto!- Esortò la prima voce, spaventata.
-Non ce la faccio! Và da loro!-
-Ma…-
-Vattene! Svelto!-
Germania e Prussia si scambiarono un’occhiata ed uscirono allo scoperto in direzione delle voci, ma era già tardi: il rumore di passi in corsa svanì in breve, ma davanti a loro era rimasto qualcosa a tenerli occupati.
Vicino al bordo della trappola per lupi un giovane si appoggiava con la schiena ad un albero, coperto di polvere e terra da testa a piedi: chiaramente, era caduto nella fossa, da cui poi aveva trascinato fuori la carcassa del daino che fungeva da esca.
Tutto in lui dava una ben misera impressione: dai capelli spettinati di uno sporco biondo cenere, con folte sopracciglia che ombreggiavano due occhi verde smeraldo stretti in due fessure; al suo unico capo di vestiario, un paio di pantaloni sporchi e lisi lunghi fino alle ginocchia; alla spaventosa magrezza del suo corpo.
Forse della stessa età di Prussia, era però più basso di lui, e pareva fatto solo di ossa, fasci di muscoli tesi come corde e pelle: una creatura al limite dello sfinimento, ma cocciuta nel suo proposito di rimanere in vita.
-Ciao! Che ci fai da queste parti?- Domandò tra lo scherzoso e il curioso Prussia, che rimase sconcertato quando lo sconosciuto lo guardò negli occhi con odiopaurarabbiaterrorestanchezza.
-La foresta è forse vostra, perché io non possa camminarvi?- ritorse mordace, e i due ebbero la conferma che la seconda voce che avevano udito apparteneva a lui.
-Calma, calma! Non ti stavamo accusando di niente!- Cercò di rassicurarlo Germania, e nel puntare lo sguardo su di lui, il giovane posò a terra il piede sinistro che aveva finora tenuto appena sollevato, e una fugace espressione di dolore attraversò il suo viso, al che di nuovo i due fratelli si scambiarono un’occhiata di intesa.
Conscio di aver lasciato trapelare un particolare che avrebbe potuto costargli la vita, l’altro si mise ancora di più sulla difensiva, appiattendosi contro il tronco.
-Sei cascato nella nostra trappola?- Domandò Germania, ricorrendo a un ovvietà pur di cavargli qualche parola.
-Se non sei di questa parti, forse non sai che usiamo daini morti come esche per i lupi.- Continuò, indicando la povera bestia tirata fuori dalla trappola.
-O forse voleva portarsela via prima che lo facesse qualche lupo!- Scherzò Prussia, e vide un rossore sospetto coprire la faccia dell’altro, forse un misto di imbarazzo e rabbia.
Oh.
-No, sul serio? Volevi davvero quel daino? Ma è andato a male!-
Germania resistette a malapena dal darsi uno schiaffo in fronte: dannata la sua boccaccia! Da come lo straniero sembrava praticamente sul punto di ringhiare loro contro, corrugando le sopracciglia, ora sarebbe stato difficile tirargli fuori qualche risposta.
-Perché non cerchi di trovare qualcosa…- Riprese Prussia, con un certo gusto, ma suo fratello lo zittì perentorio: -Basta!-
Poi, con più gentilezza, chiese: -Io sono Germania e lui è mio fratello Prussia. Tu come ti chiami?-
L’altro lo osservò un attimo, poi sembrò annuire a sé stesso e rispose: -Mi chiamo Inghilterra.-
E prima che potessero dire altro, continuò:
-Sentite, lasciatemi prendere quel daino, va bene? Lo so che è la vostra esca, ma tanto nessun lupo rischierebbe di cadere nella trappola per della carne ridotta così.-
-Perché, tu sì, invece?- Domandò Prussia, di nuovo parlando senza pensare, e Inghilterra inghiottì a vuoto un paio di volte prima di rispondere, facendo del suo meglio per non avventarsi contro di lui e la sua stupidità: ma se voleva ottenere qualcosa, non doveva offenderli.
-Ho fame.- Rispose semplicemente. Sì, meno parlava, meno ce’era il rischio che cominciasse davvero a ringhiare loro contro e rovinare ogni pretesa di cordialità.
-E allora non ci cadrebbe dentro anche un lupo, se affamato?- Ritorse di nuovo l’albino, divertito da quel botta e risposta.
Di nuovo, Inghilterra inghiottì il suo orgoglio, e l’amara constatazione fu che forse almeno quello gli avrebbe riempito lo stomaco.
-Solo un pezzo, allora? Solo un quarto posteriore… per piacere?- Domandò, sentendo gli occhi bruciare, ma usando tutta la sua volontà riuscì a impedire alle lacrime di scorrere.
-Poi giuro che me ne andrò e non mi vedrete mai più.-
Germania stava proprio per ribattere che ciò non era quello che voleva, quando il sottobosco frusciò dietro ad Inghilterra e cinque bambini corsero da lui: magri (anche se non quanto Inghilterra), che indossavano solo delle corte tuniche lacere.
-Papà! Papà!- Gridarono, circondando Inghilterra e attaccandosi alle sue gambe, al che il giovane impallidì mortalmente.
-Francia!- Urlò, improvvisamente spaventato, voltandosi parzialmente verso la foresta dietro di lui, ma sempre tenendo un occhio sui due cacciatori.
-Sono scappati da te appena hanno scoperto perché sono tornato solo io.- Spiegò parlando velocemente l’uomo nelle stesse condizioni fisiche di Inghilterra che comparve all’improvviso accanto a lui, dai capelli mossi e arruffati di quello che forse sotto la sporcizia era un biondo chiaro e occhi di un azzurro quasi violetto.
-Scozia, America…- Disse Inghilterra con un tono incredibilmente dolce ai due bambini più alti del gruppo, uno biondo e un rosso, che lo guardarono negli occhi quasi supplicandolo.
-Vi avevo detto di ubbidire a Francia. Voi e i vostri fratelli dovevate rimanere con lui.- Disse, accarezzando loro i capelli mentre cercava di spingere i bambini verso il nuovo arrivato, rimasto prudentemente dietro di lui.
-Eravamo preoccupati!- Esplose l’altro bambino dai capelli rossi, più basso del primo, divincolandosi dai tentativi di Francia di trarlo a sé, come aveva già fatto con l’altro bambino dai capelli biondi e quello dai capelli castani.
-Lo so, Irlanda, e mi dispiace. Ora, andate da Francia, su!- Li esortò Inghilterra, spingendolo con gentilezza assieme a Scozia e America verso l’interessato, che li afferrò per poi pararsi davanti a loro per nasconderli alla vista dei cacciatori.
Inghilterra tornò a dedicare tutta la sua attenzione ai cacciatori, e il suo sorriso tenero scivolò via come se non fosse mai esistito, rimpiazzato da un’espressione dura e feroce.
-Lasciateci andare.-
La sua voce era ferma, piatta, priva della benché minima inflessione, ma non così erano i suoi occhi: i due fratelli vi potevano leggere chiaramente che li considerava una minaccia per i suoi figli, ed era pronto a tutto per proteggerli.
-Tenetevi la vostra cazzo di esca, ma lasciateci andare. Ce ne andremo, e sarà come se non fossimo mai stati qui.-
Inghilterra li fissava, immobile eppure fremente, piazzato a gambe salde tra loro e il gruppo dietro le sue spalle, il dolore al piede completamente dimenticato nell’imminenza di quello che poteva trasformarsi in uno scontro.
-Ce lo stai ordinando?- Domandò altrettanto quieto Prussia, in un modo che mise in allarme Inghilterra ma fece sollevare un sopracciglio al fratello, che però non disse nulla.
-No, solo… Lasciateci andare. Vi… vi supplico.- Concluse. Lui, orgoglioso com’era della sua stirpe, aveva imparato il prezzo dell’inflessibilità, e aveva scoperto che non valeva quanto la vita dei suoi figli.
-Faresti qualunque cosa per loro, dunque?- Domandò Germania, sulla spinta di un’emozione che non riuscì bene a definire. La stessa che prima aveva fatto parlare il fratello, forse.
Solo allora Inghilterra sorrise: un sorriso aspro, cinico, ma solo per questo sincero. Trovava infatti davvero ironica la situazione.
-Non siete scemi, avete già capito che sono pronto a combattere per loro. Voi siete armati, io no, voi avete mangiato nell’ultima settimana, io no… Ma vi assicuro che vi farei pentire di aver voluto anche solo toccare i miei figli.-
A sostegno delle sue parole, Inghilterra ringhiò, non il patetico suono che una gola umana potrebbe produrre, ma il vero ringhio di una animale selvatico, arricciando le labbra a scoprire una chiostra di piccoli denti appuntiti.
A queste parole sentì i piccoli agitarsi dietro di sé, e Inghilterra dovette fare violenza su se stesso per non girarsi a rassicurarli, ma sentì anche che Francia riuscì a trattenerli tutti accanto a sé.
-Se volete andarvene, che diamine! Andatevene! E portatevi via quella carcassa marcia!- Esclamò allora Prussia, incredibilmente con un gran sorriso.
I due adulti di fronte a lui si immobilizzarono, all’erta di fronte a quella proposta inaspettata, ma i piccoli dovevano avere molta fame e molta fiducia nel prossimo, perché lanciarono gridolini eccitati, e si sarebbero buttati sulla suddetta carogna, se non fossero stati acchiappati al volo da Francia e Inghilterra.
-Perché?- Domandò sospettoso Francia, rivolgendosi per la prima volta ai due cacciatori.
-Perché io sono Prussia, sono magnifico, e oggi è il mio compleanno, quindi mi sento generoso!-
I due genitori si scambiarono una lunga occhiata, chiaramente sorpresi dalla svolta degli eventi, e Prussia ne approfittò per piegarsi in avanti, e parlare direttamente ai bambini alla loro altezza: -È chiaro che non avete mangiato decentemente da un po’… Vi andrebbe un bel daino appena ucciso, invece di uno così andato?-
Germania colse subito l’imbeccata e si voltò per andare a prendere il suddetto daino senza dire una parola, ma perfettamente d’accordo con la decisione del fratello. Come erano magri quei bambini! Era chiaro che quei due che si prendevano cura di loro se l’erano passata parecchio male ultimamente.
-Sei molto gentile, grazie. Tra l’altro, io sono Francia.- Disse questi in tono grato, apparendo molto più rilassato ora che si prospettava un lauto pasto per tutti.
Molto più cauto era invece Inghilterra, che non sembrava credere agli atti un buona fede. No, sul serio, che diavolo aveva dovuto passare per perdere così la fiducia nel genere umano?
Per questo impedì ai bambini di avvicinarsi troppo a Prussia, ma lasciò che parlassero con lui, così che l’albino si ritrovò a parlare a tutti loro contemporaneamente, parlando loro della festa di compleanno che lo aspettava, di come fosse fantastico essere un soldato e un cacciatore, di come tutti lo ammirassero.
A un certo punto però il loro chiacchiericcio lo mandò in confusione, e per avere un attimo di pausa si rivolse a Francia.
-Sono tutti suoi?- Chiese, indicando Inghilterra, con cui aveva capito che non si poteva discutere.
-No, suoi sono Scozia, Irlanda e Galles.- Indicò i due bambini rossi dal carattere espansivo e quello dai capelli castani, più riservato; e notò che tutti avevano sia le stesse sopracciglia cespugliose di Inghilterra, che i suoi occhi verdi, anche se di tonalità diverse.
-America e Canada invece sono miei.- Indicò i due bambini con cui condivideva i capelli biondi, il primo dagli occhi azzurro cielo che non stava né fermo né zitto un attimo, e il secondo dagli occhi violetti, incredibilmente timido.
-Sono davvero tutti figli vostri?- Chiese Prussia, sbalordito, e Francia confermò.
-Ma dove sono le loro madri, allora?- Indagò, ma l’unica risposta che ottenne fu una smorfia che avrebbe potuto essere qualcosa a metà tra un sorriso tirato e un ringhio.
Conscio di aver commesso una gaffe, Prussia fu contento del tempestivo ritorno del fratello con il daino in spalla, che venne scaricato tra i bambini, per loro grande gioia.
Questi si voltarono verso i loro genitori che, assicuratisi che fossero a distanza di sicurezza dai due cacciatori, annuirono con espressione soddisfatta.
Perciò, prima che Prussia o Germania avessero il tempo di chiedere come intendessero cucinare la carne, i bambini si lanciarono sul daino e cominciarono a strapparne pezzi con le mani, tranciando facilmente pelle, muscoli e tendini come se stessero usando un coltello, e a mangiarli così com’erano.
In breve ebbero il viso e le mani sporchi di sangue, e dopo i primi istanti di pura voracità un costante chiacchierio si levò intorno al daino, punteggiato da risate e commenti eccitati.
Ma fu quanto accadde dopo che mise a dura prova i nervi e il sangue freddo dei due cacciatori, costringendoli a soffocare un urlo: d’un tratto, senza preavviso, un brivido aveva come attraversato il gruppo di bambini, e dopo il suo passaggio non erano rimasti che cinque volpacchiotti rossi a contendersi il daino, accalcandosi l’uno sopra l’altro frenetici ma senza violenza, emettendo piccoli ringhi e allegri uggiolii.
-Cosa diavolo…- Cercò di dire Germania, aprendo e chiudendo la bocca come un pesce rosso, e al suo fianco Prussia si lasciò andare a una risata leggermente isterica: era una scena troppo surreale perché uno come lui non potesse riderne.
La reazione di Francia e Inghilterra fu più di esasperazione che altro, con uno che sollevò gli occhi al cielo e l’altro che si dava uno schiaffo in fronte, irritato.
-Ecco il motivo per cui non possiamo esattamente vivere in città.- Sospirò Francia, scrollando le spalle e facendo un ampio gesto con le mani, come se vedere i propri figli diventare d’un tratto palle di pelo rosso fosse normale routine.
-Perché sono diventati delle volpi?- Domandò con incredibile calma Germania, stupendo il fratello: si sarebbe aspettato che il biondo avesse un attacco di nervi di fronte a qualcosa di così strano. In realtà la sua mente razionale aveva bell’è che levato l’ancora e gli aveva fatto “ciao ciao” dal largo, perciò si sentiva pronto ad accettare qualunque spiegazione.
-Specifichiamo: non è che si sono trasformati in volpi, sono ritornati ad esserlo.- Disse Inghilterra, coprendo in due passi la distanza che lo separava dai piccoli, afferrandone due per la collottola.
-Cosa vi avevo detto a proposito dell’autocontrollo?- Domandò loro serio, fissando i due volpacchiotti, con la coda arricciata sulla pancia in atto di sottomissione, che sembrarono guardarlo con aria colpevole prima di tornare improvvisamente umani, rivelando di essere America e Scozia.
-Che il cibo non è un buon motivo per cambiare aspetto.- Borbottarono i due, e con ciò vennero lasciati cadere sopra i fratellini, che guairono ma ripresero l’aspetto che avevano prima, lamentandosi per essere stati interrotti durante il pasto.
-America e Scozia sono i più dominanti del gruppo, se riusciamo a inculcare loro un po’ di buon senso, gli altri li seguiranno.- Fu la non richiesta spiegazione di Francia, che tutto sommato appariva rilassato, lasciando ad Inghilterra il problema di preoccuparsi di cosa fare ora che i cacciatori avevano scoperto che cosa erano. Dal canto suo, si sentiva stranamente a suo agio.
Che fosse la volta buona per avere un po’ di pace?
-Questo non risponde alla mia domanda!- Dichiarò Germania, ora leggermente irritato.
-Vediamola così: siamo un gruppo di volpi che possono apparire umane, cosa che crea tante complicazione quante ne risolve.- Disse Inghilterra, con un lieve broncio.
-Cosa? Anche voi?- Sgranò gli occhi Prussia, e l’altro annuì.
-Certo: sono figli nostri, no?- Fu l’ovvio commento, e per dimostrazione si girò di profilo, mostrando loro una vaporosa coda a pennacchio rossa con la punta bianca che spuntava da sopra il bordo dei pantaloni, coda che i due fratelli erano sicuri non fosse stata lì solo un attimo prima.
Come anche non c’erano, notarono quando riportarono l’attenzione al volto di Inghilterra, quelle due grandi orecchie triangolari, bianche all’interno e rosse con la punta nera all’esterno.
-Ok, allora giriamo la domanda: com’è che delle volpi possono sembrare umane?- Domandò Prussia, giocherellando con la cinghia del suo moschetto mentre Germania serrava il suo con così tanta forza da farsi sbiancare le nocche.
Inghilterra sospirò, lanciando un’occhiata ai bambini che si stavano ancora abboffando, chiaramente cercando di mettersi alla pari con tutti il cibo che non avevano mangiato.
-In passato, tutti gli animali potevano farlo.- Disse, vagamente scontroso, e Francia si premurò di spiegare meglio quando vide la faccia leggermente sconvolta dei due.
-Meglio, per ogni razza animale c’erano alcuni che potevano farlo.- Lanciò un’occhiataccia al compagno dagli occhi verdi, ma quello scrollò le spalle, accucciandosi vicino ai piccoli, senza però allungarsi verso il daino.
-Erano… Voi le chiamereste le “famiglie reali” di quelle razze, ma non dominavano sui loro simili… Bè, forse un pochino, ma era più dovuto al fatto che questi “nobili” erano più grandi, forti e furbi degli altri che non a un vero diritto di nascita.-
Germania sembrava abbastanza scettico: -Com’è che non ne abbiamo mai sentito parlare?-
-Perché sono tutti morti.- Si intromise Inghilterra, senza guardarli neppure.
-Non è vero!- Lo attaccò Francia, ma Inghilterra lo zittì con un gesto secco e uno sbuffo: -Sarebbe solo meglio se lo fossero davvero.-
-Perché dici così?- Chiese Germania, in tono non troppo spaventoso. -L’espansione degli umani ci ha cacciati dai nostri territori, tanto che siamo rimasti in pochissimi. Da queste parti sono rimasti solo i “nobili” delle prede, e non li avete mai visto perché è loro natura stare nascosti.- Il ghigno di Inghilterra si era fatto arrogante parlando di “prede”, e anche Francia aveva raddrizzato la schiena, scuotendo fiero la testa, come a chiarire che loro non avevano nulla da spartire con loro.
-Mentre le volpi sono predatori, no? Dove sono gli altri?-
-Li avete cacciati tutti. Non ce n’è più nessuno su questo lato delle montagne.-
-Cosa!?- Esclamò Prussia, sinceramente stupito.
-Di là- Francia indicò oltre le montagne dietro di lui -Eravamo troppo in concorrenza con gli altri predatori. Non ce la facevamo più a combattere contro linci, gatti selvatici, lupi, donnole, e anche le altre volpi. Per questo siamo venuti di qui, per cercare un posto più sicuro per i piccoli.-
-Ma torneremo di là, non preoccupatevi. Non voglio rimanere qui per un solo altro dannato giorno!-
Il commento velenoso di Inghilterra fece trasalire i due fratelli, ma Francia addirittura spalancò gli occhi con aria inorridita.
-Non puoi dire sul serio! Li ammazzeranno!- Protestò, con l’aria di chi aveva combattuto quella battaglia già molte volte, e l’altra volpe si alzò lentamente per fronteggiarlo.
-Svegliati, Francia! Moriranno comunque!- Ringhiò Inghilterra, scoprendo nuovamente i denti. Ah, giusto, altra cosa molto poco umana: le sue labbra erano nere, e nere erano anche le sue gengive che ospitavano i suoi denti aguzzi, proprio come una volpe.
-Vuoi che finiscano come Portogallo? O come Belgio? Non c’è niente da cacciare qui, e non è neppure sicuro! Il fatto stesso che loro- indicò i due cacciatori –ci abbiano visto ne è una prova!-
-Non è vero, cacciagione ce n’è!- Protestò Prussia, in qualche modo offeso che il suo paese fosse ritenuto alla stregua del settimo inferno.
-Per degli umani, forse. Ma non per una famiglia di volpi.- Guardò Francia con aria malevola, poi tornò a fissare i due cacciatori.
-Francia era venuto qua con la sua compagna, Belgio, ma non è riuscito a trovare abbastanza cibo per i loro cuccioli appena nati. Così Belgio si è ammalata, ed è morta di sfinimento per allattare i suoi piccoli. Ne avevano quattro, ma solo America e Canada sono sopravvissuti.-
-Io invece sono venuto qui con la mia compagna Portogallo, che aveva già avuto figliato. Ma per procurare abbastanza cibo dovevamo cacciare tutti e due, e un giorno Irlanda si è allontanato troppo dalla tana. Per allontanare l’attenzione di un cacciatore da lui, Portogallo si è fatta sparare.-
-Ecco perché dico che non c’è abbastanza cibo e non è sicuro. Di là dobbiamo combattere, è vero, ma contro avversari che possiamo affrontare, e almeno c’è da mangiare!-
Un silenzio pesante calò su di loro, tanto che i piccoli alzarono la testa per guardarli, un po’ meno frenetici ora che la prima fame si era un po’ placata.
Completamente dimentico dei due cacciatori vicino a loro, Francia si piantò a gambe larghe davanti ad Inghilterra, ma si vedeva che dovette fare uno sforzo per non indietreggiare quando il ringhio dell’altro si alzò di volume.
-Credi che io non sappia perché la mia bellissima Belgio non c’è più? Io dico che sei troppo attaccato al passato, Inghilterra, e ti dico anche che possiamo farcela! Dobbiamo solo spostarci un po’ più a ovest! Se torneremo indietro, saremo punto e a capo!- Sfoggiando una baldanza che non provava, il più alto delle due volpi piantò un dito nel petto dell’altro.
-No.-
La risposta secca di Inghilterra lo prese alla sprovvista, facendolo indietreggiare, essendosi aspettato che l’altro arrossisse di rabbia e cominciasse a prenderlo a male parole.
-Torneremo indietro, e questo è tutto.-
-Non puoi decidere anche per me! America e Canada sono i miei figli, decido io per loro!-
-No, Francia. Dopo il tempo che ho passato con loro, dopo che ho cacciato per loro, dopo che li ho protetti, dopo che loro hanno preso a chiamarmi “papà”, sono figli miei come lo sono Scozia, Irlanda e Galles. Non ti permetterò di condurli verso una morte certa!-
Sentendo ciò, Francia lanciò un verso che era a metà tra un latrato e un ululato strozzato, e all’improvviso i due erano diventati due enormi volpi rosse ringhianti.
Quella che doveva essere Francia si gettò contro quella che presumibilmente era Inghilterra, alzandosi sulle zampe posteriori e abbracciando l’avversario in una stretta furiosa, emettendo versi rabbiosi che fecero accapponare la pelle ai due fratelli che osservavano la scena completamente basiti, troppo addirittura per intervenire e cercare di fermare uno scontro potenzialmente letale.
Dopo poco non riuscirono più a distinguere i due contendenti, ma alla fine una delle due volpi riuscì a stringere i denti sulla gola dell’altra, che subito si getto schiena a terra, le zampe raccolte e la coda arricciata tra le gambe, guaendo penosamente in segno di sconfitta.
La vincitrice rimase in piedi sopra la rivale per un attimo premendo una zampa sul ventre indifeso dell’altra, come per chiarire il concetto, ma non appena mollò la presa entrambe ripresero forma umana.
Sempre più stupefatti, Germania e Prussia videro un ansimante ma orgoglioso (e perfettamente umano) Inghilterra osservare dall’alto un abbacchiato e rassegnato Francia steso sulla schiena, che rapidamente si rialzò, la folta coda da volpe nascosta tra gambe e le grandi orecchie triangolari appiattite contro il cranio.
-Se vuoi, tu puoi andare a ovest. Ma i piccoli verranno tutti con me oltre le montagne.- Dichiarò Inghilterra, passandosi una mano tra i capelli, forse in un (inutile) tentativo di sistemarseli.
-Hai chiarito il tuo dannato punto, Inghilterra. Sai che verrò con te.- Disse lo sconfitto, guardando nella direzione dei cuccioli esagitati dal combattimento, scoprendo che gli unici che sembravano rattristati dalla sua sconfitta erano Canada e Galles, mentre gli altri tre esaltavano Inghilterra a gran voce come un eroe.
Germania scosse il capo, incredulo che dopo quel baccano tutto fosse finito così, senza una goccia di sangue: sembrava che gli animali fossero molto più civili degli uomini.
-Aspettate!- Intervenne Prussia, sorprendendo tutti, fratello incluso. -Si? Mi pareva avessi detto che ci avresti lasciato andare...- Disse cauto Inghilterra, avendo riconosciuto l’albino come il più imprevedibile dei due.
-Volevo solo chiedervi un paio di cose. Primo, conoscete bene questa foresta?-
Francia sollevò le sopracciglia in un’espressione di cortese stupore, ma poi annuì.
-Certo, come il palmo delle mie mani. Viviamo da queste parti da un po’ ormai.-
-Benissimo. E da quel che avete detto prima, mi sembra che voi sappiate dov’è la selvaggina, ma che da soli non riusciate a catturarla, dico bene?-
Inghilterra si adombrò e sembrò stesse per rispondere male a quella che sembrava una presa in giro, ma fu Francia di nuovo a rispondere: -Esatto.-
-Ok, ultima domanda: odiate gli umani?- chiese Prussia, e Francia ridacchiò gentilmente.
-Lui probabilmente ti direbbe di sì- Francia indicò il compagno –Ma più che odio credo che quello che lui prova sia rancore per quel cacciatore che gli ha ucciso Portogallo. E io ho avuto ben pochi incontri con degli umani.-
-Anche se cacciandovi vi hanno messi nella situazione in cui siete ora?- Lo pungolò Prussia, evidentemente cercando di farsi dire qualcosa di ben specifico, ma per l’espressione che ottenne, fu come se gli avesse chiesto se il cielo era blu, poiché evidentemente Francia riteneva la risposta talmente ovvia da non poter minimamente essere messa in discussione.
-Ma… Ecco…- Francia esitò, cercando le parole, e si voltò verso Inghilterra, ma questi sbuffò e girò la testa, rifiutandosi di aiutarlo.
-Come faccio ad odiare un’intera razza di cui non so quasi nulla? Vi siete spinti fino a qui perché stavate cercando nuovi territori, e anche se impreco contro il lupo che ha allargato il suo territorio fino a coprire il mio, non lo odio. Che senso avrebbe? È come… È come odiare la pioggia perché ti bagna. È stupido, non ha senso!-
Germania spalancò gli occhi, girandosi di scatto verso il fratello maggiore, aspettandosi di vedere sul suo viso un’espressione stupita come la sua, ma scoprì invece che Prussia stava ghignando in modo molto soddisfatto.
-Perfetto. Allora che ne dite di venire con me?-
Dire che le due volpi furono sorprese dalla proposta sarebbe stato l’eufemismo del secolo, cosa che si poteva anche applicare pure alla reazione del fratello dell’albino.
-Venire con te!?-
-Venire con noi!?-
-Sì, venire con noi.- Confermò Prussia, piantandosi i pugni nei fianchi e guardandoli negli occhi con un’espressione così sicura di sé, che se lo fosse stato solo un po’ di più, il suo ghigno da un orecchio all’altro gli avrebbe spaccato in due la faccia.
-Venire con te a fare che?- Domandò Inghilterra, troppo sorpreso per ricordarsi di fare lo scontroso.
-Dato che sono grandioso, vi sto offrendo di venire a vivere al villaggio con noi, a casa nostra.-
-E come conti di spiegare alla gente che siamo delle volpi, esattamente?- Indagò Francia, comportandosi come se stesse considerando seriamente la proposta, pensò Inghilterra.
-L’idea è che vi presentate come umani. Quando saranno sicuri che non avete cattive intenzioni, anche se vi vedono come volpi, dubito che vi caccerebbero via se giuraste di non mangiare le galline di nessuno.- Spiegò in tono allegro l’albino, facendo un gesto come dire “logico, no?”.
-Davvero potremmo stare a casa vostra?-
-Certo. Oltre a noi due c’è solo il nostro fratellino Sacro Impero, e la nostra casa è enorme.-
All’ulteriore inquisiva domanda di Francia, Inghilterra e Germania si resero contemporaneamente conto che i due stavano facendo sul serio.
-Aspetta, aspetta!- Intervenne Inghilterra, mostrando le palme delle mani in avanti.
-Ti stai davvero offrendo di prendere due volpi adulte e cinque volpacchiotti in casa tua? Mi sembra fin troppo bello. Che cosa ci guadagni?-
Prussia sbuffò, come irritato da tanta prevenzione. O forse si aspettava davvero che i due accettassero senza domande? Germania non sapeva più cosa frullasse in testa al fratello.
-Ci guadagno che il mio fratellino avrà finalmente dei compagni della sua età per giocare, e che ci sarà finalmente qualcuno a badare alla casa.-
-E se la vostra prossima obiezione è il sostentamento, sappiate non vivreste di carità, ma dovreste guadagnarvelo: non sarebbe male avere qualcuno che conosca la foresta che guidi i nostri cacciatori verso le prede senza farli perdere ogni due per tre.-
Inghilterra e Francia si fissarono a lungo, sui loro volti dipinta a stessa identica espressione di un uomo perso nel deserto che si veda offrire un bicchiere d’acqua.
-Di cosa hai paura, Inghilterra?- Domandò Francia cercando di fare lo spavaldo, ma un occhio acuto si sarebbe accorto che gi tremavano le mani. Tanto.
- Di nulla. Di tutto.- Fu la risposta, mentre turbati occhi verdi si posavano sul gruppo di bambini che li osservava in silenzio, consci che si stava decidendo il loro destino. Da un lato la loro presenza gli faceva apparire quella proposta ancora più allettante, dall’altra lo faceva essere ancora più prevenuto di quanto lo sarebbe stato se fosse stato da solo.
-Chiamami paranoico, ma mi sembra troppo bello per essere vero!-
Un’espressione dubbiosa attraversò il volto di Francia, ma fu prontamente scacciata in favore di una irosa. Sembravano due attori sul palcoscenico, intenti a convincersi a vicenda di qualcosa a cui loro stessi non credevano.
-Ma non puzza di bugia, intende davvero quello che dice! Lo puoi sentire anche tu!-
-E se cambiasse idea? E se in futuro ci tradisse? E se decidesse di far loro de male?-
-Affronteremo il problema se e quando si presenterà! Non siamo indifesi, se ce ne sarà bisogno combatteremo!-
Di nuovo Inghilterra si zittì, pensoso, e quando Galles gli si accostò, prese ad accarezzargli automaticamente i morbidi capelli castani.
Dopo la zuffa di prima, ai cacciatori era chiaro che il capo era Inghilterra, perciò osservarono Francia aspettare il suo verdetto in silenzio, temendo di scatenare l’ira repressa del’altra volpe con una parola sbagliata.
Alla fine Inghilterra riportò lo sguardo sui due fratelli, sembrando più calmo.
-Prima non sembravi molto convinto, Germania. Che cosa ne pensi? O sei d’accordo con tutto ciò che fa tuo fratello?-
Il biondo in questione sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
-Prussia non è mai stato famoso per la sue generosità, perciò ero sorpreso. Di solito parto dal presupposto che tutte le sue idee siano pericolose o semplicemente stupide, ma per una volta sono d’accordo.- Germania ignorò completamente i brontolii del fratello a difesa delle sue “magnifiche idee”, dando l’impressione di essere abituato a farlo.
-Non è solo per i piccoli, mi dispiace anche vedere voi soffrire per qualcosa che, in ultima causa, abbiamo causato noi. Meritate di meglio di dover vivere con quello che capita, e sarebbe addirittura sbagliato non fare niente quando non mi costerebbe niente aiutarvi.-
Quei penetranti occhi verdi non lasciarono i suoi azzurro ghiaccio nemmeno per un istante, e alla fine Inghilterra annuì, certo della sua sincerità.
-Prima hai trascurato il tuo orgoglio per chiederci quel daino. Adesso dimostrami di essere un uomo e di saper pensare al bene di coloro che ti sono affidati prima che al tuo orgoglio.-
C’era qualcosa di degradante nella carità, come se non si ritenesse l’altro capace di meritarsi ciò che gli viene offerto, e Germania lo capiva. Ciò che viene regalato può giungere ad essere disprezzato, ma ciò che viene guadagnato sancisce invece un legame di parità tra il donatore e il ricevente; e quando Inghilterra si sporse verso di lui tendendogli la mano, l’affare era fatto.
Germania strinse quella mano sporca di terra e più callosa di quella di un contadino, tanto più piccola della sua, e sul viso accigliato della giovane volpe comparve il primo vero sorriso che i due cacciatori vi avessero visto.
-Papà, andremo nella loro tana?- Domandò America, tirando il pantalone di Francia per attirare la sua attenzione, e questi lo prese in braccio, stringendolo a sé mentre ripeteva ridendo: -Sì. Sì, abbiamo trovato una nuova tana.-





è inutile che proviate a chiedermi da dove questa sia saltata fuori,tanto non lo neanche io... Anyway, ci vediamo al prossimo capitolo, che sarà quello conclusivo! (era partita come one-shot, ma esigenze di copione hanno voluto altrimenti xD)
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Red_Hot_Holly_Berries