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Autore: SaSmile    07/10/2010    2 recensioni
Quando si è costretti a scegliere,non sempre si imbocca la via più giusta.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E' la prima volta che scrivo su questo pairing ed è la prima volta che mi cimento con lo slash. Spero davvero di non aver fatto troppo male. So bene che qui ci sono autrici bravissime e ben più dotate di me ma ho voluto provare lo stesso a pubblicare questa piccola storia. Spero vi piaccia,un bacio.
S.

Passato,presente,futuro

Lo sento respirare pesantemente mentre mi stringe ancora in quell'abbraccio. Sento le sue mani cercare le mie,ancora strette saldamente al piano in ceramica della cucina. Le mie dita stringono così forte quella superficie che riesco a vedere le mie nocche assumere un colorito bianco e posso percepire la sensibilità abbandonarmi.
E' stato troppo,troppo per quella sera. Uscirsene in quel modo,con quella frase buttata li come se stessimo parlando di qualcosa di futile,come la lista della spesa.
"Questa storia non può andare avanti" aveva detto,di punto in bianco,con quella sua voce calma e profonda mentre eravamo sdraiati sul divano marrone scuro che avevo acquistato la settimana scorsa. Lui lo odiava,mi rinfacciava ogni volta di avere un enorme escremento di cane modellato a sofa in salotto.
Quello era solo uno degli esempi su quanto fossimo diversi.
Cazzo se è vero che gli opposti si attraggono. E quella tra noi era un'attrazione eccessiva,quasi morbosa. Vivevamo nel nostro mondo quando eravamo insieme e non ci serviva nient'altro. Abbiamo sempre odiato quelle smancerie stile 'due cuori e una capanna' oppure 'vivremo solo del nostro amore e null'altro'. Dio ce ne scampi,ma ci eravamo troppo vicini. Serviva una regolata. Ma con calma.
Eravamo intenti a guardare un film di dubbio gustoche avevo affittato,ma non ci facevamo poi molto caso. Le nostre serate Cinema si concludevano quasi sempre allo stesso modo,come uno strano rituale. Ci fingevamo interessati alle immagini che si susseguivano su quello schermo enorme,discutevamo della trama,delle scelte attoriali,della regia. Poi l'interesse cominciava a calare,e concentravamo ogni attenzione sui nostri visi,sui particolari più insignificanti dei nostri corpi. Robert prendeva quasi sempre l'iniziativa. Con la punta delle dita sfiorava i miei capelli in lunghi cerchi immaginari. Poi il tocco diveniva più profondo e scendeva delineando il profilo della fronte,del naso,delle labbra. E inevitabilmente,la tv rimaneva un ricordo lontano,in uno strano gioco delle parti. Era lei ora spettatrice del nostro personale spettacolo.
 La mia mano era poggiata sulla sua coscia e potei sentirlo irrigidirsi all'istante dopo quelle parole. Mi voltai lentamente verso di lui,con un sorriso beffardo sulle labbra,completamente sicuro,nel mio inconscio,che fosse un'altra delle sue battute strambe. Lo amavo anche per quello. Per quel suo lato stupido e superficiale,per quel suo modo di essere infantile a volte,per il suo personale modo di prendere tutto tremendamente alla leggera.
"Certo Robert,come vuoi" dissi stancamente "Domani ti lascio casa" aggiunsi,stando al gioco.
Lui sospirò,ad occhi chiusi e lo vidi muovere le labbra come se stesse mentalmente ripassando le parole da dire. Quasi mai lo avevo visto comportarsi in quel modo,e di solito non presagiva nulla di buono. La mia indifferenza iniziale comincio gradualmente a trasformarsi in una strana tensione.
"Dico... Dico sul serio,Jude." sputò,con tono grave "Devo andare via da qui. Da te. Da noi"
Mi sistemai meglio sul divano,la mia attenzione ora completamente rivolta verso di lui. Pendevo letteralmente dalle sue labbra,mentre lui era sprofondato nel silenzio,evidentemente in attesa che replicassi. La terribile consapevolezza che tutto quello che stava dicendo fosse vero stava letteralmente prendendo possesso del mio cervello.
"Che cazzo stai dicendo,Rob? E' uno scherzo?" cercai conferma,cercando di mantenere un tono di voce normale. Mi sentivo stringere lo stomaco,come se un pugno invisibile me lo stesse strappando via.
Lui si alzò e andò alla finestra,dandomi le spalle. Dal riflesso nei vetri potevo vedere la sua espressione,mesta e confusa quasi quanto la mia. Toccò la superficie del vetro lasciando una sbiadita impronta della sua mano.
"Non sto scherzando,Jude. Non posso più continuare tutto questo" sussurrò,con voce rotta senza ancora guardarmi. Ogni sillaba era una letale stilettata al cuore. E non aveva il coraggio di fissarmi negli occhi,il bastardo.
Mi avvicinai violentemente a lui,a passi strascicati raccogliendo tutta la forza che avevo e afferrandolo per un braccio,con veemenza. Lo sentii imprecare sottovoce mentre finalmente,costretto da me,incrociava il suo sguardo con il mio.
"Dimmi perchè,figlio di puttana,dimmi perchè! Voglio sapere cosa ti ho fatto,cosa cazzo ho fatto per rovinare una serata come questa! Cosa cazzo ho fatto di male?" urlai con tutta la forza che avevo. Sentii i passi concitati dei vicini avvicinarsi alla parete,ma in quel momento non poteva fregarmene di meno.
Lui non parlò,nonostante la mia stretta. Fuori di me,lo spinsi contro la parete più vicina,stringendogli il collo. Lui mi fissava con occhi sgranati,leggevo la paura nel suo sguardo,mista al senso di colpa.
"Susan" riuscì a biascicare,confuso, e allentai la presa. "Ha scoperto di noi,non chiedermi come" disse,massaggiandosi il collo e guardandomi sottecchi,di nuovo quella maledetta maschera disperata sulla faccia. Trovavo odioso che lui,lui soffrisse dopo che così, di punto in bianco,stava mandando al diavolo mesi e mesi insieme. Lui soffriva,e io? Secondo lui io come cazzo mi sentivo?
E non mi sorprendeva più di tanto il fatto che sua moglie fosse venuta a sapere di noi,me lo aspettavo in un certo senso. Negli ultimi tempi non avevamo proprio fatto molto per nasconderci dal mondo. Tanto non sospetta nulla aveva detto Robert  tempo prima ci crede buoni amici,nient'altro. Appunto.
"E allora? Ci speravi quasi vero? Lo hai detto tante volte" affermai,tormentandomi le mani,nervosamente,nel tentativo di non gettargliele addosso.
"Mi ha chiesto di scegliere" biascicò,come una confessione estorta contro la propria volontà. Rimasi basito e immobile sul posto. Una sensazione orribile si impadronì di me. Come un glaciale velo freddo che mi fasciava completamente le membra facendomi dimenticare completamente come ci si muoveva. Non riuscivo a muovere un muscolo e per un po' non riuscii nemmeno a emettere un suono. Tutte parole al vento,quelle degli ultimi tempi. Tutte parole vane e vuote quelle che tante volte ci eravamo scambiati,nudi e abbracciati su quel divano o sul mio letto. Il nostro letto. Sapevo che amava Susan perdutamente prima di incontrare me. Ne avevamo parlato tante di quelle volte. Mi parlava spesso di quanto il loro rapporto si stava trasformando pian piano in un affetto quasi fraterno,nulla a che vedere con quello che li aveva spinti ad unirsi in matrimonio,anni prima. E quando l'ascoltavo mi sentivo suo,suo soltanto. E lui mi si avvicinava e mi sussurrava quel suo timido "Ti Amo" all'orecchio,come se avesse paura che qualcuno lo sentisse,come se ancora si stupisse di tutto quello che ci stava accadendo.
E ora cedeva al suo ricatto.
"E tu hai scelto lei." dissi in un bisbiglio,vicinissimo al suo viso. "Dopo tutto quello che ci siamo detti,dopo che mi sono annullato completamente per te,dopo tutto quello che abbiamo passato insieme" continuai "tu...hai scelto lei"
Ero egoista e lo sapevo ma non m'importava,ero pronto a diventare la persona più meschina dell'Universo.
Lui, che era ancora appoggiato alla parete scivolò pian piano lungo la sua superficie accasciandosi a terra,affondando il viso tra le ginocchia. Per la prima volta da quando lo conoscevo lo vidi piangere. Le lacrime gli solcavano il viso insitenti e lo vidi disperarsi e umiliarsi come mai avrei pensato fosse capace un uomo. Si strinse la testa tra le mani come volesse spaccarla in due,come se volesse scacciar via ogni pensiero. Batteva i pugni sul pavimento di marmo facendosi quasi sanguinare i dorsi delle mani. Non mi muovevo,ero li immobile a fissare l'uomo che amavo in quel pietoso spettacolo.
"Cosa cazzo vuoi che ti dica Jude! Avrei voluto che tu ci fossi stato in altri momenti della mia vita! Avrei voluto che ci fossi stato tu al posto suo! Lei mi ha aiutato,lei ha salvato la mia anima! Lei mi ha impedito di distruggere la mia vita! Lei mi ha portato via da quella merda,e per quanto io non voglia,per quanto io cazzo ti ami,non posso dimenticare di essere legato a lei più di quanto lo sia con te!" gridò con quanto più fiato poteva. Stringeva i capelli,cercando di asciugare le lacrime con i polsi della camicia che erano oramai zuppi e logori.
Non parlavo,e non so se avrei potuto replicare ad una cosa simile. Per quanto mi sforzassi di pensare quanto anche io avevo fatto per lui,di quanti momenti splendidi e indimenticabili gli avessi regalato non riuscii a non sentirmi insignificante se paragonato a lei. A lei che lo aveva reso l'uomo che era,l'uomo che avevo imparato ad amare visceralmente.

Mi diressi verso il lavabo,in cucina,cercando di rinfrescarmi la faccia,per riacquistare un pò di lucidità. Senza che nemmeno me ne accorgessi esplosi anche io,silenziosamente,le lacrime che scivolavano via veloci a intervalli sempre minori mischiandosi all'acqua che scorreva.
Ed eccomi qui,con lui dietro di me,che mi stringe,mi abbraccia,cerca le mie mani che a malincuore si sottraggono,ormai consapevoli che non lo toccheranno mai più.
"Jude" sussurra,premuto contro di me. Sento le sue guance umide bagnarmi la maglietta.
"Jude" ripete,senza ancora ottenere una mia risposta. "Ti amo". dice.

Dopo quelle due semplici parole, senza controllo alcuno,faccio qualcosa che mai avrei pensato di riuscire a fare in una situazione come quella. Rido. Rido fino a perdere il fiato,rido fino a farmi scoppiare i polmoni,rido fino a quando le mascelle cominciano a dolermi,ma non mi frega,io continuo,mi tengo la pancia,mi accascio a terra e sento le lacrime scendere ancora,senza più ritegno,e graffio il marmo sotto di me mentre continuo a ridere a ridere a ridere mentre prego prego che lui metta fine alla mia sofferenza,mentre prego di morire.
"Jude" grida stringendomi nel tentativo di farmi smettere,mentre io mi divincolo. L'ultima cosa che voglio sono ancora le sue mani addosso,l'ultima cosa che voglio è che lui mi dica mi dispiace. Ha ragione ma lo odio lo stesso,lo odio più di quanto sia umanamente possibile e vorrei solo prenderlo a pugni,vedere il suo sangue scorrere e dirgli "ecco,il tuo piccolo, tenero Jude!"

Lui è sopra di me,ancora tentando di fermarmi. Con abilità riesco a ribaltare le posizioni senza che lui se ne accorga. Con tutta la rabbia che sento addosso sferro un pugno ben assestato che lo colpisce dritto nello stomaco. Lui sbarra gli occhi mentre il respiro viene a mancargli e boccheggia alla disperata ricerca d'aria. Lo colpisco ancora,sulla mascella,vicino a quelle labbra che fino al giorno prima avevaìo tanto agognato. Lui cerca di fermarmi ma nonostante la sua abilità nel combattere,i suoi allenamenti di cui va tanto fiero,non riesce a placare quella forza,quella mia energia dettata solo da quella rabbia che mi corrodeva come acido e veleno.
Lo colpisco nuovamente,questa volta sul naso e lui geme e rimane fermo,senza tentar più di parare i colpi. Rimane li,a guardarmi e quasi mi sorride,mentre rivoli di sangue scivolano sul suo volto. Con quella stessa manica intrisa di saliva e lacrime pulisce come può le ferite,che però continuano a sanguinare.
Lui ancora sorride,inspiegabilmente mentre la collera mi abbandona,mi lascia sfinito sul duro e freddo pavimento della cucina. Dalla Tv ancora accesa provengono spari insistenti.
Quanto vorrei che qualcuno di quei colpi potesse realmente materializzarsi in casa mia e colpirmi. Si,lo voglio.

"Sei pieno di risorse,Judesie" dice fissandomi,oscillando pericolosamente,debole. Io non gli rispondo ma lo fisso a mia volta,sbigottito da tutta quella situazione. Cosa ero diventato? Poi si avvicinò al mio viso,con sguardo colmo di pena e rimorso.
"Ti amo Jude. E mi odio per tutto questo. Ti darei tutto se tu me lo chiedessi,ma tutto questo,la mia famiglia,la società,ogni cosa è troppo grande per me" singhiozzo "tutto questo mi spaventa e mi confonde" dice,con voce rotta,stringendo il collo della mia camicia,anch'ezza sporca del suo sangue.
"sei tutto quello che ho,insieme a mio figlio" continua "e non so più cosa è giusto fare. Non so più nulla" si accascia su di me,cercando di afferrare convulsamente ogni parte di me gli capitasse a tiro.
Mi sentivo svuotato da qualcosa mentre lo ascoltavo,come se il Jude di poco prima fosse un'entità che con la stessa facilità con cui mi aveva posseduto così era scivolata via. Lo avevo odiato con tutto me stesso e adesso,pochi secondi dopo aver cercato quasi di ucciderlo,sento di amarlo nuovamente, come mai avevo fatto.
Lo stringo a me con esigenza,in una morsa quasi soffocante,ma lui non pare accorgersene. Cerco le sue labbra e le trovo. Un bacio colmo di passione,paura,calore. Un bacio violento e liberatorio.
"Qualunque cosa succederà,saremo in due ad affrontarla" soffio sulle sue labbra "Ti amo anche io".
Lui mi sorride e credo sia il sorriso più che bello che io abbia mai visto. Non so cosa il futuro riserverà a noi due,ma è adesso,è questo stesso presente che scopro essere per me fondamentale.
E in questo presente,in questo perfetto presente Robert è l'uomo che amo follemente,e per cui farei tutto.
Oggi,adesso ... Robert è mio.

  
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