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Autore: charly800    07/10/2010    2 recensioni
La principessa di un regno lontano viene rapita da un pirata, la sua guardia del corpo tenta di riportarla a casa e perfino uno sconosciuto ragazzo la aiuta a scappare dalle grinfie del pirata.
Una romantica storia d'amore con finale a sorpresa.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E se…

Nel castello di una nazione lontana, situata in qualche posto remoto di questo pianeta, decine di coppie volteggiavano nella sala più lussuosa e bella con decori d’oro alle pareti, rosse tende di raso pregiato ed un pavimento così pulito e lucido da sembrare uno specchio.
Dall’alto del trono una giovane, dai capelli color del grano, dagli occhi come due smeraldi rilucenti alla luce del lampadario di cristallo e dal sorriso più dolce che quel regno avesse mai ammirato, fissava incantata i suoi sudditi danzare.
Al suo fianco stavano elegantemente seduti una donna dal sorriso raggiante e capelli del colore del legno più prezioso, e un uomo dall’aria solenne, giovane e bello che pareva essersi perso nelle note della musica suonata dall’orchestra.
Elizaveta, la madre della ragazza nonché la donna seduta al suo fianco, si girò verso l’adorata figlia e le parlò con tono contento come suo solito
 
 << Buon compleanno, figlia mia! >>
 
E sì, era proprio il compleanno della principessa e il ballo era tutto per lei, per celebrare i suoi diciotto anni per augurarle una vita serena.
La ragazza, che era visibilmente arrossita, dall’augurio non fece in tempo a  proferir parola che il padre, risvegliatosi da qual sogno in cui le note lo avevano  trasportato, parlò con voce ferma ed un tono quasi severo
 
 << E’ ora che ti trovi un marito. >>
 
Fu una sola frase, detta come fosse un ordine che fece rimanere la ragazza di sasso. Era rimasta girata verso l’uomo al suo fianco, che era suo padre, a guardarlo con la bocca aperta e un’espressione di puro stupore misto a delusione. Sapeva che si sarebbe dovuta sposare presto ma nessuno le aveva detto ma nessuno le aveva detto che si sarebbe sposata così presto!
 
<< Ma padre… >>
 
Tentò di ribattere la ragazza. Ancora una volta, però, non fece in tempo a finire di parlare che la madre, fattasi improvvisamente seria la guardò
 
<< Tuo padre ha rag-.. .>>
 
Ed ecco che anche lei fu interrotta. In verità era che tutto fu interrotto dallo sbattere del grande portone, dal frantumarsi dei colorati vetri di murano le cui schegge caddero a terra provocando un suono cristallino.
Degli uomini, dall’aspetto rozzo e trasandato, avevano messo piede nel castello. Erano pirati.
A causa loro il tempo pareva essersi fermato: l’orchestra aveva smesso di suonare, tutti erano immobili, i sovrani guardavano atterriti quella massa di uomini sporchi dallo sguardo cattivo e un mezzo sorrisetto compiaciuto.
Solo uno di quei pirati si mosse azzardandosi a sfilare fra le genti che si spostavano al suo passaggio. Lui era l’unico dei tanti ad essere vestito con abiti ancora integri. Era alto, biondo, con delle folte sopracciglia e un fisico scolpito che s’intravedeva dalla camicia aperta, era ingioiellato fino al collo e dava l’aria di essere una persona estremamente sicura di sé.
Solo il suono dei tanti anelli che ricoprivano le dita del pirata rompevano il silenzio calato improvvisamente nella stanza.
Arthur, questo era il nome di tale pirata, in quel momento si trovava proprio di fronte ai troni e facendo un goffo inchino pronunciò la frase che avrebbe scatenato la violenta delle guardie
 
<< Salve! Sono il capitano Kirkland! >>
 
Udito quel nome si diffuse il panico tra la gente. L’uomo più spietato, maledettamente ricco e astuto, il pirata più temuto di tutto il mondo era lì! Ed era sicuramente venuto per fare razzia di tutto ciò che c’era nel castello.
Consce di questo le guardie si misero in azione.
Il viso impassibile, il corpo rigido l’uniforme elegante; le guardie si erano messe davanti ai reali al fine di proteggerli.
 
<< Ehi ehi ehi! Mi sfidate così… >>
 
Disse con quel sorrisino spavaldo e agitando la sciabola, prezioso tesoro che tanti uomini aveva sfregiato ed ucciso e che adesso scalfiva la pelle dura di quelle guardie addestrate e dai riflessi più pronti di quanto pensasse.
Il capitano Kirkland amava quando le guardie s’illudevano di poter vincere ad uno scontro con lui, di poter proteggere i principini.
Non ebbe scrupoli ad uccidere una o due persone fra coloro che avevano osato sfidarlo. Tutti gli altri invece furono feriti e fra questi la persona che più aveva dato filo da torcere al pirata.
Si chiamava Vash ed era il  body guard della principessa e di suo fratello. Era la persona che forse era stata più vicina ai ragazzi di quanto chiunque lo fosse mai stato e adesso stava proteggendo Lili, questo era il nome della giovane, con tutte le sue forze.
Anche se era stato ferito e buttato a terra si era rialzato.
 
<< Spostati! >>
 
Disse prepotentemente. Capendo che il giovane non si sarebbe arreso fece una mossa fulminea. Senza pensarci troppo tirò la ragazza a sé.
Quella sentì il freddo della lama tagliente alla gola e il corpo irrigidirsi. Credeva quasi di non riuscire più a muoversi dalla paura.
In realtà il pirata aveva preso ciò che voleva fin dal principio, oltre a tutte le ricchezze materiali lui voleva quella ragazza. Non tanto per la sua bellezza quanto perché conscio del fatto che vendendola come serva a qualche ricco magnate, o tenendola con se per poi chiedere riscatto o addirittura usarla solamente per far le pulizie nella nave.
 
<< Lei viene via con me. Ci vediamo. >>
 
Detto questo diede un colpo alla nuca alla giovane principessina e la prese in braccio come un sacco di patate e corse via insieme a tutti i suoi uomini che avevano già provveduto a prendere tutto ciò che c’era di valore in quella sala e al collo delle donne.
Rimasero tutti di stucco. I reali non avevano detto una parola, non avevano fatto un gesto, nulla. E adesso, con riprovevole compostezza congedavano tutti dichiarando che la festa era finita e solo quando tutti furono usciti dalla sala quelli mostrarono il loro dolore e il loro odio verso loro stessi per non essere riusciti a far nulla, paralizzati dalla paura.

  
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