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Autore: WYWH    10/10/2010    6 recensioni
"Il mio primo ricordo che ho è la sua figura che mi dava la schiena, i suoi occhi rivolti sulla linea dell’orizzonte di quella spiaggia, raggiungibile dal suo ryokan a piedi in tre quarti d’ora; con una corona di nuvole grigie che decoravano quel cielo di fine Giugno, la sua presenza mi è sembrata pallida come la nebbia colpita dal sole, e come tale temetti che sarebbe scomparsa proprio davanti ai miei occhi. Invece quando si voltò, e riconoscendomi mi salutò, la mia testa si addormentò per pochi secondi nel sogno del suo sorriso. E sentii, per la prima volta, che i ghiacci del mio cuore diventavano acqua fresca.
In breve, m’innamorai di lei."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Danny Mellow/Takeshi Sawada, Ed Warner/Ken Wakashimazu, Genzo Wakabayashi/Benji, Kojiro Hyuga/Mark, Maki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Oriente & Occidente'
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Furisode

-Come puoi dire che quel film era bello? Io lo trovavo assolutamente orribile!-

-Questo perché tu non hai pietà per nessuno Ko, come al tuo solito! E anche perché ti ho visto che ti stavi addormentando, a metà del film.-

-Mi stavo addormentando appunto perché era tremendo!-

E io ridevo, ridevo perché, come sempre, Kojiro non mi avrebbe dato ragione, perché per lui, o meglio per il orgoglio, non era concepibile che io avessi ragione. Era terribilmente ed estremamente orgoglioso; anche per questo ridevo, perché lo trovavo assolutamente adorabile.

Non ci tenevamo mai per mano, per lui era imbarazzante, lui non era certo il tipo che faceva cose da “coppiette innamorate”; neanche adesso che eravamo sposati gli veniva istintivamente di prendermi la mano.

Ma a me non dava fastidio, sapevo fin troppo bene che mi amava. Mi bastava scambiare con lui uno sguardo, come in quel momento, e sebbene avesse un’espressione vagamente contrariata, per via del mio ridere, fin dentro le sue pupille vedevo tutto il suo amore per me.

Kojiro, il mio primo amore. Quando l’ho conosciuto non conoscevo l’amore, e nemmeno lui; lo abbiamo conosciuto assieme, passo dopo passo, tra mille imbarazzi e difficoltà, tra risate e litigi, tanti litigi, per via dei nostri caratteri, soprattutto del suo carattere.

Eppure eravamo riusciti a superare il tempo e lo spazio: lui con la sua Juventus viveva in Italia, dall’altra parte del mondo, e telefonarsi era sempre un’impresa. Ma nessuno dei due aveva pensato che fosse faticoso, anzi era anche divertente. E quando ci ritrovavamo, beh, che feste!

Da quando ci eravamo sposati, poi, le cose erano diventate ancora più semplici, di quella semplicità che ogni giorno ti svegli e sai che, qualunque cosa accada, poi ne potrai parlare e discutere con lui.

Si…io credo che con Kojiro avevo trovato veramente la mia felicità.

E anche per questo motivo…quando ripenso a quella notte…mi sembra di sentire una melodia che inizia, pian piano, a stonare, fino a diventare solo un grattare di corde e un continuo rullare assordante di tamburi, mescolato a piatti suonati a casaccio e ad una voce che strilla, strilla, strilla senza interruzione.

Ora che ci penso non credo di essere riuscita a gridare quella notte: era avvenuto troppo all’improvviso.

Erano quattro, e fu più per il numero che per la prestanza fisica che riuscirono a far soccombere Kojiro; ricordo che lo afferrarono e lo circondarono, e poi lui crollò a terra mentre del liquido rosso iniziava ad uscire dal suo corpo. Era sangue, ma il mio cervello non riusciva a riconoscerlo. E poi presero me.

Lottai, Ken mi aveva insegnato a difendermi e riuscì sulle prima a farcela. Ma erano quattro, ed io ero donna. A ripensarci mi tornano in mente i miei compagni di liceo, quando mi davano della maschiaccio; perché allora ero stata così debole quella sera?

Sento ancora l’asfalto che gratta sulla mia testa, io che cerco lo sguardo di Kojiro e trovo solo i suoi occhi vuoti, spenti, e il mio cervello che non riusciva ancora a registrare bene quello che stava succedendo, il mio corpo reagiva solo per istinto: piangevo, cercavo di stringere le gambe per fermarli e mi sentii sfondare e distruggere.

Lo fecero tutti e quattro, prima di scaricarci sulla strada deserta, solo un netturbino notturno ci avrebbe trovato e chiamato soccorso.

Ma una cosa la ricordo bene: mentre mi stavano sfondando, mentre i miei occhi piangevano restando fissi sul volto senza vita di mio marito, così come il mio corpo era oramai senza vita, in quel momento desiderai con tutte le mie forze di morire e di raggiungere Kojiro il più presto possibile.

 

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