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Autore: Tico_Sarah    10/10/2010    2 recensioni
Continuano le investigazioni dei Turks, alla ricerca di una traccia che li possa condurre alla fonte della pericolosa organizzazione che si prepara a dare l’assalto al potere della ShinRa: Avalanche. Sulle orme di uno spaccio illegale di Materia, Tseng continua a seguire la pista che la morte di Gammon ha lasciato aperta, ma sembra che qualcuno all'interno della compagnia sia un alleato di Avalanche. E questi non saranno gli unici pericoli da affrontare, stavolta... [Dal Ciclo “Venti Di Libertà”; Seguito Della Fiction “Homless”] [L’inserimento di “spoiler”, è un avvertimento, perchè la fic segue, seppur sporadicamente, gli eventi di Befor Crisis. Comunque le avvertenze sono all’interno del Prologo]
Genere: Guerra, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Before Crisis
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Prologo

 

 

  L’aria di Junon era strana, quella mattina.

  La piattaforma era stata completata soltanto da un paio di mesi, e presto il presidente della ShinRa avrebbe dovuto inaugurarla, quindi i Soldier che stavano in città erano visibilmente eccitati e preoccupati. 

  I preparativi per l’inaugurazione erano ormai quasi completati, e l’aereo del presidente avrebbe dovuto fare il suo ingresso in città per mezzogiorno.

  Le strade erano piene di civili contrariati che tendevano il naso all’insù per vedere la piattaforma che li sovrastava. Il malcontento generale era piuttosto alto, ma le varie unità di Soldier in circolazione impedivano ogni tipo di insurrezione. L’ingresso della città era sorvegliato giorno e notte, e sarebbe stato impossibile entrare senza il permesso dei Turks.

  Una figura ammantata passò davanti un Turk vestito di nero e si tirò il cappuccio sul viso.

  Il Turk annuì come se avesse capito qualcosa, si rivolse al compagno alla sua sinistra e gli lanciò un’occhiata d’intesa. L’altro fece un cenno del capo, poi tornò a guardare fisso davanti a sé.

  L’individuo sconosciuto diede le spalle ai Turks e si avviò verso una casa che aveva tutta l’aria di essere disabitata.

  Le imposte erano sprangate, e le persiane si tenevano ai cardini faticosamente, rischiando di cadere da un momento all’altro. Alcune più pericolanti di altre, erano state fissate alle finestre con delle travi di legno incrociate, inchiodate alle pareti malridotte. La vernice era ridotta ad uno strato cadente di colore sopra un intonaco friabile e scomposto.

  La figura con il mantello fece scorrere l’occhio sulle tegole. Alcune erano spezzate, ma sembrava che ancora volessero rimanere sul tetto. Il portone d’ingresso era stato mangiato dalle termiti, inoltre il legno era grigio e scheggiato, e in alcuni punti si poteva addirittura intravedere l’interno buio della casa.

  L’individuo fece qualche passo verso il portone e lo fissò per un po’, dopodichè alzò una mano e diede tre leggeri colpi al legno scheggiato. Per un attimo temette che sarebbe crollato, ma poi una voce burbera si fece sentire al di là della soglia, e l’individuo dimenticò completamente il portone per concentrarsi solo su ciò che avrebbe dovuto fare.

  -Parola d’ordine- intimò l’uomo, in tono tagliente.

  -Lifestram- rispose la figura ammantata, rivelando una voce femminile.

  Passò qualche minuto in cui la donna travestita temette di aver sbagliato, poi si avvertì un piccolo scatto e si aprì un leggero spiraglio tra la porta e lo stipite. Un occhio sospettoso si affacciò e squadrò la figura con il mantello da capo a piedi, poi aprì la porta quel tanto che bastava a far entrare la donna.

  -Sei in ritardo- osservò un uomo dagli occhi chiari, mentre si accarezzava la barba rossiccia con le dita.-Avevi detto che saresti tornata subito, Jade...-

  La donna con il mantello lasciò che lui chiudesse la porta, poi rispose:-Ho incontrato un paio di Soldier di troppo.-

  -Ce ne sono tanti?- domandò l’uomo, in tono concitato.

  -Non abbastanza per la nostra offensiva!- esclamò Jade, alzando un pugno guantato di nero.-Vedrai Boris, riusciremo a portare a termine il nostro piano con successo!-

  L’uomo di nome Boris annuì, spostando su e giù il testone pelato.

  Sotto il cappuccio, la donna sorrise.-Adesso diamo il via a questa riunione.-

  Jade si avviò verso la sala seguita da Boris.

  Quella stanza era l’unica illuminata, perché vicino ad ogni persona seduta attorno al tavolo rettangolare si trovava una candela accesa. La sala era grande, ma dentro non c’era alcun mobile, e le pareti erano annerite e impolverate a causa dei lunghi anni passati in solitudine.

  Erano passati quattordici anni dall’ultima volta che quella casa era stata abitata, e Jade avrebbe potuto giurare che nessuno ci avesse mai messo piede. Circolavano voci cu una possibile presenza di fantasmi, ma chiunque fosse entrato avrebbe scoperto che le voci che si sentivano di tanto in tanto erano quelle di alcuni membri di Avalanche, un gruppo eco-terrorista che minava al potere della ShinRa. Fantasmi o no, il potere della superstizione era così forte che nessuno si avvicinava mai, e questo faceva della casa un’ottimo luogo d’incontro per riunioni segrete.

  Jade si sedette a capotavola e si abbandonò sulla sedia, mentre Boris si sedeva dietro un uomo dall’aria pensierosa.

  A parte i sette a tavola, nella stanza c’erano altre due sedie. Una era occupata da Boris, mentre l’altra da un ragazzo di diciassette anni, smilzo e con le braccia spropositatamente lunghe rispetto al resto del corpo. I suoi occhi verdi e acquosi si spostavano ovunque, e le sue mani erano strette intorno ad un blocco di fogli e ad una penna.

  Jade si rivolse al ragazzo.-Kaine, mi raccomando di scrivere il verbale della riunione mentre parliamo.-

  -Certo, certo!- esclamò il giovane, infilandosi la penna in bocca come se avesse voluto ingoiarla.

  -Ma che ha quel ragazzo, sembra così stressato...- commentò uno degli uomini a tavola, sbadigliando sonoramente.

  -Tutto il contrario di te, eh?- replicò il tipo che gli sedeva vicino, mollandogli una gomitata.

  Jade li guardò uno ad uno.

  Il primo alla sua sinistra era il generale della prima divisione Avalanche: Troy Kalais, cinquant’anni. Faceva il militare dall’età di ventisei, e aveva perso una mano per salvare una donna da alcuni banditi, durante la guerra contro il Wutai.

  A seguire, c’era il giovane Joseph Faraday, trent’anni. Era il fratello minore di un Turk che lavorava alla ShiRa da molto tempo. I genitori avevano sempre aiutato Avalanche fin dalla sua fondazione, finchè non erano stati uccisi dal figlio maggiore.

  Il terzo uomo alla sinistra di Jade era un tipo sempre annoiato, che era entrato nell’organizzazione più per dare una scossa alla sua vita, che per cambiare il mondo. Si chiamava Daniel Nakàm, e aveva quarant’anni. Aveva tracciato la mappa di Junon con la posizione precisa dei Soldier.

  I tre alla destra di Jade erano un muro di indifferenza.

  Shirley Navàs, trentasei anni e una passione sfrenata per il modellismo. Era una donna silenziosa e riservata, molto abile nel combattimento corpo a corpo, che amava dare ordini. Aveva predisposto la marcia su Junon nei minimi dettagli.

  Infine c’erano Fuhito, un uomo che anteponeva i suoi interessi personali a qualunque altra cosa, e una ragazza molto giovane: Elfè, leader indiscussa di Avalanche, calma e compassata come sempre.

  Fu lei a parlare per prima. -Non mi sembra ci sia molto da discutere, Jade... la marcia su Junon avverrà all’arrivo del presidente.-

  -Ma non sarà pericoloso?- domandò Faraday, sporgendosi sul tavolo.-Ci saranno Soldier a bizzeffe... secondo me è meglio attaccare prima...-

  -No- rispose seccamente Elfè.

  -La guerra è come gli scacchi- disse il generale Kalais, scuotendo il capo.-Si vince facendo scacco matto al re. O in questo caso, al presidente.-

  -Ma questo non vuol dire che fare scacco matto sia facile- osservò Faraday, infastidito.

  -Nessuno ha detto che sarebbe stato facile- ribattè Nakàm, eccitato.-Prendiamo le armi, buttiamoci nella mischia e combattiamo  schiena contro schiena...-

  -Tu vedi troppi film, Daniel- repplicò Faraday, ben deciso far prevalere le sue idee.-E poi non possiamo assecondare tutte le tue manie suicide...-

  -Quali manie?- domandò Nakàm, facendo finta di niente.-Io voglio solo combattere-

Faraday gli lanciò un’occhiataccia.-Per me questa missione è importantissima.-

  -Lo è per tutti- disse seccamente Kalais.-Non solo per te, Faraday.-

  Il giovane strinse i pugni e cercò di tenere per sé ogni altra obiezione.

  Jade lo vide muovere le labbra senza dire nulla. Forse stava imprecando contro i compagni.

  Elfè lo fissò in silenzio per alcuni istanti, poi proseguì:-Voglio concludere questa faccenda alla svelta. Conosciamo tutti i movimenti della scorta del presidente Shinra. Cos’altro stiamo aspettando? Ormai non abbiamo altra scelta se non avanzare un’offensiva.-

  Boris annuì.

  -L’unica cosa a cui dovremo stare attenti, è il Soldier di Prima Classe Sephiroth- disse Elfè, senza muovere un muscolo.

  -Ho sentito parlare molto di lui- disse Nakàm, gettando lo sguardo al soffitto.

  -Lasciatelo a me- disse Elfè.-Per il resto, saprete cavarvela.-

  Jade guardò Elfè da sotto il mantello.-Elfè... sei sempre più debole... non credo che dovresti affrontarlo.-

  -Io invece credo di sì- tagliò cortò Elfè.-E la discussione termina qui.-

  Fuhito la guardò con interesse.-Allora l’attacco è fissato per mezzogiorno- concluse.

  -Avvertite tutte le truppe di prepararsi- ordinò Elfè, fissando tutti uno ad uno.-Perché oggi combattiamo.-

  Boris fischiò.

  -La squadra di Kalais sosterrà il primo assalto- disse Elfè.-Così respingeremo i Soldier dell’avanguardia, e io avrò campo libero con Sephiroth. La squadra di Nakàm e di Faraday si occuperanno della presa di Junon, mentre tu Jade... dovrai assassinare il presidente. Fuhito e Navàs ti sosterranno con la loro partizione.-

  Shirley piantò i suoi occhi verdognoli sul cappuccio di Jade.-Siamo sicuri che ce la farà?-

  -Se voi farete il vostro lavoro, sì- rispose Elfè per Jade, tagliente.-Non c’è altro da aggiungere. Ognuno di voi ha ricevuto chiare e precise indicazioni. Questa riunione era solo per conferma.- E detto ciò si alzò dalla tavola facendo scricchiolare la sedia.-Ora, vogliate scusarmi.-

  Fuhito si tirò in piedi di scatto.-Vi accompagno, Elfè...-

  Un paio di minuti, e Jade rimase seduta al tavolo da sola.

  Boris aveva seguito Faraday, e insieme avevano lasciato la sala alla velocità della luce perché erano già le dieci passate. Mancavano solo due ore all’inizio dell’operazione, e Jade era molto ansiosa. Era la sua prima missione fuori Midgar...

  -Signorina Cissnei...- mormorò la voce di Kaine.

  Jade si voltò di scatto e il cappuccio le scivolò all’indietro, rivelando il volto di una ragazza dagli occhi scuri e profondi.

  -M-mi scusi...- bofonchiò Kaine, lanciando carta e penna sul tavolo.-Il fatto è che sono così preoccupato...-

  Cissnei non rispose. Aveva faticato sette camice per tenere segreta la sua vera identità. Aveva usato le scuse più impossibili per avere il permesso di tenere addosso il mantello durante le riunioni, e se Kaine avesse fatto saltare la sua copertura prima della fine, non gliel’avrebbe mai perdonato.

  Cissnei e Kaine erano due Turk cresciuti alla ShinRa che si trovavano ad affrontare la loro prima missione fuori Midgar.

  Un fruscio alle loro spalle li fece sobbalzare entrambi.

  Kaine iniziò a frugare nelle tasche vuote in cerca di un’arma, mentre Cissnei estraeva i suoi   Shuriken veloce come un fulmine. Cercò la fonte di quel fruscio per tutta la stanza, ma visto che non c’erano posti in cui una possibile spia avrebbe potuto nascondersi, gettò l’occhio sulle scale che raggiungevano il piano di sopra.

  Non fece in tempo ad intravedere due occhi brillare, che Kaine quasi le balzò addosso dalla paura.

  Una giovane donna castana atterrò elegantemente dove prima c’era il Turk e li fissò.

  -Helinor...-

  La nuova arrivata si ravviò i capelli corti e si guardò intorno.-Sono andati via tutti, no?-

  -Se non lo sai tu...- biascicò Kaine, attaccato al braccio di Cissnei.

  Helinor si posò una mano su un fianco e sbuffò sonoramente.-Iniziavo a stare scomoda lassù... ci sono anche i topi.- E sguainò un pugnale con un rubino incastonato sull’elsa. La lama era macchiata di rosso.

  Kaine sbiancò.

  -Non fare tante storie- lo rimproverò Helinor.-O vuoi chiamarlo pomodoro, così non  t’impressioni?-

  -Non è pomodoro, è sangue- ribattè Cissnei, in tono inespressivo.-Sangue di topo.-

  -Per lo meno è di topo...- sospirà Kaine, sollevato.

  Helinor ridacchiò, furbetta.-Ma io non ho detto che è sangue di topo.-

  Kaine rabbrividì e si nascose dietro a Cissnei, che si voltò per guardarlo male.

  -Mi chiedo ancora come hai fatto a diventare un Turk, ragazzo.-Osservò Helinor, mentre ringuainava il pugnale con un sibilo.-C’è scarsità di uomini, nei dipartimenti della ShinRa?- scherzò.

  -Questa è la nostra prima missione fuori Midgar- si giustificò Cissnei.

  Gli occhi di ghiaccio di Helinor la fissarono per qualche istante, poi lei sorrise e decise di mettere fine a quell’ondata di sarcasmo.

  -Adesso devo andare- disse Helinor, facendosi seria.-La mia missione qui è terminata.-

  Kaine fece per aggiungere qualcosa, ma prima che potesse parlare, Helinor era già scomparsa.

  -Quella donna fa paura- disse, con voce tremante.

  -Chi? Helinor Hinari?- domandò Cissnei, tentando di capire da quale parte fosse andata.

  -Lei!- esclamò Kaine.-A te no?-

  -No.- Rispose Cissnei, scrollando le spalle con indifferenza.-Non è altro che un Soldier di Terza Classe.-

  Kaine le lanciò uno sguardo spaventato.-Fa il Killer!-

  -Già... - disse Cissnei, annuendo.-E il signor Voss mi ha detto che solitamente si occupa di molti   lavori che dovrebbero svolgere i Turk... tipo eliminare testimoni scomodi, o per le infiltrazioni in luoghi impossibili da penetrare...-

  -Quella non mi è affatto simpatica- sbottò Kaine.-Ci ruba anche il lavoro!-

  -Da quel che so, i suoi sono lavori abbastanza difficili.- Spiengò Cissnei.-Per questo è un Soldier.   Si dice che facesse parte di un’organizzazione chiamata Ombra, fino a tre anni fa... non so se ricordi che allora c’era stata un’irruzione nella compagnia...-

  Kaine annuì, ma dalla sua espressione si capiva chiaramente che non ricordasse proprio un bel niente, quindi Cissnei sospirò e si decise a riporre le proprie armi al loro posto.-Andiamo... dobbiamo raggiungere la piattaforma prima dell’arrivo del presidente...-

  -Dobbiamo anche avvertire gli altri delle intenzioni di Elfè...-

  -Ci penserà Helinor.- Disse Cissnei.-È qui per questo.-

  -Quelli di Avalanche si troveranno una bella sorpresa, vero?- chiese Kaine, eccitatissimo.

  Cissnei si tirò il cappuccio sul viso e non ripose.

 

 

Sei mesi prima

 

 

  Era una mattina di settembre a Midgar, e le strade erano gremite di gente che andavano  e venivano da ogni direzione. La grande e ampia piazza centrale era il luogo più frequentato, e sembrava che l’intera città avesse intenzione di scoppiare, tanto era l’affollamento.

  Il sole autunnale scaldava l’aria senza esserne troppo convinto, rendendola tiepida e piacevole. 

  L’enorme palazzo della ShinRa dominava su tutto, e dall’alto della sua imponenza osservava immobile la vita che scorreva sotto di lui.

  Quello sguardo era ricambiato da un giovane uomo dai lunghi capelli d’argento seduto al tavolino di un bar, sotto una tenda a righe bianche e rosse. Se ne stava in solitudine a contemplare il palazzo della ShinRa, mentre la sua testa vagava tra i suoi mille impegni. Non sapeva neanche cosa l’avesse convinto a uscire dalla ShinRa e a raggiungere quel bar, dal momento che era sommerso dal lavoro.

  La guerra con il Wutai era arrivata agli sgoccioli negli ultimi anni, e di quella che era stata una grande battaglia erano rimasti soltanto pochi e disorganizzati focolai che cercavano di insorgere.   Ultimamente Genesis se ne era occupato spesso, e ciò lo aveva portato a viaggiare da Midgar a Wutai un’infinità di volte.

  Niente di preoccupante, comunque, e la ShinRa si preparava a raccogliere il dominio del mondo con le mani protese verso il potere assoluto.

  Sephiroth strinse le dita attorno al bicchiere vuoto che gli stava davanti e continuò a guardare il palazzo della compagnia.

  All’improvviso gli si avvicinò un cameriere lentigginoso, che gli rivolse un sorriso mellifluo.-Desidera altro, signore?-

  -No, sto aspettando una persona- disse Sephiroth, senza neanche guardarlo.

  Da quel che aveva capito, quel tipo si chiamava Jhonatan Butter. Qulche settimana prima, si era presentato alla mensa della ShinRa proclamandosi un grande ammiratore di Sephiroth, dopodichè gli aveva spiegato di lavorare in un bar, e gli aveva detto che sarebbe stato ben lieto di averlo tra i suoi clienti almeno per una volta. Sephiroth aveva fatto finta di non sentirlo, anche perché era molto occupato a guardare torvamente il suo caffè, ma disgraziatamente quella mattina Helinor aveva deciso di sedersi con lui a fare colazione. Da quando frequentava Zack, era diventata molto più aperta con gli estranei, e non appena Butter aveva terminato il suo discorso, gli aveva assicurato che sarebbe stata ben lieta di trascinare Sephiroth nel suo bar. Tra parentesi, Jhonatan Butter era un tipo petulante e lezioso. Alias, un tipo di persona che Sephiroth non avrebbe frequentato neanche sotto tortura.

  Helinor invece lo travava simpatico, e poiché erano almeno tre settimane che non si vedevano,   Sephiroth aveva acconsentito a mettere piede in quel bar, nonostante le pareti pitturate di rosa e una graziosa vetrina decorata con fiori dalle tinte delicate. Erano fiori finti, come tutto il resto in quella città.

  Sephiroth sentiva che quel posto iniziava a stargli piuttosto stretto. Non sapeva perché, ma se avesse potuto, sarebbe scappato da qualche altra parte. Dove, non avrebbe saputo dirlo, ma probabilmente nel posto più lontano da Midgar e dalla ShinRa. E dai reattori Mako, ovviamente.

  Iniziò a tamburellare con le dita sul bicchiere, e con la coda nell’occhio notò che Butter era ancora in piedi accanto a lui.

  Helinor era stranamente in ritardo, e Sephiroth stava iniziando a perdere la pazienza.

  -Signore...- esordì Butter, con voce lievemente tremante dall’emozione.-Posso... posso chiedervi un favore enorme?-

  Sephiroth preferì non rispondere. Ignorare le porsone era una cosa che gli veniva molto bene.

  Butter non si arrese. Ogni capello rossiccio sulla sua testa sembrava sprizzare una fastidiosa eccitazione.-Ricordate che ho un fan club?... cioè, certo che lo ricorderete, non voglio insinuare che la vostra sia una memoria a breve termine... comunque, vorrei tanto che...- deglutì- vorrei che voi veniste a un nostro incontro... uno solo...-

  A quel punto Sephiroth si girò per lanciargli un’occhiata terrificante.

  -Se non è un disturbo...- aggiunse in fretta Butter, con voce strozzata.-So che avete molto lavoro da fare... non voglio dire che dobbiate venire per forza... era solo una richiesta innocente... sapete, noi del fan club vi stimiamo molto...-

  Il giovane Soldier fece per alzarsi, disturbato da tutto quel farfugliare di cui aveva capito soltanto qualche parola.

  Butter era arrossito e sembrava sul punto di piangere per il dispiacere di vederlo andar via, quando una giovane donna vestita da Soldier di Terza Classe gli comparve alle spalle, facendolo trasalire dallo spavento.

  Sephiroth dentro di sé ridacchiò, soddisfatto.

  -Sono in ritardo...- bofonchiò Helinor, passandosi una mano dietro la nuca.-Mi spiace Sephiroth...-

  -Adesso ho solo cinque minuti- la redarguì lui, con un sorrisetto.

  -Cosa?!? Ma in cinque minuti non riuscirei neanche a dirti “ciao”!- obiettò.

  Sephiroth scosse la testa, esasperato, poi si rimise a sedere e aspettò che Helinor prendesse posto di fronte a lui.

  Butter si fece avanti con un tacuino in mano.-Signorina... desidera qualcosa?-

  Helinor ci pensò su, poi sorrise.-Ce l’hai un po’ di torta al cioccolato?-

  -Certo...-

  -Beh, portami una fetta di torta- disse Helinor.

  Butter si segnò l’ordinazione e se ne andò di corsa. Sephiroth notò che quando correva doveva sistemarsi i pantaloni, perché quelli erano troppo larghi rispetto all’esile girovita. Senza dubbio quel Butter era un personaggio, pensò Sephiroth.

  Il giovane Soldier tornò a guardare Helinor, che intanto aveva appoggiato la testa sul dorso della mano destra e fissava una coppia di innamorati che si scambiavano baci ad un tavolo non lontano dal loro.

  -Torta al cioccolato?- fece Sephiroth, tanto per iniziare la conversazione.

  Helinor si voltò verso di lui e alzò un sopracciglio.-Perché?-

  -In genere prendi sempre la crostata alla frutta.- Osservò Sephiroth, distogliendo lo sguardo dal suo.

  -Sì...?- domandò Helinor, guardando il cielo come se dovesse dargli una risposta.-Non me ne ero mai accorta...-

  Sephiroth scrollò il capo.-Non fa niente... come mai così in ritardo?-

  -Sono venuta direttamente da Rocket Town- disse lei, rimanendo sul vago.-Ancora non sono neanche rientrata alla ShinRa...-

  Sephiroth non si azzardò a chiedere il motivo per cui aveva voluto vederlo prima di andare alla ShinRa, tanto avrebbe ricevuto solo risposte del tipo “Perché mi andava” o “Già che c’ero...”. -Che ci facevi laggiù?- domandò infine.

  -Conosci il signor Larry Fewell?-

  -Il proprietario dell’armeria Fewell, certo che lo conosco.- Disse Sephiroth.-Molte delle armi che usiamo provengono da lì...-

  Helinor esibì un sorriso a trentadue denti.-Che secchione...-

  Sephiroth la guardò male.

  -Dai, non arrabbiarti.- Ridacchiò lei.-Comunque hai colto nel segno, è proprio quel Fewell.-

  -Ti hanno mandato da lui? E perché?- chiese Sephiroth, congiungendo le sopracciglia.

  -La mia missione era di fare la scorta alla scorta.-

  -Helinor...- mormorò Sephiroth, pasandosi una mano sul viso.- quando parli di una cosa, spiegati.-

  Lei arrossì leggermente.-Volevo aumentare la suspence!- si giustificò.

  -Non è necessario. Vai avanti e parla chiaro- ordinò lui.

  -Quella tua faccia di marmo è sempre più paurosa ogni giorno che passa, lo sai?- gli rifacciò Helinor, con un sogghigno.-Forse non sai che il signor Fewell è venuto a Midgar con sua figlia...-

  -So anche questo, Helinor.- La contraddì Sephiroth, scuotendo lievemente la testa.

  -Sì...? Beh, allora non c’è gusto.-

  -Helinor...- la redarguì Sephiroth.

  -Scusa, scusa. Vado avanti- disse Helinor.-Dicevo che il signor Fewell ha deciso di venire a Midgar, e di conseguenza si è portato una consistente scorta. Dice che da un po’ di giorni si sente osservato...- Sephiroth la fissò con serietà.- Per questo motivo, ha deciso che fosse meglio avere con sé anche alcuni Soldier, oltre alle sue guardie del corpo. La mia missione era di seguirlo in retroguardia per intervenire in caso di pericolo.-

  -Osservavi la situazione da lontano, dunque. Insieme a chi?- domandò Sephiroth.

  -Altri Soldier di Seconda e Terza Classe, più uno di Prima.- Helinor gli strizzò l’occhio.-Eravamo tutti nei dintorni, a tenere d’occhio la scorta di Fewell... quando all’improvviso...-

  -Ecco la sua torta! E un bicchiere d’acqua che offre la casa!- esclamò Butter, posando un piattino sotto il naso di Helinor.

  -Grazie, troppo gentile- rispose Helinor, dandogli una pacca sul braccio.

  Sephiroth sospirò e attese che i due si scambiassero ringraziamenti e sorrisi di circostanza, poi Butter trotterellò alla volta di un altro tavolo e Helinor prese a rosicchiare la fetta di torta al cioccolato che aveva nel piatto.

  Il Soldier dovette aspettare che avesse finito prima di sentire Helinor parlare di nuovo. Sapeva bene che detestava parlare mentre mangiava.

  Solo dopo che ebbe bevuto un po’ d’acqua, Helinor smise di sorridere e continuò il discorso abbassando la voce.-Avevamo pianificato il percorso in modo da prendere le strade meno pericolose; avevamo seminato false piste a causa del sospetto di Fewell di essere osservato... ma improvvisamente siamo stati attaccati da una decina di uomini con il volto coperto.-

  Sephiroth si fece più attento.-Ladri?-

  Helinor socchiuse gli occhi.-... fortunatamente, noi delle retrovie li abbiamo intercettati ed eliminati.-

  -Devi dirlo al presidente.- Concluse Sephiroth, appoggiandosi allo schienale della sedia.

  -Certo... abbiamo anche tentato di interrogare uno degli uomini, ma non ci ha detto niente. Poi lo abbiamo legato per portarlo fino a Midgar... ma si è suicidato prima di arrivare a metà strada- disse Helinor, in tono inespressivo.-Il che mi fa pensare che quel gruppo di gente fosse di Avalanche.-

  Sephiroth la vide giocare nervosamente con il fazzoletto di carta che aveva usato per pulirsi la bocca.

  Avalanche... una nuova organizzazione che ultimamente aveva cominciato ad uscire allo scoperto.  Era un gruppo di eco-terroristi che minavano al potere della ShinRa, mettendo anche in pericolo, nei casi più estremi, la vita dei civili.

  Sephiroth era stato costretto molte volte a intervenire direttamente per proteggere la vita del presidente da alcuni attacchi, durante i suoi ultimi spostamenti.

  Anche Helinor aveva fatto parte di Avalanche, anche se indirettamente. Suo padre, Silver Gammon, era il capo di un’organizzazione segreta chiamata Ombra, che non era altro che una sede distaccata di Avalanche. C’era voluto un bel po’ di tempo e tanta pazienza, per arrivare a quella conclusione; senza contare i vari drammi familiari che si nascondevano dietro quella complicata storia di tre anni prima...

  Dall’espressione seria di Helinor, Sephiroth capì che stava pensando alla stessa cosa. Il sorriso le era praticamente morto sulle labbra.

  Sephiroth tentò di buttare il discorso su qualcosa di più allegro. Non era nel suo stile, ma non gli piaceva neanche vedere Helinor così depressa. Lui da solo faceva già per due, non c’era bisogno di aiuto.-Quel tizio... Butter... ha un fan club.-

  Helinor lo guardò, confusa.

  Il Soldier indicò Butter con il pollice.-Mi ha chiesto di... intervenire ad un loro incontro...-

  -Vai- lo esortò Helinor, mentre il suo volto si rilassava.-Non è una cattiva idea. Ci scambi due chiacchiere e poi torni al lavoro.-

  Sephiroth appoggiò un pugno sul tavolo.-Non so... non è proprio la cosa per cui sono più portato... interagire con la gente, intendo.-

  -Sì, lo so.- Rispose Helinor, con un sorriso confortante.-Beh, decidi cos’è meglio.-

  Calò il silenzio.

  La risata di Butter esplose poco lontano dal loro tavolo, e Sephiroth si voltò a guardarlo mentre parlava con una ragazza dalle treccine bionde.

  Lei sembrava molto divertita, e si aggiustava gli occhiali rotondi sul naso, mentre Butter le diceva qualcosa tra le grasse risate.

  Per qualche ignoto motivo gli venne in mente Zack. Quel ragazzo era cresciuto a dismisura e il suo fisico era prestante e ben allenato, anche per merito degli allenamenti di Angeal.

  Negli ultimi tempi lui e Helinor avevano cominciato a frequentarsi molto. Uscivano spesso, giravano per Midgar e si distraevano dal lavoro. Zack era simpatico e divertente, e quando stavano insieme, Helinor sembrava un’altra persona. Era più rilassata, più sorridente e soprattutto più spensierata.

  Sephiroth aveva dovuto ammettere che se Helinor voleva un amico che la facesse divertire, lui era l’ultima persona a cui avrebbe dovuto rivolgersi, e che invece Zack era perfetto per quella funzione. E poi, a Sephiroth bastava che lei fosse meno depressa di come appariva quando stava con lui.

  -I cinque minuti sono passati- osservò Sephiroth.

  Helinor annuì.-Infatti. Avrai molto lavoro da fare, scommetto.-

  Sephiroth si alzò dalla sedia e le lanciò un ultimo sguardo.-Molto, sì.-

  -Ti conviene andare. Non vorrei che poi ce l’avessi con me, per averti trattenuto qui- ribattè Helinor, con una buona dose di sarcasmo nella voce.

  -Vado a pagare.- La informò Sephiroth.

  -Tu?- domandò Helinor, alzandosi di scatto.-No, no!-

  Lui abbozzò un sorriso.-Non preoccuparti. Lascia fare a me.-

  -E va bene...- mormorò Helinor, abbassando lo sguardo.-Buon lavoro, Sephiroth...-

  -Ci vediamo.- Concluse il Soldier, dopodichè se ne andò con Butter che lo seguiva come un’ombra.

Helinor guardò i lunghi capelli di Sephiroth che ondeggiavano, e pensò che il suo ultimo espediente non era servito a nulla.  

Per il suo ultimo compleanno gli aveva regalato un paio di forbici. Genesis era morto dal ridere non appena le aveva viste, mentre Sephiroth ci aveva messo un bel po’ di tempo per capire il significato di quello stravagante regalo. Alla fine, Angeal gli aveva spiegato che le forbici erano un tacito monito a tagliarsi i capelli.

Non era servito a molto, dato che i capelli di Sephiroth erano più lunghi di prima.

  Eppure, anche Helinor aveva provato le meraviglie di un taglio corto, e doveva ammettere che stava davvero più fresca e più comoda rispetto a quando protava la treccia.

  -Scusi...-

  Una ragazza bionda, dagli occhi neri coperti da un paio di occhiali rotondi, si era appena avvicinata al tavolo di Helinor, torturando con le dita la lunga gonna nera di pizzo.

  -Mi dica- rispose Helinor, cercando di darsi un tono professionale.

  -Lei conosce il signor Sephiroth?- domandò la ragazza, rivelando una fila di denti troppo grandi e un po’ storti.

  Helinor avvertì un leggero fastidio quando glielo chiese. Possibile che tutti le rivolgessero la stessa, identica domanda?

  -Perché ti interessa?- si schermì Helinor, sospettosa.

  -Vede, signorina... io e il mio amico Butty...-

  Helinor alzò un sorpacciglio.

  -Il mio amico Butter- si corresse la ragazza, indicando il cameriere dai capelli rossicci,-siamo i fondatori di un fan club di Sephiroth... e vorremmo tanto averlo come ospite.-

  -Se siete suoi fan, saprete che lui è sempre sommerso di lavoro- disse Helinor, senza nascondere un certo disappunto personale.

  La ragazza annuì tristemente.-Per questo mi chiedevo se lei potesse farci il favore di convincerlo a venire da noi... sembrate molto intimi...- aggiuse, a bassa voce.

  Helinor arrossì e fece un passo indietro.-Ti sbagli, sai?! Lui non ascolta me e io non ascolto lui! E siamo solo amici! E lui mi tratta come tutti: cioè mi ignora!-

  Gli occhi della ragazza bionda s’incupirono, per poi tornare a brillare di una luce sinistra ed esplicitamente pettegola.

  -Adesso, se non le dispiace, ho molto lavoro da fare!- tagliò corto Helinor, dopodichè fece il giro del tavolo e uscì dal locale in fretta e furia.

  Non fece in tempo a fare una decina di metri, che alla sua destra comparve la ragazza bionda che l’aveva fermata poco prima.-Almeno ci provi!!!-

  Helinor accellerò e si diresse verso la ShinRa.-No!- sentì parte di quella furia che aveva sepolto per quattro anni nel suo petto, avere un moto di ribellione.-Lasciami in pace!-

  C’era qualcosa in quella ragazza che non le piaceva affatto, e non era la stessa cosa che aveva provato quando aveva incontrato Gofna, ma una specie di presentimento negativo. Inoltre, l’espressione avida di quella giovane non le piaceva affatto.

  -Mi chiamo Jade- la informò la bionda.-Lei dev’essere Helinor Hinari. Sa, qualunque fan di Sephiroth sa anche chi sono le persone che lo frequentano...-

  -Allora perché non lo chiedi a Angeal? Lui è molto più convincente di me, in queste cose- ringhiò Helinor, calcolando mentalmente quanti metri mancassero alla ShinRa. Si sentiva molto stanca dopo tutto quel tempo fuori dalla compagnia, senza contare lo stress e i vecchi ricordi che da qualche giorno erano tornati a darle la caccia.

  -Non si arrabbi, signorina Helinor... il fatto è che noi siamo così emozionati... vorremmo tanto conoscere Sephiroth di persona, ma lui è praticamente inarrivabile...-

  -Appunto- replicò seccamente Helinor.-E non solo per voi.-

  -Signorina...- piagnucolò Jade.

  Helinor strinse i pugni e si bloccò.

  Jade la precedette di qualche passo, poi si fermò a sua volta e guardò la giovane con occhi lacrimosi.

  -Sephiroth non è un oggetto- disse Helinor.

  Jade scosse freneticamente la testa.-Ma noi non abbiamo mai pensato che lo sia! Solo che lo ammiriamo molto, e vorremmo conoscerlo... è una cosa innocente, giuro...-

  Helinor si morse un labbro.-Mi dispiace, ma non posso fare niente per voi. Sephiroth è sempre occupato. Concede poco tempo anche a me, dico davvero...-

  Jade aveva colto la serietà di quell’affermazione, ma la ignorò del tutto e continuò a guardarla con occhi imploranti, come se la presenza di Sephiroth al suo club fosse una questione di vita o di morte.

  -Devo tornare al lavoro anche io- la informò Helinor.-Quindi gradirei molto se mi lasciassi stare- e si diresse verso la ShinRa più velocemente che potè.

  Di nuovo, pensò di essersi sbarazzata di Jade, quando quella le ricomparve di nuovo al fianco.-Helinor! Ti prego!-

  Jade si ritrovò in un vicolo, addosso ad un muro con un pugnale puntato alla gola, prima che potesse formulare un altro pensiero.

  Sgranò gli occhi e vide quelli di Helinor che la fissavano freddamente.

  -Ho detto di no- scandì Helinor.-E se il concetto non è chiaro, provvederò a spiegarmi meglio.-

  Jade deglutì.-C-chiarissimo... limpido direi...-

  Helinor sorrise e la lasciò andare.-Bene.-

  -Quello è il pugnale che hai usato per assassinare tuo padre?- domandò Jade, lanciando un’occhiata curiosa al coltello di Helinor, che lo nascose prontamente dietro la schiena.

  La biondina aveva toccato una ferita ancora aperta.

  -Vattene- ringhiò Helinor.-Vattene prima che questo pugnale serva ad assassinare anche te!-

  Jade le rivolse uno sguardo curioso e spaventato insieme, e decise di scappare via.

  Helinor respirò profondamente e ripose il pugnale nella guaina.

  Finalmente poteva tornare alla ShinRa in pace. Si avviò per le strade di Midgar, immersa nei suoi pensieri.

  Erano passati già tre anni dalla sua entrata in Soldier, e doveva ammettere di non trovarsi male alla ShinRa. Si era fatta molti nemici, ma aveva trovato anche amici fantastici. Tra questi c’erano Zack, che aveva già conosciuto quando ancora abitava nell’accampamento dell’Ombra, Genesis e Sephiroth, che però ultimamente tendeva un po’ troppo a ignorarla.

  Aveva fatto cla onoscenza anche di Angeal, un giovane dall’aria rispettabile e severa che teneva sulla schiena una spada più pesante di lui. Non aveva legato in modo particolare con lui, perché quell’aria da onorevole guerriero che aveva addosso le ricordava troppo quella che usava avere anche Gammon. Forse con il tempo le cose sarebbero cambiate, ma fino a quel momento, Helinor tendeva ad usare la tattica della fuga non appena lo vedeva nei paraggi. Il che gli toglieva una buona fetta di tempo da passare con Sephiroth e Genesis, giacchè i tre stavano spesso insieme.

  Così, aveva iniziato a frequentare Zack, e i due avevano instaurato una buona amicizia.

  Tseng era praticamente irreperibile da anni. Dopo l’interrogatorio, non l’aveva più visto se non di sfuggita nei corridoi. Girava voce che nel dipartimento dei Turks ci fosse qualche problema, e dopo il rientro di Verdot alla compagnia, i mormorii non avevano fatto altro che aumentare, fino a diventare veri e propri pettegolezzi.

  Sembrava che non si parlasse d’altro che della missione fallita a Kalm, quella che aveva portato alla distruzione della città. Verdot era al centro di tutte quelle voci, e se dapprima Helinor l’aveva guardato con indifferenza, ora anche lei aveva iniziato a nutrire una certa curiosità nei confronti di quell’uomo. Pareva che avesse perso la sua famiglia, oltre che un braccio, e che Hojo avesse sostituito l’arto inadoperabile con una protesi di Materia. Questo esperimento, che per Helinor era molto simile a quello effettuato su Taiji, gli aveva dato la possibilità di continuare a lavorare come aveva sempre fatto.

  Rain Foster, che Helinor aveva sempre conosciuto come Taiji, ora era in prigione, e da quello che aveva saputo, veniva puntualmente pressato da Gabriel Voss ogni settimana, in cerca di qualche indizio su Avalanche.

  Gabriel Voss, fedele sottoposto di Heiddeger, sembrava molto interessato a Rain Foster, e aveva ricevuto dal presidente il permesso di interrogarlo insieme a Hojo.

  Secondo Helinor c’era qualcosa di losco in tutta quella storia, ma la capacità di infangare la verità dei Turks e del dipartimento per la pubblica sicurezza, l’aveva dissuasa dallo scoprire di più su Voss e la sua passione per Foster.

  Uriah era partito tre anni prima, dopo aver rinunciato al lavoro come Soldier. Le sue ultime lettere lo davano a Icicle Inn, dove diceva di aver conosciuto una ragazza di nome Lay con cui aveva deciso di convivere. Dopo un primo fastidio, Helinor aveva accettato la cosa di buon grado e gli aveva fatto i suoi più vivi auguri.

  Quanto a Gofna, era praticamente scomparsa dalla circolazione.

  Helinor aveva diviso con lei un’appartamento nei due mesi di pausa che si era presa, ma dopo la sua entrata in Soldier, Gofna aveva deciso di seguire l’esempio di Uriah e di andare a vivere da un’altra parte. Dove, Helinor non l’aveva mai capito. Erano anni che non si faceva viva, e Helinor aveva dovuto ammettere che la cosa l’aveva irritata parecchio. Che Gofna si fosse già dimenticata di lei?

  Era quasi arrivata alla ShinRa, quando si sentì chiamare.

  -Helinor! Helinor!-

  Rabbrividì, e stavolta fu tentata dall’estrarre il pugnale e piantarlo nel petto di quella petulante, indelicata, e rompiscatole biondina. Chiuse gli occhi e respirò profondamente.

  Jade sorrise scoprendo i denti.-Noi abbiamo anche un club dedicato a Genesis Rhapsodos... forse lui puoi convincerlo...-

  Helinor sbuffò sonoramente e le lanciò un’occhiata omicida.-Chiediglielo da sola. Genesis partecipa a tutti gli incontri che gli diano l’occasione di parlare dei suoi libri preferiti...-

  -Proprio di questo volevo parlare... qual è il libro che ultimamente legge più di tutti?- domandò Jade, tirando fuori dalle tasche un blocchetto di un giallo accecante.

  -Se te lo dico, giura che te ne andrai ci corsa.- Replicò Helinor, seccamente.

  Jade spalancò gli occhi e annuì con vigore.-Giuro!-

  -Loveless.-

  -Loveless?- fece eco Jade.

  Helinor roteò gli occhi.-Sì. Sta avendo molto successo ultimamente, e lui ne è praticamente innamorato... se volete invitarlo al vostro club, vi conviene chiedergli di parlare di Loveless.-

  Jade prese qualche appunto e si leccò il labbro superiore con la lingua.-Perfetto... grazie!-

  -Adesso vai via- intimò Helinor, sgarbatamente.-Ho un mucchio di lavoro da fare.-

  -Aspetta!- la richiamò Jade.-Puoi dare al signor Rhapsodos questa lettera?-

  -Un invito?- domandò Helinor, mentre Jade infilava le mani in un’ampia tasca della gonna e ne estraeva una busta bianca, con decorazioni d’oro che ne seguivano il perimetro rettangolare.

  Jade le porse la lettera.

Helinor guardò prima Jade, poi la busta, lanciò un sospiro e la prese velocemente.-Lascia fare a me. Adesso è in missione, quindi gliela consegnerò appena lo vedo.-

Il che potrebbe impegare molto, molto tempo.

  -Grazie!- esultò Jade.-Sei così gentile!- esclamò, meritandosi un’occhiata perplessa da parte di Helinor, che la guardò bene. Gli occhi di Jade brillavano come sempre di una luce troppo furba e troppo pettegola.

  Jade era una persona viscida, Helinor ne era sicura, e la cosa non le piaceva affatto.

  La giovane Soldier infilò la lettera nel cinturone che aveva alla vita, sgualciendola con estremo piacere.-Arrivederci- disse, dopodichè corse verso il palazzo della ShinRa comandando alle sue gambe di muoversi il più velocemente possibile.

Al diavolo la stanchezza, doveva seminare Jade una volta per tutte!

 

 

 

Angolino dell’autrice

 

Eccomi qui!!! È stato un miracolo aggiornare oggi, con tutti gli impegni che ho (si vede che è ricominciata la scuola). Se non altro volevo mantere almeno fede a questa data di pubblicazione. Ammetto che vorrei mantenere costanti gli aggiornamenti, ma mi accorgo da sola che non sarà possibile. Tutta colpa della scuola che mi toglie la concentrazione per scrivere, oltre al tempo...

Volevo fare un appunto: i personaggi originali servono principalmente ad ampliare la storia e la trama, e ce ne sono molti, ma Elfè e Fuhito sono realmente presenti nella storia di Before Crisis. Ho fatto una fatica tremenda a raccogliere qualche informazione sul suddetto gioco (con scarsi risultati, visto che molte versioni sono diverse l’una con l’altra), e alla fine ho rielaborato gli eventi a modo mio. Da ciò deiva che lo Spoiler c’è, ma è piuttosto limitato, visto che io stessa molte cose non le conosco del gioco, e semmai avrò azzeccato qualcosa sarà per pura fortuna XD. Semmai ci fosse un capitolo con Spoiler sicuro lo scriverò in alto prima dell’inizio, così non ci sbagliamo *_*

Beh, buona lettura con questa nuova storia XD. Spero di aver eliminato tutti gli errori, ma se mai non fosse così mi scuso in anticipo >.<

  
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