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Autore: RobynODriscoll    11/10/2010    4 recensioni
Pochi anni dopo la conclusione di Orgoglio e Pregiudizio, incredibilmente Kitty Bennet è rimasta l'unica sorella nubile in famiglia...per evitare le crisi di nervi della madre, che l'ha già eletta suo sostegno per la vecchiaia, decide di fuggire a Pemberley presso la sorella Elizabeth...anche se questo significa affrontare questioni irrisolte, che coinvolgono Georgiana Darcy e l'affascinante reverendo Westfall.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Diario di Kitty Bennet
26 Settembre, 18… 


Oggi ha avuto il coraggio di parlarmi! Sono senza parole, lo giuro. Gli uomini di chiesa non dovrebbero essere tanto sfacciati. L’audacia che non mettono nel vestire, evidentemente, emerge in altre maniere.

E’ iniziato tutto con una passeggiata che, nonostante tutto, sembrava tranquilla. Dopo tanti giorni di freddezza, ho dovuto accettare l’invito di Georgiana a camminare un po’ negli immensi giardini di Pemberley: sono trascorsi più di dieci giorni dal mio arrivo, e ancora ci parliamo solo quando c’è nostra nipote di mezzo. Con il suo sorriso da angelo astuto, la piccola Jane riuscirebbe a sciogliere un ghiacciaio. Sembra che non sopporti di stare con una di noi soltanto, quando siamo presenti entrambe in una stanza; così, passeggiavamo con lei che ci teneva entrambe per mano. La balia che ci seguiva di qualche passo, sempre attenta che la “piccola miss Darcy” non inciampasse, non cadesse, non sgualcisse il bel vestitino bianco.
Santo Iddio, mi domando come crescerà mia nipote senza provare l’ebbrezza di sbucciarsi le ginocchia almeno una volta nella vita. 
Lizzy non ci ha accompagnate: è rimasta a riposare nelle sue stanze. Accusa una grande stanchezza in questi giorni, forse a causa del cambiamento di stagione. Darcy era sceso con mio padre a Rivergate, per alcune commissioni; ed io speravo davvero che ciò non significasse che sarebbero tornati ancora una volta portando con sé il reverendo Westfall. Non avevo sofferto abbastanza nei giorni precedenti, vedendo ogni giorno di fronte ai miei occhi l’unico uomo che avrei desiderato non incontrare mai più?
A quanto pare, caro diario, ho lasciato a casa i piagnistei della mamma solo per ricevere un castigo peggiore qui. 
Quasi mi si è fermato il cuore quando l’ho visto arrivare. Westfall, naturalmente: chi altri? 
A suo credito, devo ammettere che è sempre un uomo attraente. Non come lo erano gli ufficiali a Meryton, e nemmeno paragonabile a Denny: tuttavia, ha bei lineamenti e occhi onesti. Buon per chi lo sposerà. E in ogni caso, sarà una magra consolazione, perché chi vorrebbe, potendo scegliere, sposare un uomo di chiesa? 
“Miss Darcy, Miss Bennet, buona sera. Pare che vi incomoderò di nuovo per cena.”
Ho guardato Georgiana a quel punto. Sono certa che il sangue dei Fitzwilliam nelle vene le impedisca di mostrare qualsivoglia emozione. Quanto la invidio per questo! Io mi sentivo le orecchie rosse, di rabbia e di emozione. 
“Splendido! Potrete leggerci di nuovo i sonetti di Shakespeare” ha detto Georgiana. “La vostra recitazione rende loro giustizia.”
Il reverendo, a quel complimento, ha sorriso. “Una buona voce, Miss Darcy, è probabilmente l’unica vera qualità richiesta a un uomo di chiesa.”
Poi, ha guardato nella mia direzione. Pareva si aspettasse anche un mio commento. L’ho accontentato subito.
“Vi prego, basta con la poesia! I muri di Pemberley cadranno su se stessi per la noia se declamerete ancora una volta.”
“E cosa suggerite per trascorrere la serata, Miss Bennet?”
“Il silenzio, signore. Mia sorella Mary sostiene che sia la più alta espressione di saggezza, e per una volta io credo che non abbia torto.”
Ho avvertito immediatamente lo sguardo turbato di Georgiana su di me. Westfall deve essersi offeso, perché ha toccato le falde del cappello e si è scusato di averci importunato nella nostra passeggiata, augurandosi di incontrarci più tardi. Una volta che si è allontanato, Georgiana ha tentato di chiedermi spiegazioni, ma l’ho incitata a continuare a camminare. Perfino la piccola Jane ha iniziato a piagnucolare, forse perché la mia stretta sulla sua manina si era fatta troppo salda. 
Sono stata villana, e me ne vergogno. La verità è che mi sento terribilmente in colpa, anche se questo non è da me. Eppure, mi è quasi insopportabile vedere Georgiana che trasale ogni giorno, quando Mrs. Reynolds porta la posta e Lizzy distribuisce ad ognuno le sue missive. Attende chiaramente qualcosa di importante. Qualcosa che per colpa mia non arriverà.
Ora, per la prima volta, confesserò a queste pagine il mio misfatto, che risale quasi a un anno fa.
All’epoca, Georgiana, il reverendo Westfall ed io eravamo una compagnia abbastanza affiatata, e senza alcun pensiero. Westfall non era divertente come gli ufficiali che avevo adorato in passato, tuttavia possedeva una sottile ironia che mi sorprendeva ogni volta, e non in modo spiacevole. Georgiana sembrava sentirsi a suo agio, perché la riservatezza di quel giovane le permetteva di mostrare un po’ del suo vero carattere, che è assai più vivace di quanto lei stessa vorrebbe ammettere. 
Tuttavia, io iniziavo a desiderare più di un’amicizia da Westfall, e non sapevo come dimostrarglielo. Se la sua divisa fosse stata rossa invece che nera, sarei stata più spigliata, più esplicita e frivola. Ma il suo ruolo rispettabile, i suoi modi così perfetti e il suo sguardo serio mi hanno sempre impedito di comportarmi come un tempo avrei fatto con gli ufficiali.
Poi, un giorno, ebbi il dispiacere di trovare, tra le pagine di un romanzo che Georgiana mi aveva prestato al picnic di quel pomeriggio, la lettera fatale. La ricordo in ogni sua parola. 

La mia lingua non è pronta alle parole d’amore, non quanto il cuore è prodigo di battiti alla vostra vista. So che quanto sto per dirvi provocherà imbarazzo a entrambi, se non ricambiato da voi con la stessa intensità con cui si agita in me. Vi prego dunque, se intendete rifiutarmi, di non fare più menzione di questo scritto, perché l’idea di non vedervi è per me più dolorosa del pensiero di non ottenere il vostro affetto. Se invece le mie speranze non sono vane, se non ritenete le mie condizioni troppo inadeguate a voi, sappiate che le mie intenzioni sono le più onorevoli che possiate immaginare. Di più, la mia penna non riesce ad esprimere, e vi chiedo perdono. Che Dio vi benedica, qualunque sarà la vostra scelta.
Vostro,
Maxwell Westfall.


D’istinto, feci qualcosa di orrendo. Per rabbia, e frustrazione, e gelosia, gettai la lettera nel fuoco, nella trepida speranza che Georgiana non l’avesse letta.
Mi ritirai nelle mie stanze e piansi a lungo: di lì a pochi giorni organizzai la mia partenza per Longbourn. Westfall, non avendo ricevuto risposta, deve aver inteso che Georgiana l’ha rifiutato. E lei, dopo dieci mesi, attende ancora la lettera che la renderà felice! Non sa che, se il reverendo non avrà il coraggio di farsi avanti, sarà solo colpa della mia meschinità. Il fatto di rendere infelici loro non ha portato, comunque, nessuna gioia a me. 



Note di Runa:
Ecco il nucleo dell'incidente! Il prossimo capitolo sarà molto breve, nonché il penultimo. Mi fa proprio strano pubblicarlo così spezzettato...forse aveva più senso come oneshot perché non approfondisce molto le situazioni, ma continuo a pensare che sarebbe stata fastidiosa da leggere a schermo...boh :)
Comunque, intanto ringrazio Jaybree88 (spero che questa volta la tua curiosità sia soddisfatta ^_^! Era come sospettavi tu?)  e Isy264 (ora che mi ci fai pensare quel sito credo traesse quelle informazioni dalla biografia di Jane che ha scritto suo nipote Edward, non vorrei sbagliarmi...anche tu avevi sgamato il triangolo? Eheh ^_^ ) per le belle recensioni, mi hanno fatta molto felice! Grazie anche a chi passa e legge soltanto :)

   
 
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