Il linguaggio della Resa di Tony Maiello

Uther si lascia cadere sul letto, mentre un gelido vento invernale entra dalla finestra. Il re rabbrividisce mentre posa la corona e si prepara per la notte.

-Igrenne, mi passi la maglietta?

Silenzio. Un silenzio spettrale e vuoto, come un buco che non si riesce a richiudere. Il re sospira. Se l'è dimenticato. Come ogni notte come quella, ha cancellato il ricordo della fine di sua moglie. Dovrebbe dormire Uther e lui lo sa, ma non ci riesce. La memoria di lei gli offusca i sensi, gli invade la mente mentre leggere lacrime scendono sul viso stanco dell'uomo. Sembra che la notte non passi mai da quando lei se n'è andata. Uther, che non sente più nessuno... che non ha pietà di nessuno... il Destino non ha avuto pietà di lui, del suo cuore spezzato in mille frantumi. Il respiro è pesante e il viso è rosso per il freddo. Dobrebbe chiudere la finestra Uther, ma non lo fa. Si vuole lasciare morire, fra le raffiche di vento che non spazzano mai via l'immagine costante di lei. Si sente riscaldato dal ricordo del suo abbraccio, della sua voce, del suo viso, dei suoi baci... Come vorrebbe averla là, vicino a lui. Non sarebbe più solo, non sarebbe più vuoto. Sì, vuoto... letteralmente svuotato dalla mancanza di Igrenne. Il cuore fa male, i polmoni si rifiutano di funzionare, un nodo stringe lo stomaco, il sangue smette di circolare. Lui, che per veglie intere ha aspettato il ritorno di lei che, leggera e vellutata, si stendeva accanto a lui e gli dava la buonanotte. Ma era un passato lontano. Era passato... Uther si gira su un fianco, guardando il posto vuoto accanto a lui. Una lacrima viene assorbita dalle lenzuola. Gli sembra di sentirla ancora, la sua risata, il suo odore che ancora impregna le coperte. Eppure è passato tanto tempo... tanto tempo... Si ricorda il suo viso quando gli disse di essere incinta, il suo sorriso mentre aspettava loro figlio.

-Igrenne...

Un sussurro esce fuori dalle labbra aride del vecchio re, mentre sogna sua moglie, la donna che ha amato con tutto se stesso e che ha lasciato morire, senza poter fare niente... Desidera ancora vederla, fuggire con lei lontano, dove niente e nessuno avrebbe potuto separarli. Neanche la morte di cui in questo momento sente la mano gelida sulla spalla. Una folata di vento sbatte la finestra e lo accarezza violentemente. Le mani di lei erano così calde, invece, i suoi occhi così profondi e luminosi... In tutti quegli anni a Uther era sembrato di morire, di essere un morto che camminava per la via che l'avrebbe portato alla fine dei suoi giorni. Purtroppo senza il suo amore.

Senza di lei

Note:

Niente da fare, Uther mi ispira sempre. Vi avverto che avrà altri capitoli autoconclusivi questa fanfiction, perchè è una raccolta di song-fic su Uther Pendragon.

Kiss