Forse è insito nella sua natura di fratello assolutamente non fastidioso, forse soffoca ogni accenno di gelosia appena quello fa capolino da sopra la superficie dell’acqua senza volerlo per non dar nessun dispiacere al suo adorato Ed, o forse perché davvero non gli interessa; per tutte o nessuna di queste ragioni, vedere suo fratello abbracciato ad Alfons non gli crea nessun sentimento particolare, se non un brivido quando gli occhi percorrono la linea della schiena che finisce nel solco perfetto delle natiche e ricorda con desiderio e calore quando venivano riempite da quella che è a tutti gli effetti la sua versione cresciuta.
Gli ha creato una strana sensazione fare l’amore con suo fratello assieme a qualcuno che ha il suo viso, solo più pallido e timido. Baciarlo è stato stranissimo, come farsi guardare, penetrare a lungo e così dolcemente. Suo fratello non riuscirà mai ad essere così, la sua natura irruenta non riesce a stemperarsi mai, neppure nei suoi occhi così grandi e luminosi.
Edward sta dormendo piano, calmo come non è mai stato, dorme ancora nonostante siano le nove di mattina e il sole sia ormai alto, ormai nella loro stanza a riscaldarli. Alfons è grandissimo, non ha mai visto spalle così grandi se non su suo padre; Alfons è la sicurezza a cui Ed si aggrappa anche quando non se ne rende conto, è il ragazzo introverso e follemente innamorato di suo fratello che lo sta stringendo a sé, sperando di inglobarlo per poter sparire portandolo via, attaccato al suo petto bisognoso come un cucciolo. Al sospira e nello stesso momento gli brontola lo stomaco. Lui è la parte educata e servizievole di quello strano quadretto, e va a preparare i pancakes per tutti quanti; Ed adora fare colazione a letto con lui che lo guarda e gli pulisce la bocca, ama fingere di avere sempre troppo sonno per farlo da solo.
Non è assolutamente geloso di Alfons. Perché dovrebbe? Heide non avrà mai quello che avrà lui. Crede che il ragazzo lo sia di lui, cerca di nasconderlo in tutti i modi senza sapere di rendere quasi imbarazzante la facilità con cui si riesce a leggergli nei pensieri.
“Al…?”, si sente chiamare quando i pancakes sono pronti e fumanti sui piatti.
“Arrivo, arrivo.”
Appoggia i piatti sulle lenzuola con cui Heiderich ha coperto suo fratello; se lo tiene tra le gambe, stringendogli la vita, ha le mani giunte sul suo ventre piatto e le labbra incollate alla sua spalla.
“Pancakes, Heide?”
Quello annuisce e gli sorride; Al apre le gambe di suo fratello mettendosi in mezzo, ne passa un pezzo ad Alfons con le labbra e ne approfitta per baciarlo.
“Ehi, ehi, cosa fate voi due? Tocca a me, ora.”
Ed prende un pezzetto di dolce fra le dita, poi tra i denti, e imbocca Al, per poi baciarlo. “Sono buonissimi, bravissimo il mio Al”, gli dice leccandogli le briciole dagli angoli della bocca. “Vero che sono buoni, Heide?”
“Sono ottimi”, sorride quello, stringendo Edward un po’ di più. Alphonse imbocca suo fratello e continua a sorridere.
Più che geloso, si concede il diritto di sentirsi superiore, un sentimento meno visibile e più soddisfacente. Perché essere geloso? Solo lui ha un “il mio Al” tutto per sé. Ieri sera le scintille più luminose erano per lui, non c’è mai stato “un mio Alfons”, solo un “Heide” sospirato con languore. Perché essere gelosi di un eterno secondo?
“Apri la bocca, Heide.”