Prologo
I suoi occhi: splendide pietre di assoluto valore.
Le sue labbra: perfette per essere colte.
I suoi capelli: inebrianti per il loro sublime profumo.
Lei: bella, bella oltre ogni immaginazione.
Lei: dolce e passionale.
Lei: che sarebbe stata solamente di uno.
E Merlin e Arthur questo lo sapevano bene.
CAPITOLO I
Il cielo era
grigio, completamente.
Merlin seguiva il sentiero accidentato con le prede del principe che
gli battevano freneticamente contro la schiena scatenando in lui
ribrezzo e pentimento. Strinse la labbra pronto a scatenare un nuova
serie di brontolamenti ma Arthur lo zittì con un gesto secco
della mano.
Un cervo si abbeverava alla fonte.
Sua maestà si acquattò dietro
un cespuglio e si fece passare la balestra, mirando al povero animale.
E Merlin chiuse gli occhi quando sentì partire il sibilo
della freccia.
Detestava la caccia. In primo luogo perché –
ovviamente – si trovava costretto a svegliarsi prima
dell’alba, viaggiare per miglia e miglia e portare sulle sue
spalle enormi quantità di armamentari. In secondo luogo
–e ben molto più importante del primo –
non riusciva a nascondere la pietà che provava per tutte
quelle uccisioni, poiché era ben raro che Arthur mancasse il
bersaglio.
Cosa che infatti non avvenne: Merlin sentì chiaramente lo
stramazzare del corpo a terra.
Arthur si alzò lentamente con un sorriso entusiasta sul viso
e si scrollò i capelli dorati dalla fronte.
Un’occhiata al suo servitore completamente rigido e con gli
occhi serrati gli provocò una risatina che
mascherò con un colpo di tosse. Merlin era
così… buffo.
<< Sai… la prossima volta porterò
Morgana a caccia con me, almeno lei riesce a tenere gli occhi
aperti.>> disse, accompagnando le parole con una poderosa
pacca sulle gracili spalle del servitore.
<< Sì, certo
sire.>> brontolò lui con sottile ironia mentre
si sedeva a terra.
Arthur aggrottò le sopracciglia e si avvicinò
alla carcassa dell’animale.
Merlin si concentrò su i suoi stivali sporchi di fango
mentre il principe estraeva la freccia.
***
Il cadavere del cervo era
ben sistemato sul nobile destriero del principe e, con sommo piacere,
Merlin non era costretto a vederlo.
Lui e Arthur procedevano di buon passo, accompagnati dai suoni della
natura sempre più insistenti.
Tra di loro il silenzio era graditissimo: il giovane mago era ben
contento di poter risparmiare fiato per poter mantenere
quell’andatura così sfiancante.
Ma Arthur non voleva risparmiarlo e continuava a dargli della femminuccia
priva di coraggio.
Ma si era visto? Pensava Merlin, gonfiando le guance
per l’indignazione e battendo i piedi sul terreno con
isteria.
Un rumore di spade.
Urla.
Un aiuto gridato, portato dal vento.
***
Era una radura.
Arthur impugnava saldamente la sua fedele spada e Merlin dietro di lui
ne teneva goffamente una uguale.
Lo scontro pareva iniziato da poco: due uomini tentavano di respingere
un’imboscata e purtroppo non sembravano riuscirci; gli
avversari incalzavano velocemente, attaccando da più lati e
sfondando le già misere difese dei due.
Arthur si buttò immediatamente in mezzo, senza pensarci, e
Merlin lo fissò preoccupato.
Forza faccia della medaglia, si disse sollevando
l’arma, prepara qualche formula magica.
Le spade si incrociarono più volte e Merlin
riuscì anche a tenersi piuttosto alla larga, non per paura
ma per la convinzione di essere più utile come mago che come
guerriero.
Gli affondi, sempre più mortali, si susseguivano come una
sequenza caotica e potente.
Le parate, sempre meno numerose, portavano sia sollievo che micidiale
timore.
E i caduti… i caduti Merlin li contava con il respiro
mozzato, gli occhi comunque sempre concentrati sulla furia del giovane
Pendragon che ora si batteva insieme ad un giovane dai capelli castani
e la corporatura così simile alla sua.
Poi la vide.
Era rannicchiata dietro la corteccia di un albero, quasi invisibile.
Capì immediatamente perché Arthur e i due uomini
stavano difendendo quella zona, perché c’era lei.
Nascondendosi dietro i cespugli Merlin pregò di riuscire a
raggiungerla, poiché un bandito, esattamente come lui,
l’aveva notata.
Ma la sua corsa affanata lo fece inciampare in una radice e stramazzare
al suolo.
Si rialzò con foga, annaspando ferocemente. Era comunque
troppo lontano.
Magia. Gli occhi del mago si tinsero di dorato e una
misteriosa lancia si conficcò nella schiena
dell’uomo, bloccandolo a pochi passi dalla ragazza.
Merlin sorrise, esultante.
La battaglia intorno a lui si stava spegnendo e ormai le sorti erano
già segnate.
Con quattro dei cinque banditi a terra e uno ridotto alla fuga, avevano
vinto.
Con perdite.
Il ragazzo dai capelli castani si inginocchiò accanto al
corpo dell’altro uomo, steso a terra, cinereo e privo di
vita. La mano sul costato sporco di sangue.
La ragazza uscì dal suo nascondiglio, accostandosi
all’altro e nascondendo con le piccole mani il viso stravolto
di lacrime.
<<Padre!>>
gridò.
Primo capitolo piuttosto cortino. Si tratta della prima Fan
Fiction che scrivo e spero che, come dire, vi interessi.
Non sono di molte parole, anche perchè - lo ammetto - sono
piuttosto spaesata.
Sophie*