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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    12/10/2010    2 recensioni
"L’urlo di Dean riecheggiò nella grotta illuminata dalla luce spettrale delle fiaccole, fatte di fasciami resinosi che buttavano sulle pareti dipinte con arcaici disegni di antichi demoni al colmo della loro potenza una luce infernale mentre attorno a loro il suono del ramsinga rituale misto alle nenie cantate dagli Strangolatori aumentava sempre più d’intensità."
Per un progetto del Tempio di Shun, ecco a voi il mio lavoretto dedicato a Orchidea Fantasma su Supernatural, pairing Dean/Sam^^
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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INFLUENZE SALGARIANE

FANFIC EXCHANGE:

COMMITTENTE: Orchidea Fantasma

FANDOM: Supernatural

PAIRING: Dean/Sam

 

§§§§§

“SAMMY!!”

L’urlo di Dean riecheggiò nella grotta illuminata dalla luce spettrale delle fiaccole, fatte di fasciami resinosi che buttavano sulle pareti dipinte con arcaici disegni di antichi demoni al colmo della loro potenza una luce infernale mentre attorno a loro il suono del ramsinga rituale misto alle nenie cantate dagli Strangolatori aumentava sempre più d’intensità.

E dire che non erano in India ma in una sperduta città nel centro dell’Iowa!

Dean Winchester era a terra, legato strettamente con corde vegetali e ferito profondamente, sul corpo e nel cuore, un dolore lancinante che gli scivolava sin nelle viscere; respirava affannosamente, cercando avidamente di immagazzinare più aria possibile, si sentiva soffocare e il corpo intorpidito dall’effetto del veleno che scorreva col sangue certo non aiutava.

Gli venne da vomitare.

“Sammy…” bisbigliò il cacciatore con gli occhi gonfi e cerchiati di violetto, “Cosa ti hanno fatto…?” mormorò lui, furioso e amareggiato.

Davanti a lui, il fratello minore maneggiava con inquietante abilità un kriss dalla punta splendente per le fiamme, macchiato di rosso scarlatto; della dolcezza quasi bambina di quel viso incorniciato di riccioli dorati non era rimasto più nulla, gli occhi profondi e luminosi rintronati dalla droga che gli avevano iniettato e spenti per l’ipnosi che lo teneva soggiogato.

Non lo riconosceva, lo avrebbe ucciso…

Senza dubbio.

Con la coda dell’occhio, Dean vide il capo di quella combriccola di pazzi svitati che rideva istericamente, odiava quel suono più di quell odi quei maledetti tamburi.

Oh, se solo fosse stato libero…

Gli avrebbe tagliato la lingua, oh se l’avrebbe fatto.

Si sarebbe vendicato e poi se ne sarebbe andato con il fratello.

Già…

Sam.

Dean spostò lo sguardo sulla sagoma incredibilmente magra del ragazzo più giovane e percepiva una rabbia sorda strisciargli nel cuore e azzannarglielo, avvelenandolo senza pietà con la furia cieca e animalesca, istintiva e primordiale.

“BASTARDO!” urlò il maggiore dei Winchester, dibattendosi nelle corde che lo tenevano legato, “PRENDITELA CON ME, MALEDETTO FIGLIO DI PUTTANA!” gridò il giovane uomo, “MA LASCIA STARE MIO FRATELLO, VIGLIACCO!”.

Il sacerdote smise di ridere per un attimo, e anche il rumore del ramsinga si placò mentre la misera marionetta che era ormai il corpo di Sam cadeva a terra, seduta docilmente sul terreno polveroso.

La mano adunca dell’officiante si allungò verso il viso magro ed emaciato del più giovane, che spalancò di scatto gli occhi.

Fu un attimo.

Sammy si slanciò su Dean con la violenza di una belva feroce, menando colpi di pugnale al fratello inerme che urlava dal dolore, scosso dalle convulsioni che il suo corpo ormai in balia del liquido venefico a stento riusciva a sopportare.

Se possibile, il clamore aumentò, a ogni fendente sembrava quasi che i corpi dei presenti si protrassero per assaporare ogni frammento di sofferenza, se con Dean moribondo loro stessero acquistando nuova forza e nuovo vigore.

“Fratellino…” singhiozzò Dean, era esausto, tutto gli giungeva ovattato alle orecchie, che veramente quella fosse la sua fine, morire in un puzzolente sotterraneo per mano di un Sam ignaro e inconsapevole che era lui il suo assassino, plagiato da un manipolo di puzzolenti imitatori di una antica setta di strangolatori indù?

Una lacrima, forse l’unica che per lui significava davvero qualcosa come adulto, scivolò dai suoi occhi.

L’impeto dell’aggressione si placò e subito dopo, sovrastando il grido dei tamburi, si sentì distintamente il suono delle sirene della polizia.

I sedicenti Thugs presero a scappare in tutte le direzioni, lasciando in breve la sala.

Cadde una quiete tombale.

“Dean…” la voce di Sam, del vero Sam Winchester, dolce e bassa seppur stranamente arrochita in quel momento, ma ci si poteva giurare che fosse la sua, risuonò incerta, squarciando il silenzio.

Il kriss cadde a terra nello stesso momento in cui sul viso del più giovane era comparso un barlume di orrenda consapevolezza e dolore, accorgendosi troppo tardi di ciò che quelle sue mani avevano fatto alla persona più cara per lui.

“CAZZO DEAN!” urlò il biondino sconvolto, gettandosi su di lui per soccorrerlo, “Non preoccuparti…” brontolò il fratello, “Sto benissimo… ora però, se permetti, credo che… Dormirò qualche minuto…” sussurrò il bruno, prima di scivolare nel buio del sonno innaturale della morte.

§§§

L’alba livida del terzo giorno si alzò sulla cittadina addormentata e ignara di tutto mentre per il giovanissimo Sam Winchester ne cominciava uno nuovo di sofferenza.

Dopo la fine di quell’incubo, aveva portato a fatica tra le sue braccia il corpo del suo fratellone sino all’Impala, attingendo ad ogni singolo grammo di energia per non  cadere miseramente a terra.

Quella lunghissima notte aveva perfino pregato, pregato chiunque ci fosse lassù di non portargli via l’ultima famiglia che gli era rimasta.

Con cura infinita, lo aveva curato per giorni e notti lunghissime, senza mai staccarsi da lui: gli aveva cambiato le bende sporche, asciugato lacrime e sudore nel delirio della febbre, tenuto la mano quando, nell’incoscienza, lo cercava, lo chiamava, lo implorava.

Senza dire nulla.

Senza pensare.

Senza voler pensare.

Perché farlo voleva dire ricordare, ricordare di essere stato lui l’artefice di quel massacro.

“Sammy…” mormorò Dean, aprendo finalmente gli occhi: “Acqua…” tossì il bruno, rabbrividendo di freddo.

Il biondo prese il bicchiere e, tenendogli la testa sollevata, lo aiutò a bere; al contatto con il liquido fresco, il ferito inghiottì sorsate su sorsate, arso dalla febbre e disidratato: “Ehi, fai piano, non scappa nulla!” lo rimproverò l’infermiere improvvisato.

Il fratello si lasciò poi ricadere sui cuscini, esausto, guardando con disappunto la flebo di fortuna approntata da Sam: “Sicuro che questa roba funzioni?” chiese sospettoso lui, “Si, Bobby ha detto che sei stato fortunato, MOLTO fortunato.” disse solo l’altro in risposta, tenendo lo sguardo ostinatamente basso.

Dean gli prese la mano, stringendogliela con tale forza che sembrava volergliela spezzare: “Guardami quando mi parli, non mi va di non vederti in faccia.” borbottò lui, obbligandolo ad alzare la testa, “E non fare quella faccia, non sono mica morto!” cercò di ridere il bruno, ma anche quel semplice movimento gli era praticamente impossibile, non c’era muscolo che non gli dolesse.

Un peso considerevole gli atterrò sulle costole doloranti, una mezza imprecazione gli salì alle labbra ma se la rimangiò seduta stante non appena riconosciuto il calore che lo avvolgeva e la stretta attorno al suo collo.

E poi le labbra che gli sfioravano affettuosamente la pelle appena rimarginata, seguendo un percorso di lacrime impercettibilmente segnato.

“Mi spiace…”

Due parole così semplici e al tempo stesso così laceranti…

Dean quasi poteva vedere il cuore del ragazzo più giovane spezzarsi.

“Non dire cazzate, fratellino!” lo rimbrottò, allungandosi a dargli un coppino sulla nuca incautamente scoperta, “Siamo fratelli, amici, amanti, siamo una famiglia. Viviamo sul filo del rasoio, e se queste ferite mi hanno permesso di salvarti… Beh, me le farei infliggere altre cento volte, sono stato chiaro a sufficienza?”.

E per sottolineare meglio la cosa, lo baciò.

Un bacio che non restò isolato.

Perché anche Sam diede il suo contributo misto a coccole piene d’amore che, almeno per quella volta, Dea non rifiutò.

Dopotutto, a volte era bello farsi viziare.

   
 
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