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Autore: Akane    14/10/2010    5 recensioni
"Lo guardò per bene imprimendosi tutto e poi infastidito dalla canottiera ebbe anche la faccia tosta di fargliela togliere, dicendo che non andava bene con la stoffa della camicia che stava per indossare. Fra brontolii vari, Peter si tolse anche quella rimanendo solo in boxer. Era un peccato coprire quel torace, dopotutto."
Questa volta è Neal che prepara Peter ad andare sotto copertura e lo 'sistema' a dovere. Anche troppo bene!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Evoluzione'
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TITOLO: Questione di sguardi
AUTORE: Akane
SERIE: Withe collar
GENERE: sentimentale
TIPO: slash, one shot
RATING: verde
PAIRING: Neal verso Peter, è sostanziale specificarlo perché qua sono evidenti solo i sentimenti di Neal, per ora.
NOTE: E’ un seguito dell’altra che ho scritto, diventeranno parte di una piccola serie che ho in mente, (tanto lo sapevate tutti che finiva così…) ci sarà un seguito dove continuerò con l’operazione a cui accenno ora. E voi direte: e perché non ne fai direttamente una a capitoli? Fare tante one shot di un’unica saga mi sembra meno impegnativo, forse… bè, comunque spero che questa fic piaccia come l’altra. Lentamente le cose cominciano ad evolvere, bisogna stare attenti ai dettagli, nessuna frase è buttata lì a caso. Presto saprete anche cosa prova veramente Peter per Neal! Chissà se lo ricambia o è davvero come crede il nostro bel truffatore?
Non anticipo nulla.
Buona lettura.
Baci Akane
DEDICHE: a Nike87 che da quanto posso notare attendeva con ansia che mettessi mano a questa coppia, spero che ti piaccia anche questa. E ho sistemato il nome di Neal (che non è Neil!).
RINGRAZIAMENTI: Ringrazio Marty89 perché ha commentato l’altra e tutti gli altri che l’hanno fatto e che ho scordato per strada. Ringrazio anche tutti quelli che leggeranno e commenteranno.


QUESTIONE DI SGUARDI

/In your eyes - Kylie Minogue/
- Neal, non puoi andare tu questa volta. - Quando se lo sentì dire, il giovane provò un moto di stizza, come se qualcuno tentasse di spodestarlo e la cosa non gli piacque per nulla, poi quando realizzò che a dirglielo era stato Peter, fermò immediatamente la protesta che stava partendo automatica.
Gli piaceva andare sotto copertura a truffare i truffatori, era un modo per autocelebrarsi, per farsi legalmente beffe di loro, per rimanere il migliore.
Però a volte non poteva farlo e l’unico a cui permetteva di porgli limiti, era proprio Peter. Era categorico, quando diceva qualcosa. Non la diceva bruscamente o in modo intimidatorio, però i suoi ordini non li ribatteva nessuno. Non si era mai chiesto come mai, dopotutto anche lui stesso aveva subito la medesima legge naturale.
Mai contraddire Peter. Se faceva qualcosa che non gradiva, era solo perché ancora non gli aveva dato alcun ordine specifico a riguardo, altrimenti era obbediente.
Aveva scoperto di avere una coscienza solo da quando si era messo a lavorare con lui e la cosa l’aveva effettivamente sconvolto.
Però nonostante questo le sue bravate incoscienti riusciva a combinarle lo stesso. Aveva la fortuna, o sfortuna, che quello che ormai definiva il suo partner riusciva sempre a capire in cosa si cacciasse ogni santa volta che non aveva sue notizie. E lo salvava in corner.
Non era mai successo che mancasse una volta e questo perché faceva il lavoro di sicurezza alle sue spalle, mentre lui faceva il classico lavoro sporco che pompava il suo non piccolo ego.
Funzionavano bene così.
Però ogni tanto capitava che Neal non potesse andare ‘in scena’ e lo facesse qualcun altro della squadra o addirittura Peter stesso che, nel caso in cui qualcosa andasse storto, a tirarsi fuori dai guai doveva essere lui stesso!
Neal sbatté le palpebre un paio di volte atterrito e credendo di aver capito male, o sperandolo, se lo fece ripetere.
- Sì Neal, hai sentito bene. Non puoi andare tu! Si aspettano un uomo più grande e maturo. Maturo come tipo, non come l’età! -
La precisazione stuzzicò la sua permalosità, insomma, per chi lo prendeva?
- Pensi che io sia immaturo? - Centrando il punto, Peter fece quello che faceva con lui per la maggior parte del tempo: lo trattò come un bambino, ovvero con accondiscendenza usando un giro di parole assurdo per non offenderlo.
Solo lui si prendeva la briga di trattarlo in quel modo, la maggior parte o lo offendeva apertamente o non lo calcolava proprio!
- Non ho detto che sei immaturo, ma tu dai l’idea di un certo tipo di persona e puoi distrarre da quella che per la nostra copertura è più essenziale! - Lo vide mostrare un piccolo broncio, di certo non lo stava convincendo. Sospirò spazientito, quindi aggiunse nascondendo bene il suo disagio. - E poi sono davvero troppo pericolosi, per te, quelli. Ci serve qualcuno che in caso estremo sappia difendersi concretamente. Tu sai scappare, ingannare gli altri, rigirarteli a tuo favore… sai fare un mucchio di altre cose… -
- So truffare! - Lo completò con un po’ di compiacimento misto ad esitazione.
- Ma non usi armi e non fai corpo a corpo decenti! -
Concluse lapidario cercando di essere il meno brusco possibile. Se avesse insistito ancora l’avrebbe colpito in testa!
Anche la sua pazienza infinita aveva un limite, in fondo.
- Ma nessuno capisce le persone e le situazioni meglio di me! - Era una dote molto importante e non l’aveva mai negata, però al momento la priorità era un’altra, saper difendersi e contrastare l’avversario concretamente.
Peter esasperato lo prese per le spalle e stringendo la presa lo guardò con un misto fra l’indulgente e l’impaziente. Sembrava un padre che convinceva un figlio ad andare a vedere una partita di basket piuttosto che una di baseball!
- Per te questa volta è troppo pericoloso, non voglio farti rischiare così tanto. - Aveva fatto perno sulle parole giuste, probabilmente, perché lo vide come spomparsi e smise di lamentarsi.
- E chi ci va allora? - Chiese allora cambiando espressione, incuriosito da chi potesse fare la matura vittima sacrificale!
- Io! - Come lo disse lo mollò e uscì dalla stanza piantandolo lì in asso a meditare su quello che aveva sentito.
Dopo un minuto si precipitò fuori dall’ufficio inseguendo l’amico preoccupato:
- Ma scherzi? -
- Perché? Pensi che non ne sia capace? - Chiese sostenuto senza fermarsi. L’altro gli rimase appresso con una certa ansia difficile da domare. Dopo tutto non è che ci riuscisse poi tanto bene.
- No, non è questo ma… hai detto che ora è davvero pericoloso e… - E in fondo non aveva valide argomentazioni. Sapeva già le sue risposte…
- Sono un agente dell’FBI a capo di una squadra, penso di essere il più indicato appunto perché è pericoloso! - Appunto, come ribattere? Non poteva certo dirgli che detestava l’idea che si mettesse così tanto in prima linea ora che aveva decifrato la natura dei suoi sentimenti per lui…
- Posso farlo io! - Insistette ancora senza ragionarci.
- Neal ti ho già spiegato che non sei addestrato a questo genere di operazioni, anche se sei il più bravo sotto copertura! Non posso farti rischiare tanto, questa volta! E poi serve uno più grande di te! -
- Ma non è la prima volta… è già successo che facessi cose pericolose, le facevo perché sapevo che tu eri lì a coprirmi le spalle! - Non gli importò nulla di evidenziare la sua fiducia in lui, non era una cosa di cui vergognarsi e tanto meno era una novità. Glielo aveva detto un sacco di volte: l’unico di cui si fidava ciecamente, anche più di Kate quando era in vita, era solo Peter.
L’uomo arrestò bruscamente la sua rapida corsa facendogli andare addosso l’altro, si voltò e fissandolo a pochi centimetri di distanza latrò deciso senza ammettere repliche:
- Ho detto che ci vado io! Basta così! - Era difficile da capire che questa volta era davvero troppo rischioso per Neal?
Il giovane lo guardò con aria ferita che domò alla perfezione. Quando lo ammoniva in quel modo da capo e non da amico o compagno, non gli piaceva però in quei casi non poteva comunque ribattere. Abbassando le orecchie e la coda immaginarie, non replicò più e Peter sospirò sollevato di non dover più convincerlo.
Quello era il suo modo di proteggerlo per il momento, a volte doveva prendere lui la prima linea, non c’erano altri modi per assicurarsi che tornasse a casa intatto. Ci teneva e se non lo capiva era peggio per lui. L’importante era che eseguisse i suoi ordini.
Dopo che riprese a camminare tornò a fermarsi, Neal gli andò di nuovo addosso, si girò di scatto guardandolo come un padre severo e alzando l’indice davanti al suo viso stupito e dubbioso, disse:
- Non voglio che fai di testa tua, Neal! Seguirai l’operazione con Jones e Diana! Se ti metti in mezzo in qualsiasi modo, e dico proprio qualsiasi, guai a te! E il discorso vale anche per il piccoletto! - Questa volta gli aveva legato le mani davvero.
Non poteva dire nemmeno a Mozzie di fare qualcosa al suo posto… se glielo ordinava in quel modo e lo obbligava a rispondergli guardandolo dritto negli occhi penetranti e seri, come poteva mentirgli, poi?
Giocava una carta che nemmeno sapeva di usare… faceva involontariamente leva sui suoi sentimenti per lui.
- Va bene, te lo prometto, non farò proprio nulla… ma almeno aiutami a prepararti! - Sembrava quasi un bambino sgridato dal padre e davanti a lui si sentiva sempre più così. Peccato che lui invece volesse sentirsi come ben altro. Un ‘altro’ che sapeva impossibile a partire dal fatto che Peter era sposato con una donna fantastica che amava e che, soprattutto, non si meritava nessuna pugnalata.
Elizabeth non era una di quelle mogli che trascuravano il marito, che non erano comprensive o che erano simili a delle estranee… non poteva nemmeno far leva su quelle scuse per cercare di prenderselo.
E poi per Peter, lui era solo un figlio da tenere in carreggiata.
Ne era certo.
- E va bene! - Disse infine stufo di discutere con lui.
Un piccolo moto di felicità perché aveva accettato almeno quella piccola richiesta. Non era una gran cosa, ma era sempre meglio che stare totalmente in panchina!
Riprendendo il cammino, Peter scosse di nuovo la testa convinto che quel tipo dietro di lui fosse proprio senza speranza, ma almeno per quella volta era sicuro che sarebbe tornato a casa sano e salvo e questo, ormai, era diventato tutto ciò che contava per lui.

Quando Peter si presentò pronto per entrare in azione, prima che gli mettessero le varie cimici addosso, Neal lo fermò e con aria da scettico esperto, disse:
- E questo sarebbe il pericoloso criminale d’alto bordo, tremendamente letale, che dovrebbe contrastare e soprattutto convincere un’altrettanto pericoloso criminale dello stesso stampo? - Domanda trabocchetto, pensò Peter. Sapeva che non gli andava bene ma non gliene importava nulla!
- Sì! - Tagliò corto avvicinandosi a Jones e ignorando il fastidioso saccente che non demorse.
- No! Non funzionerà per nulla! - E non era solo scetticismo, era proprio sicurezza profonda, la sua. Peter scosse il capo e fece cenno a Jones di applicargli i soliti aggeggi elettronici che avrebbero permesso loro di sentirlo e comunicare con lui costantemente.
Neal si mise in mezzo fra i due e faccia a faccia con uno spazientito Peter, continuò deciso:
- Finirà male, credimi! Si accorgeranno che non sei chi si aspettano nel giro di un istante! Non hai lo stile giusto! Credimi, io sono un esperto in quel genere. Cioè non in criminali ma nello stile che si aspettano. -
Peter stava per perdere la pazienza, prese un respiro profondo, chiuse gli occhi e con le mani ai fianchi chiese con un ringhio basso:
- E come fai a sapere qual è quello giusto, invece!? -
- Ma è ovvio… - Neal sorrise radioso e contento che glielo avesse chiesto, uno dei suoi bellissimi sorrisi solari e contagiosi: - è il mio! -
Peter alzò gli occhi al cielo sapendo perfettamente dove questo l’avrebbe portato, poi pentendosi amaramente di aver coinvolto quel tipo fastidioso e di dire ciò che stava dicendo, sbottò seccato:
- E come dovrei andare, allora? -
Il secondo sorriso che apparve sul bel volto del giovane che aveva davanti, lo illuminò più di prima, se possibile, e fu il sorriso meno raccomandabile che il più grande gli avesse mai visto addosso.
E rabbrividì!
- Un paio di minuti da me e ti sistemo io! -
- Temevo l’avessi detto… - E la sensazione che cominciò a muoversi in Neal fu quanto di più meravigliosamente appagante potesse provare. Non vedeva l’ora di sistemare Peter a dovere… già se lo immaginava con degli abiti decenti, eleganti, firmati… magari con una sistemata ai capelli e un po’ d’indottrinamento sul modo di porsi e di fare… sarebbe stato uno spettacolo.
E poi torturarlo un po’, ogni tanto, era giusto!

- Spogliati. - Disse giunti a casa sua.
- Che? - Peter probabilmente aveva sperato di poter evitare troppe perdite di tempo, magari limitarsi ad una giacca o qualcosa del genere… ma evidentemente si era sbagliato. Lo sguardo perentorio di Neal gli fece capire che contrastarlo gli avrebbe fatto solo perdere tempo.
Così sospirando per l’ennesima volta contrariato e spazientito, cominciò a togliersi i vestiti.
Buttò malamente la giacca sul letto, quindi si tirò fuori la camicia e se la slacciò svelto mentre vedeva il ragazzo scegliere dei capi con molta convinzione e sicurezza. Si sfilò i pantaloni lasciandoli a terra e rimasto in intimo, canottiera bianca e boxer comodi, l’ascoltò mentre gli spiegava lo stile ed il modo in cui avrebbe dovuto porsi, del tutto diverso.
- Tu sei un tipo sicuro di tuo, però loro sono diversamente sicuri. Devi fare il signore d’alta società, la loro categoria di criminali è esattamente questa. Atteggiati, sguardo fiero, saccente, mangiateli tutti con disprezzo, è più un gioco di sguardi che di… - Quando Neal si girò e lo vide gli morì la voce in gola per un attimo, poi tossicchiò e si riprese. L’aveva visto poco vestito in diverse occasioni, avevano anche dormito insieme un paio di volte per l’inagibilità di casa sua, però all’epoca non aveva appreso la reale natura dei suoi sentimenti. E soprattutto non aveva mai realizzato che essendo un agente aveva un gran bel fisico.
Lo guardò per bene imprimendosi tutto e poi infastidito dalla canottiera ebbe anche la faccia tosta di fargliela togliere, dicendo che non andava bene con la stoffa della camicia che stava per indossare. Fra brontolii vari, Peter si tolse anche quella rimanendo solo in boxer. Era un peccato coprire quel torace, dopotutto.
Era davvero perfettamente in forma!
Gli porse i vestiti, quindi riprese a parlare riassumendo il tono sicuro di prima, osservandolo rivestirsi veloce.
- Dicevo, è più un gioco di sguardi, devi capire che loro comunicano più col corpo che con le parole. Anzi, meno parli e meglio è. Sii comunque sempre estremamente sicuro e pieno di te, sentiti superiore, tratta tutti dall’alto in basso. Sei pericoloso, devi pensare di avere il mondo in mano. -
- Io non sono pericoloso di mio? - Chiese mentre si sistemava la camicia di un tessuto pregiato che gli scivolava liscia ed in modo piacevole sulla pelle.
- Sì, però il tuo essere pericoloso è più un devastare tutto a testa bassa, come un toro… loro lo sono in modo diverso. Tu sei uno tsunami, specie se ti toccano i tasti giusti. Loro… terrorizzano! -
Neal allora si avvicinò aiutandolo a mettersi la giacca di un tessuto altrettanto pregiato, poi da davanti cominciò a sistemargli tutti i dettagli e le pieghe dei polsini. Era come vestire il suo uomo.
Se ne rese conto in quel momento e fu un miracolo che non si fermò dal parlare e non arrossì. Aveva un eccellente controllo di sé in fondo.
Peter finalmente si stava lasciando fare docile, non c’era più l’aria seccata di prima e nemmeno spazientita, sembrava quasi ci prendesse gusto, come se bevesse tutte le sue parole considerandole preziose o forse… forse belle, in un modo tutto loro.
Erano molto vicini, un faccia a faccia così forse non l’avrebbero più avuto per chissà quanto tempo. Erano molto uniti, certo, però non capitava mai di vestire Peter… era come prendersi cura di lui.
Gli piacque tremendamente.
- Una questione di sguardi… - Ripeté assorto le sue parole mentre lo fissava intensamente, le sue mani addosso a posizionare la camicia fuori dai pantaloni lisci dalla riga in mezzo, maniaco del dettaglio. Lo faceva quasi con amore, a Peter parve così e stupito desiderò non smettesse.
- Sì, una questione di sguardi… - Ripeté il moro affievolendo il tono sicuro e preso dal proprio discorso. La voce gli morì in gola alzando gli occhi azzurri nei suoi castano scuro, smettendo di muovere le dita sulla camicia ma senza staccarsi da essa.
Come se il tempo sapesse anche sospendersi.
Era così strano.
Peter trovò Neal bello e fu forse la prima volta che lo pensò, non se ne sconvolse, gli parve normale.
Quando alzò le mani ipnotizzato da chissà cosa per sistemargli anche i capelli in qualche modo che secondo lui sarebbe stato più congeniale al ruolo, quel contatto gli provocò dei brividi. Ma non se ne vergognò. Non lì.
- Tipo questi? - Chiese quasi con sfacciataggine continuando a fissarlo in quel modo penetrante ed intenso, di chi sapeva molto e nulla diceva.
Neal ricevendolo venne come sospinto in un’altra dimensione e cominciò a sentirsi stupido e ridicolo, però al tempo stesso ne era catturato totalmente, non riusciva a staccare smettere di fissarlo.
Smise di sistemargli i capelli e tornò al colletto slacciandogli i primi bottoni e aprendoglielo leggermente.
- Sì… - Non riuscì a dire di più. In realtà aveva perfettamente capito il tipo di sguardo intimidatorio che doveva assumere e lo stava già facendo, però gli piaceva allo stesso tempo, anche se lo faceva sentire piccolo e lontano.
Era come un buco nero.
L’attirava dandogli la sensazione di perdersi.
Poteva esistere una cosa simile?
Oh, non si sarebbero mai staccati, fosse stato per loro.
Immersi nell’altro a pensare a tutto e niente, con le menti svuotate, assorbendosi a vicenda. Dimenticandosi di loro stessi, dei loro ruoli, di chi li circondavano, di chi erano, dei doveri… di tutto.
Per un istante.
Un solo istante.
Senza essere nessuno in particolare, volendo solo rimanere così.
A decidere per loro giunse il suono del cellulare di Peter che seccato si staccò dai suoi occhi e dal suo tocco che si ritirò scottandosi. Grugnì qualcosa al telefono e faticando a tornare in sé guardò Neal a qualche metro da lui.
Era tutto finito, quella strana cosa che era successa, o che sarebbe potuta succedere, ora era di nuovo lontana, un sogno confuso.
- Allora… posso andare, ora, professore? - Chiese con ironia sforzandosi di tornare in sé.
Il giovane mise da parte il proprio subbuglio ed ancora scosso lo fissò critico constatando che comunque aveva fatto un ottimo lavoro.
Anche troppo.
Quel Peter non era nemmeno paragonabile a quello di prima.
Sorrise compiaciuto a quello spettacolo e lo fece in modo quasi seducente facendo avvampare il mittente di tale espressione soddisfatta.
- Sei perfetto… - E forse avrebbe potuto dirlo in modo meno suadente e provocante, però quello fu ciò che gli uscì e vedendo l’imbarazzo plateale di Peter se ne compiacque.
Seguendolo fuori l’ascoltò sforzarsi di brontolare e mentre lo faceva con una piccola parte di sé, capiva una cosa estremamente importante.
L’aveva stuzzicato e lui aveva reagito.
Con un piccolo lavoro di seduzione avrebbe ceduto a lui, avrebbe forse potuto averlo, o forse era solo una sua pia illusione.
Però qualunque fosse la verità, stava giocando col fuoco.
Doveva controllarsi se voleva mantenere i suoi buoni e giusti propositi, almeno per una volta nella sua vita di inganni continui.
Non poteva più giocare così, nella maniera più assoluta.
Doveva sforzarsi di mantenere quello che c’era fra loro come un amore segreto a senso unico.
Era la cosa migliore per tutti, ne era certo.

FINE
   
 
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