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Autore: incatilinam    14/10/2010    7 recensioni
Quello che vorrebbe dopo giorni passati a cavalcare come forsennati nella foresta, a sopravvivere ad incontri ravvicinati con ratti della dimensione di uno stallone baio e a sfuggire a colpi di spade, balestre e lance di mercenari e nemici, è un po' di riposo. Magari un bicchiere di sidro, un bagno caldo e un materasso morbido. E magari dodici ore di sonno filato.
(missing moment in 02x04 - molto vagamente pre-slash. più che altro friendship-fic)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione, Seconda stagione
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Nota: nella fic, fra il momento in cui Gwen riabbraccia Morgana e quello in cui Arthur e Merlin battibeccano sulle scale del castello passa una notte.
disclaimer: just borrowing them!

Mai

Quello che vorrebbe dopo giorni passati a cavalcare come forsennati nella foresta, a sopravvivere ad incontri ravvicinati con ratti della dimensione di uno stallone baio e a sfuggire a colpi di spade, balestre e lance di mercenari e nemici, è un po' di riposo. Magari un bicchiere di sidro, un bagno caldo e un materasso morbido. E magari dodici ore di sonno filato.

Magari dopo.

Dopo aver atteso a quello che invece vuole e pretende il principino. Già se li immagina gli strilli e le ingiurie pronte ad accoglierlo l'indomani se dovesse mancare di sfilargli gli augusti stivali e rimboccargli le regali coperte questa sera. Con un sospiro Merlin si fa forza, finisce di pulirsi il viso nel catino d'acqua tiepida che Gaius, caro vecchio Gaius, gli ha fatto trovare al suo ritorno e si decide ad affrontare i suoi doveri di onorato valletto del principe ereditario.

"Non aspettarmi in piedi," consiglia al vecchio cerusico, quando è ormai sulla porta. "Sai com'è Arthur."

Gaius ride e Merlin pensa che no, Gaius non sa com'è Arthur, altrimenti non riderebbe.

Arrogante, sprezzante, condiscendente, paternalistico, prepotente, sfacciato, pazzo, gradasso, testardo, sbruffone, incosciente, asino, asino - asino.

La lista andrebbe avanti all'infinito, ma il secchio d'acqua è ormai pieno, e Merlin smette di elencare i difetti di Arthur per concentrarsi sul difficile compito trascinare il peso dalla fonte nel cortile del castello, su per le scale, fino alla camera di Arthur. Appena davanti alla porta mormora un veloce incantesimo per scaldare l'acqua, che già lo sente il principino a rinfacciargli che è fredda, idiota!

Bussa, ma non si aspetta che Arthur risponda: non risponde mai. Ma non si aspetta nemmeno quello che lo attende varcata la soglia.

La stanza è praticamente immersa nell'oscurità, la luce della luna che filtra dalle finestre appena rischiara la nuda pietra del pavimento, le borchie ottonate delle sedie, l'oro dei capelli di Arthur accasciato su una di esse e l'argento del bicchiere che tiene in mano.

Merlin batte le palpebre e per una volta si trova senza parole in sua presenza.

"Vi ho portato dell'acqua," dice infine, penosamente, e si inginocchia vicino al camino. Lasciato il secchio si affaccenda con legnetti e pietre focaie, finché il fuoco non prende ad ardere e rischiara la stanza.

"Non ho bisogno di acqua," ringhia Arthur sbattendo il bicchiere sul tavolo, e Merlin si volta a guardarlo per coglierlo nell'attimo in cui si versa altro vino. Il movimento è scoordinato, insolito, sbagliato. Il liquido trabocca dal calice e il principe non batte ciglio: lascia andare la brocca, solleva il bicchiere e beve, giù, tutto d'un fiato. La smorfia che segue sarebbe normale se avesse appena inghiottito veleno. Merlin lo guarda pulire via il vino dalle labbra, ma non la piega amara che resta su di esse. Si stropiccia le mani improvviamente umide e sporche di cenere sui pantaloni e cerca di prendere tempo, riordinare i pensieri mentre recupera il catino, versa l'acqua, prepara i panni di lino grezzo. Arthur indossa ancora i vestiti di quella mattina, stropicciati, sporchi. I capelli giacciono in ciocche arruffate sulla fronte corrugata e Merlin riesce a vedere linee di sudore e polvere sul collo, fin nell'incavo del petto.

"Lasciate che vi aiuti," mormora, e si avvicina ad Arthur piano, le mani con i palmi verso l'altro, a mostrare che non ha cattive intenzioni - come se stesse trattando con una bestia ferita, imprevedibile e pericolosa.

Gli toglie il bicchiere di mano, con delicatezza, lo posa sul tavolo poi scioglie i lacci della tunica e lentamente, pronto a fermarsi alla prima protesta, la sfila via. Arthur è stranamente docile nella manovra. Gli occhi chiusi, sospira appena al tocco del panno umido sulla fronte, sugli zigomi. Merlin non dice nulla mentre lava via i segni della fatica dal viso del principe. Quando il panno è troppo intriso di polvere per continuare, ne prende un altro, lo bagna, lo strizza, e procede come prima, giù per il collo, facendo attenzione a non premere sui nuovi lividi che ornano il petto di Arthur, sinistri monili guadagnati nell'ultima impresa.

"Se Gwen prova lo stesso, vi aspetterà."

La voce, roca, tagliente, è quasi irriconoscibile. Merlin sobbalza e guarda su, oltre il compito che sta portando avanti. Gli occhi di Arthur sono lì, ad accogliere i suoi e c'è qualcosa di scuro e denso si agita in essi, qualcosa che stride con l'immagine di cavaliere e principe che Merlin ha di lui. Scoprire che Arthur è solo un ragazzo è come scoprire crepe in un diamante. Impensabile.

"Come dite?" balbetta.

"E' quello che hai detto."

Sì, è quello che ha detto, ma cosa -

"Ti sbagliavi. Non prova lo stesso. Lei non -" lo vede inghiottire le parole che verrebbero dopo, inghiottire rabbia, delusione e vergogna. "Che idiota," bisbiglia con un sorriso storto e Merlin sa che per una volta l'insulto non è indirizzato a lui.

Non avrebbe mai creduto di trovarsi a sperare - desiderare il contrario.

"Avete bevuto troppo e non sapete cosa state dicendo" taglia corto, finendo di detergere il sudore dal torace di Arthur. "Avete solo bisogno di riposare. Vedrete che domani vi sentirete meglio," conclude mentre si inginocchia ai suoi piedi e gli sfila gli stivali. La mano di Arthur sui suoi capelli arriva inaspettata - gentile come mai prima. Poi scivola giù, sulla sua spalla, a stringere ma non a fare male, e il principe usa quell'appiglio per tirarsi in piedi a fatica. Merlin si alza con lui, gli cinge la vita con un braccio, regge il suo peso quando barcolla e lo sostiene fino al letto dove lo aiuta ad adagiarsi. Quando sta per scivolare via dallo strano abbraccio che lo lega a Arthur, questi afferra di nuovo la sua nuca, lo costringe a guardarlo negli occhi - vicini, così vicini ai suoi.

E' una vista desolante il bisogno che vi legge.

"Merlin -" Arthur dice, "tu non -"

Si morde le labbra, tace, ma Merlin sa esattamente cosa gli sta chiedendo.

"Non vi tradirei mai," finisce per lui. "Mai," promette ad Arthur e ancor più a se stesso. "Adesso dormite," sussurra, spingendolo giù sui cuscini. Non c'è bisogno di parole per l'incantesimo che fa cadere il principe in un sonno senza sogni. Merlin si sofferma ancora un attimo. Scosta il capelli dalla fronte di Arthur e la accarezza piano come faceva sua madre per lui al villaggio, quando la febbre o gli incubi turbavano il suo sonno.

Il giorno dopo, Arthur sembra essere tornato lo stesso stupido asino arrogante di sempre, ma quando Merlin gli dice "Guardate il lato positivo, comunque avete me!" prima del prevedibile "Sei proprio un completo idiota, Merlin!" gli sembra di vedere un sorriso diverso - segreto - sulle labbra del principe. Un sorriso che su quella bocca ha messo lui.

*

La mia prima fic su Merlin! Grazie per aver letto! Commenti? Consigli? ^.^;
   
 
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