-4
Dicembre, notte-
[What
time is it?]
Quando tornai a casa tutte le luci erano spente.
La porta della camera di mio fratello era chiusa.
Mi ritrovai a fissarla con amarezza.
Ma
forse era meglio così.
Mi buttai nel letto, stanca come non ero mai stata.
Non avevo mai veramente litigato con mio fratello,
non così.
Era stata una serata orribile.
Ma anche piacevole.
Alla fine io e Rob ci eravamo raccontati tutto, ogni
cosa.
Dal fatto che il suo sogno fosse fare l’attore.
A quando, all’età di otto anni, suo padre gli avesse
ficcato in bocca il primo spinello.
Alla fine lui era quello che se la passava peggio,
non aveva avuto un Gideon su cui fare affidamento.
Lui ne aveva parlato con un sorriso, ma la cosa gli
pesava.
Era simpatico, con la battuta o l’imitazione sempre
pronta.
Si atteggiava da uomo forte, ma il verità si faceva
un sacco di pare mentali.
Sorrisi tra le coperte.
Non avrei potuto incontrare collega migliore.
Avevamo parlato per ore, su quella panchina.
Finché nel parco, buio come non mai, avevano
incominciato a girare strane compagnie.
Rob si era guardato in torno umettandosi le labbra e
si era seduto più vicino a me.
Io non capivo, ma lui mi prese la mano e mi trascinò
fuori.
Io non sapevo cosa dire e seguivo il suo passo
frettoloso.
Aveva uno sguardo duro negli occhi e per tutto il
viaggio aveva sempre tenuto la testa alta.
Appena fuori dal parco, si fermò sotto un lampione.
-Dove abiti?-
Mi chiese.
Io gli risposi e la nostra camminata riprese.
Non mi guardava negli occhi, ma osservava bene
l’ambiente circostante.
Mi stringeva la mano come se solo uno spiffero si
fosse messo tra noi due, mi avrebbe perso per sempre.
Appena arrivati sotto casa, io gli chiesi
spiegazioni.
Lui scosse la testa e alzò le spalle.
S’infilò le mani in tasca e con un gesto della mano
mi fece un cenno di saluto.
Lo vidi scomparire dopo il terzo lampione.
Non avevo capito bene il suo comportamento, ma il
giorno dopo, a lavoro, avremmo avuto tempo di chiarirci.
Non mi accorsi neanche di avere chiuso gli occhi che
era già ora di svegliarsi.
-Juliet…-
Sentii sussurrare, mentre una mano calda era
appoggiata sulla mia spalla.
Riconobbi subito il proprietario e mi alzai
lentamente.
Il mio cuore era un subbuglio di sentimenti.
Non riuscivo neppure a guardarlo in faccia.
-Ti aspetto giù.-
Disse soltanto, poi chiuse delicatamente la porta.
Io mi lasciai ricadere sul letto e fissai il
soffitto bianco.
Cosa dovevo fare?
Ignorare tutto e sorridergli come niente fosse?
Insultarlo nuovamente e mandarlo a quel paese?
Oppure…
Mi grattai la testa e decisi di smettere di pensare.
Il mio unico problema, in quel momento, era
vestirmi.
Dopo averlo risolto, scesi le scale lentamente,
cercando di svegliarmi completamente.
Due muffin al cioccolato erano appoggiati sul
tavolo.
Allungai la mano per afferrarne uno, ma una voce mi
fermò.
-Attenta, sono ancora caldi. Li mangeremo appena
arrivati.-
Io annuii senza voltarmi verso Gideon.
Lui si avvicinò, mise i dolci nel suo fedele
zainetto e mi fece segno di seguirlo.
Entrammo nel garage e lui, dopo avermi caricato,
fece partire Germana.
Questa volta la guida era più dolce e rilassata.
Passavamo per le strade deserte mentre la luce dei
lampioni stava per essere sostituita da quella solare.
Un attimo… come mai era così buio?
Che ore erano?!
Io provai a domandarlo a Gideon, ma lui
probabilmente non mi sentì.
Così mi rassegnai e mi godetti il viaggio.
Stavamo uscendo dall’area metropolitana e ci stavamo
dirigendo verso la costa.
Mio fratello ha sempre adorato il mare e adorava
portarmi con sé.
Quindi non fu per me una sorpresa, quando parcheggiò
la moto vicino l’Euro bar, il nostro solito locale.
Mi venne da sorridere pensando che lì tutti ci conoscevano come londinesi DOC.
Io scesi e Gideon mi prese immediatamente per mano.
Sospirai internamente.
Ormai era diventata un’abitudine in quegli ultimi
giorni.
Un odore di pane caldo m’invase le narici, mentre la
saracinesca si alzava.
Il bar aveva appena aperto, quindi dovevano essere
più o meno le sei del mattino.
Mi stropicciai gli occhi stanca e osservai la
schiena di Gideon sparire dentro il locale.
Io decisi di aspettarlo fuori, mentre la brezza
cercava di svegliarmi.
-Ehi, carina!- sentì dietro alle mie spalle.
M’immobilizzai e non mossi un muscolo.
Sicuramente era qualche cretino che si divertiva a
fare lo spaccone, perciò decisi d’ignorarlo.
-Bambolina, sei sorda o solo timida?-
Sentivo i passi avvicinarsi, ma io non ero
intenzionata a voltarmi o dargli corda.
Le mie mani erano diventate gelide per il
nervosismo.
Cosa voleva quel tipo da me?
Feci per entrare nel bar, quando una mano mi si posò
sulla spalla facendomi voltare.
-Allora, oltre che le gambe hai anche la faccia
carina.-
Mi sorrise mellifluo e fece per toccarmi la guancia,
ma io arretrai incapace di fare altro.
Puzzava d’alcool e aveva gli occhi completamente
stralunati.
Non mi piaceva quel tipo, non mi piacevano i suoi
modi di fare e non mi piaceva il modo in cui mi guardava.
Andai ancora più indietro, senza staccare gli occhi
da lui.
-Dai, perché non mi dici niente?- ridacchiò
prendendosi gioco di me e avvicinandosi.
Io avevo la mascella contratta dalla paura e i pugni
stretti.
Sarei scappata via all’istante, se non avessi
sentito la voce di mio fratello alle spalle.
-Sparisci.-
Disse soltanto, ma dal suo tono glaciale sapevo che
non scherzava.
L’uomo scoppiò in una risata sguaiata barcollando un
po’.
-Sparisci tu piuttosto, io e la signorina stavamo
discutendo. Non è vero, cara?-
Allungò una mano verso di me, ma prima che potessi
fare qualcosa Gideon gliela afferrò girandogliela dietro la schiena.
-Non ti azzardare a toccarla, capito?-
Il suo tono era calmissimo, il suo respiro quasi
impercettibile, ma i suoi occhi divampavano.
-Ahia cazzo! Lasciami!- si lamentò l’uomo tentando
di ritirare la mano, ma Gideon non mollava la presa.
Fece pressione, finché l’altro non si ritrovò in
ginocchio, poi strinse ancora di più le ossa della mano, ma all’ennesimo grido
di dolore dell’uomo lasciò la presa.
Quando faceva così faceva paura anche a me, sarebbe
stato capace di qualsiasi cosa, anche di rompere le ossa a quell’uomo.
Era sempre stato un ragazzo che non se la prendeva
troppo, ma quando si arrabbiava veramente perdeva il controllo.
Per fortuna aveva ritrovato il controllo in tempo.
Io sospirai visibilmente e lui mi fece un piccolo
sorriso che venne subito soffocato dalle parole dell’uomo.
-Stronzo! Ma chi cazzo sei per fare questo? Io ti
denuncio, brutto bastardo!-
Lui non lo guardò minimamente e mi prese nuovamente per
mano.
Il tipo continuava a sbraitare, ma Gideon mi
trascinava via come se niente fosse.
Solo dopo la fine delle grida, rallentò il passo e
mi prese a braccetto.
In quel momento avrei voluto rassicurarlo, dirgli
che mi dispiaceva, che non si doveva preoccupare per me, ma non lo feci.
Rimasi zitta, con le parole in gola, e lo sguardo
fisso su di lui.
Quanto cose avrei voluto dirgli, quante cose avrei
voluto fargli notare, raccontargli, ma all’epoca non ci davo troppo peso.
Tanto
avrei sempre avuto tempo per dirgliele, giusto?
Arrivammo a piedi nella spiaggia vicina.
Il sole batteva già sulle nostre teste, ma non c’era
troppo caldo.
Gideon aprì il suo zainetto e estrasse un telo da
mare su cui sederci.
Ci accomodammo e incominciammo a mangiare i muffins.
Il tempo scorreva lento come non mai.
Le onde s’infrangevano dolcemente sulla spiaggia.
Vedevo la schiuma cristallizzarsi per poi venire
assorbita.
Era un circolo vizioso.
Andare e tornare.
Tornare e andare.
Eppure mi affascinava, mi risucchiava.
Era eterno, inscindibile, qualcosa sopra la mia
comprensione.
Ma la cosa che mi coinvolgeva di più, era proprio
quel senso di lentezza, d’immortalità.
Come se fosse la ninna nanna della natura.
Io non sono mai stata l’amate del mare, non sono mai
stata una tipa da spiaggia.
Preferivo la montagna, le sue ombre verdi e i suoi
boschi sempre pronti ad accoglierti.
Questo però non mi ha mai impedito di fare battaglie
in acqua con Gideon o con Rob.
Il fatto è che preferivo osservare, perdermi in quel
labirinto senza capo né coda.
Infinito.
-Juliet…-
Sbattei velocemente gli occhi, riemergendo dai miei
pensieri.
Mi voltai verso l’unica persona che mi poteva
chiamare con quell’intonazione.
Lo guardai, ma non risposi.
Lentamente anche il suo sguardo si posò su di me ed
assunse un significato che non seppi decifrare.
-Tu… tu sai quanto pesa un orso polare?-
-Eh?-
-Abbastanza per rompere il ghiaccio, sorellina!-
-Ma che cazz…-
Cercai di sbraitare io all’idiozia che aveva appena
detto.
Ma lui fu più veloce e si lanciò addosso a me.
Mi prese in un abbraccio stritolante e incominciò a
farmi il solletico.
Io mi dimenavo come una matta, ma ridevo.
Ridevo insieme a lui.
Perché sapevo che solo lui poteva fare una cosa del
genere.
Solo lui poteva svegliarsi a ore impossibili per
portarmi al mare.
Solo lui poteva inventarsi una stupidaggine simile
per fare pace.
Solo lui poteva farmi ridere così.
E in quel momento, mentre ci contorcevamo sul
bagnasciuga, mentre lo insultavo soffocata dalle risate, ho capito veramente la
felicità.
Ho
capito per cosa vale la pena vivere.
***Angolino della squinternata***
Ed ecco il nuovo aggiornamento! Scusate se è molto
corto e non troppo bello, ma ho preferito spezzare la narrazione in modo da non
far passare troppo tempo tra un capitolo e l’altro. Spero che apprezziate la
mia scelta =^^=
Ma passiamo al capitolo! Come avrete notato siamo
ancora al passato, alla Juliet adolescente che ha appena conosciuto Rob. Qui il
personaggio l’ho introdotto un pochino di più, ma vedrete che nei capitoli a
venire sarà meglio analizzato.
Gideon (che ripeto si legge Ghideon) è sempre lui
xD. Spero che vi sia piaciuto, perché in questo personaggio ci sto veramente
mettendo l’anima.
Spero che la battuta dell’orso polare non venga
giudicata squallida perché a me fa morire dal ridere xDxD.
Ma basta annoiarvi con queste mie paturnie, passiamo
a quelle meravigliose persone che hanno commentato lo scorso capitolo **
409inMyCoffeeMaker: sappi che la tua
recensione mi ha ucciso, sul serio. Potrei stare qui a scrivere parole su
parole ma non riuscirei ad esprimere tutta la gratitudine che ho dentro.
Mi affiderò a quella vecchia ed abusata
parola che però per me vuol dire tanto: Grazie, grazie dal cuore. Sono contenta
che tu credi in me, nonostante io non condivida le tue opinioni sul mio conto.
Io vivo a modo mio e lo fai anche tu, questo è l’importante. Gideon, non se tu
l’abbia intuito, ma è solo un simbolo. Riesci ad indovinare quale?
skye182cla: ragazza, tu hai degli ottimi gusti
u.u xD. Scherzi a parte, cavolo non mi aspettavo di trovare una fan Downeyana
qui!! =D Lui è il mio attore preferito, non ho resistito a mettercelo xD. Sono contentissima
che Gideon ti piaccia, lo amo così tanto che avevo il terrore di farlo venire
male. Hai anche tu un fratello più grande? Io 2 sorelle xD ci tormentiamo un
giorno si e l’altro no, ma ci vogliamo bene =^^=. Ahh, ma tu sei troppo
attenta! La spiegazione su Rob l’avrai, tranquilla, ma tra un po’ di capitoli.
Spero di non averti fatto aspettare troppo per questa schifezzuola di capitolo
^^. Grazie di seguirmi sempre, perché sappi che io vado avanti a pubblicare
solo per voi, visto che gli altri si sono volatilizzati =D.
ShopaHolic: la mia fedelissima lettrice **
Macciao! Mi dispiace per avervi fatto aspettare molto per il capitolo
precedente, spero che questo non valga per il nuovo che hai appena letto.
Gideon è il personaggio che ho amato di più in questa ff, dico sul serio. Non
sai quanto mi dispiacerà fare quel che devo fare ç_ç. Io ho cercato di ricreare un tipico rapporto
tra fratelli, però bisogna tenere conto che l’introspezione è di Jul quindi
Gideon sembra molto eroico per quello xD. Rob ci regalerà tante sorprese e nell’ultimo
capitolo lo osannerete xDxD. Tu non sai quanto io ammiri la tua costanza a
seguire una ff sconclusionata come questa, sei davvero troppo buona. Grazie
ancora.
Ovviamente ringrazio anche chi legge, chi segue, chi ricorda
e chi preferisce.
Al prossimo capitolo!!!