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Autore: MrEvilside    15/10/2010    5 recensioni
Lasciarsi spaventare da un sogno significa essere sconfitti dalla nostra stessa mente.
Ma Gin Ichimaru è un incubo molto particolare.
[Gin/Rukia]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gin Ichimaru, Kuchiki Rukia
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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(Premessa: non è che vi consideri stupidi, ma sappiate che quanto è scritto al trapassato prossimo è il ricordo - odio fare i flashback in corsivo, di recente li aborro -, mentre il resto, al passato remoto, è il momento presente).

Childish Obsession
 
Rukia aveva imparato a non temere nulla senza motivo.
Sin da bambina i suoi familiari adottivi le avevano insegnato a ragionare con precisione e a non cedere ai timori illogici.
Lasciarsi spaventare da un sogno significa essere sconfitti dalla nostra stessa mente, osservava suo fratello Byakuya quando le consentiva di infilarsi nel suo letto, dopo aver avuto un incubo.
«Piccola Rukia…»
Adesso, tuttavia, Rukia era cresciuta troppo per poter ancora permettersi di ritagliarsi un angolo nel letto di suo fratello per sfuggire all’incubo che più la tormentava.
«A che cosa stai pensando, piccola Rukia?»
La ragazza batté ripetutamente le palpebre.
Una stanza immersa in una soffusa penombra. La morbidezza del materasso, bianco, contro la propria pelle nuda. Una mano grande ed elegante, dalle lunghe dita affusolate, che giocherellava con una sua ciocca di capelli. Due occhi che l’osservavano, sempiternamente socchiusi in un’espressione ridente, anche quando le labbra non erano atteggiate a sorriso.
Occhi apparentemente giocosi e distratti, in realtà cinici ed attenti.
«A niente di particolare…»
Gin Ichimaru incurvò gli angoli della bocca in uno di quei suoi sorrisi astuti, sorrisi di serpenti che avvolgevano il collo di Rukia nelle loro spire, sorrisi che la strangolavano lentamente.
Quell’uomo non le era mai piaciuto ed al tempo stesso l’aveva sempre inevitabilmente attratta.
Il suo veleno aveva avuto effetto su di lei sin dal loro primo incontro: le aveva sorriso, lei aveva chinato la testa, intimorita, e lui le aveva scompigliato amichevolmente i capelli.
Ciao, piccola Rukia, le aveva detto, io sono Gin Ichimaru: sono un amico del tuo fratellone, lo sai?
Parole che echeggiavano più e più volte nei suoi sogni ancora adesso, a distanza di anni.
«Non devi preoccuparti, non lo rivelerò al tuo fratellone».
Allora era stata troppo giovane per avvedersi di come il veleno di Gin si stesse insinuando un poco più a fondo dentro di lei ogni volta che si incontravano: lui si rivolgeva unicamente a Byakuya, tuttavia era come se non avesse occhi che per lei – come se stesse ridendo di lei, in silenzio, segretamente.
Infine la presenza di quell’uomo nella sua vita aveva oltrepassato il confine rappresentato da suo fratello e dalla sua tenera età ed aveva acquisito nuovi e più ambigui significati.
Soltanto quando era divenuto il suo professore all’università, quando oramai era troppo tardi per sciogliere il filo sottile che li legava, Rukia aveva compreso che il modo in cui Gin la trattava, differente in confronto a come si comportava con i suoi compagni di corso, non era dovuto semplicemente alla sua parentela con Byakuya.
Quell’uomo le accarezzava i capelli, le sfiorava le guance, la chiamava piccola Rukia, sussurrava quel nomignolo ad un’effimera distanza dal suo viso.
«Stavo solo ricordando…»
Perché?, aveva voluto sapere.
Per molestarti un po’. Gin aveva appoggiato la fronte alla sua e per un momento la ragazza aveva creduto d’aver intravisto il colore delle sue iridi. E perché sei tu a desiderarlo, piccola Rukia.
Quel giorno aveva abbattuto tutto: ogni consapevolezza che doveva essere lui ad essere nel torto con quell’interesse quasi morboso, ogni convinzione che la propria era soltanto una paura infantile che, per quanto si fosse sforzata, non aveva saputo cancellare come le era stato insegnato.
In realtà era profondamente affascinata da lui. Desiderava non chinare il capo in sua presenza, desiderava poter sostenere lo sguardo di quei suoi occhi pregni di derisione, desiderava toccarlo, sebbene d’altra parte fosse consapevole che si trattava dello stesso serpente che aveva affondato i denti nel suo collo e l’aveva avvelenata. Desiderava lui – forse per non averne più paura.
«Hai nostalgia del giorno in cui ci siamo conosciuti, forse?»
Rukia aggrottò la fronte e lo guardò: si era rigirato su un fianco, in una posizione più confortevole, ed il lenzuolo era scivolato lungo la linea del suo fianco, aveva scoperto i muscoli del petto, ben delineati malgrado la magrezza, ed il ventre piatto, sino ad arrestarsi all’altezza dell’ombelico, di modo che soltanto l’immaginazione potesse insinuarsi al di sotto di esso e lungo le gambe muscolose.
«Come mai tante domande?»
L’uomo increspò le labbra in un pigro sogghigno e spostò la mano dalla sua guancia alla sua fronte per picchiettare su di essa con l’indice.
Allora, piccola Rukia, hai deciso che cosa desideri?, le aveva chiesto.
«Non hai ancora detto nulla al tuo fratellone, non è così?»
Aveva abbandonato la sua bocca per mormorarvi quietamente sopra. Dovrei raccontare di questo al tuo fratellone, lo sai, piccola Rukia? Non credo che ne sarebbe molto contento…
La ragazza si irrigidì e d’improvviso le mancò il fiato, com’era accaduto allora.
Gin rise allo stesso modo di quel giorno, placidamente, del terrore che era penetrato in lei sino alle ossa in pochi istanti – perché Byakuya non doveva sapere, non doveva vergognarsi della sua sorellina che aveva ceduto alle lusinghe di quell’uomo imperdonabilmente più grande di lei – e si portò a cavalcioni su di lei, sovrastandola con il proprio corpo.
Scherzo.
«Scherzo. Ma adesso, perlomeno, ho la tua piena attenzione».
L’afferrò per i polsi sottili e li immerse nel cuscino ai lati del suo volto perché non potesse distogliere lo sguardo da lui, perché non potesse scacciare i serpenti che l’avvilupparono strettamente in una spirale di libidine e sudore, di gemiti e sospiri.
Vieni con me, piccola Rukia.
Le loro gambe si intrecciarono le une alle altre, le labbra di lui soffocarono le grida di piacere germogliate su quelle di lei, le mani di lei – infine non più costrette contro il candido cuscino – vagarono sulla schiena di lui, le mani di lui le accarezzarono nuovamente le guance e poi scesero sul seno, sulle cosce ed infine risalirono a cingerle i fianchi, di modo che i loro bacini strusciassero l’uno contro l’altro in un’unione ancor più intima di quanto già non fosse.
«Sei… insopportabile… lo sai…?»
Ogni volta Rukia si sentiva una donna e una bambina al tempo stesso: come nessun’altro Gin Ichimaru era capace di riportarla alla sua infanzia, di suscitare in lei quel timore e quel fascino propri della tenera età; al contempo, sentiva che il suo amante si muoveva su una donna, si congiungeva con una donna, e soltanto in quei momenti di lussuria consumata tra quelle coltri bianche la ragazza percepiva il significato intrinseco dell’essere adulti.
«Dovresti portare più rispetto al tuo insegnante, piccola Rukia».
Rukia sbuffò e tirò il lenzuolo a coprire le cosce umide ed i seni dai capezzoli inturgiditi dalle dita di quell’uomo, che giocosamente li avevano stuzzicati.
«Sì, “professor Ichimaru”».
Gin sogghignò e si lasciò ricadere pigramente accanto a lei, girato su un fianco, affinché la schiena della ragazza aderisse al suo petto ed il suo braccio potesse avvolgerle comodamente la vita.
Sì, professor Ichimaru.





Bleach è un fandom in cui è difficile muoversi (in particolare per chi, come me, è ancora al diciassettesimo volume - niente spoiler, grazie<3), quindi ogni tanto lo lascio per un po', ma inevitabilmente ci torno sempre, perché è davvero un manga meraviglioso.
Non oso ambientare una fanfiction nel suo universo, per il momento, ma sentivo il bisogno di scrivere questa Gin/Rukia: ho scoperto di adorare la coppia quando ho letto quella decina di pagine dedicate al loro incontro, mentre Rukia sta venendo scortata al Sokyoku. Vuoi che ti aiuti? ... Scherzo. Il momento in cui Gin le ha accarezzato la testa è il mio preferito<3: spero che condivideranno altre scene simili in futuro (niente spoiler :D). Non è molto originale, okay, ma non è nata per esserlo: è più un percorso che i lettori fanno insieme a Rukia nel pensare all'evolversi del suo rapporto con Gin, dapprima amico del fratello e poi suo professore universitario, nonché suo amante. Siate buoni con me, è il mio primo tentativo di lime etero. :faccina dolce:
Ora, Gin Ichimaru è immensamente complicato e Rukia non è da meno, quindi non mi pronuncio sull'IC: se vi va, fatelo voi<3.
Mi dileguo, nel caso qualcuno avesse dei pomodori.
Se passate e lasciate un segno, grazie<3.
'til next time, chu.

EDIT: Comunque, ci tengo a specificare che prima dell'università - quindi prima dei vent'anni - tra Rukia e Gin non è accaduto nulla. Ho posto che avessero circa dieci anni di differenza, ma il loro rapporto è iniziato quando Rukia ha compiuto la maggiore età, anzi più tardi. Sia mai che la crediate pedofilia. .-.
  
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