Il
peso delle
catene
La
notte si era alzata da qualche ora, coprendo
tutto con la sua fitta e morbida oscurità, gettata sul cielo
come una coperta
adornata dalla luna e dalle stelle.
Dal
folto si udivano i bassi brontolii delle
civette, il vento, leggero, si insinuava fra le fronde, facendole
danzare e
cantare; i grilli stridevano allegramente, e tutto lì
sembrava in festa.
Shun
se ne stava lì, seduto, tranquillo, fissando
Nuova Luxor dall’alto del colle. La chioma smeraldina
frustava l'aria, e
pensava, pensava.
Possibile
che il mondo sia davvero così meschino,
permeato da questa sudicia patina di odio?
Possibile
che nessuno si fermi, anche solo per un
attimo, non di più, e cercare di non ledere
l’altro?
Possibile
che l’uniche verità siano l’odio,
l’egoismo?
Non
è bello vedere un fiore stretto a morte dalle
catene, restare a fissarlo mentre si piega sotto l’acciaio
degli anelli e il
peso del metallo.
Eppure
era strabiliante notare come quel fiore,
come quell’insignificante agglomerato di petali, pollini e
stelo si sforzi di
vivere, di mantenere intatta la propria purezza, la
propria integrità.
Ma
come può, un semplice fiore cambiare tutto?
Sono
così cechi, così avidi di potere, fama, soldi,
potere, mossi da psicotici ed egoistici desideri di morte che non
riescono a
cogliere quella poca purezza che cerca di lavare, scrostare via tutto
questo
schifo.
No,
non si può lasciare che tutto vada perduto,
altrimenti nulla avrebbe avuto più senso.
E’
vero: l’uomo forse non è stato creato per essere
felice, e basta guardarsi un attimo attorno per averne la conferma. Ma
perché
non inseguire la chimera della felicità? Perché
rassegnarsi a questa massima e
non cercarla davvero, senza aspettare che un giorno venga a bussarci
alla porta
con un pacco di biscotti in mano, come un vecchio amico? E’
vero, forse ci si
inganna da soli, ignorando la realtà per qualcosa che ci
può fare più comodo,
che non faccia soffrire e pensare.
Ma in
nome di qualcosa di più alto, forse a prima
vista incomprensibile, strano, doloroso, bisognava lottare.
Bisogna
lottare.
Vale
la pena lottare.
E
finché lui sarebbe rimasto in piedi, avrebbe
combattuto.
Finché
Shun era vivo, il suo cosmo avrebbe
bruciato, e la nebulosa avrebbe continuato a soffiare.
Pensieri di
un’anima isterica:
Ok, forse questa
fiction fa schifo.
Forse non merita
per niente, non trasmette, è sterile e arida come
l’aria nel deserto, però…
In fondo mi andava
di scriverla, e mi sembrava giusta, come cosa.
Fatemi sapere cosa
ne pensiate, nel bene e nel male, sempre se sono riuscito a toccarvi un
po’.