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Autore: NiNieL82    08/11/2005    62 recensioni
[REVISIONE COMPLETA DELLA STORIA: CORRETTO TREDICESIMO CAPITOLO]
Ilaria ha una bambina di nome Hannah avuta da una relazione sbagliata e complicata che l'ha fortemente segnata. Vive a casa di Peter Jackson, regista splatter, e di sua moglie Fran Walsh che l'hanno adottata dopo la morte dei genitori di lei, grandi amici di vecchia data della coppia. Inevitabilmente verrà coivolta nella fantastica avventura di Peter che vuole trasportare sul grande schermo IL SIGNORE DEGLI ANELLI, libro scritto dal Tolkien anni prima.
La giovane verrà quindi a contatto con il cast e la sua vita cambierà per sempre. Proprio quando credeva che non avrebbe più amato, che non avrebbe più affidato la sua vita a nessun altro se non sua figlia, il destino le mette davanti un gruppo di ragazzi che le faranno d'amici, da mentori e tra cui troverà il grande amore.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Billy Boyd, Dominic Monaghan, Elijah Wood, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'inizio di una straordinaria avventura'
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IMPORTANTE

IMPORTANTE: la storia che vi apprestate a leggere è solo il frutto della mia fantasia (piuttosto malata). Qualunque cosa che riguardi i personaggi che citerò è puramente inventata, a parte piccole notizie spulciate dagli extra o da internet. Ilaria e Hannah non esistono. E io (purtroppo) non conosco nessuno degli attori e il regista de ‘Il Signore degli Anelli”  

PS: NON MI SONO PRESENTATA!!!!! Mi chiamo Niniel. E mi piace scrivere. Nonostante non ne abbia mai pubblicato una, scrivo fic da molto tempo e a questa cio sono particolarmente legata. Quindi, se dovete fare delle obbiezioni, correzioni o simili, siate clementi. Accetto tutto, basta che le critiche siano veramente sensate e costruttive. Naturalmente, questa fic è scritta con l’intento di divertire, nulla di più. Spero che la storia, scritta da una pazza fan sfegatata del film e di tutti i libri riguardanti la trilogia tolkieniana e affini, vi piaccia. E se, qualcuno dovesse notare qualche somiglianza, non abbiatemene. Le fic son tante e io non le ho lette tutte. E non è mia intenzione plagiare nessuno. Dopo questo… Vi auguro buona lettura. 

Una seconda opportunità


PROLOGO
:

L’inizio di una fantastica avventura.


“Peter!!” risuonò allarmata una voce femminile nella casa che sino a quel momento era stata silenziosa.
Alla scrivania stava Peter Jackson, noto regista splatter, che lavorava a dei fogli serio.
Quando sentì la voce di sua moglie Fran chiamarlo, scosse la testa e sorrise e passando una mano sugli occhi, alzando così gli enormi occhiali tondi disse fingendosi seccato:
“Che c'è Fran? Tu e Philippa non siete di nuovo d'accordo su qualcosa? Ma quando la smetterete di beccarvi voi tre. Capisco Ilaria, che ha solo quindici anni, ma voi due siete grandi abbastanza...” e si fermò conocchi e bocca completamente sbarrati per la sorpresa.
Aveva raggiunto la porta, con le mani nelle tasche dei suoi enormi bermuda color cachi. Fu allora che l sua frase rimase trocata a metà per la sorpresa. E poco ci mancò che gli prendesse un colpo.
Davanti ai suoi occhi, infatti, si ripeteva una scena che da padre aveva vissuto due volte quando Fran aveva messo al mondo Billy e Katie, suoi figli e che ora viveva come spettatore indiretto -ma neanche tanto indiretto- attraverso Ilaria.
“Peter..."  disse Philippa. "Non è uno scherzo. Ilaria sta per avere la bambina”.
"All'ospedale..... Di corsa." disse Peter dirigendosi verso di loro.

Ilaria. Chi era Ilaria? Prima di tutto era la figlia adottiva di Peter e Fran, entrata in casa Jackson da appena un anno, anche se la conoscevano da quando era in fasce e fosse sempre stata un ospite fisso e di riguardo in casa loro. Orfana dei due più grandi amici che i coniugi Jackson avessero mai avuto, italiani trapiantanti in Nuova Zelanda, Ilaria era arrivata in casa del regista e della moglie incinta di un mese, di un ragazzo che aveva ben pensato di scappare dopo la malefatta.
Peter e Fran, nonostante la gioia iniziale di avere Ilaria in casa mantenendo la promessa fatta ai genitori quando avevano accettato di battezzarla, dovettero fare i conti con una strana sensazione, mista di paura e meraviglia, una volta appresa la notizia.
Volevano Ilaria in casa. Ma non potevano decidere per lei se farle avere o no quel bambino.Sviscerarono la situazione con cura, arrivando all'unica conclusione che avrebbe segnato le vite di tutti, bambino compreso: far decidere la ragazza del suo futuro, riponendo così in lei la più grande fiducia e offrendole tutto il loro sostegno, qualunque decisione avesse preso.
Entrambi sapevano che Ilaria era una ragazza segnata dalla vita e dagli eventi. Sapevano che Marta e Antonio, il padre e la madre della ragazza, non erano stati ottimi genitori e che, per questo motivo, llaria aveva creato una scorza dura, difficile da abbattere, almeno che non le si dimostrasse tutto l'affetto possibile. Come per quindici anni, avevano fatto Peter e Fran.
Fu forse il fatto di avere vicini i due amici dei genitori che diede ad llaria il coraggio di avere il bambino. Una decisione sofferta che, lei per prima, s’imponeva come punizione per il suo comportamento irresponsabile. Naturalmente Peter e Fran non seppero mai il vero motivo della decisione della figlia adottiva, ma l' accettarono, aiutandola a continuare gli studi alla scuola di cinema.
Perché era questo il sogno di llaria. Diventare una regista, come l'uomo che aveva sempre considerato suo padre.

In quello stesso periodo, Peter e Fran, aiutati da Philippa Boyens, loro fidata amica, avevano cominciato la stesura di una sceneggiatura, basata su uno dei libri più importanti e conosciuti del ventesimo secolo:‘Il Signore degli Anelli’.
La loro impresa oltre ad essere pazza (Peter aveva deciso di girare i tre film tutti assieme) era anche molto complicata. Sapevano benissimo che quel progetto avrebbe richiesto molto del loro tempo e dei loro sforzi. Ma sapevano di fare qualche cosa d’eccezionale, che sarebbe rimasto nella storia del cinema. Lo stesso J.R.R.Tolkien aveva affermato che nessuno sarebbe mai riuscito a mettere su schermo la sua trilogia. Non poteva immaginare che quasi cinquant’anni dopo un gruppo di tre persone adulte e una ragazzina di quindici anni, innamorata del libro, confidando nei progressi dell'informatica applicata al cinema, avrebbero cominciato una fantastica avventura che li avrebbe arricchiti nello spirito (e anche nelle tasche) e fatti crescere -almeno per quello che riguardava llaria-.

Passarono così sette mesi, e quel 21 febbraio 1997, Peter e Fran assieme a Philippa accolsero tra loro la bambina che llaria aveva messo al mondo.

“Ecco sua nipote, mister Jackson. Sua figlia è stata bravissima.” disse l'infermiera avvicinandosi a Peter e porgendo la piccola ancora tutta rossa per lo sforzo compiuto per nascere ma profondamente addormentata.
Il regista, commosso e incredulo, la guardò e disse:
“Com'è piccola.”
“Stia tranquillo, è normale. Ha pesato solo due chili e e cinquecentocinquanta grammi, ma deve pensare che la madre è molto giovane.” disse l'infermiera sorridente.
“Peter... Nasce in concomitanza con il progetto del film!” sorrise Philippa.“E' un buon segno!” ribattè Fran allegra.
“Come la chiamerete?” chiese l'infermiera.
“Hannah!” dissero Peter e Fran assime.
“Ilaria la vuole chiamare così.” aggiunse Fran tranquilla.
“Allora... Come la devo registrare? Hannah...?” chiese l'infermiera scrivendo in una cartella.
“Jackson. Si chiamerà Hannah Jackson.” disse Peter guardando la bambina che gli dormiva beata tra le braccia, stringendo forte i piccoli pugni e sbadigliando.

Due anni dopo - agosto 1999
Primo incontro di Peter con i due protagonisti del film.

Era dannatamente nervoso. Si rosicchiava le unghie il doppio delle volte, fumava il triplo e non riusciva a stare fermo con le gambe che sembravano in preda ad un attacco forsennato di tarantella.
Sapeva di esser timido e con questa cosa, visto il lavoro che faceva, doveva lavorare parecchio visto che poteva essere davvero un problema per lui. Così quando gli attacchi più acuti lo coglievano si limitava ad arrossire e a non parlare. Ma quella cazzo di paura lo infastidiva. Porco cane! La parte era sua. Lui era Frodo Baggins, il protagonista di una delle più importanti trilogie cartacee della storia del ventesimo secolo. Che ci voleva a tranquillizzarsi? Era la prima volta -in undici anni d’onorata carriera- che aveva paura del salto che stava per fare. Eppure aveva fatto molte produzioni indipendenti, film che in molti cinema non erano nemmeno stati proiettati. Dentro di sé, però, sapeva che quello che stava per fare era importante. Per lui e per la sua carriera in primis. E per tutte le persone che ne sarebbero state coinvolte.In quel momento però avrebbe pagato pur di essere completamente sereno, come lo era stato Sean Astin -il ragazzo che avrebbe interpretato Samwise Gamgee, suo coprotagonista- da quando si erano incontrati in quel dannatissimo albergo a Los Angeles, prima di intraprendere il viaggio assieme per Wellington.
Sentirono qualcuno avvicinarsi. Forse era Fran Walsh, moglie del regista appena andata in cucina per portare qualcosa da bere per gli ospiti e no lasciandoli a chiacchierare con l'amica di famiglia e co-sceneggiatrice Philippa Boyens, oppure uno dei due figli del regista che si erano appena intravisti quando erano entrati in casa. Tutti si voltarono e, invece, videro Peter Jackson.
Pantaloni tre quarti verdi, maglietta a righe e un giubbotto senza maniche. Capelli lasciati al caso e occhialoni tondi. Barbone incolto e una pancia che -Elijah pensò- se si vestiva da Babbo Natale non avrebbe avuto bisogno d’alcun tipo d’imbottiture.
Peter sorrise. E guardando i due ragazzi disse:
“Benvenuti nella mia umile dimora. Io sono Peter Jackson”.
Aveva un tono di voce molto alto e allegro. Sean Astin gli aveva detto che suo padre aveva lavorato con lui in ‘Sospesi nel tempo’ e che sapere di dover lavorare con lui lo rendeva euforico visto che, per quello che gli aveva detto sempre suo padre e non solo, era davvero un gran regista. Quando cominciarono a chiacchierare, poco dopo l'arrivo del mastro cineasta, Elijah si rese conto che era davvero un uomo spassoso, che metteva assieme l'utile con il dilettevole. Un uomo che era rimasto ancorato ai suoi sogni di bambino e che trascinava come un pioniere tutti dentro il suo sogno, facendolo amare come lo amava lui.
“Allora? Elijah cosa ne pensi?” chiese Peter guardando il giovane attore.
Elijah sorrise, ricacciando dentro l'imbarazzo che lo pervadeva. E schiarendosi la voce disse:
“Sapete che, con questo film, scriveremo un importantissimo capitolo della storia del cinema. Ma che possiamo anche miseramente fallire”.
Deglutì a vuoto, quando finì di parlare. Che bell'idea aveva avuto. Dare del pazzo al regista. Proprio una grandissima idea. Invece di arrabbiarsi Peter sorrise e disse:
“Ammiro la tua schiettezza. Sì! Conosco la portata del progetto. So che non sarà una passeggiata e che la storia, oltre ad essere lunga, è molto complessa. Parliamo di tre libri. Parliamo di un mondo popolato da hobbit con piedi pelosi ed elfi dalle orecchie a punta. E dobbiamo ricordarci che il fantasy è un genere che è stato molto messo da parte dall'industria cinematografica. Infatti non è molto apprezzato dalla critica”.
Peter si grattò la barba mentre parlava con Sean ed Elijah.In quel momento, entrò Fran accompagnata da una ragazza che prima Elijah non aveva visto.
“E' vero anche che ‘Il Signore degli Anelli’ è uno tra i libri più letti del ventesimo secolo e che la schiera di fan del professor Tolkien è notevole.” intervenne Fran poggiando il vassoio che portava.
La ragazza dietro di lei poggiò l'altro vassoio e incrociò lo sguardo di Eljah. Si scrutarono e il ragazzo si accorse che la ragazza che aveva di fronte, anche se non era proprio il suo tipo, era molto carina. Aveva un viso dolcissimo, con occhi di un marrone chiaro e striature verdi. La bocca era piccola e carnosa e i capelli biondo cenere, forse molto più tendenti al castano chiaro. Anche la pelle era molto chiara e liscia. La guardò mentre spostava i capelli, lunghi fino alle spalle e si accorse che era dolce anche nei movimenti e che era un trionfo di sguardi e di curve morbide ma non esageratamente.
Peter non fece caso allo scambio di sguardi tra i due e serio disse:
“Il fatto che ’Il signore degli Anelli’ sia un dei libri tra i più importanti del ventesimo secolo e che il suo seguito sia notevole può essere, per noi, un'arma a doppio taglio”.
Ilaria sorrise ad Elijah facendolo arrossire notevolmente e poi, tranquilla si mise a sedere da una parte ascoltando quello che avevano da dire i presenti.
“E’ vero anche che il film potrebbe essere un flop, come potrebbe essere un successo.” disse Fran.
“Mamma, papà…” intervenne Ilaria. ”Posso parlare?”.
“Prego.” sorrise Peter.
“Io non sono una maga. Non ho la sfera magica per dirvi se quello che stiamo facendo avrà o no successo. Se stiamo per produrre un capolavoro che smuove le masse o un misero flop al botteghino. So che sarebbe meglio un successo, visto quello che padre ha fatto per questo film e per arrivare alla New Line e avere i soldi della produzione. Quello che voglio dire è questo. Fermatevi per un attimo a pensare a quanto grande sia questo progetto. Tre film, girati assieme, in Nuova Zelanda, lontani da Hollywood… Un progetto complesso, sì! ma comunque grandioso. Qualunque sia il risultato. Perché quello che vi apprestate a fare è qualche cosa che rimarrà nella storia. Con questo film scriveremo un capitolo grandissimo della storia cinematografia, per l’impegno, per gli effetti speciali, che solo mio padre può far così bene assieme alla Weta Digital. E poi non dobbiamo dimenticare che già da adesso stanno lavorando uomini alla costruzione di oggetti e cose varie per la scenografia. Tutti hanno un ruolo importante, ma nessuno è indispensabile. Quindi, se avete paura, la porta è quella. Per quest’avventura ci vuole coraggio oltre che una buona dose di fortuna.” concluse Ilaria non nascondendo un certo imbarazzo nel parlare così apertamente.
Philippa sorrise e disse:
“Anche John Rhys-Davis la pensa come lei”.
Peter annuì. E guardando i due ragazzi disse:
“Allora… Siete pronti a tuffarvi in questa straordinaria avventura”.
Sean saltò in piedi e stringendo la mano di Peter disse:
“Ero pronto prima. E ora lo sono di più”.
“Ok!” disse Elijah stringendo la mano di Peter.
“Allora non ci basta che attendere l’arrivo dei due hobbit e dell’elfo. Ed entro due giorni, cominceremo l’allenamento.” disse Peter felice come una pasqua.
“Perché non accompagni i due signori in giro per Wellington, Ilaria?” propose Fran, guardando la figlia con un'aria complice. Ilaria guardò la madre e Philippa e sussurrò:
“E per il mio piccolo problema?”
“Tutto apposto. Ci siamo noi tre. Puoi stare più che tranquilla.” sorrise Philippa.
“Ecco! Allora tranquilla, tranquilla non posso proprio esserlo, non trovi?!” esclamò la ragazza porgendo una domanda che fece scatenare la rappresaglia della madre che la rincorse per tutta la camera fino a che non si riparò dietro ad Elijah e Sean. E dietro di loro disse:
“Il film dipende dalla loro presenza. Fai del male a me e farai del male a loro.” e fece una risatina malefica che fece ridere i due giovani attori.
“Peeter !!!!” urlò Fran “Non abbiamo una figlia. Abbiamo una sporca ricattatrice.” poi, voltandosi di nuovo verso Ilaria gli disse: “Tanto io e Philippa ti prenderemo”.
“Sean… Elijah… Chiedo asilo” supplicò la ragazza.
“Sono sposato. E mia moglie è molto gelosa. Altrimenti ti avrei ospitata.” sorrise Sean
“Elijah?” chiese Ilaria voltandosi verso il ragazzo.
“Mah… Per me va bene!” sorrise lui ma Peter, da bravo papà protettivo, si intromise dicendo:
“Ehi! Calmi… Tu dormi qui stasera. E ti sopporterai le angherie di Fran e Philippa, con dignità”
.“E tu mi difenderai?” chiese Ilaria abbracciandolo.
“Certo. Nessuno ha lo stesso gusto dell’ horror che hai tu piccola. Con chi potrei fare i miei scherzi da infarto, altrimenti."sorrise Peter bonario.
“Va bene.” rise Ilaria. E inforcando gli occhiali disse: “Seguitemi miei prodi. Comincia la gita”.
“Peter?” chiese Sean preoccupato. “Ma siamo in buone mani?”.
“Certo! Le ho insegnato io a guidare.” disse Peter mettendo le mani nelle tasche dei pantaloncini. “Andate e ricordate che mia figlia è il meglio che potete trovare a Wellington”.
Elijah non ascoltava i due. Guardava sorridente Ilaria imbabbuccarsi per bene. Pensava che era molto carina e che gli sarebbe piaciuto conoscerla meglio in quei mesi che sarebbero stati a Wellington. E proprio mentre si dilungava in questi pensieri, Ilaria lo guardò dritto negli occhi, cogliendolo proprio mentre la fissava. Lui sorrise imbarazzato. Lei per stemperare quel piccolo momento d'imbarazzo disse:
“Seguitemi e non voltatevi mai. Cose oscure sono all’opera in questa casa”.
Elijah sorrise. Sean un po’ meno. Infondo era nelle mani di una ragazza che era fresca di patente. E, per uno come lui che era prudente fino all’inverosimile, non era certo un buon augurio.

“Wellington è molto piccola, ma ci si può divertire lo stesso se volete.” disse Ilaria guidando, senza staccare mai gli occhi dalla strada. “C’è il Fiedel’s che è un locale davvero niente male e tanti altri. Almeno non vi annoierete una volta finito di lavorare il venerdì sera”.
Elijah continuò a fissarla di nascosto per tutto il tempo mentre lei guidava. Certo! Aveva riso di Sean che si era arpionato alla portiera, terrorizzato. Ma non poteva non guardare quella ragazza che lo affascinava, tra l’altro, senza un motivo apparente. Era uscito a brandelli da una storia adolescenziale che gli aveva fatto giurare di non volere una donna per molto tempo.
“Avete mai letto il libro?” chiese Ilaria guardando Elijah e Sean.
“Una volta. Mi sa che dovrò rileggerlo vero?” chiese Sean tranquillo.
“Si!” sorrise Ilaria. "Pensa che io lo rileggo ogni anno, da quando ho nove anni”.
“Ecco che ora riconosco in te un po’ della pazzia dei Jackson.” rise Sean.
“Io non sono la figlia di Peter e Fran. Mi hanno adottato alla morte dei miei genitori. Erano molto amici e avevano deciso che, se succedeva loro qualche cosa, dovevo stare con Peter e Fran. E così è stato. Vivo dai Jackson da un anno circa. E con loro sto molto bene”.
Ilaria parlò tranquilla, nonostante un velo di tristezza fosse sceso nei suoi occhi per sparire quando, imponendosi di sorridere, disse tranquilla:
“Che ne dite se vi porto a mangiare un boccone. Paga papà. Ho la sua carta di credito”.
Quel mutamento che Elijah aveva visto in Ilaria, almeno per lui, era molto strano. Che fosse una ragazza spiritosa, molto simile al padre adottivo quanto una figlia naturale, lo aveva visto durante tutto il tragitto. Inoltre era molto semplice capire la giovane e infatti gli era bastata quell’oretta assieme per inquadrare il suo carattere. Ma in quel momento aveva capito che nel cuore di quella ragazza c’era qualche cosa che la faceva diventare triste, anche se solo per un attimo, e la faceva rabbuiare notevolmente togliendo parte di quella luce e allegria che apparentemente portava con sé.

La mattina dopo Peter uscì di buon’ora. Nonostante fosse notevolmente sobbarcato di lavoro aveva deciso di portare i nuovi arrivati a casa Jackson prima di fiondarli nel lavoro, per parlare tutti assieme del progetto e della sua portata come aveva fatto con Sean ed Elijah.
Ilaria si alzò dal letto. Non aveva chiuso occhio tutta la notte ed era in condizioni indecenti. Hannah, infatti, aveva pensato di non dormire per tutta la notte e di farle fare i duecento metri di ninna nanna, facendole fare su e giù per tutta la stanza.
Con una felpa slacciata sopra ad una ridottissima camicia da notte, scalza e spettinata, si avvicinò al frigo e prese il cartone del latte per berne un po'. Lo portò alla bocca e ne trangugiò un lungo sorso. Fu allora che sentì qualcuno dire, con voce allegra e un fortissimo accento britannico:
“Salute”
.Ilaria si voltò spaventata e per poco non le andò di traverso tutto il latte che aveva bevuto. Tossì e si voltò. Ci volle qualche secondo prima di capire che quello doveva essere uno degli attori che Peter portava a casa per rivedere le priorità del film e i vari allenamenti da fare.
Davanti aveva un ragazzo decisamente bello. Alto, magro e con capelli neri e ricci, occhi neri e un viso regolare, con la mascella squadrata. Le labbra fini si piegarono in un sorriso a cui Ilaria rispose a sua volta.
“Grazie” affermò rauca.
La gola le faceva male per via del latte andato di traverso e, per di più, si sentiva una perfetta idiota. Aveva fatto proprio una figura da stupida spaventandosi a quel modo. Il ragazzo sorrise ancora e avvicinandosi disse:
“Io sono Orlando. E tu?”
Ilaria asciugò la mano e trattenendo a stento il rossore per la figura appena fatta, schiarì la voce e disse:
“Ilaria”.
Orlando la guardava incuriosito senza sapere che, in quel modo, un notevole languore da tempo non provato si stava impossessando del ventre della ragazza, lasciandola sconcertata e, se possibile, ancora più imbarazzata.
“Scusa la domanda.” , disse Orlando incrociando le braccia al petto. “Non capisco che ci fai in camicia da notte nella cucina dei Jackson… So che hanno due figli. Ma so che sono molto piccoli e tu, scusa se mi permetto, sei un po’ troppo… Donna.”
Ilaria si grattò la testa e disse.
“Sono la figlia adottiva dei Jackson e abito qui. E ora se permetti…” e scansando Orlando uscì dalla cucina.
Orlando sorrise e prima che lei sparisse disse:
“Questo vuol dire che ti rivedrò ancora ogni volta che mi avvicinerò alla cucina dei Jackson?”.
Ilaria aggrottò le sopracciglia e rispose:
“Certo! Pensa tu che mi potresti vedere addirittura in salotto la prossima volta, guarda un po’.
Orlando rise e mettendo le mani avanti disse:
“Scusa la cafoneria. Non mi sono scusato prima e ora ti sto prendendo in giro. Ma non mi sarei mai immaginato di trovare una bella ragazza della mia età circa, seminuda tra l'altro, nella cucina del mio regista. E questo… Mi fa pensare che magari avere di nuovo questa fortuna mi renderà molto felice, nei giorni a seguire.”
Ilaria sorrise e rispose:
“Beh! Nemmeno io credevo che gli attori di papà fossero dei pazzi che amano andare in giro a far spavntare la gente. Ma sono tranquilla. Mi piacciono le sfide” e salutandolo con una mano sparì nel corridoio saltellando.
Quel ragazzo era bello. Ma avergli dato il benservito era una gran soddisfazione, specialmente dopo la figuraccia che ci aveva fatto.
Ilaria non lo sapeva ma aveva appena conosciuto Orlando Bloom, promettente star del cinema moderno, anche se lei ancora non lo sapeva.
E con lui conobbe Billy Boyd. Tra i due si instaurò una forte amicizia sin dalle prime battute, merito di una strana alchimia che portò i due a ridere e scherzare come se fossero due amici di vecchia data.

Lentamente cominciò a prendere forma quel progetto. L’idea di Peter era quella di riunire il giovanissimi del cast e fargli passare un po’ di tempo assieme, insegnando loro a tirare di scherma, ad andare in canoa e cercando di dare un po’ di tono al fisico meno atletico o troppo gracile. Quello che Ilaria non sospettava era che, Peter e Fran, d’accordo con Philippa, cercavano di avvicinare la ragazza ai giovani della Compagnia e darle quella seconda opportunità che lei per tre anni, quasi, si era negata da sola vivendo solo per la piccol a figlia. Cosa giustissima, indubbiamente, ma che non gli aveva permesso di coltivar nuove amicizie e di non vivere la sua vita a soli diciasette anni.

Dal salotto provenivano le voci di Peter e Fran.
“Fran ti ho detto che non posso andare. Oggi arrivano due della New Line e non posso uscire dal mio ufficio per tutto il giorno.” spiegò Peter agitato.
E ne aveva i buoni motivi. Aveva dimenticato una cosa importantissima e a quanto pareva Fran era impossibilitata a fare le sue veci.
“Billy e Kate hanno l’influenza."disse infatti la donna. "Non posso muovermi nemmeno io. Li devo assolutamente portare dal pediatra. E di sicuro ci devo portare anche Hannah dal momento che è già la terza notte che non dorme e Ilaria sta cominciando a coltivare istinti omicidi”
Fran e Peter si guardarono negli occhi e assieme, a gran voce gridarono:
“Ilariaaaaaa!”
La ragazza di corsa scese le scale e guardando i genitori con un’espressione mista tra lo spaventato e il perplesso, domandò spiazzata:
“Ma vi siete bevuti il cervello? Perché gridate in questa maniera .”
Peter sorrise alla ragazza e disse, abbracciandola:
“Tu! Mia salvezza! Ora ti lavi e vai all’aeroporto a prendere il povero Dominic Monaghan, visto che nè io nè tua madre possiamo andarci”.
Ilaria ridusse gli occhi a due fessure e replicò:
“Ditelo che mi avete adottato solo perché avevate deciso di fare i film e avevate bisogno di qualcuno da schiavizzare”.
“Schiavizzare? Che paroloni! Diciamo che sei il nostro braccio destro” disse Fran con un sorriso ammaliante.
“Potreste fare politica, ci avete mai pensato prima?” ironizzò Ilaria staccandosi dall’untuoso abbraccio paterno.
“Preferiamo qualcosa di più onesto” sorrise sornione Peter.
“Come sfruttare la vostra figlia adottiva ad esempio, vero?” continuò sarcastica Ilaria.
Peter abbracciò di nuovo la ragazza e sorridendo le disse:
“Ti voglio bene anche io” e le baciò una tempia fuggendo subito dopo via e portandosi dietro Fran.
Come sempre i due coniugi Jackson erano troppo 'convincenti'.

Seduta sulla poltrona, nella sala dell’aeroporto, Ilaria leggeva tranquilla il curriculum del giovane attore aspettando che l'aereo atterrasse.
- Dominic Monaghan: Berlino! Porca miseriaccia! È nato a Berlino. Un cittadino del mondo dato che ora vive allegramente a Manchester. Comunque… Berlino, 8 dicembre 1976 (sei anni più grande di me)… varie parti... bla, bla , bla... Ha solo ventidue anni e ha un curriculum interessante. Beato lui. Io ho appena preso il diploma e sono in cerca di lavoro. Speriamo di fare come Orlando, che appena finita la scuola è entrato a far parte del cast-
[ - E’ in arrivo da Melbourne il volo…- ]
La voce dello speaker risvegliò Ilaria che alzando di scatto la testa disse:
“Ebbene… Andiamo a vedere com’è questo Dominic Monaghan” e sollevandosi andò verso l’uscita indicata poco prima all'interfono.
Lo vide quasi subito. Capelli rasati, barba incolta, ghigno sarcastico e occhi chiari e buffissime orecchie a sventola alle quali si aggiungeva un simpatico naso a patata. Ilaria sorrise e avvicinandosi, disse:
“Ciao!”
Dominic si voltò a guardarsi intorno per vedere se ce l’avesse con lui.
Quando si rese conto che era così, sorrise alla ragazza e disse:
“Ciao!”
“Tu sei Dominic Monaghan vero?” chiese Ilaria tranquilla.
Il ragazzo che non sapeva chi fosse la ragazza che aveva di fronte sorrise e, fingendo una falsa nota di modestia nella voce, ammise:
“Non sapevo di essere conosciuto anche nell’emisfero australe. Che emozione. Comunque piccola. Se hai una penna ti firmo un autografo...”
Quell’aria di finta sufficienza lasciò Ilaria alquanto perplessa.Infatti guardò il ragazzo un po’ stupita, almeno all'inizio sollevando come suo solito un sopraciglio e facendogli così capire che non era lì per un autografo con l'ausilio di quell'unico sguardo.
- E’ pazzo! Pazzo completamente- pensò tra se la ragazza.
“Sono venuta qui per portarti a casa Jackson. Devono fare una sorta di mega riunione con tutti gli attori, per vedere il da farsi prima dell'inizio delle riprese!” rispose Ilaria scuotendo la testa. “Ma tu guarda che da quando ci sono questi a Wellington me ne capitano di tutti i colori. Non è un film questo! È una tortura” aggiunse a voce, allontandosi e lasciando Dom indietro che interdetto domandò:
“E le valigie?”.
Ilaria si voltò e guardò la curiosa espressione afflitta del giovane inglese e ridendo disse:
“Il budget del film e troppo alto, quindi siamo stati costretti a fare qualche piccolo taglio alle spese... Se non hai ancora capito… Le valigie te le porti da solo”
Dom guardò Ilaria allontanarsi e caricandosi la borsa sulle spalle si lamentò:
“Vengo qui da solo. Lontano da casa e dagli amici e mi trattano male” e fingendo di piangere disse “Voglio tornare a Manchester.”
Ilaria, ‘impietosita’ tornò indietro e prendendo una borsa delle più leggere -almeno a prima vista- al ragazzo disse:
“Dai scemo che ci aspettano!”.
Dom piego leggermente la testa, guardandola mentre si allontanava, per poi dire, una volta che l’ebbe raggiunta:
“Lo sai che sei molto carina?”
“Lo sai chi è mio padre?” rise Ilaria.
“Il primo ministro neozelandese?” chiese Dom.
“Il primo ministro neozelandese è una donna, animale.” disse Ilaria allontanandosi da lui, tenendo sempre alto lo spirito giocoso che sembrava si fosse creato tra i due fin dalle prime battute.
“Allora chi?” chiese curioso Dom.
Ilaria lo fece avvicinare e gli disse all’orecchio:
“Peter Jackson.” e ridendo si allontanò.
E mentre la guardava camminare davanti a lui sentì un brivido piacevole percorrergli la schiena. Ma non per quello che aveva saputo.

Ascoltarono canzoni dei Radiohead, che ad entrambi piacevano, per tutto il tragitto. Non sapevano certo che in realtà erano molto più simili di quanto potessero immaginare.
Infatti, sia Dom che Ilaria erano come svuotati, forse sfiduciati dal sesso opposto, per via di alcune cose successe in passato. Magari prossimo per Dom; non troppo per Ilaria.
A Manchester, dopo due anni, Dom aveva finito la sua storia con una ragazza a cui teneva particolarmente. Che amava si poteva dire. Le cose erano davvero finite male. Lui, da ormai sei mesi, evitava qualsiasi tipo di legame. Era troppo scottato per poter di nuovo dare fiducia a qualcuno. E non sapeva che lo stesso valeva per Ilaria che, dopo Hannah, aveva accuratamente sviato qualsiasi tipo di relazione o flirt.Ma in quella macchina, Dom, si trovò, notevolmente sorpreso, a provare qualche cosa che, lui per primo, non sapeva decifrare. Quel profumo, quel modo di muovere i capelli quando li voleva togliere dagli occhi. Ilaria, senza saperlo, riusciva a catturare l’attenzione di un uomo con gesti semplici, normali, che lei riusciva a rendere seducenti. Inoltre, anche se la conosceva da poco più di un’ora, che quella ragazza era davvero simpatica ed estremamente divertente.

Nella stanza dove si erano riuniti faceva un po’ di freddo. Nonostante questo, Peter rideva, guardando ogni tanto l’orologio. Elijah era nervoso. NOn rimasto indifferente ad Ilaria, doveva ammetterlo, ma c'era qualche cosa che sentiva lo teneva lontano da lei, qualche cosa che non si sapeva spiegare nemmeno lui. E non si trattava di timidezza. Per non parlare del fatto che da quando era arrivato, Orlando non aveva smesso per un solo attimo di fare il farfallone con la ragazza. E a lui, davanti al brillante e senza vergogna Orlando Bloom, rimaneva la fraterna amicizia che Ilaria aveva per Billy e Sean. Sembrava quasi di andare a sbattere contro un muro d’indifferenza, che cavolo!!!Dal canto suo, Elijah, non poteva certo biasimare la ragazza. Non si era mai fatto avanti come Orlando. E questo era un problema già in partenza. Ed Elijah lo sapeva più che bene. Forse, semplicemente, ci voleva solo un po’ di tempo per far capire alla ragazza l’interesse che provava per lei e una volta riuscito a parlare con lei quella maledettissima lacuna sarebbe stata colmata. E forse allora le cose serebbero di certo cambiate tra i due, sempre che prima non l’avesse accalappiata qualcun altro. Non ci voleva certo un mago per capire che anche Orlando la pensava come lui. Con i suoi modi da gentiluomo, con il suo essere sempre brillante, allegro in presenza della ragazza, non aveva certo fatto mistero del fatto che Ilaria gli piacesse. E sapeva che non ci sarebbe voluto molto perché giocasse le sue carte migliori.
In quel momento, però, mentre aspettava, Elijah notò con un misto di preoccupazione e di allegria la non velata impazienza di Orlando che guardava l’orologio e si voltava ripetutamente verso la porta. Entrambi avevano paura che quel Monaghan potesse essere un altro avversario da battere rendendo la disputa sempre più accesa, anche se non era stata dichiarata.
Non ci volle molto per capire che quello che avevano pensato tacitamente entrambi potesse tradursi in realtà.
Sentirono una ragazza urlare e ridere poco lontano dalla porta chiusa.Peter si alzò, andò ad aprire e rise a sua volta, divertito dalla scena che vedeva. Poi voltandosi verso i presenti disse:
“Vi presento Meriadoc Brandibuck, al secolo Dominic Monaghan.” e fece un buffissimo inchino lasciando l’uscio libero.
Dom apparve sulla porta ridendo nonostante fosse un po' affaticato. Portava Ilaria su di una spalla, come un sacco di patate e la sculacciava continuamente, ignaro delle grida di disapprovazione della ragazza.
Quando entrò, in malo modo, fece scendere la giovane che, manco a farlo apposta, mise male un piede, perse l’equilibrio e cadde rovinosamente, dando un notevole, dolorosa e rumorosa sederata sul pavimento. Inutile dire che tutti i presenti scoppiarono a ridere, mentre Dom, dopo essersi liberato di Ilaria, disse tendendo la mano a Peter:
“Piacere Dominic Monaghan. Complimenti, bella figlia. Un po’ pesante, ma comunque bella”.
Ilaria, aiutata da Billy a rialzarsi, sentendo la frase appena pronunciata, aggredì Dom alle spalle e buttandoglisi addosso lo fece cadere bocconi sul pavimento.
“Cosa sono io?” chiese Ilaria, dandogliele di santa ragione.
“Una piuma” urlò Dom. “Un fuscello. Basta che scendi e la smetti di picchiarmi. Abbi pietà”.
Ilaria rise e incrociando le braccia disse:
“Allora? Chi è che comanda qui?”
“Se mi fai mettere a pancia in su puoi comandare anche tu. A me va più che bene.” rispose Dom serio.
Ilaria spalancò gli occhi e la bocca contrariata e ricominciò il trattamento riservato poco prima al giovane di Manchester.
Peter, in parte divertito dalla scena, si avvicinò ad Ilaria e, con le mani incrociate dietro la schiena, si piegò vicino alla figlia e disse:
“Ti lascerei fare, solo per la sua sfacciataggine. Ma mi serve Merry e i tempi stringono e se tu continui così me lo storpi, il ragazzo. Quindi, ti prego, lascialo vivere, anche se non lo merita. Fallo per me, almeno”
.Ilaria, fulminando il padre con lo sguardo disse:
“Qualcosa mi dice che hai trovato un alleato papà, per i tuoi scherzi. Sappi che stai tenendo uno che, per tutto il tragitto aeroporto/casa non ha fatto altro che rompermi le scatole provandoci continuamente. Se vuoi tenere qualcuno che possa sedurti la figlia, bene lo hai trovato. E poi.. E’ folle come te.” e si alzò fingendosi arrabbiata.
Dom rimase sdraiato per terra e alla domanda di Peter:
“Stai bene?” rispose con un lamentoso:
“Voglio la mamma!” scatenando l’ilarità generale.
Ilaria, invece, si mise a sedere sul divano, vicino ad Orlando, allontanandosi preventivamente dal nuovo arrivato, seduto accanto a lei, riuscendo in parte nel suo intento, ma facendo notevolmente scurire Elijah che guardava Orlando mentre stringeva a sé la ragazza difendendola dal suo connazionale.
“Povera.” disse Orlando con fare paterno, coccolando Ilaria e accarezzandole i capelli.
Ilaria, allungandosi leggermente, schioccò un tenero bacio alla guancia di Orlando e disse, tranquilla, stringendosi, nuovamente a lui e accucciandosi sul suo petto:
“Grazie Orlando. Ti voglio bene”.
Dom, nato senza vergogna, ruppe il tenero idillio e buttandosi nello stesso divano disse:
”Anche io.” e avvicinandosi al viso di Ilaria, le leccò una guancia, provocandone l’immediata reazione di disgusto e, passando una mano sulla parte del viso ancora umidiccia, disse con aria schifata:
“Che schifo! Ma che cazz...pita di attori hai scelto mamma”.
“I migliori.” rise Fran.
“Avevi qualche dubbio, per caso?” chiese Dom con un sorriso da beota dipinto sul volto.
Si continuò così per qualche minuto poi, dopo che Dom si fu appoggiato al fianco d’Ilaria (stretta più forte ad Orlando, per scappare dal nuovo arrivato) e la situazione si fu notevolmente tranquillizzata, Peter si schiarì la voce e disse:
“Bene… Ora che tutti i giovani della Compagnia sono presenti, vorrei parlarvi di qualche cosa che riguarda la vostra preparazione per il film. Primo: farete equitazione, imparerete a tirare di scherma e farete dei corsi di canottaggio. È fondamentale che sappiate fare tutte e tre queste cose. Secondo: dovrete andare in palestra, visto che molti di voi sono gracilini….”.
“Ahahahahahahah!” rise sarcastica Ilaria, alzando la testa e guardando Dom che, colto nel segno rispose offeso:
“Perché non guardi quello che ti stringe allora.” disse Dom. “Anche lui non scherza in fatto di ossatura in vista”.
“Invece lui è perfetto così. È un elfo e gli elfi sono magri e veloci.” disse Ilaria e gli fece una linguaccia di risposta.
“See... Tanto un giorno cederai al mio fascino di uomo di Manchester. Vedrai.” disse Dom rimettendosi nella posizione originale.
Peter sorrise e disse:
“Farò finta di non aver sentito le avance di Dom a mia figlia!"e ridendo assieme agli altri aggiunse:"Poi volevo anche dirvi che sia io, che Fran, che Philippa, che come sapete con me scrivono la sceneggiatura del film, abbiamo pensato che qualsiasi idea vi venga in mente per possibili cambiamenti del copione, la esterniate. Se saranno buone idee verranno inserite nella sceneggiatura e quindi nei vostri nuovi copioni”
.Tutti annuirono. Era bello, infondo che, nonostante non si conoscessero ancora bene, il regista e le sceneggiatrici del film deponessero in loro estrema fiducia. E, vista la durata di quell’avventura, quella scelta era come una boccata d’aria fresca, quando meno te l’aspetti, per tutti loro.
“Papà?” chiese Ilaria troncando il silenzio che si era creato.
“Dimmi?” chiese Peter.
“Perché a Dominic non hai fatto quel discorso pizzoso che hai fatto sulla pericolosità del film, come lo hai fatto agli altri?” chiese Ilaria guardando Peter, rimanendo sempre abbracciata ad Orlando.
“Perché è pazzo abbastanza. Non c’è bisogno di motivarlo ulteriormente”.
“Bene. Nemmeno due ore a Wellington e già mi faccio riconoscere. La mia mamma ne sarà felicissima, quando glielo dirò.”.
“E tu non dirglielo. Sei in Nuova Zelanda, mica a tre passi da casa.” disse Billy sorridendogli e alzandosi proprio mentre Dom lasciava la posizione occupata sino ad allora.
Dom si lisciò i pantaloni e rispose, sorridendo:
“Facendo lo scemo non mi sono ancora presentato... Io sono Dominic Monaghan anche se credo che lo avrai capito. Piacere…?” e diede la mano a Billy che, stringendo quella di Dom rispose:
“Billy. Billy Boyd. Sono Pipino. Questo significa che dovremo girare molte scene assieme. Magari diventeremo amici.”.
“Perché no!” sorrise Dom guardandolo a sua volta.
Nel mentre anche Ilaria si era alzata dal divano, liberandosi dall’abbraccio di Orlando che la guardò sistemarsi i vestiti e i capelli salvo essere poi chiamato da Phlippa che gli chiese se fosse o no di Londra.
Sean, guardando Peter, disse:
“Allora Peter. Quando cominciamo?”
.Il regista sorrise e disse:
“Dopodomani.”.
“Qualche raccomandazione?” chiese Billy entusiasta come al solito.
“No!" rispose Peter mettendo le mani in tasca. "A parte quella di trattare bene mia figlia. Vi aiuterà molto in questi giorni.” aggiunse guardando tutti.
“Visto che sei il padre… Possiamo essere i suoi cavalieri e portarla a divertirsi stasera? Magari in qualche pub con noi…” disse Orlando riabbracciando Ilaria.
“Certo! Crdo che un po' di divertimento non faccia male a nessuno, visto il lavoro che ci aspetta!” sorrise Peter guardando Ilaria che, radiosa, abbracciò il padre e chiee:
“Davvero posso?”.
“Certo.” rispose ancora Peter accogliendo la ragazza tra le braccia.
Ilaria, felice, si voltò verso il gruppo degli attori e disse.
“ Bene. Allora.. Che ne dite se passo a prendervi alle dieci all’albergo dove alloggiate?”
.“Okay!” risposero tutti.
“Allora, fatevi trovare già nella hall, passo a prendervi in macchina.” detto questo, salutò tutti e baciando il padre corse in camera dalla figlia che dormiva beata nella culla.
E divertita pensò che, quell’esperienza, per quanto lunga e strana potesse sembrare, era in fondo piacevole. Che quelli che erano arrivati, erano cinque ragazzi meravigliosi e che con loro lavorare sarebbe stata una piacevole passeggiata. E che non vedeva l’ora di cominciare a lavorare con loro a quella fantastica avventura. 

   
 
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