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Autore: Keiko_    16/10/2010    1 recensioni
Yoite se n'è andato da diverso tempo ormai, ma Miharu non riesce ad accettarlo ancora...per liberare quel cuore gonfio di dolore decide di scrivergli e abbandonarsi a quei sentimenti che, caotici, cercano di scivolare fuori uno dopo l'altro.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Miharu Rokujou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro Yoite,
è passato così tanto tempo dall’ultima volta che dalle mie labbra è uscito questo nome, ne avevo quasi dimenticato il suono!
Ogni volta che provo ad aprire bocca e chiamarti, non ci riesco, perché insieme a quel nome riemergerebbe il ricordo di me che ti guardo andare…
Nelle mani in questo istante sto stringendo quella sciarpa che, fin dal primo istante ho considerato tremendamente orribile, invece adesso mi sembra ogni giorno più bella, ogni giorno passandola fra le mie mani mi sembra di prendermi cura di te, di continuare a coltivare quell’amicizia che era nata fra noi; come se tu fossi qui realmente…come mi piacerebbe! Mi manchi tanto che certe volte ti odio! Perché non abbiamo semplicemente seguito la retta via che avevamo davanti a noi?!? Perché la tua linea si è intrecciata alla mia e di colpo la lasciata andare? Il “destino” deve aver commesso un evidente errore, perché avrei preferito non conoscerti per nulla se avessi saputo che un giorno mi avresti lasciato da solo, lasciando in quel posto che avevi occupato un semplice vuoto; infondo, però, il ricordo di te è un male necessario: quel pensiero, quelle cicatrici che non svaniranno, sono la prova che tu eri qui, che tu sei realmente esistito in questo mondo che non era adatto a te, né a me, ma era perfetto per noi. Ti voglio bene Yoite e so che quello era il tuo desiderio, ma nel momento in cui si è realizzato quella parte di me a cui avevi reso la vita è volata via con te; avremmo potuto vivere come due persone normali finalmente, dopo tutte le avversità passate, ma la quiete non è eterna e ben presto una tempesta ci ha divisi. Yoite, vorrei provare…riuscire…vorrei essere lì con te per chiederti se sei felice ora, se tutti i tuoi sforzi sono stati ripagati, se stai vivendo la vita che sognavi, domandarti se ha il sapore della limonata ed infine chiederti se, in quel mondo perfetto, c’è uno spazio anche per me. Forse sì…forse no…mah…

Vorrei raggiungerti solo per farti queste domande, solo per sentire quella voce colma di amarezza, brillare una volta di gioia, ma in realtà c’è qualcosa che mi frena, non è la paura di morire, ma la voglia di vivere; perché come disse Benjamin Franklin: “Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi”, ed è vero, perché il cosiddetto“domani” potrebbe non arrivare mai.

Yoite, voglio vivere questa vita per entrambi, affinché riesca a curare quel male che custodivamo dentro cuori troppo gonfi di solitudine; questa, amico mio, è una promessa.

 

Ti voglio bene.

Miharu.

 

Miharu prese l’accendino posato all’interno di un cassetto, lo accese, ma esitò. Diede un’ultima occhiata al foglio e le lacrime, ininterrottamente, iniziarono a rigare quel volto freddo e inespressivo, da bambola, sbriciolandolo a tal punto che se ne stupì lui stesso, ma non si abbandonò al pianto e di colpo, senza un motivo preciso, sorrise, asciugando con la mano quel sentimento alieno che gli stava attraversando il viso; dopodiché alzò gli occhi al cielo e la sensazione che provò fu piacevole, rassicurante, non si sentì avvolgere da quel mantello tessuto con filo tagliente, il tormento.  Era mezzanotte passata, alta sopra di lui, la luna splendeva meravigliosa, illuminando uno stralcio di paesaggio con la sua luce argentea; tutto il resto era scuro, ma non sembrò così minaccioso, perché d'un tratto la luna mutò il suo aspetto, dando spazio a un sole raggiante, il nero si schiarì e ben presto fu mattino. Miharu si guardò accanto e vide Yoite che gli stava stringendo una mano, entrambi stesi in una distesa verde speranza. Miharu chiuse gli occhi sospirando. Quando li riaprì, sigillò col fuoco la promessa che aveva fatto a Yoite: “Ecco, oggi comincio a vivere” pensò sorridendo all’amico, mentre quella pagina diveniva cenere.
«Ciao Yoite» il ragazzo sentendosi salutare si sedette e gli passò una mano fra i capelli, orgoglioso, e forse per la prima volta rivolse a Miharu un sorriso colmo d’affetto, un attimo dopo le loro mani si sciolsero, Miharu sentì il suo amico accanto a lui di nuovo e l’abbracciò per trattenerlo.
«Miharu hai fatto la scelta giusta, sei ancora in tempo, continua a vivere» Miharu strinse ancora di più Yoite e si lasciò andare, le lacrime prevalsero sulla sua forza di volontà «Non piangere…ti voglio bene» Miharu allentò la presa per guardare l’amico negli occhi, stava sorridendo.
«Anch’io» un attimo dopo Yoite se ne andò di nuovo.
Miharu scosse il capo, guardò accanto a sé, ma Yoite non c’era più, anche il prato era sparito, aveva sognato ad occhi aperti?!?  Era probabile, ma voleva convincere se stesso del contrario. «E’ meglio che vada a letto adesso» Miharu spense la luce e s’infilò sotto le coperte; di colpo un odore amaro e dolce allo stesso tempo, riempì la stanza. «Ma questo è odore di limonata! » il ragazzo inspirò a fondo, chiuse gli occhi e con un sorriso sulle labbra si addormentò.

 

  
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