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Autore: KatNbdwife    17/10/2010    1 recensioni
Amare significa anche lasciar andare.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Spero tu stia scherzando” gracchiò Lisa, gli occhi quasi fuori dalle orbite per via di tutta la rabbia che cercava di reprimere

“A dire il vero, sono serio” mormorò il ragazzo, senza scomporsi.

Lisa cominciò a passeggiare avanti e indietro lungo la stanza, imprecando a bassa voce e gesticolando furiosamente. Oltre la finestra del piccolo stanzino, si scorgeva un albero le cui fronde erano scosse da un forte vento invernale, gelido come il ghiaccio.

“Fermati, dobbiamo discuterne”

“Non c’è nulla di cui dovremmo discutere, ormai”

“Allora, ciao…” il moro si alzò e si avvicinò alla porta. Aprendola, guardò a lungo Lisa come ad incitarla ad uscire da quella stanza e a sparire dalla sua vita.

“Mi stai cacciando?” sbraitò lei, avvicinandosi.

“Volevo parlare con te ma siccome tu non hai intenzione di farlo, tanti saluti”

“Non mi rivedrai mai più, ricordatelo” la ragazza oltrepassò il moro, gli lanciò un’occhiata di fuoco e sparì dalla sua vista in meno di venti secondi.

Tom si accasciò sul divano, raggiungendolo con passi pesanti, appoggiò la testa allo schienale e chiuse gli occhi. Il cuore gli scoppiava in petto e le mani tremavano  ma si concentrò per non scoppiare a piangere come un bambino. Suo fratello gli diceva spesso che le lacrime sono liberatorie, ma per lui un uomo non doveva piangere. Un uomo doveva essere forte e doveva saper mantenere il controllo in certe situazioni.

Con la mente tornò indietro di qualche anno, quando in un locale di Amburgo aveva conosciuto Lisa. Era una ragazza ordinaria, una di quelle che non catturano di certo l’attenzione. Era mite, silenziosa, sorrideva timidamente e indossava una semplice maglietta abbinata ad un normalissimo paio di jeans sbiaditi. Il suo viso era acqua  e sapone e teneva i capelli raccolti in una coda di cavallo, senza curarsi dei ciuffi che spuntavano, ribelli.

Attorno a lei c’erano tante ragazze eleganti, alcune vistosamente truccate, altre decisamente poco vestite ma Tom si era concentrato solo su di lei, avvertendo un bisogno impellente di parlarle.

Era cominciata così, con l’offerta di un drink inizialmente rifiutata e quattro chiacchiere al bancone quando lei era capitolata.

Alla fine di quella serata, conclusasi senza baci ne promesse di alcun genere, Tom si era ritrovato a letto, gli occhi fissi sul soffitto, domandandosi cosa avesse quella ragazza di così speciale da catturare la sua attenzione e stimolare la sua curiosità. Era forse il fatto che fosse così diversa dalle tipe che di solito sceglieva? Oppure, c’entrava il suo atteggiamento naturale nonostante si trovasse di fronte ad una celebrità?

L’aveva cercata per settimane, girando tutti i locali della zona nella speranza di rivederla ma l’aveva ritrovata, per caso, in una tabaccheria di Berlino. Lei lo aveva riconosciuto e salutato con noncuranza, fino a quando non era stato lui a fare il primo passo offrendole un caffè. Di lì a pochi giorni, erano usciti insieme per la prima volta e quella notte stessa lui aveva tentato di baciarla, con scarsi risultati.

“E’ meglio non correre troppo” le aveva sussurrato lei, a pochi centimetri dalle sue labbra.

Erano usciti insieme anche nei giorni successivi fino a quando, dopo un paio di settimane, Lisa era capitolata e si era ritrovata fra le sue braccia, svegliandosi al mattino accanto a lui.

Per anni erano riusciti a nascondersi al resto del mondo, adottando diverse strategie a seconda dei casi. Lui riusciva sempre a portarla con sé durante i concerti in patria o quelli poco distanti, permettendole di stare nel backstage insieme a Dunja e Natalie, con le quali aveva stretto un rapporto meraviglioso, come se fossero le sue sorelle maggiori.

Nemmeno i paparazzi più accaniti erano mai riusciti a fotografarli insieme e la loro vita di coppia scorreva serena, seppur movimentata.

Ma dopo due anni di incontri clandestini, Tom aveva avvertito l’impellente necessità di averla accanto a sé sempre. Da quando il loro successo era sbarcato oltre Oceano, sentiva la sua mancanza molto più di quanto avesse immaginato e l’idea di non poterla vedere per mesi era diventata insopportabile.

Ne aveva discusso a lungo con il resto del gruppo e con David prima di avanzare una proposta: portare Lisa in tour con loro, farla entrare a pieno titolo nello Staff della band in modo da poterla avere sempre accanto.

Non aveva nemmeno immaginato che Lisa, la sua Lisa, avrebbe rifiutato e, quando lo fece, il suo cuore perse un battito.

Riaprì gli occhi e li richiuse poco dopo, velocemente, tornando con la mente a poche ore prima quando Lisa aveva distrutto il suo sogno.

“Siediti, devo dirti una cosa importante” le aveva detto, facendola accomodare sul divano del piccolo stanzino adiacente alla sala di registrazione.

“Così mi preoccupi” aveva scherzato lei, ridacchiando.

“Ne ho parlato a lungo con Bill e i ragazzi, ne ho parlato anche con David e sono tutti felici all’idea”

“Che idea, Tom?”

“Settimana prossima partirai con noi! Sarai ufficialmente inserita nel team Tokio Hotel!”

L’entusiasmo di Tom si era spento immediatamente, notando l’espressione corrucciata della sua ragazza “C’è qualcosa che non va?”

“Io non posso, Tom”

“Perché?”

“Perché non posso lasciare tutto e partire con te, semplice” aveva mormorato Lisa, guardandolo negli occhi.

“Tu preferiresti restare qui e continuare a lavorare in quel cazzo di posto piuttosto che partire con me e visitare il mondo?” si era alzato in piedi e aveva quasi urlato quelle parole, con stizza.

“Quel cazzo di posto, come lo chiami tu, mi piace! E il resto del mondo posso visitarlo quando voglio”

“Ma per piacere!” Tom aveva gesticolato e si era voltato verso la finestra, dandole le spalle .

“Io amo il mio lavoro, mi soddisfa, mi fa sentire utile e non rinuncerei a quel posto per nulla al mondo!”

“Nemmeno per me,  a quanto pare”

“Non sono disposta a scendere a compromessi, non l’ho mai fatto. Se la nostra storia ha resistito per due anni, non vedo perché non dovrebbe resistere ancora”

“Le cose cambiano, io mi sono stufato degli incontri sporadici e della paura di venire sempre scoperto. Pensavo che avresti accettato ad occhi chiusi la mia proposta, pensavo che anche tu sentissi il bisogno di stare con me sempre”

“Io ti amo ma non sono un uccellino in gabbia. Se accettassi solo per la paura di perderti, finirei per odiarti”

“Tu ami te stessa e basta. A me come al resto delle persone che ti stanno intorno  vuoi solo bene, non ti importa veramente di noi”

Lisa si era alzata, furente, e raggiungendolo alla finestra lo aveva costretto a voltarsi “Sei meschino a dire così, sei veramente meschino! Ti ho dato due anni della mia vita senza mai pretendere nulla! Ho sopportato di tutto, dai gossip sulle tue presunte conquiste che mi tenevano sveglia la notte fino alle lunghe settimane passate senza mai vederci e, in tutto questo tempo, non ti ho MAI, mai accusato di non amarmi, mai!” ora i suoi occhi erano colmi di lacrime, che bruciavano più del fuoco.

“Vieni con me, molla tutto e vieni con me” la supplicò lui.

“Spero tu stia scherzando” fu la sua riposta. Il resto della conversazione era avvenuto solo pochi minuti prima e ancora gli bruciava nella mente.

Aprì gli occhi di nuovo e, di nuovo, li richiuse poco dopo infastidito dalla luce che entrava dalla finestra, la luce del tiepido sole invernale.

**

 Era passata una settimana durante la quale Lisa non aveva fatto altro che pensare a Tom e Tom non aveva fatto altro che pensare a Lisa. Mancavano solo poche ore alla partenza della band, destinazione Europa e oltre.

Seguendo i consigli di Georg, Tom aveva deciso di recarsi a casa di Lisa per salutarla, per constatare di persona se fosse ancora possibile sistemare i cocci di quella storia infrantasi contro la dura realtà. Parcheggiò l’auto nel vialetto e suonò il campanello una volta sola, come era solito fare durante i giorni felici.

Lisa apparve sulla soglia dopo pochi secondi con indosso solo una lunga maglietta nera che Tom riconobbe immediatamente: era sua, l’aveva lasciata da lei qualche mese prima e si era sempre dimenticato di riprenderla. La ragazza, imbarazzata, balbettò un saluto.

“Ciao Lisa, posso entrare?” chiese il moro.

“Sì, entra”

 Una volta entrato, Tom decise di non perdere troppo tempo in inutili convenevoli e andò dritto al punto “Tra qualche ora partiamo”

“Buon viaggio”

“Non posso andare via senza sapere che ne sarà di noi” mormorò lui, la testa bassa.

“Io sono disposta a continuare ma qui”

“Pensavo che…”

Lisa lo interruppe “Tu pensi troppo. Già credevi di trovarmi in lacrime, con i polsi tagliati e un flacone di cianuro in mano pronta a saltarti in braccio non appena avessi varcato quella porta, ecco cosa pensavi”

“Non mi conosci bene, allora”

“Sbagliato. Ti conosco troppo” rispose lei, seria.

“Non posso credere che accetti di restare qui, di lavorare affinché gli altri coronino il sogno che tu non sei riuscita a esaudire” disse quelle parole con tono duro, alzando gli occhi e guardandola in faccia.

Un potente schiaffo colpì la sua guancia “Vattene via”

“Lo schiaffo dimostra solo che ho ragione” disse, petulante “Lavori in quella casa editrice da che ti conosco e ti dai da fare affinché altra gente pubblichi quei libri che vorresti scrivere tu! Io ti offro di partire per il mondo con me, di lavorare con persone che apprezzerebbero il tuo talento e le tue conoscenze, di stare con me che ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo e tu che fai?” gridò “Tu rinunci! E lo fai solo perché sei troppo orgogliosa e cocciuta per ammettere che ho ragione! Ti sto offrendo la possibilità di vivere un sogno” concluse, addolcendo il tono della voce.

“Mi offri la possibilità di vivere il TUO sogno, non il mio! Io non voglio girare il mondo su un bus e non voglio lavorare alle dipendenza di quattro rockstar stressate! Non voglio seguire le vostre barbose sessioni fotografiche né tenere a bada un’orda di paparazzi impazziti! Io voglio stare qui e occuparmi di quello che amo, di quello per il quale ho sacrificato anni di studio. Perché non lo capisci? Tu lasceresti la band per me? Lo faresti?” urlò.

Tom abbassò di nuovo la testa, confuso. Ad un tratto, comprese le parole di Lisa alla perfezione: non importava quanto il sogno fosse grande. Quello che importava davvero era lottare per far sì che si avverasse. Poteva essere un sogno minuscolo o un sogno gigantesco ma era pur sempre un sogno e impedire alla persona amata di inseguirlo, sarebbe stato meschino e egoista.

“Allora, lo faresti?” chiese Lisa, nuovamente.

“No” mormorò Tom “Non lo farei e non lo devi fare nemmeno tu. Mi dispiace tanto, Lisa. Ero così arrabbiato che ho detto cose che non avrei mai dovuto dire. Io… io adesso devo proprio andare”

“Tom” Lisa si avvicinò al chitarrista, gli cinse la vita con le braccia e si appoggiò al suo torace “Io ti aspetto qui, sempre. Se un giorno ci stancheremo di tutto questo, lasceremo stare ma fino a quando c’è amore, vale la pena di tentare. Non sarà un Oceano ad impedirmi di pensare a te. Saremo lontani fisicamente, questo sì, e lo saremo per tanto tempo ma quando tornerai a Berlino, io sarò ancora qui. E ci sarò tutte le volte che dovrai andare”

Tom la scostò delicatamente da sé e, con la mano, le sollevò il mento “E’ una promessa?”

“Puoi starne certo” rispose Lisa, prima che le loro labbra suggellassero quel momento di magia.

La radio, in quell’istante, cantò queste parole

 “And I know just why you could not come along with me… this was not your dream but you always believed in me”

**

Forse vi sembrerà un po' scontata ma, onestamente, l'ho scritta diversi mesi fa, di getto. Spero vi piaccia e scusate per l'assenza.

Kate

   
 
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