Ichigo era steso sul letto, fissando il soffitto. Cos'era accaduto in così poco tempo? Aveva detto addio all'unica ragazza a cui teneva veramente, dalla quale non si sarebbe mai voluto separare. Sbattè le palpebre. Perché tutto ciò stava accadendo? Perché la sua cara nakama era sparita, lasciandolo solo, in mezzo a quella strada asfaltata? Così vuota, così triste. Strinse i pungi e digringò i denti. Non era possibile. Quell'addio l'aveva lasciato scosso e tremante, era tornato in casa per chiudersi in un silenzio doloroso, chiedendo ai suoi compagni di lasciarlo da solo. Perché aveva perso i suoi poteri? Perché non sarebbe più stato in grado di vedere Rukia? Tutto era riconducibile ad un unico motivo. O, per meglio dire, ad un unico cattivo. Aizen. Tirò un pugno contro il muro, ferendosi le nocche e lasciando che qualche gocciolina di sangue scivolasse lungo la sua mano. Osservò il colore scarlatto di quel liquido. Non aveva più modo di rivedere Rukia. O forse c'era un modo, ma lei non ne sarebbe stata felice. Scosse la testa, pensando all'espressione triste che l'amica aveva mentre si salutavano. Era stato un'idiota, invece di stringerla a sé si era limitato a dirle di salutare tutti. Si era comportato davvero da stupido.
Seduto al banco, osservava la lavagna senza capire cosa quei segni volessero dire. Focalizzò meglio. Ah, era inglese. Si limitò a prendere nota ditstrattamente di ciò che vi era scritto, senza prestare attenzione al significato. Si voltò verso destra, per fare un sorrisetto forzato ad Inoue che lo fissava aspettandosi che da un momento all'altro scoppiasse in un eccesso d'ira. Non sarebbe stata la prima volta negli ultimi giorni. Tornò a fissare la lavagna, copiando ciò che la professoressa vi trascriveva. Quando il suono della campanella lo ridestò dal torpore in cui era caduto, Ichigo raccolse le sue cose, per prendere poi la tracolla ed avviarsi a passo lento verso la porta della classe. Orihime gli trotterellava alle spalle, seguita da Chad e Ishida. Quando si ritrovarono in strada gli amici cercarono di coinvolgerlo nel discorso, provando a farlo sorridere. Il suo sorriso c'era, ma era privo della solita vitalità che caratterizzava la sua espressione. Era possibile che la mancanza dei suoi poteri gli causasse una sofferenza così atroce? No, doveva risollevarsi il morale. Cercò di prestare più attenzione a quello che Inoue stava dicendo.
«...e se ci andassimo, Kurosaki-kun?»
Ichigo sorrise ed annuì. Stavolta sembrava più se stesso. Doveva pur andare avanti. La sua vita non sarebbe di certo terminata per un addio. Anche se così triste.
E Ichigo così scoprì che ciò di cui stava parlando Inoue e che lui aveva accettato era la prima di Bad shield 2. Si ricordava vagamente di quando Mizuiro gliel'aveva proposto, mentre Inoue era stata rapita e portata nel Hueco Mundo, e di come lui avesse accettato la proposta senza riflettere. Ed ora era costretto a sorbirsi un'ora e mezzo di mostri e sparatorie al fianco della sua cricca di amici. Non che non fosse un film interessante, in fondo la trama era decente, molto meglio di tanti altri. Però non riusciva a distrarsi, purtroppo. Cercò di concentrarsi sulle chiacchiere di Keigo, che commentava ogni minima azione, le cui parole erano sempre seguite da un coro di rimporveri da parte del pubblico in sala. Ichigo ridacchiò. L'amico era sempre il solito. Riuscì finalmente a farsi coinvolgere nella storia e nei discorsi di Keigo e Inoue che sedevano al suo fianco. Era bello passare un po' di tempo in serenità senza doversi preoccupare di mostri et similia che avrebbero potuto guastargli la giornata, l'umore o il divertimento. Finalmente non c'era nulla di nascosto o celato. Tutto era in superficie, chiaro e limpido. Nessun segreto, solo lui e il mondo che riusciva a percepire attraverso i propri occhi.
All'uscita dal cinema gli amici decisero di dirigersi al karaoke, tra schiamazzi e risa. Ichigo era al fianco di Mizuiro, scherzava con lui riguardo i protagonisti del film. Si ritrovarono ben presto al karaoke, nel quale passarono buona parte della serata tra i canti di Keigo e le stonature di Chad e Inoue. Il ragazzo si sentiva finalmente bene, era felice di essere riuscito a vincere la tristezza e la sofferenza che da qualche giorno lo attanagliavano. Salì sul palco, per cantare con Tatsuki. Finalmente un vero sorriso era apparso sulle sue labbra, grazie ai suoi amici.
Una leggera brezza spirava in mezzo alla Seiretei, portando inquietudine nel cuore di Rukia. Camminava a passo spedito, guardandosi intorno con sospetto mentre un brivido freddo le scivolava giù, lungo la spina dorsale, facendola tremare appena e sbattere i denti. C'era inquietudine nell'aria, come qualcosa che non avrebbe dovuto esserci. Il suo passo era silenzioso e leggero, ma rieccheggiava comunque nella strada, come il rintocco di una campana distante. Era stata convocata per una qualche missione nel mondo terreno, l'aveva chiamata il capitano Ukitake al suo cospetto. A passi veloci era giunta alla sua compagnia, per il colloquio con il capitano che le aveva dato le ultime direttive. Le aveva detto che il suo compito era quello di monitorare una certa zona, qualcosa come una cittadella a poca distanza da Karakura. Un attimo di incertezza la colse quando seppe la destinazione, ma non disse nulla a riguardo, annuendo leggermente e congedandosi. Dunque era già tempo di tornare sulla terra. Mai compito sarebbe stato più difficile.
«Kurosaki, che cosa ci fai qui?»
La bocca di Urahara era come sempre piegata in un sorrisetto, ma sembrava piuttosto stupito di vederlo lì. Ichigo salutò, inchinandosi e l'uomo lo fece accomodare. Quando furono seduti, solo allora, il ragazzo pose la domanda che da giorni gli tormentava la mente e lo rendeva irritabile. Voleva una risposta, ma allo stesso tempo aveva paura di riceverla. Chiuse gli occhi, domandando:
«C'è un modo per recuperare i poteri che ho perduto?»
Attese la risposta, mentre l'uomo davanti ai suoi occhi portava una mano al suo copricapo ed esprimeva il suo stupore con una strana smorfia. Gli ci erano voluti parecchi giorni per decidersi ad andare da lui e porgergli quella questione. Temeva davvero il responso che sarebbe potuto arrivare da quell'individuo. Urahara scosse la testa. Sembrava contrariato da quella che a Ichigo pareva una semplice domanda, senza possibilità di scampo. Aveva perso i suoi poteri per sempre oppure ci sarebbe stato un modo per riavere indietro il suo Zangetsu?
«La questione non è così semplice. Il fatto è che il modo in cui hai perso i tuoi poteri è qualcosa di incancellabile, irreversibile. Se fosse più semplice ti aiuterei, ma è troppo difficile per poterci riuscire. C'è una probabilità su mille che tu recuperi sia i tuoi poteri da hollow che i tuoi poteri di Shinigami. Non credo di poterti aiutare» concluse scuotendo tristemente la testa. Ichigo abbassò lo sguardo, fissando un punto indefinito. Perché il mondo ce l'aveva con lui? Si passò una mano tra i capelli, per poi chiedere:
«Se io decidessi comunque di volerci provare, sarebbe in grado di aiutarmi?»
L'uomo si calcò meglio il capello sugli occhi, portandosi una mano al mento per riflettere. Fece un piccolo cenno del capo per poi dichiarare:
«Credo di sì. In fondo è un aiuto alle mie ricerche. Potrei darti una mano se tu lo desiderassi.»
Ichigo sorrise, alzandosi in piedi e facendo un piccolo inchino.
«Ho bisogno di riflettere un po' riguardo questa questione. Passerò nei prossimi giorni»
Uscì dall'edificio con un vero sorriso dipinto in volto, quello che gli era riuscito a donare soltanto la serata passata con i suoi amici. La prospettiva di poter recuperare anche solo una minima parte delle sue facoltà lo metteva di ottimo umore. Si diresse verso casa con un'espressione allegra stampata in viso.
Cosa avrebbe dovuto fare, evitarlo? Non ci sarebbe riuscita. Lo vide uscire dall'emporio con espressione soddisfatta sul viso, come se avesse appena ricevuto una buona notizia. Si avvicinò. Sapeva che non sarebbe stato in grado di vederela o percepirla, ma anche la sola possibilità di vedere il suo sorriso la rinfrancava un po'. Seguì i suoi spostamenti, osservando la sua figura allampanata mentre si dirgeva verso la sua abitazione. Cosa stava facendo? Era forse diventata una stalker? Scosse la testa con forza. Se lui l'avesse vista lì con quell'espressione afflitta l'avrebbe sicuramente presa in giro. Girò i tacchi, dirgendosi nella direzione opposta a quella presa da lui. Doveva tornare alle sue mansioni e dimenticarsi di Ichigo. Non era più affar suo. Ora era un semplice umano, non più l'Ichigo Kurosaki che conosceva lei. Non più il suo nakama. Camminò con passo deciso, ignorando gli umani che le passavano attraverso. Lei era una Shinigami. Era Rukia Kuchiki, era forte. La più forte. Che cosa stava facendo? Si stava comportando da debole, stava mostrando sentimenti troppo umani. Lei era fredda, spietata, una dea della morte.