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Autore: Fiele    20/10/2010    4 recensioni
Non si era più avvicinato sul serio a nessuno da tanto, troppo tempo. Nemmeno alle altre Nazioni, nemmeno alle sue sorelle, era sempre un rapporto negativo, per quanto le amasse, c’era sempre qualcosa di sbagliato.
Però...

Ivan/OC!Anastasia.
Genere: Romantico, Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Once upon a december.
 
 



Ivan amava Anastasia.
 

Correva, correva senza fermarsi. Sapeva, sperava che fosse ancora viva.
 


L’aveva sempre amata. Se n’era reso conto per la prima volta una sera di dicembre, a palazzo, quando il flebile pianto di neonata lo aveva svegliato.
Si era alzato, seccato. Era andato poco dopo, senza pensarci, verso la fonte di quel pianto, che intanto era cessato, ma che aveva lasciato come una scia magnetica nell’aria. Ivan la sentiva, sentiva che c’era qualcosa di strano.
Era entrato nella stanza dove stava la bambina. Si era avvicinato alla culla, col cuore che batteva forte –perché il mio cuore batte così, cosa succede?- e poi l’aveva vista.

Era stato… Splendido.
 


Non gliel’avrebbero portata via.
 


Ivan era rimasto ore a guardare la piccola, il suo corpicino fragile così similea tanti altri ma allo stesso tempo così diverso da qualsiasi cosa avesse mai visto prima.

La amava. Lo aveva pensato così tante volte, quando la guardava –sempre da lontano, lui era la Russia, lui non doveva legarsi a umani- per il palazzo, quando la vedeva ondeggiare i sottili capelli ramati, quando i suoi occhi celesti si posavano vicino al punto in cui era nascosto, e lui sentiva quel tuffo al cuore.
 


La morte non ci era riuscita.
Nessuno ci sarebbe mai riuscito.
Lei era sua.

 


Non doveva avvicinarsi troppo alla bambina. Non si era più avvicinato sul serio a nessuno –troppo sangue, niente sarebbe potuto durare, era il suo destino, sarebbe rimasto da solo- da tanto, troppo tempo. Nemmeno alle altre Nazioni, nemmeno alle sue sorelle, era sempre un rapporto negativo, per quanto le amasse, c’era sempre qualcosa di sbagliato.
Però.
 


Lei conosceva il suo dolore. Lei conosceva la sua disperazione.

 


Alla fine, era stata Anastasia a venire da lui. Era una mattina di dicembre, come quando l’aveva vista per la prima volta. Ivan sapeva che non avrebbe dovuto stare in quell’area del palazzo, perché leipasseggiava sempre da quelle parti, ma alla fine non aveva resistito.

 

Lei sapeva quello che aveva provato quando era tornato in tutta fretta nel suo Paese, abbandonando la guerra, e non l’aveva trovata.

 

La ragazzina doveva avere più o meno otto anni. Saltellava per il palazzo senza una meta precisa, così come stava facendo Ivan, che all’improvviso se l’era ritrovata davanti.
-Ciao… Chi sei?- sorrideva. Il cuore di Russia mancò qualche battito.
-Ciao.- inaspettatamente, sorrise anche lui. Era un sorriso diverso da quelli che faceva di solito. Quel sorriso non nascondeva odio, non nascondeva dolore. Il calore che desiderava da tanto tempo… Forse lo aveva trovato? –Tu… Non mi conosci, vero? Io sono Russia. La Russia. Ah… Cioè… Mi chiamo Ivan.
-Io mi chiamo Anastasia. Che cosa vuol dire, che sei la Russia? La Russia non è una persona…- aveva spalancato i grandi occhi azzurri, sporgendo il labbro inferiore leggermente in avanti.

 

In un posto adatto a lei, avevano detto. Dopotutto, lui era la Russia, lui era il loro Paese, ma, a conti fatti, lui non era niente. Non era tenuto a sapere niente. Non erano tenuti a dirgli niente. Nemmeno la morte, fredda, improvvisa, dell’uomo che aveva parlato li aveva convinti a dire qualcosa.
-Non puoi ottenere tutto con la forza, Ivan.- questo lei gli aveva detto, una volta in cui avevano parlato. Mancava poco perché raggiungesse l’apparente età di Russia, l’età in cui lui progettava di
 


Così, avevano cominciato a parlare. Durante quella conversazione, mentre passeggiava con la bambina nei grandi corridoi del palazzo, ma soprattutto quando la piccola aveva avvicinato la mano a quella di Ivan e l’aveva stretta sorridendo, il russo si era sentito come mai prima di allora.
Anastasia era… Diversa. Diversa da qualsiasi persona avesse mai incontrato prima, diversa da tutto il resto. Il mondo era freddo, lei era calda. Lo aveva sentito, quando l’aveva preso per mano, mettendosi in punta di piedi a causa della sua grande altezza, aveva sorriso, arrossendo appena. Sapeva che non sarebbe durato, sapeva che lei sarebbe cresciuta e sarebbe invecchiata e sarebbe morta, e che lui invece sarebbe rimasto per sempre da solo. Ma una parte di lui non smetteva di pensare, di sperareche almeno per qualche anno, quando lei avesse avuto la sua stessa età o quasi, avrebbe potuto amarla sul serio.

Anche se sapeva che era impossibile.
 


Si fermò in mezzo alla tormenta, come sempre, come tutti gli anni da quel terribile 18 luglio.
-Voglio rivederti, Ivan. Verrai? A dicembre, io…
-Anastasjia- chiamò, sentendo la paura stringergli lo stomaco in una morsa. Non aveva mai avuto paura, non aveva mai avuto motivo di averne, nemmeno quando aveva saputo che lei poteva essere morta, nemmeno quando ne aveva avuto la conferma, nemmeno quando gli avevano detto che non avrebbe potuto vederla per l’ultima volta, neanche da morta.
Bruciata. Uccisa in modo orribile –Ma in fin dei conti, Ivan, esiste davvero una morte che non sia orribile? Non riesco davvero ad immaginarmela, sai? Tu non proverai mai cosa significa. Però…- e poi bruciata, per non lasciare tracce.
Il vento ululava cupamente, nella terra deserta, ghiacciata.
Dov’era lei?
Glielo aveva promesso, aveva sempre mantenuto la promessa. Tutti gli anni, sempre, a dicembre, il mese del loro primo incontro. In quel posto, lontano da tutto e da tutti, solo loro due.
Glielo aveva promesso.

Finalmente, i fiocchi di neve si avvicinarono, si unirono roteando piano, formando quelle gambe, quella vita, quel viso. Ivan sorrise.
-Anastasjia…- ma c’era qualcosa di diverso in lei. Non sorrideva. Di solito sorrideva sempre, quando veniva a fargli visita –Non sono morta davvero, non posso morire in pace. Solo quando la mia anima si sarà tolta quel peso potrò morire davvero…- -Di quale peso parli, Anastasjia?- -Non posso dirtelo, Ivan. Forse, quando te lo dirò, allora io…- avvicinò una mano bianchissima, gelida. Ivan non amava il freddo, ma il calore che sentiva quando la vedeva compensava ampiamente il tocco gelido delle sue dita di ghiaccio.
-Perché ci hai messo tanto? Io…- cominciò il russo. Ma Anastasia ancora non sorrideva. Socchiuse le labbra pallide, e si avvicinò a lui.
Erano vicini, tanto vicini da potersi toccare. A parte quella volta, da piccola, quando gli aveva preso la mano, non si erano mai sfiorati, non avevano mai osato… Ma la ragazza avvicinò ancora il viso, fermandosi a pochi centimetri da quello di Russia.
-Mi spiace di non poterti restare più vicina, Ivan.
-Cosa stai dicendo? Tu…
-Non possiamo più, così- la sua voce era bassissima, quasi un sussurro. Abbassò gli occhi celesti, ma non si allontanò da lui.
-Cosa intendi?- ma lo sapeva benissimo. Sapeva che sarebbe successo, però…
Ti prego. Non ora. Non posso…
-Ti amo- sussurrò pianissimo la figura fatta di vento. Ondeggiò i capelli ramati –Erano più chiari, ora che non aveva più un corpo, ma quel fuoco rimaneva- e si avvicinò ancora. Le sue labbra sfiorarono quelle di Ivan, per la prima e ultima volta.
-No… Aspetta…- implorò lui. Finalmente comprese il significato della parola paura.
-Addio- Anastasia sorrise. La sua esile figura iniziò a disfarsi, a diventare parte della neve e del ghiaccio di quella terra desolata.
-No- gridò quasi lui. Ma poi capì. Per quanto lo volesse, non poteva averla. Non aveva potuto, non avrebbe mai più potuto. –Anastasjia, anche io ti amo.
Era troppo tardi? La ragazza era ormai niente di più che una sagoma, quasi un’illusione che scompariva nella bufera.
Non era troppo tardi.
Ivan la vide sorridere per l’ultima volta.
Poi, il suo viso scomparve per sempre nel vento.

 

Qualcuno ha cantato, all’alba,
lasciando la sua amata casa
tu sarai, a dicembre,
sempre con me, tesoro.
 
 
*
 
Personalmente, questa fic mi piace abbastanza °-° l’ho scritta a scuola, durante l’ora di latino (mi era venuta l’ispirazione, c’è poco da fare xD) quindi abbiate pietà di me e_e niente, amo Ivan, e ho sempre amato Anastasjia Nikolaevna Romanova, la figlia dell’ultimo zar di Russia Nicola II, uccisa il 18 luglio 1918 per ordine dei bolscevichi. Ho visto una fanart su loro due e… Beh, ecco. Comunque, se ho fatto qualche errore storico o cose simili, vi prego di segnalarmelo.
La canzone è “Once upon a december” del cartone animato, e la parte di testo in fondo è tradotta dalla versione russa. Vi consiglio di ascoltarla, io la adoro <3 Se vi va recensite, mi servirebbero delle critiche t_t spero sia di vostro gradimento, ciao~

  
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