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Autore: WinnaH    20/10/2010    7 recensioni
Era una calda giornata estiva di fine agosto del 1941.
In una piccola cittadina costiera, un gruppo di ragazzi ammirava l'oceano, godendosi il meritato riposo dopo una lunga giornata di fatiche. Nessuno parlava. Tutti ascoltavano il pacifico silenzio creato dalle piccole onde che si infrangevano nella sabbia e il verso di qualche gabbiano in lontananza.
[...]Renji avrebbe compiuto 20 anni e, proprio in quel momento, davanti al mare cristallino, poteva dirsi felice della sua vita. Aveva avuto alti e bassi, ma se erano serviti a farlo arrivare li, insieme ai suoi nakama, avrebbe rifatto quella vita altre cento volte. Osservò il resto del gruppo e non poté fare a meno di sorridere: tutti erano nella posizione in cui li aveva immaginati.
Seconda classificata al contest "Try You Luck" indetto dal Death&Strawberry Forum
Genere: Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Arisawa Tatsuki, Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo, Renji Abarai
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Più che sentirsi dire arrivederci, certamente dirlo è più doloroso.




Era una calda giornata estiva di fine agosto del 1941.
In una piccola cittadina costiera, un gruppo di ragazzi ammirava l'oceano, godendosi il meritato riposo dopo una lunga giornata di fatiche. Nessuno parlava. Tutti ascoltavano il pacifico silenzio creato dalle piccole onde che si infrangevano nella sabbia e il verso di qualche gabbiano in lontananza. Era un gruppo maledettamente strano, quello, eppure non potevano fare a meno l'uno dell'altro. Avevano tutti carattere differenti e particolari, ma tutti insieme diventavano quasi un'unica identità.
Tra tutti spiccava Ichigo, ragazzo all'apparenza svogliato ma che al lavoro era sempre quello che arrivava prima e se ne andava per ultimo. Tutti, nel gruppo, sapevano che era un modo per ingraziarsi il capo, e quindi ottenere qualcosa di più nello stipendio. Aveva perso la madre quando era poco più di un bambino e da solo si era preso carico delle due sorelline, Karin e Yuzu. Il padre, medico, viaggiava continuamente nei paesini sperduti, costringendolo a lasciare la famiglia anche per alcuni giorni. Ichigo, contro ogni previsione più nefasta di Isshin, era riuscito a proteggere e aiutare le due sorelline al meglio.

Per poter andare a avanti e vivere una vita dignitosa, Ichigo si era messo da subito a lavorare. Faceva qualsiasi lavoro purché retribuito. Ichigo era passato così dallo stato di “orfano di madre”, compatito da tutti, a “tuttofare”, ammirato da tutti per l'impegno. Ichigo era un ragazzino di 15 anni, compiuti neanche un mese prima. Oltre ad essere conosciuto come “il tutto fare”, Ichigo aveva un altro soprannome, meno dignitoso, che gli era stato affibbiato dalla sua amica di infanzia, Tatsuki, “pel di carota” a causa dei suoi capelli arancioni. A fargli compagni, in quanto a capelli bizzarri, c'era Renji, il suo migliore amico e compagno di zuffe.

Renji, aveva una storia molto simile a quella di molto altri ragazzi del paese. Come loro, anche lui era stato abbandonato dai genitori quando era molto piccolo o forse erano morti. Come loro, era cresciuto vivendo alla giornata, rubando quello che trovava, senza lamentarsi troppo quando rimaneva anche due giorni interi senza mangiare. Ma lui, a differenza di molti ragazzini, era stato aiutato.

E ad aiutarlo era stato proprio Ichigo. All'inizio, i due non facevano che prendersi a pugni, anche se era Renji a iniziare e sempre lui a finire KO.
Renji avrebbe compiuto 20 anni e, proprio in quel momento, davanti al mare cristallino, poteva dirsi felice della sua vita. Aveva avuto alti e bassi, ma se erano serviti a farlo arrivare li, insieme ai suoi nakama, avrebbe rifatto quella vita altre cento volte. Osservò il resto del gruppo e non poté fare a meno di sorridere: tutti erano nella posizione in cui li aveva immaginati.
Ichigo, seduto sulla sabbia, appoggiato ad una roccia osservava il mare. Probabilmente non stava pensando a nulla. Tatsuki era in piedi, accanto a Orihime, a sua volta seduta. Tatsuki aveva la solita, buffissima faccia annoiata. Anche se era stanca, non lo dava a vedere.
C'erano anche Rukia, seduta accanto a Ichigo, Chad, Ishida, Keiho, Mizuiro e tutti gli altri.

Per qualche strano motivo, il suo sguardo si posò su Tatsuki che, accortasi di essere osservata, si voltò verso di lui. Si scambiarono uno sguardo veloce per poi voltarsi verso Ichigo che si era alzato.
Non so voi, ragazzi, ma io torno a casa. Sono stanco morto!”
Fece qualche passo, ma si fermò subito. Davanti a lui c'era un uomo, un militare, per la precisione.

L'uomo osservò per qualche secondo il gruppo di ragazzi e pensò che presto non sarebbe più esistito, anche se, in cuor suo, sperava per quei giovani di tornare alle loro vite, una volta finito il casino in cui il governo li aveva messi. Perchè al governo poco importava se quei giovani che erano davanti a lui sarebbero presto morti, a loro importava solo vincere la guerra.

Cerco Renji Abarai.” la voce era rocca e stanca. Sentendosi chiamare, Renji si alzò in piedi e si diresse verso l'uomo.
Sono io. Cosa desidera?” era una domanda retorica, in realtà. Renji aveva capito che era per riprendere servizio. Girava voce da tempo che presto l'esercito giapponese avrebbe attaccato una base americana, quindi cercavano tutti coloro che fossero stati in grado di combattere e lui era uno dei primi della lista.
Questo foglio è per te. Il primo settembre inizia un campo di addestramento militare per i fuori servizio. Ordini del governo. Non si accettano rifiuti.”
L'uomo aveva ripetuto almeno una cinquantina di volte quella pappardella solo in quella giornata e ne avrebbe avuto per tutta la settimana. E più lo ripeteva, più si odiava. Sapeva bene cosa accadeva a quei ragazzi. Lui aveva vissuto sulla sua pelle l'esperienza della Prima Guerra. E miracolosamente era sopravvissuto, ma la maggior parte dei suoi camerati non erano tornati a casa. Tutti morti perchè il Governo e l'Imperatore volevano espandere il proprio dominio territoriale.
Il ragazzo davanti a lui aveva l'espressione di chi già sapeva il motivo di quella convocazione, il che era un bene per lui. Avrebbe evitato di rispondere “Lo saprai una volta arrivato li”. Inoltre il ragazzo sembrava uno di quelli ligi al dovere, quindi era quasi sicuro di trovarlo alla stazione, il giorno della partenza.
Dopo aver finito di sbrigare le poche formalità, si congedò al gruppo. L'uomo sperò con tutto il cuore che quel giovane riuscisse a tornare a casa, dai suoi amici.

Renji lesse il foglio quattro volte. Sarebbe partito il primo settembre, quindi il giorno dopo il suo compleanno, per non si sa dove e non si sa quanto. La cosa non gli piaceva per niente. E non poteva neanche rifiutare. Dietro di lui, Ichigo e tutto il gruppo lo guardavano con aria preoccupata.


Era ormai il 31 agosto. Era sera e Renji era da solo, seduto in uno scoglio davanti al mare. Pensava.
Quella chiamata dell'esercito non gli piaceva, eppure non poteva sottrarsi. Sarebbe andato, di nuovo, a fare il militare. Ma questa volta non sapeva se sarebbe tornato.
Dietro di lui apparve Tatsuki, preoccupata per l'amico. Renji si voltò per osservarla.
In quel preciso momento avrebbe voluto stringerla a sé e non lasciarla andare. Ma non l'avrebbe mai fatto, era troppo codardo per fare una cosa simile. Tornò alla posizione originaria, con il viso rivolto verso le onde del mare. Tatsuki, per tutta risposta, fecce qualche passo e si mise davanti al ragazzo. Lo sguardo era severo, ma anche tenero. Renji abbassò lo sguardo, non sopportava essere compatito, sopratutto da lei.

Renji” la voce della ragazza riecheggiò nell'aria e Renji non riusci a non voltarsi vero di lei.
I due si guardarono negli occhi e Tatsuki si chinò sul ragazzo.


-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.


Erano passati ormai sei mesi dalla partenza di Renji.
Solo a dicembre, il gruppo venne a sapere il motivo dell'improvvisa partenza dell'amico. Da quel momento, tutti sperarono nel ritorno di Renji.
Nei primi giorni del gennaio del '42, anche Shuhei venne convocato dall'esercito, nonostante non avesse l'età.
Di Renji ancora nessuna notizia. Nel cuore di tutti iniziava a crescere la preoccupazione e mano a mano che il tempo passava, la preoccupazione lasciava spazio alla paura.
Più passava il tempo più aumentava la consapevolezza che Renji non sarebbe più tornato.
E intanto il tempo passava e di Renji, così come di Hisagi, Yumichika e Ikkaku, non si avevano notizie.

E intanto il tempo passava. Passò un anno dalla partenza di Renji e di lui neanche una sola notizia.
Ichigo aveva capito che non sarebbe più tornato. Anche quando era andato a fare la leva militare, Renji, seppur due righe scritte male, le aveva scritte.

E Ichigo aveva paura. Aveva paura di non vederlo più e di non poter più tornare lui, a casa. Ormai aveva 16 anni e l'esercito, se ne aveva la necessità, poteva chiamarlo in qualsiasi momento.
Il 31 agosto, da solo, Ichigo si recò sulla spiaggia. Voleva stare da solo.

Ichigo non era mai stato un ragazzo di grande compagnia, stava sempre in silenzio e parlava solo se interpellato. Ma risultava essenziale all'interno del gruppo: solitamente era l'elemento di neutralità che, in caso di parità tra due fazioni del gruppo, decideva per tutti. O non decideva affatto.
Ma le cose stavano cambiando.
Il gruppo stava cambiando. Anche se non volevano ammetterlo, tutti sapevano che Renji era morto. Morto in una stupida guerra. E Ichigo sapeva che presto sarebbe toccato anche a lui andarci. Le guerre non durano qualche giorno e basta. Duravano anni e anni. E ciò che lasciavano dietro era morte e disperazione nelle campagne e nella gente comune e inutile orgoglio e senso di superiorità nell'imperatore e nel suoi ministri. Perché a loro importava solo vincere. Non gli importava nulla di tutti i ragazzi che morivano tutti i giorni.

Ichigo, dal canto suo, aveva continuato a lavorare duramente, senza riposarsi mai. Un modo come un altro per non pensare. Da lontano, Rukia lo stava osservando. Non si avvicinò. Sapeva bene che quando Ichigo andava nella spiaggia voleva dire che necessitava di solitudine. Eppure era preoccupata per lui. Era più di una settimana che non riusciva a parlarci. Sembrava che era proprio con lei che non voleva parlare, come se volesse creare una barriera tra loro due.
A cosa stava pensando? Perché stava cercando di allontanarla? Di certo lei non si sarebbe arresa così facilmente.


Passarono altri mesi. Ichigo era sempre più irraggiungibile, lavorava sempre e si riposava pochissimo. Rukia cercava sempre di parlarci, ma senza ottenerci nulla di concreto. Rukia aveva capito che Ichigo aveva solo bisogno di sfogarsi, di parlare con qualcuno. Ma non era il tipo di persona che lo faceva così facilmente. La responsabilità di sentirsi il fratello maggiore, di doversi occupare delle due sorelline da solo e la preoccupazione crescente per l'amico lo stavano facendo sprofondare sempre di più. Oltretutto le tasse continuavano ad aumentavano così come anche fare gli acquisti per mangiare era diventato difficile.

E Ichigo lavorava.
Lavorava.
Lavorava.
Il gruppo, da quell'agosto 1941 non si era più riunito e mai più lo avrebbe rifatto.
Ichigo sprofondava sempre di più e Rukia era sempre più preoccupata.
Passò un altro anno. Ichigo aveva compiuto 17 anni.


Era il 1943 e la guerra continuava a mietere le sue vittime.
Rukia non parlava con Ichigo da almeno un anno. Ogni volta che la ragazza provava a parlarci, il ragazzo trovava una scusa qualsiasi e scappava via.
Rukia si era stancata di quel comportamento. Ichigo era diventato freddo e distaccato. Non era più il ragazzo stupido e irascibile che aveva conosciuto tanti anni prima.
Per quanto anche all'epoca fosse un ragazzo di poche parole, Rukia era riuscita a farlo aprire. Molti avevano gridato al miracolo, vedendo Ichigo litigare con tanto trasporto e naturalezza con qualcuno che non fosse il padre.
Ma ora, Ichigo era tornato ad essere quel ragazzo taciturno e scontroso del passato e Rukia non poteva permetterglielo. Non voleva vederlo ridotto in quello stato. Ichigo poteva anche essere un ragazzo complicato, scontroso e rissoso, ma si addossava sempre la colpa di tutto. E in questo caso, Rukia non riusciva a capire quale fosse il problema del ragazzo. Non era il senso di colpa a tormentarlo, ma qualcos'altro. E Rukia non riusciva proprio a capirlo. E la ragazza, giorno dopo giorno insisteva. Fermava Ichigo ogni volta che lo vedeva. Provava a parlarci, ma ogni volta il ragazzo se ne andava senza dire una sola parola.
Rukia continuò così per tutto un altro anno.

Ichigo sapeva bene che Rukia era solo preoccupata per lui. Glielo si leggeva in viso. Ma lui sapeva cosa sarebbe presto accaduto. Come era successo a Renji, a Ikkaku e a tutti gli altri: sarebbero partiti in guerra, senza però più ritornare. Ichigo non poteva sottrarsi all'esercito, ma non voleva andarci.
Aveva paura.
Si, poteva dire che, per la prima volta nella sua vita, aveva Paura.
Paura di non tornare più in quel villaggio.
Di non vedere più quel mare e quella spiaggia.
Di non vedere più la sua famiglia.
Di non poter più camminare in mezzo a quel boschetto dietro casa quando faceva troppo caldo.
Di non poter più salutare Karin e Yuzu uscendo di casa per andare a lavorare.
Di non poter più parlare, ridere e scherzare con i suoi amici.
Di non poter più...

Scacciò dalla mente quell'ultimo pensiero. Era da quando era partito Renji, che ci pensava.

Aveva deciso di allontanare Rukia perchè non voleva che soffrisse come aveva sofferto Tatsuki. In realtà, non sapeva spiegarsi un motivo per cui Rukia avrebbe dovuto soffrire così tanto. In fondo, loro erano solo amici. È anche vero che si conoscevano da diversi anni, insieme ne avevano passate di tutti i colori però...
Da quando Rukia insisteva così tanto nel voler sapere la ragione del suo isolamento, si era chiuso ancora di più. Dirle che aveva paura che presto sarebbe andato in guerra e non sarebbe più tornato era molto peggio che rimanere in silenzio e andarsene. Perchè dirle quelle parole significava anche riportare a galla una ferita che, lo sapeva bene, bruciava ancora. Perchè dirle quella parole avrebbero fatto ricordare a Rukia il suo onii-sama, come lo chiama lei.

Rukia era stata abbandonata dalla sua famiglia. Aveva perso ogni cosa.
Un giorno aveva incontrato un ragazzo, Rukia aveva detto una volta che si chiamava Kaien, che la prese con se e la portò in giro per varie città. Ma un giorno, mentre attraversavano un bosco, furono attaccati da dei briganti e Kaien, per proteggere la ragazza, morì. Rukia, quando si riferiva a lui, lo chiamava onii-sama, dicendo che era stato come un fratello per lei. Ma Ichigo aveva intuito, dalle sue parole, dalla sue voce e dai suoi atteggiamenti, che per lei, non era solo un semplice fratello. E in quel momento Ichigo non voleva che Rukia si affezionasse a lui. Avrebbe preferito che lo odiasse, piuttosto che renderla nuovamente triste. La ignorava, la evitava, non le rivolgeva la parola solo per allentare quel rapporto che si era creato tra di loro. Voleva cancellarlo per sempre, come se non fosse mai esistito. Da parte sua, sapeva che era impossibile. Quella ragazza, con la sua sola presenza era stata in grado di cambiarlo nel profondo. Era riuscita, con la sua sola vicinanza, a farlo tornare a vivere. Non sapeva spiegarsi il motivo, ma quella ragazza minuta era stata capace di far uscire la parte del suo carattere che cercava di tenere nascosta.
Non gli era mai piaciuto mostrare agli altri quel lato del suo carattere, perchè avrebbe significato perdere quella minima fiducia che gli altri riponevano in lui. Oltretutto doveva mostrare di essere al di sopra delle dicerie, perchè avere i capelli arancioni era, per lui, una scocciatura. Era considerato da tutti un teppista, nonostante gli riconoscessero l'impegno nel lavoro. Perchè, oltre che per la propria famiglia, Ichigo lavorava così duramente anche per tenere in piedi una reputazione decente.

E il tempo passava e Ichigo continuava a rimanere nel suo silenzio. Rukia non si dava per vinta, insisteva tutti i giorni e, se ne aveva l'occasione, anche più volte al giorno. Erano passati altri sei mesi e Ichigo era ancora rinchiuso nel suo silenzio. Era il 14 luglio e il ragazzo si recò nella spiaggia.
Aveva bisogno di pensare.
Si sedette sulla sabbia e osservò il cielo tingersi di arancione. Era stata in una giornata come quella di tanti anni prima che aveva incontrato per la prima volta Renji.

Ichigo era li, seduto nella sabbia a guardare il mare. Dietro di lui apparve un ragazzino che voleva rubargli quei pochi spiccioli che aveva in tasca. Ma lui si era preparato all'attacco, perchè ne aveva visto l'ombra.
Fece un mezzo sorriso ricordando le botte che si erano dati. La piccola rissa non si era scatenata per quelle monetine, ma entrambi si erano resi conto di doversi sfogare, i qualche modo. E, in quel momento, prendersi a botte era diventato il loro sfogo.  Istintivamente, Ichigo voltò lo sguardo all'indietro, come se avesse potuto vedere Renji camminare verso di lui con il suo solito sguardo annoiato.
Ma, si sorprese, invece di Renji c'era Rukia.

Voltò nuovamente lo sguardo nella direzione originaria. Rukia sospirò, ma continuo ad avanzare, seppur lentamente. Rukia si fermo accanto al ragazzo e, come lui, osservò per un attimo il cielo.
Perchè mi eviti?” la voce della ragazza era neutra. Per quanto fosse arrabbiata per quel comportamento che teneva ormai da oltre due anni, era anche curiosa di saperne il motivo.
E tu perchè continui a perseguitarmi?” lo disse quasi annoiato, come se non avesse voglia di parlare.
Senti! Ho avuto pazienza , ho aspettato che ti passasse. E invece niente. Hai continuato imperterrito a non voler parlare con nessuno. Chi ti credi di essere? Siamo tutti preoccupati per Renji e gli altri ma stiamo cercando di reagire. Non ci siamo chiusi in noi stessi come hai fatto tu! Anche a noi fa male sapere che non torneranno più ma stiamo cercando di reagire!” 
Ichigo si rabbuiò. Era vero che anche a lui mancavano tantissimo, ma non era quello il motivo del suo comportamento.
Rimase in silenzio, senza neanche girarsi verso la ragazza quando si sedette accanto a lui.
Rimasero in silenzio.
Poi, Rukia capì.

Tu... hai paura!” Ichigo sgranò gli occhi. “Hai paura.. di andare in guerra... vero?”
Ichigo non rispose e la ragazza, che, per tutta risposta, si alzò in piedi e si mise davanti a lui.

Io non ti riconosco più! Di cos'hai paura?! Chad non c'è più! Renji è morto! E allora?! Tu sei il tipo da scoraggiarsi per una cosa simile?! Hai paura di non tornare più?! Se hai paura della sconfitta, allora diventa più forte. Se hai paura della guerra...allora diventa forte al punto di schiacciarla, quella paura. Anche se nessuno dovesse crederti...butta fuori il petto e gridalo. L'Ichigo che porto dentro di me è un uomo così!”

Neanche Rukia sapeva bene cosa stava dicendo. Ichigo la fissò stupito.
Non avrebbe mai creduto di sentire certe parole da parte di Rukia.
“Tsk...non stai proprio mai zitta...tu.” Ichigo fece un piccolo sorriso e a Rukia fu più che sufficiente. Tornò a sedersi vicino ad Ichigo.
Rimasero in silenzio ad osservare il mare. Rimasero in silenzio, comunque sollevati per la presenza dell'altro. Né Ichigo e né Rukia seppero spiegare perchè si voltarono l'uno verso l'altra.
Arrossirono e girarono lo sguardo dall'altra parte.

Rimasero per tutta la sera nella spiaggia senza dirsi nulla e quando Rukia se ne andò, lo salutò con un semplice “Buon compleanno, Ichigo”.
Il ragazzo, troppo impegnato a non pensare, si era completamente dimenticato che quel giorno era il suo compleanno. Sorrise alla ragazza, che intanto si stava allontanando. Rimase a fissarla e il suo sorriso si trasformò in un'espressione sbalordita.
Da quel giorno, le cose cambiarono.


Nonostante l'aria perennemente svogliata, Ichigo era tornato più attivo. Parlava nuovamente con Rukia e sembra aver trovato una certa serenità d'animo.
Purtroppo, gli eventi storici mutarono nuovamente quel precario equilibrio.

Il Giappone stava attraversando un brutto periodo: la guerra, che durava da troppo tempo, aveva prosciugato i cittadini di tutti i loro risparmi e di tutte le loro forze, aveva tolto ai campi e all'allevamento la manodopera fornita dai giovani, lasciando tutto nelle mani di donne e uomini ormai non più giovani. Il governo giapponese aveva inoltre abbassato l'età minima per la leva obbligatoria: dai soliti 18 anni, ora anche i giovani di 16 anni dovevano prendere parte alla guerra.
Era stato assicurato, però, alle famiglie che i giovanissimi sarebbero rimasti nella retroguardia e che quindi non avrebbero preso effettivamente parte alla guerra.
Ovviamente nessuno ci credeva.
Arrivavano notizie sempre più drammatiche e strazianti dal fronte di guerra.
Il Giappone, isolato dagli alleati europei, si ritrovò privo di rifornimenti bellici e privo di materie prime. Dovette quindi organizzarsi con quello che restava delle armi che aveva a disposizione.

Era il gennaio del 1945. Ichigo aveva 17 anni e lavorava per aiutare il padre a mandare avanti la famiglia.
In casa Kurosaki, arrivò una lettera indirizzata a Ichigo. Il ragazzo la prese, consapevole di cosa ci sarebbe stato scritto. La lesse senza troppa attenzione e la stracciò, per poi buttare quei pezzi di carta nel fuoco. Si rese conto che aveva poco tempo. Il ragazzo, alcuni giorni dopo, si licenziò. Nessuno si sorprese, mancavano pochi mesi al suo 18° compleanno e, da quello che tutti avevano sentito, Ichigo sarebbe già dovuto partire per il fronte. Quando Rukia apprese la notizia, corse dal ragazzo.
Non lo trovò da nessuna parte.
In spiaggia non c'era.
A casa neanche.
Al lavoro non poteva esserci, considerando che si era licenziato.
La ragazza si fermò per qualche secondo. L'istinto le diceva di andare in quel luogo, la mente non sapeva dove andare.
Decise di seguire l'istinto.

Lo trovò. In piedi. 
Sembrava che stesse pensando. Si avvicinò a passi brevi e silenziosi. Non voleva disturbarlo. Il ragazzo, accortosi della presenza di qualcuno, si voltò verso di lei. La ragazza continuò a camminare, raggiungendo il ragazzo. Rukia lesse il nome sulla lapide.

Kurosaki Masaki”
Rukia non sapeva assolutamente nulla di sua madre, se non che era morta quando lui aveva all'incirca 8 anni.

Non venivo qui dall'anno scorso. Volevo salutarla, prima di...” si interruppe. Non sapeva continuare con una frase triste o buttare giù qualcosa di più allegro, per alleggerire l'aria tesa che si era creata tra i due. Rukia non disse nulla. Rimase con la testa abbassata.
Credo che sarebbe stata triste, se fossi partito senza salutarla” La voce era bassa. Rukia avrebbe giurato che in quel preciso istante Ichigo stesse piangendo.

Andarono via.
In silenzio.
Si diressero alla spiaggia, senza parlare, senza dirsi nulla. Ormai si capivano anche con un solo sguardo. Ichigo stava cercando di mettere in piedi un discorso non troppo triste, non troppo smielato e non troppo d'addio. Ma dovette ammettere a se stesso che non era molto bravo in certe cose.
Lui era per l'azione. Non pensava, agiva e basta.
Anche Rukia voleva dire qualcosa al ragazzo. Ma non sapeva bene cosa dire.Rimasero qualche minuto indecisi se parlare o meno.

Tornerai... vero?”
Fu l'unica cosa che Rukia seppe dire. Lo sguardo era rivolto vero il basso, così che Ichigo, inizialmente non potesse vederla.
Ichigo la osservò.
La mano del ragazzo si mosse da sola e sollevò il viso della ragazza, costringendola a guardarlo.
Rimasero in silenzio, guardandosi negli occhi.


Il giorno della partenza Ichigo, come Renji e tutti quelli che dovettero partire, non volle nessuno. Più per gli altri che per se stesso. Sapeva cosa significasse dover dire addio a una persona. E se quella persona a cui davi addio era ancora viva, era anche peggio.
Non disse a nessuno il giorno della partenza, ma, nella folla della stazione, vide Rukia. La raggiunse con un nodo alla gola.
Non dovevi venire! Avrebbe voluto dirle, ma conoscendola, lo avrebbe preso a schiaffi!

E tu perchè sei venuta?” Ichigo cerco di dare alla voce un tono irritato, senza però riuscirci.
Che domande! Sono venuta a salutarti!”
Tra i due cadde, ancora una volta, il silenzio. Ichigo si era reso conto che non avevano più parlato molto, ma si erano sempre capito con i gesti o con gli sguardi.

In lontananza il treno fischiò. Stava arrivando per portar via tanti giovani. Rukia e Ichigo si guardarono, entrambi consapevoli che quella poteva essere l'ultima volta che si vedevano. 
Si guardarono. 
Nessuna parola avrebbe potuto esprimere ciò che in quel momento stavano pensando. Si capivano all'istante e in quell'istante avrebbero voluto dirsi addio. Ma dirlo sarebbe stata la conferma della loro paura. Dire “addio” sarebbe diventato il loro ultimo saluto. Cercarono le parole per evitare di dire “addio”, per evitare di soffrire.

Il treno, si fermò. I ragazzi iniziarono a salire sul treno. Ichigo abbassò la testa, come per pensare.Quando sollevò lo sguardo, l'espressione di Ichigo era qualcosa di indefinibile. Il ragazzo arruffò i capelli di Rukia, che iniziò ad inveire contro il ragazzo. Bè, ci si vede... nanerottola!”

Ichigo salì sul treno e Rukia rimase ferma fino a quando il treno ripartendo, non sparì completamente dalla sua vista.
La ragazza abbassò lo sguardo.

Addio, stolto”



Più che sentirsi dire arrivederci, certamente dirlo è più doloroso.



Il 6 agosto 1945 l'esercito americano sganciò una bomba nella città di Nagasaki. Tre giorni dopo la stessa sorte toccò alla città di Hiroshima. In entrambe le città si trovavano dei gruppi di ragazzi, che si stavano esercitando per poi entrare in guerra.

Rukia, ricevette una sola lettera di Ichigo. Il 15 luglio.

Ciao nanetta!
Grazie per la bella notizia che mi hai dato. All’inizio ero sorpreso, ma poi ho pensato che questo è un motivo in più per voler tornare a casa.
Non vedo l’ora di conoscerlo (si, sono sicuro che sarà un maschietto)
Un bacio.

Ichigo

Poi più nulla.







Angolo post Fiction

Ordunque. Scrivo in blu per staccare dal troppo nero della fiction.
Seconda.
Si, è incredibile! °_°" Sono arrivata seconda con questa boiata galatica! Scritta nel giro di una settimana e inviata senza neanche rileggerla molto attentamente (se l'avessi fatto avrei corretto alcune cosucce che non mi sono andate a genio).

Lo so, ho fatto passare troppi anni! Il fatto è che dovevo rendere in qualche modo la differenza d'età tra Renji e Ichigo!! E oltetutto Ichigo è depressissimo! Cosa ho fatto?? °A°
Per la cronaca: questa che leggete è la versione corretta, che ho sistemato DOPO l'uscita dei risultati. (grazie Ari per avermi segnalato ciò che non andava! :3)

Affermo inoltre che la fiction stava per prendere una piega RenTatsu senza che me ne accorgessi! °_°" A loro è dedicato il prologo! <3 Tutto il resto della ficion è IchiRukieggiante! 
Altra nota (scrivo le cose come mi vengono in mente, per cui non hanno un ordine preciso!!): alcune scene sono state volutamente tagliate, altre invece descritte in modo molto sbrigattivo: questo perchè avevo un limite di pagine e se avessi scritto tutto come sarebbe stato meglio non so a quante pagine sarei arrivata (ho tolto una scena che quando l'ho pensata ho detto "quasta la metto" ma per motivi spazio/temporali e regolamentari (??) ho dovuto eliminare [e adesso neanche mi ricordo di preciso che scena era])

Mi scuso con i fan di Renji, perchè non solo l'ho ucciso ma l' tiravo in ballo ogni volta che ne avevo l'occasione!  Renji è l'esemplare perfetto da uccidere! ò.ò Dovrò trovare un altro personaggi per la prossima fiction! ò.ò
E anche con i fan di tutti i personaggi che sono morti!

Spero vi sia piaciuta (e non vi siate tagliati le vene nel mentre).

La pagina con i risultati del contest! Passateci, così leggete anche le altre fiction partecipanti!!

http://deathstrawberry.forumfree.it/?t=51561072


  
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