-Lord Braska, non dovete sentirvi costretto.
-Cosa?
-Non siete obbligato a farlo.

Ricordava benissimo il primo commento che ricevette da parte di Auron quando questi apprese della sua scelta di intraprendere il pellegrinaggio. In quell'occasione Braska percepì con chiarezza l'età troppo giovane di colui che però si dimostrò abbastanza maturo e coraggioso –ed amico- da dichiararsi subito pronto a seguirlo verso un viaggio dalla meta non proprio turistica; venticinque anni comunque, su Spira, erano troppo pochi per comprendere come in tutta quella situazione nulla potesse neanche lontanamente odorare di costrizione.

Braska osservava la sua piccola Yuna correre lungo il ponte di San Bevelle illuminato dalle luci da poco accese, segnando l'entrata in scena dell'ora del crepuscolo; coinvolta in giochi che solo la sua mente da bambina poteva comprendere, Yuna si inginocchiò ad un certo punto sul bordo del canale, cercando di sporgersi tanto da poter sfiorare l'acqua con le mani, rispecchiandovi di conseguenza il suo bel volto -tanto simile a quello materno, pensò Braska.

Stando attento che la bambina non si sporgesse troppo col rischio di cadere, rispondendo così all'inconsapevole richiamo dell'apprensione paterna, Braska la lasciò comunque ai suoi passatempi; eppure la sua vigilanza rischiò di venire meno quando parte della sua mente cominciò a vagare verso ricordi purtroppo non lontani, verso quell'occasione in cui si ritrovò a comprendere con crudele chiarezza - troppo crudele, anche per un peccatore- quanto l'acqua non fosse poi così sicura per una bambina; l'acqua del mare, per l’esattezza, complice di un mostro che non mancava di ricordare agli uomini l'impotenza della loro esistenza.

Si sentiva costretto?

No, Braska era un uomo responsabile, non costretto: la responsabilità infatti implica la possibilità di libertà, e la libertà consiste nell'attuare una scelta consapevolmente.
Braska aveva scelto, di conseguenza era un uomo libero; non poteva avvertire costrizione nel suo animo quando, osservando la figlia immergere le mani nell'acqua per gioco, aveva deciso di darle la possibilità di continuare a giocare in quel modo anche al di fuori delle mura di Bevelle.

-Yuna, è ora di tornare a casa.
La bambina tornò subito in posizione eretta e corse verso l'adorato padre mentre, sorridendo, gli mostrava le manine bagnate; Braska le accolse affettuosamente tra le sue, il suo volto assunse il sorriso contagioso della piccola.
Yuna sorrideva perchè aveva le mani bagnate: Yuna sorrideva perchè scoprire il mondo le piaceva.
Braska non si sentì quindi costretto quando decise di rivolgere la sua attenzione verso Zanarkand affinchè sua figlia potesse continuare a scoprire il mondo con il sorriso: non vi era nessuna costrizione nella scelta di renderla felice.

Spostò lo sguardo verso il Nord, mentre stringeva forte la mano di Yuna.




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Questo è un regalino per crimsontriforce (no, non è il suo compleanno, semplicemente guardate qui), la quale mi ha fornito un prompt per me nuovo ed affascinante: spero di essere riuscita nell'impresa, considerando di avere comunque di fronte una fan di Braska di tutto rispetto e, giustamente, esigente. ;)
Sono stata ispirata incosapevolmente da un'altra sua storia, "Per il bene di chiunque altro": in quell'occasione si discuteva infatti sulle motivazioni di Braska.
Poi, considerato che io sono io, Auron in qualche modo doveva esserci, anche con una sola frase. Perdonate lo spirito del fangirlismo che talvolta prende possesso della mia mente.<3
Ce ne fossero, comunque, di uomini come Braska...il nostro sarebbe un mondo decisamente migliore.