Non scrivo a scopo di lucro, ma solo perché ho troppo tempo ed inventiva a disposizione.
Non diffamerei due membri del mio gruppo preferito per tutto l'oro del mondo, ma grazie del pensiero.
Enjoy. :)
Recess
You kissed my life
Quando la luce del sole si fece strada fra le feritoie delle persiane chiuse, ed il sibilo delle auto in strada divenne qualcosa di più definito del rumore confuso prodotto dal buio del suo dormiveglia, e la sua mano tastò qualcosa di sconosciuto, liscio ma più rigido e sgradevole al tatto del copriletto di satin, Matthew formulò quelle esatte parole a fior di labbra. Come se pretendessero una forma anche loro, nonostante già ne avessero una - ed avevano un posto, ed una paternità.
Erano sue.
You kissed my life
L'autoreferenzialità
del proprio subconscio strappò un sorrisetto a Matthew.
Da
quali profondità del suo cervello era riemerso quel verso? E
perché?
Non era neanche uno dei migliori.
Intorpidito
ed anchilosato l'uomo si mise a sedere sul materasso, stropicciandosi
il volto e sbadigliando sonoramente.
Scacciò
via le ultime tracce di sonno scuotendo brevemente il capo, e si
guardò attorno.
Il
letto era un campo di battaglia: numerosi post-it gialli
appallottolati o semplicemente abbandonati così com'erano,
senza
essere degnati evidentemente di troppe attenzioni, una solitaria biro
senza tappo, l'abat-jour ancora accesa costituivano le rovine della
sera prima, quando si era impuntato nel mettere su carta qualcosa che
non gli era mai risultato chiaro, mai.
Matthew
afferrò l'appunto più a portata di mano,
leggiucchiando con occhi
cisposi le parole scarabocchiate poche ore prima.
Sorrisi. Consigli. Abbracci. Pacche. Battute. Jack Daniel's.
Schioccando
la lingua, improvvisamente seccato, lo lanciò in alto come a
scacciarlo.
Per
dispetto di una corrente d'aria, gli ricadde in grembo.
Matthew
fissò l'oggetto con distacco superbo.
E
pensare che gli era parsa un'idea delle più brillanti,
distanziarsi
dal casino che era la sua testa cercando di riprodurlo su di un
supporto meno volatile e più pulito, più definito
e definitivo.
Quel
che era scritto, non si poteva cancellare. Restava lì, nero
su
bianco - anzi, nero su giallo.
Si
cinse le tempie, massaggiandole in bruschi movimenti circolari dei
pollici.
Era
così tipico di lui cercare di risolvere i problemi
trasformandoli in
enigmi, in sequenze di indizi da interpretare per arrivare alla
soluzione del caso.
Chi,
se non Matthew Bellamy, si sarebbe rinchiuso in una stanza d'albergo
a Los Angeles a fare del brainstorming allo scopo di comprendere
quale direzione avesse imboccato la propria vita sentimentale?
Ed
il bello, era che tutto quanto suonava come una parodia di
sé stesso
persino ai suoi occhi.
Doveva
smetterla di guardare la vita sempre e solo dal suo lato schizoide,
Cristo.
Doveva
piantarla di trattare Dominic - almeno lui... - come se fosse un
concetto da schematizzare.
Dominic
era... Come aveva scritto? Abbracci, sorrisi... Manifestazioni calde
e vere di umanità viva e pulsante e così
semplice... Bella...
Matthew
si voltò verso la finestra, improvvisamente nauseato dal
ricordo
della nottata appena conclusasi.
Era
sicuro di aver dormito poche ore. Tre, quattro al massimo.
Era
quasi l'alba, quando si era finalmente appisolato dopo una giornata
trascorsa a passeggio per i negozi, consumando sia per pranzo che per
cena un taco comprato da un ambulante su di una panchina con le
infradito ai piedi, i vestiti del giorno prima ed i capelli dritti
che imploravano uno shampoo.
La
libertà aveva un proprio odore. Anzi, Dio, puzzava
divinamente.
Le
gioie della faff bag à
la
Dominic non gli erano mai interessate, il che conduceva spesso a
discussioni feroci su questioni riguardanti sudore, tartaro ed altre
simili piacevolezze.
Vaffanculo, Dom. Se avessi voluto una moglie rompicoglioni che pretendesse di agghindarmi come un damerino avrei sposato Gaia.
Ed un tempo la libertà era Dominic, invece...
Provocando
la caduta di diverse palline di carta, Matthew si mise goffamente in
piedi e mosse le spalle nel tentativo di far crocchiare
l'articolazione.
Arrivato
a passi incerti e svogliati in bagno, diede un'occhiata allo
specchio.
Si
ritrovò davanti un individuo con un pagliaio di capelli
castani in
testa, occhi gonfi, piccoli ed arrossati ed un colorito tetramente
cinerino.
Il ritratto della
salute, Bellamy. Forse è il caso che tu prenda un po' di
sole,
vecchio mio... Ma la vacanza è lunga, puoi andare in
spiaggia quando
ti va.
In un angolo dello
specchio individuò la sagoma blu e trasparente della
mastodontica
doccia della suite, una splendida struttura in muratura rivestita da
un mosaico di minuscole tessere nei toni dell'azzurro e chiusa da uno
sportello di vetro liscio e pulitissimo.
Evocava
scenari ben precisi, nella testa di Matt - il modo più
efficace che
Dominic aveva escogitato da qualche tempo per costringerlo a lavarsi
era entrare in doccia o nella vasca con lui.
Era
comprensibile che i suoi pensieri veleggiassero in direzioni poco
caste... Dopo tutto, non faceva sesso da... Uhm... Quando aveva
litigato con Dominic? Una settimana prima? Poi lui era tornato
qualche giorno a Nizza per poi partire alla volta della sua
città
natale, Stockport.
Insomma,
l'ultima volta era stata su di un divano pieno di molle rumorose, sul
campo di fiori stampato sulla stoffa del copridivano preferito da
Gaia - e che lei aveva dimenticato alla villa prima di trasferirsi
nel suo nuovo appartamento.
Bello,
per carità, ma... Oh, Dio, in quella doccia si poteva stare
tranquillamente in due e... E in uno di quei foglietti volanti del
cazzo doveva aver scritto "orgasmo". Il che la diceva lunga
su cosa gli mancasse di Dominic in quel preciso istante.
Una
sensazione familiare, calda e dolciastra gli appesantì il
plesso
solare e lo stomaco.
Senso
di colpa.
Si
era allontanato da Dominic anche per quello - c'era un limite alla
resistenza che poteva opporre a quello che ormai da un po' non era
più uno stato animo ma il fondale scenico di fronte al quale
rappresentavano quotidianamente il loro paramour.
Senso
di colpa nei confronti di sua madre che chiedeva di Gaia o nuove
eventuali fidanzate e pretendeva nipotini prima che fosse divenuta
troppo bacucca per giocarci assieme, di Tom che gli propinava ad ogni
pié sospinto amiche e conoscenti in improbabili appuntamenti
al
buio, dei fans che si accapigliavano con altri fans sull'esistenza
del famigerato BellDom...
A volte,
silenziosamente ed egoisticamente, desiderava che tutti tacessero e
lo lasciassero in pace.
Anche
e soprattutto Dominic.
Per
sciacquarsi di dosso quei pensieri, aprì il rubinetto della
doccia e
attese l'acqua calda.
Sotto
il getto appena intiepiditosi, si insaponò accuratamente ed
improvvisò un massaggio rilassante al cuoio capelluto.
Cavolo.
Dom era molto più bravo.
Quando
tornò in camera, intravide sul comodino il bagliore emanato
dallo
schermo del cellulare.
Un
messaggio lo avvisava che DH
lo
aveva cercato mentre era sotto la doccia - il telefonino prendeva
malissimo, da quella parti.
Ciao, Dommy. Vedo
che non ti riesce di attenerti ai patti, eh?
Matthew si asciugò in
fretta, un occhio ben attento al display.
Dalle
parti della cara, vecchia Inghilterra era quasi certamente notte
inoltrata.
In
tutto il tempo passato ad attraversarli ed a subirne gli effetti
devastanti a causa del jet-lag, i fusi orari per Matthew rimanevano
un mistero ben poco interessante.
Da
qualche parte doveva averne una stampata, ma non ricordava dove
l'avesse ficcata.
L'uomo
montò carponi sul letto, rigirandosi a pancia in su con la
disinvoltura di un grizzly.
La
mano che strisciò lungo il suo ventre nudo ed ancora
umidiccio aveva
intenzione di riaprire l'argomento chiuso poco prima in favore della
doccia ed il massaggio “rilassante” .
So io cosa mi ci
vuole per rilassarmi davvero.
Senza fretta, si coprì
il pene con una mano ben distesa e la mosse in una carezza
affettuosa.
È
come far finta di fare le coccole ad un gattino, no? È
dolce, è tenero.
Il gattino
dimostrò di gradire le attenzioni ricevute con sollecita
prontezza,
e Matthew sapeva che a quel punto avrebbe potuto anche tentare un
approccio un po' più energico, magari aprendo gli occhi e
trovando
il suo riflesso nello specchio a figura intera applicato all'anta
dell'armadio di fronte al letto.
Sei un esibizionista.
Sei troppo impaziente.
Sei ingordo.
Non è vero... E non far finta che non ti piaccia il mio uccello. Sei la geisha amorosa del mio uccello.
Matthew emise una risata roca, mentre lavorava dolcemente con la punta dei polpastrelli lungo ogni rigonfiamento di ogni vena ed il piacere iniziava a montare come una marea – solo, veniva fuori goccia a goccia.
Non duri niente. Hai trent'anni, e non duri niente.
Se avesse tenuto gli occhi chiusi, a protezione di quell'immagine, e se avesse ignorato le voci dei passanti troppo rumorosi e delle macchine giù in strada...
Non duro niente con te. Non è colpa mia se sei così bravo da poterlo fare di mestiere...
... e se si fosse concentrato abbastanza nel cucire assieme quel patchwork di ricordi, di odori e sensazioni...
Non sono una sgualdrina.
Oh,
che la piantasse. Che la piantasse di mettere il muso, per una
battuta.
Che
la piantasse di guardarlo con quegli occhi grigi e rotondi di
cagnolino offeso, di irrigidire la mandibola e deglutire
nervosamente.
Sei un cretino. Vieni qui, cretino.
... sì, da bravo. Era quello il sorriso che voleva.
Dammi un bacio.
Con quella bocca lì, sì, quella bocca che è mia e che non vuoi sia di nessun altro, stupido ragazzo...
-
... ho bisogno di te... - gemette sottovoce Matthew, istantaneamente
disgustato e compiaciuto di quanto gli aveva sporcato le mani, caldo
e sgradevole al tatto.
Le
gambe, che aveva sollevato per accompagnare l'orgasmo in un gesto
instintivo, gli ricaddero flaccidamente sul materasso.
Il
soffitto era bianco e vuoto come la prima pagina di un quaderno nuovo
– quale sfondo migliore per un dopo-sega, per i pensieri
sfilacciati e sinceri di un uomo fisicamente appagato?
Potevo
farlo stamattina, il brainstorming. In questo preciso istante, alla
luce del sole e del mio cazzo felice.
Senza
troppa convinzione, rotolò su di un fianco ed
arraffò il blocchetto
di post-it sul comodino.
Dopo
aver rinvenuto la penna fra le pieghe del copriletto sgualcito,
zappò
una colonna di parole sulla carta vergine.
Passione. Sudore. Piacere. Lenzuola. Alberghi. Gemiti.
Cerchiò
“passione” accuratamente, e restò
sdraiato a studiare il
vocabolo fin quando non si addormentò, senza avvedersene.
Sognò
di chiamare Dominic al telefono, e la sua voce era lenta e profonda
come nella realtà: gli domandava se ci fosse una stanza
libera in
albergo perché aveva intenzione di venire a sciare a Big
Bear, di
fare tante passeggiate in bici per il lungolago e di mangiare la
paella con lui.
Il
suo subconscio stava dimostrando di possedere un senso dell'umorismo
piuttosto random, quel giorno.
Quando
si svegliò, il suo primo pensiero fu quanto avesse
effettivamente
voglia di un bel piatto di paella fumante. Il secondo, di dare
un'occhiata al cellulare e scorrere di nuovo l'elenco delle chiamate
perse.
...
e se Dominic avesse avuto qualcosa di importante da dirgli, prima?
Tipo,
non so, avesse avuto una qualche illuminazione?
Perché
il suo cervello si collegava sempre un secondo, un minuto, un'ora
dopo del necessario?
Uno
squillo, poi due e poi tre e poi altri tre.
Aveva
sicuramente messo il silenzioso, quell'idiota.
...
oppure...
No,
insomma. Era pur sempre Dominic.
Era
pur sempre Dominic eppure non rispondeva, cazzo.
...
magari era meglio così, però.
Magari
non avrebbe avuto voglia di stare a sentire quello che aveva da dire,
sia che si trattasse di un tentativo di convincerlo a recedere dal
proposito di stare lontani per un po' sia che...
Andiamo, Matt, non mettere la testa sotto la sabbia e dillo.
...
che fosse riuscito a decidere di farla finita, con la loro... Storia?
Scopamicizia? - per entrambi.
Che
avesse trovato il coraggio anche per lui, il quale pretendeva di
rivestire il ruolo di controparte ragionevole della vicenda senza
averne la stoffa.
Mi
dispiace, Dom...
Ho smesso di credere molto tempo fa di poter cambiare il mondo, o me
stesso.
So
solo che vorrei stessimo bene tutti. Vorrei che avessi una casa, un
bambino, una moglie ed una bella monovolume con la quale scarrozzarli
tutti e due. Vorrei che smettessi di guardarmi mentre dormo,
perché
so che lo fai. Vorrei che la finissi di essere così
affettuoso, di
avere pazienza, di credere che ci possa essere un lieto fine anche
all'amore di due bestie in gabbia.
Io
non ti potrò mai dare la vita che meriti. Non può
esistere qualcosa
del genere per noi. Non è a questo che possiamo ambire.
Possiamo
aggrapparci l'uno all'altro, e credere che ciò basti. Puoi
continuare a prenderti cura di me perché te lo
permetterò, lo so
già... Sono un vigliacco, ok?
Puoi
chiamarlo amore, se vuoi, anche se ci terrò sempre a
dimostrarti che
non lo è e mai lo sarà.
Vorrò
sempre cercare di renderti libero, e non ci riuscirò mai.
Perché
faccio schifo.
Perché
ciò che mi dai e sei è l'unica cosa che salverei
di tutto
questo,
e non è
giusto. Abbiamo combattuto e lavorato tanto, per ottenere il posto
che occupiamo ora nel mondo. Non è giusto sputarci su.
You kissed my life.
Nel
pomeriggio
losangelino, Matthew provò a contattare Dominic altre due
volte.
Alla
seconda, il batterista rispose – la voce era molto
più gelida di
quella del suo sogno.
-
Dobbiamo parlare. - lo apostrofò, senza un
“ciao”, un “ehi”
o semplicemente un “pronto?”
-
Adesso, al telefono? -
-
Quando avrai finito con le tue vacanze californiane. -
-
Non so quando avrò finito. -
-
Figuriamoci, lo immaginavo. -
Matthew
si leccò le labbra aride come l'aria di L.A.
-
Dove mi aspetti? -
-
A Nizza. -
-
Hai le chiavi dell'appartamento a Londra... -
-
Voglio stare qui. -
Come
biasimarlo? Di quei tempi, la tiepida ed elegante Costa Azzurra era
immensamente più attraente dell'altero grigiore
metropolitano di
Highsbury.
In
quel pied-à-terre, baciato dalla brezza
marina che spirava
attraverso il lungo mare sul quale si affacciava, c'era stato una
volta sola e come per molte altre cose, faticava a richiamarne alla
memoria i dettagli più minuti – tranne un letto in
nudo ferro
battuto che occupava quasi tutto lo spazio della minuscola camera da
letto di Dominic.
A
giudicare dal tono adottato dall'amante, non avrebbe gioito nel
ritornare in quel posto.
-
Allora a presto. Buon surf. -
-
Abiantò, e buone baghett.
- ironizzò Matthew nel suo
pessimo francese, prima che l'altro riattaccasse senza replicare.
Dannazione. Era l'inizio della fine, e lui l'aveva salutato con una battutaccia.
Ben fatto, come sempre.
Dio, finalmente è finita - che poi immagino sia il pensiero di chiunque sia arrivato in fondo alla shot XD
Niente, è che il cervello di Matthew è palesemente un luogo dal quale non si può uscire vivi neanche nell'immaginarlo. E io sono una che non è contenta se non si complica la vita. XD
Vabbe', bando alle lamentele e spazio alle risposte per chi commentò a suo tempo Shine *O*
Deathnotegintama: guarda, ti dirò qualcosa che potrà essere interpretato in maniera negativa XD... Questa è una serie di fics un po' fredda. Nel senso, per quanto mi riguarda non so se il tutto si risolverà per il meglio – non so nemmeno quale potrebbe essere il meglio per loro! XD – e di certo c'è solo che non ci sarà molto spazio per un tipo di amore più... Naturale, più affettuoso.
Poi probabilmente qualcosa me lo concederò – sono una donna romantica, anche se nessuno lo direbbe. Non mi precludo nessuna strada. XD
Grazie del commento! :*
aleale00: wah, hai citato una delle frasi che mi è piaciuto di più scrivere *_* Io Dom lo vedo seriamente un po' così. Non perché sia stupido o cose del genere, ma perché nei confronti delle persone che ama me lo figuro un po' indifeso, fragile. Uno che si espone anche quando non dovrebbe, ecco.
Grazie, e a presto! :)
MuseLover: tranquilla, la tua recensione è più che buona XDDDD
Ti ringrazio per i complimenti, e sono contenta che ti sia piaciuto l'incontro fra Dom e Mia perché a lei tengo in maniera particolare – vorrei riutilizzarla, prima o poi *__*
L'ironia mi sforzo di metterla ovunque sia possibile – odio l'angst puro, anche perché non mi riesce alla grande. Mi fanno troppa tenerezza per poterli davvero trattare male, i personaggi che impiego nelle storie. XD
Thank you for your time! :)
conforming_on_a_monday: prima di tutto, Nature_1 è il bene – non ho avuto occasione di dirtelo, ma è così ed il fatto che tu l'abbia citata è ♥
Poi, se mi dici quelle cose mi fai arrossire perché sei tanto carina ed io non mi reputo in grado di scrivere qualcosa di “definitivo” su legami che sono tutto tranne che definibili con certezza... Perché poi io sul BellDom cambio idea ad intervalli di tempo irregolari ma in linea di massima brevissimi a seconda del gossip, del tweet o dell'intervista del momento XD
Grazie comunque, ovviamente – ci mancherebbe, ho gongolato come un'idiota mentre arrossivo, eh. ♥
Ok... Le chiacchiere stanno a zero. XD
Io vi saluto e, se volete, vi do appuntamento alla prossima puntata di questo... Mostro. *ha già l'ansia al pensiero*
Cheers! :*******