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Autore: Stregatta    21/10/2010    6 recensioni
Mi dispiace, Dom... Ho smesso di credere molto tempo fa di poter cambiare il mondo, o me stesso.
{Seguito di Shine, somehow XD}
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Hearts in a Cage'
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Non conosco Dominic Howard e Matthew Bellamy.
Non scrivo a scopo di lucro, ma solo perché ho troppo tempo ed inventiva a disposizione.
Non diffamerei due membri del mio gruppo preferito per tutto l'oro del mondo, ma grazie del pensiero.

Enjoy. :)

Recess



You kissed my life


Quando la luce del sole si fece strada fra le feritoie delle persiane chiuse, ed il sibilo delle auto in strada divenne qualcosa di più definito del rumore confuso prodotto dal buio del suo dormiveglia, e la sua mano tastò qualcosa di sconosciuto, liscio ma più rigido e sgradevole al tatto del copriletto di satin, Matthew formulò quelle esatte parole a fior di labbra. Come se pretendessero una forma anche loro, nonostante già ne avessero una - ed avevano un posto, ed una paternità.

Erano sue.


You kissed my life


L'autoreferenzialità del proprio subconscio strappò un sorrisetto a Matthew.
Da quali profondità del suo cervello era riemerso quel verso? E perché? Non era neanche uno dei migliori.
Intorpidito ed anchilosato l'uomo si mise a sedere sul materasso, stropicciandosi il volto e sbadigliando sonoramente.
Scacciò via le ultime tracce di sonno scuotendo brevemente il capo, e si guardò attorno.
Il letto era un campo di battaglia: numerosi post-it gialli appallottolati o semplicemente abbandonati così com'erano, senza essere degnati evidentemente di troppe attenzioni, una solitaria biro senza tappo, l'abat-jour ancora accesa costituivano le rovine della sera prima, quando si era impuntato nel mettere su carta qualcosa che non gli era mai risultato chiaro, mai.
Matthew afferrò l'appunto più a portata di mano, leggiucchiando con occhi cisposi le parole scarabocchiate poche ore prima.


Sorrisi. Consigli. Abbracci. Pacche. Battute. Jack Daniel's.


Schioccando la lingua, improvvisamente seccato, lo lanciò in alto come a scacciarlo.
Per dispetto di una corrente d'aria, gli ricadde in grembo.
Matthew fissò l'oggetto con distacco superbo.
E pensare che gli era parsa un'idea delle più brillanti, distanziarsi dal casino che era la sua testa cercando di riprodurlo su di un supporto meno volatile e più pulito, più definito e definitivo.
Quel che era scritto, non si poteva cancellare. Restava lì, nero su bianco - anzi, nero su giallo.
Si cinse le tempie, massaggiandole in bruschi movimenti circolari dei pollici.
Era così tipico di lui cercare di risolvere i problemi trasformandoli in enigmi, in sequenze di indizi da interpretare per arrivare alla soluzione del caso.
Chi, se non Matthew Bellamy, si sarebbe rinchiuso in una stanza d'albergo a Los Angeles a fare del brainstorming allo scopo di comprendere quale direzione avesse imboccato la propria vita sentimentale?
Ed il bello, era che tutto quanto suonava come una parodia di sé stesso persino ai suoi occhi.
Doveva smetterla di guardare la vita sempre e solo dal suo lato schizoide, Cristo.
Doveva piantarla di trattare Dominic - almeno lui... - come se fosse un concetto da schematizzare.
Dominic era... Come aveva scritto? Abbracci, sorrisi... Manifestazioni calde e vere di umanità viva e pulsante e così semplice... Bella...
Matthew si voltò verso la finestra, improvvisamente nauseato dal ricordo della nottata appena conclusasi.
Era sicuro di aver dormito poche ore. Tre, quattro al massimo.
Era quasi l'alba, quando si era finalmente appisolato dopo una giornata trascorsa a passeggio per i negozi, consumando sia per pranzo che per cena un taco comprato da un ambulante su di una panchina con le infradito ai piedi, i vestiti del giorno prima ed i capelli dritti che imploravano uno shampoo.
La libertà aveva un proprio odore. Anzi, Dio, puzzava divinamente.
Le gioie della faff bag
à la Dominic non gli erano mai interessate, il che conduceva spesso a discussioni feroci su questioni riguardanti sudore, tartaro ed altre simili piacevolezze.

Vaffanculo, Dom. Se avessi voluto una moglie rompicoglioni che pretendesse di agghindarmi come un damerino avrei sposato Gaia.

Ed un tempo la libertà era Dominic, invece...

Provocando la caduta di diverse palline di carta, Matthew si mise goffamente in piedi e mosse le spalle nel tentativo di far crocchiare l'articolazione.
Arrivato a passi incerti e svogliati in bagno, diede un'occhiata allo specchio.
Si ritrovò davanti un individuo con un pagliaio di capelli castani in testa, occhi gonfi, piccoli ed arrossati ed un colorito tetramente cinerino.
Il ritratto della salute, Bellamy. Forse è il caso che tu prenda un po' di sole, vecchio mio... Ma la vacanza è lunga, puoi andare in spiaggia quando ti va.
In un angolo dello specchio individuò la sagoma blu e trasparente della mastodontica doccia della suite, una splendida struttura in muratura rivestita da un mosaico di minuscole tessere nei toni dell'azzurro e chiusa da uno sportello di vetro liscio e pulitissimo.
Evocava scenari ben precisi, nella testa di Matt - il modo più efficace che Dominic aveva escogitato da qualche tempo per costringerlo a lavarsi era entrare in doccia o nella vasca con lui.
Era comprensibile che i suoi pensieri veleggiassero in direzioni poco caste... Dopo tutto, non faceva sesso da... Uhm... Quando aveva litigato con Dominic? Una settimana prima? Poi lui era tornato qualche giorno a Nizza per poi partire alla volta della sua città natale, Stockport.
Insomma, l'ultima volta era stata su di un divano pieno di molle rumorose, sul campo di fiori stampato sulla stoffa del copridivano preferito da Gaia - e che lei aveva dimenticato alla villa prima di trasferirsi nel suo nuovo appartamento.
Bello, per carità, ma... Oh, Dio, in quella doccia si poteva stare tranquillamente in due e... E in uno di quei foglietti volanti del cazzo doveva aver scritto "orgasmo". Il che la diceva lunga su cosa gli mancasse di Dominic in quel preciso istante.
Una sensazione familiare, calda e dolciastra gli appesantì il plesso solare e lo stomaco.
Senso di colpa.
Si era allontanato da Dominic anche per quello - c'era un limite alla resistenza che poteva opporre a quello che ormai da un po' non era più uno stato animo ma il fondale scenico di fronte al quale rappresentavano quotidianamente il loro paramour.
Senso di colpa nei confronti di sua madre che chiedeva di Gaia o nuove eventuali fidanzate e pretendeva nipotini prima che fosse divenuta troppo bacucca per giocarci assieme, di Tom che gli propinava ad ogni pié sospinto amiche e conoscenti in improbabili appuntamenti al buio, dei fans che si accapigliavano con altri fans sull'esistenza del famigerato
BellDom...
A volte, silenziosamente ed egoisticamente, desiderava che tutti tacessero e lo lasciassero in pace.
Anche e soprattutto Dominic.
Per sciacquarsi di dosso quei pensieri, aprì il rubinetto della doccia e attese l'acqua calda.
Sotto il getto appena intiepiditosi, si insaponò accuratamente ed improvvisò un massaggio rilassante al cuoio capelluto.
Cavolo. Dom era molto più bravo.


Quando tornò in camera, intravide sul comodino il bagliore emanato dallo schermo del cellulare.
Un messaggio lo avvisava che
DH lo aveva cercato mentre era sotto la doccia - il telefonino prendeva malissimo, da quella parti.
Ciao, Dommy. Vedo che non ti riesce di attenerti ai patti, eh?
Matthew si asciugò in fretta, un occhio ben attento al display.
Dalle parti della cara, vecchia Inghilterra era quasi certamente notte inoltrata.
In tutto il tempo passato ad attraversarli ed a subirne gli effetti devastanti a causa del jet-lag, i fusi orari per Matthew rimanevano un mistero ben poco interessante.
Da qualche parte doveva averne una stampata, ma non ricordava dove l'avesse ficcata.
L'uomo montò carponi sul letto, rigirandosi a pancia in su con la disinvoltura di un grizzly.
La mano che strisciò lungo il suo ventre nudo ed ancora umidiccio aveva intenzione di riaprire l'argomento chiuso poco prima in favore della doccia ed il massaggio “rilassante” .
So io cosa mi ci vuole per rilassarmi davvero.
Senza fretta, si coprì il pene con una mano ben distesa e la mosse in una carezza affettuosa.
È come far finta di fare le coccole ad un gattino, no? È dolce, è tenero.
Il gattino dimostrò di gradire le attenzioni ricevute con sollecita prontezza, e Matthew sapeva che a quel punto avrebbe potuto anche tentare un approccio un po' più energico, magari aprendo gli occhi e trovando il suo riflesso nello specchio a figura intera applicato all'anta dell'armadio di fronte al letto.


Sei un esibizionista.

Sei troppo impaziente.

Sei ingordo.


Non è vero... E non far finta che non ti piaccia il mio uccello. Sei la geisha amorosa del mio uccello.


Matthew emise una risata roca, mentre lavorava dolcemente con la punta dei polpastrelli lungo ogni rigonfiamento di ogni vena ed il piacere iniziava a montare come una marea – solo, veniva fuori goccia a goccia.


Non duri niente. Hai trent'anni, e non duri niente.


Se avesse tenuto gli occhi chiusi, a protezione di quell'immagine, e se avesse ignorato le voci dei passanti troppo rumorosi e delle macchine giù in strada...


Non duro niente con te. Non è colpa mia se sei così bravo da poterlo fare di mestiere...


... e se si fosse concentrato abbastanza nel cucire assieme quel patchwork di ricordi, di odori e sensazioni...


Non sono una sgualdrina.


Oh, che la piantasse. Che la piantasse di mettere il muso, per una battuta.
Che la piantasse di guardarlo con quegli occhi grigi e rotondi di cagnolino offeso, di irrigidire la mandibola e deglutire nervosamente.


Sei un cretino. Vieni qui, cretino.


... sì, da bravo. Era quello il sorriso che voleva.


Dammi un bacio.


Con quella bocca lì, sì, quella bocca che è mia e che non vuoi sia di nessun altro, stupido ragazzo...


- ... ho bisogno di te... - gemette sottovoce Matthew, istantaneamente disgustato e compiaciuto di quanto gli aveva sporcato le mani, caldo e sgradevole al tatto.
Le gambe, che aveva sollevato per accompagnare l'orgasmo in un gesto instintivo, gli ricaddero flaccidamente sul materasso.
Il soffitto era bianco e vuoto come la prima pagina di un quaderno nuovo – quale sfondo migliore per un dopo-sega, per i pensieri sfilacciati e sinceri di un uomo fisicamente appagato?
Potevo farlo stamattina, il brainstorming. In questo preciso istante, alla luce del sole e del mio cazzo felice.
Senza troppa convinzione, rotolò su di un fianco ed arraffò il blocchetto di post-it sul comodino.
Dopo aver rinvenuto la penna fra le pieghe del copriletto sgualcito, zappò una colonna di parole sulla carta vergine.


Passione. Sudore. Piacere. Lenzuola. Alberghi. Gemiti.


Cerchiò “passione” accuratamente, e restò sdraiato a studiare il vocabolo fin quando non si addormentò, senza avvedersene.
Sognò di chiamare Dominic al telefono, e la sua voce era lenta e profonda come nella realtà: gli domandava se ci fosse una stanza libera in albergo perché aveva intenzione di venire a sciare a Big Bear, di fare tante passeggiate in bici per il lungolago e di mangiare la paella con lui.
Il suo subconscio stava dimostrando di possedere un senso dell'umorismo piuttosto random, quel giorno.
Quando si svegliò, il suo primo pensiero fu quanto avesse effettivamente voglia di un bel piatto di paella fumante. Il secondo, di dare un'occhiata al cellulare e scorrere di nuovo l'elenco delle chiamate perse.

... e se Dominic avesse avuto qualcosa di importante da dirgli, prima?
Tipo, non so, avesse avuto una qualche illuminazione?
Perché il suo cervello si collegava sempre un secondo, un minuto, un'ora dopo del necessario?


Uno squillo, poi due e poi tre e poi altri tre.
Aveva sicuramente messo il silenzioso, quell'idiota.
... oppure...
No, insomma. Era pur sempre Dominic.
Era pur sempre Dominic eppure non rispondeva, cazzo.
... magari era meglio così, però.
Magari non avrebbe avuto voglia di stare a sentire quello che aveva da dire, sia che si trattasse di un tentativo di convincerlo a recedere dal proposito di stare lontani per un po' sia che...


Andiamo, Matt, non mettere la testa sotto la sabbia e dillo.


... che fosse riuscito a decidere di farla finita, con la loro... Storia? Scopamicizia? - per entrambi.
Che avesse trovato il coraggio anche per lui, il quale pretendeva di rivestire il ruolo di controparte ragionevole della vicenda senza averne la stoffa.


Mi dispiace, Dom... Ho smesso di credere molto tempo fa di poter cambiare il mondo, o me stesso.
So solo che vorrei stessimo bene tutti. Vorrei che avessi una casa, un bambino, una moglie ed una bella monovolume con la quale scarrozzarli tutti e due. Vorrei che smettessi di guardarmi mentre dormo, perché so che lo fai. Vorrei che la finissi di essere così affettuoso, di avere pazienza, di credere che ci possa essere un lieto fine anche all'amore di due bestie in gabbia.
Io non ti potrò mai dare la vita che meriti. Non può esistere qualcosa del genere per noi. Non è a questo che possiamo ambire.
Possiamo aggrapparci l'uno all'altro, e credere che ciò basti. Puoi continuare a prenderti cura di me perché te lo permetterò, lo so già... Sono un vigliacco, ok?
Puoi chiamarlo amore, se vuoi, anche se ci terrò sempre a dimostrarti che non lo è e mai lo sarà.
Vorrò sempre cercare di renderti libero, e non ci riuscirò mai. Perché faccio schifo.
Perché ciò che mi dai e sei è l'unica cosa che salverei di
tutto questo, e non è giusto. Abbiamo combattuto e lavorato tanto, per ottenere il posto che occupiamo ora nel mondo. Non è giusto sputarci su.


You kissed my life.


Nel pomeriggio losangelino, Matthew provò a contattare Dominic altre due volte.
Alla seconda, il batterista rispose – la voce era molto più gelida di quella del suo sogno.
- Dobbiamo parlare. - lo apostrofò, senza un “ciao”, un “ehi” o semplicemente un “pronto?”
- Adesso, al telefono? -
- Quando avrai finito con le tue vacanze californiane. -
- Non so quando avrò finito. -
- Figuriamoci, lo immaginavo. -
Matthew si leccò le labbra aride come l'aria di L.A.
- Dove mi aspetti? -
- A Nizza. -
- Hai le chiavi dell'appartamento a Londra... -
- Voglio stare qui. -
Come biasimarlo? Di quei tempi, la tiepida ed elegante Costa Azzurra era immensamente più attraente dell'altero grigiore metropolitano di Highsbury.
In quel pied-à-terre, baciato dalla brezza marina che spirava attraverso il lungo mare sul quale si affacciava, c'era stato una volta sola e come per molte altre cose, faticava a richiamarne alla memoria i dettagli più minuti – tranne un letto in nudo ferro battuto che occupava quasi tutto lo spazio della minuscola camera da letto di Dominic.
A giudicare dal tono adottato dall'amante, non avrebbe gioito nel ritornare in quel posto.
- Allora a presto. Buon surf. -
- Abiantò, e buone baghett. - ironizzò Matthew nel suo pessimo francese, prima che l'altro riattaccasse senza replicare.


Dannazione. Era l'inizio della fine, e lui l'aveva salutato con una battutaccia.

Ben fatto, come sempre.





Dio, finalmente è finita - che poi immagino sia il pensiero di chiunque sia arrivato in fondo alla shot XD

Niente, è che il cervello di Matthew è palesemente un luogo dal quale non si può uscire vivi neanche nell'immaginarlo. E io sono una che non è contenta se non si complica la vita. XD


Vabbe', bando alle lamentele e spazio alle risposte per chi commentò a suo tempo Shine *O*


Deathnotegintama: guarda, ti dirò qualcosa che potrà essere interpretato in maniera negativa XD... Questa è una serie di fics un po' fredda. Nel senso, per quanto mi riguarda non so se il tutto si risolverà per il meglio – non so nemmeno quale potrebbe essere il meglio per loro! XD – e di certo c'è solo che non ci sarà molto spazio per un tipo di amore più... Naturale, più affettuoso.

Poi probabilmente qualcosa me lo concederò – sono una donna romantica, anche se nessuno lo direbbe. Non mi precludo nessuna strada. XD

Grazie del commento! :*


aleale00: wah, hai citato una delle frasi che mi è piaciuto di più scrivere *_* Io Dom lo vedo seriamente un po' così. Non perché sia stupido o cose del genere, ma perché nei confronti delle persone che ama me lo figuro un po' indifeso, fragile. Uno che si espone anche quando non dovrebbe, ecco.

Grazie, e a presto! :)


MuseLover: tranquilla, la tua recensione è più che buona XDDDD

Ti ringrazio per i complimenti, e sono contenta che ti sia piaciuto l'incontro fra Dom e Mia perché a lei tengo in maniera particolare – vorrei riutilizzarla, prima o poi *__*

L'ironia mi sforzo di metterla ovunque sia possibile – odio l'angst puro, anche perché non mi riesce alla grande. Mi fanno troppa tenerezza per poterli davvero trattare male, i personaggi che impiego nelle storie. XD

Thank you for your time! :)


conforming_on_a_monday: prima di tutto, Nature_1 è il bene – non ho avuto occasione di dirtelo, ma è così ed il fatto che tu l'abbia citata è ♥

Poi, se mi dici quelle cose mi fai arrossire perché sei tanto carina ed io non mi reputo in grado di scrivere qualcosa di “definitivo” su legami che sono tutto tranne che definibili con certezza... Perché poi io sul BellDom cambio idea ad intervalli di tempo irregolari ma in linea di massima brevissimi a seconda del gossip, del tweet o dell'intervista del momento XD

Grazie comunque, ovviamente – ci mancherebbe, ho gongolato come un'idiota mentre arrossivo, eh. ♥


Ok... Le chiacchiere stanno a zero. XD

Io vi saluto e, se volete, vi do appuntamento alla prossima puntata di questo... Mostro. *ha già l'ansia al pensiero*


Cheers! :*******

   
 
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