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Autore: Ariadne_Bigsby    22/10/2010    4 recensioni
John rimase incantato per un attimo, guardando la foto. Ripercorse ancora una volta con lo sguardo i quattro volti, lasciando il suo per ultimo. Quando alzò lo sguardo si vide riflesso nello specchio appeso al muro davanti, ed avvertì il peso degli anni gravargli sulle spalle come un macigno. Aveva quaranta anni, il giorno dopo avrebbe avuto quaranta anni e due mesi esatti...

"Prequel" della vicenda raccontata in "Here There and Everywhere", ovvero le esperienze vissute da John Lennon prima di prendere la decisione di scendere nuovamente sulla terra. Ff scritta in concomitanza con"Here There and Everywhere" (non ho resistito alla tentazione di pubblicarla adesso..." xD
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, George Harrison, John Lennon , Stuart Sutcliffe
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'John in the sky with diamonds'
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Watching The Wheels

 

I'm just sitting here watching the wheels go round and round,
I really love to watch them roll”



Nessuno dei due sembra aver voglia di parlare. Da quando siamo entrati nell’auto, io e Brian non siamo riusciti ad intavolare un discorso civile.

 

Me ne sono rimasto sul sedile, fermo e composto come una statua. Una statua sull’orlo di una crisi di nervi.

 

Brian guarda ora il paesaggio fuori dai finestrini oscurati dell’auto, ora me, mordendosi il labbro ogni volta. Per ben quattro volte cerca di aprire bocca e rimane invece con un’espressione da pesce lesso stampata in faccia e poi la richiude, rendendosi conto di non avere la più pallida idea di cosa dire.

 

“John?” azzarda dopo un tempo che sembrava interminabile.

 

“Mh-mh?”

 

“Ehm..vuoi bere qualcosa?”

 

“No.”

 

Ding ! Fine primo round.

 

“Ehm, John? Hai detto qualcosa?”

 

“No.”

 

“Ah..” alza le spalle come per dire “Beh, io almeno ci ho provato!”.

 

Fine secondo round

 

“Brian?”

 

Lui sussulta, come se fosse stato attraversato da una scarica elettrica.

 

“Dimmi John!” si protende verso di me e mi fissa con attenzione. Penso che è già notevole che non si sia messo a farmi le carezzine sulla testa.

“Dov’è che stiamo andando, se è lecito saperlo?”

 

“A Londra.” Risponde Brian come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

 

Lo fisso come se avesse detto che la Regina d’Inghilterra ha deciso di andare a distribuire caramelle.

 

“A Londra?” ripeto con aria stupita.

 

Brian annuisce e si serve dell’acqua da bere. “Londra” ripete semplicemente.

 

Silenzio.

Ma dove diamine sono finito? Che razza di Aldilà è questo?

 

“Perché a Londra?” chiedo facendo cenno a Brian di passarmi la bottiglia di Perrier (pure la Perrier hanno! Certo che sono attrezzati!)

 

“Perché continuavano a spostare la benedetta sede. Poi Elvis si è rotto le scatole e da despota quale è ha votato per far rimanere la sede a Los Angeles. Poi è arrivato Jimi Hendrix e gli ha detto che Los Angeles non andava bene. C’è stato un pandemonio, si sentivano gli strilli fino a Belgravia..e poi alla fine c’è stat una votazione e è stato decretato che la sede sarà Londra per i prossimi 100 anni.”

 

Elvis? Jimi Hendrix? La sede?

 

“Eh?” è tutto quello che riesco a rispondere.

 

“Ah già. Scusami John, è che ho preso il vizio di dare tutto per scontato. Forse sto perdendo copi come manager.”

 

Stronzate. Sei il migliore Eppy.” Gli dico sorridendo, cercando di fargli capire che sono uscito definitivamente dal mio mutismo apatico.

 

“E tu sei il solito…il solito impertinente!”

 

Alzo gli occhi l cielo: è incredibile, non è cambiato di una virgola. Non riesce ancora a sparare una sana parolaccia, quando ci vuole.

 

“Dillo Bry. Dì che sono uno stronzo di prima classe.” Lo incito dandogli una leggera gomitata.

 

“Ma no. E’ che forse sei un po’ eccessivo a volte..”

“E tu sei Eppy Epstein.”

 

“Stronzo.”

 

“Evvai! Stiamo progredendo Bry!” rido sollevando il bicchiere e facendolo tintinnare contro quello di Brian.

 

“Mi fa piacere rivederti così allegro John. Mi dici che diamine ti è preso poco fa?”

 

Alzo le spalle “Forse non è il momento di parlarne. A tempo debito ti dirò tutto, ma ora devi spiegarmi tutta la faccenda di Elvis, di Jimi Hendrix e della sede di Londra.”

 

Brian si ricompone ed assume il suo tipico tono professionale da manager.

 

“Devi sapere John, che esiste un posto…cioè, non è proprio un posto. Uhm, come spiegarti? “

 

Incredibile! Brian che non sa spiegarsi!

 

“Diciamo che è una specie di club. Un club molto, molto esclusivo, ideato per gente come te.”

 

“Io? Ah è un club per miopi?” cerco di ironizzare, ma penso di aver già capito di che club si tratta. Stu me ne aveva parlato.

 

Brian decide di ignorare la mia battuta e prosegue “Un club per quei musicisti che hanno lasciato il segno sulla Terra.”

 

“Ah, io ho lasciato il segno?” chiedo sbalordito e lusingato.

 

“John, ma ci sei?”

 

“No, sono al bar...certo che ci sono!”

 

“John, tu hai lasciato il segno! Eri uno dei Beatles, santo cielo!” commenta Brian esasperato.

 

“Ah, già…quelli…” dico girando il viso a guardare la mia immagine riflessa nel finestrino.

 

“Perché tutto questo astio John?”

 

Contemplo per un attimo  il mio riflesso di giovane venticinquenne e rispondo a bassa voce “Bah, tutta una serie di motivi Bry…Troppo lunghi da spiegare.”

 

“Va bene, rispetto la tua decisione, anche se non capisco..” risponde Brian guardando a sua volta fuori dal finestrino. Senza che io me ne sia accorto, l’auto è entrata un quella che sembra in tutto e per tutto una tipica strada londinese: sulla strada passeggiano persone vestite nei modi più disparati. Ci sono uomini e donne vestiti con abiti moderni ma anche tante persone vestire con abit che avrebbero fatto la loro figura in un film in costume. Osservo, con occhi spalancati e con le mani premute sul vetro un uomo, con un’elegante marsina ed il cilindro in testa mentre si ferma a chiacchierare con un altro uomo, che porta un vestito color oro, con una gigantesca gorgigliera bianca. I due captano il mio sguardo stupefatto e mi salutano con un garbato cenno del capo, al quale rispondo agitando la mano leggermente e boccheggiando come un pesce.

 

La macchina rallenta e finalmente si ferma davanti a quello che sembra un grattacielo dalla foggia vittoriana, come buona parte di tutti gli edifici di Londra.

 

Brian ed io scendiamo e ci avviciniamo alla sontuosa scalinata di marmo: man mano che saliamo le scale riesco a leggere la targa posta accanto all’ingresso .

 

“Dipartimento musicale” c’è scritto. L’interno è un vasto atrio con colonne di legno scuro, ed il pavimento è di marmo bianco tirato a lucido: si sente il clik clik dei nostri passi mentre ci avviciniamo al bancone in mezzo all’atrio.

 

“Buongiorno Elizabeth.” Dice cordialmente Brian alla donan seduta dietro al bancone ed intenta a leggere un libricino in pelle.

 

“Oh, Mr Epstein, buondì.” Risponde osservandoci. Ha i capelli neri lunghi fino alle spalle e gli occhi verde bosco. Pernuna frazione di secondo mi viene in mente Paul, con i suoi occhioni verdi che, una volta, mandavano in visibilio le ragazzine, ma scaccio subito il pensiero.

 

“Cosa posso fare per lei?” chiede Elizabeth.

 

“Non per me. Per lui” risponde Brian indicandomi. La donna mi squadra per un attimo, poi estrae un libro impolverato e dalla copertina rosa e lucida da sotto il tavolo.

 

“Siete un musicista signore?” “Ehm, si capisce…”

 

“Scrivete il vostro nome qui allora.” Mi dice la tipa indicandomi uno spazio vuoto sotto una lunga lista di nomi, fra i quelli riesco a distinguere Brian Jones, Buddy Holly e Elvis Presley, insieme a moltissimi altri.

 

Dopo aver scritto il mio nome, Elizabeth osserva un attimo la mia firma e poi mi sorride.

 

“Bene Mr Lennon. Piano nove.” Dice osservando un attimo una lista che tiene fra le mani.

 

“Wow, stavo giusto cominciando a chiedermi quando il numero nove avrebbe fatto la sua apparizione…” penso, mentre Brian mi fa strada verso un ascensore.

 

“Beh, buona fortuna John!” mi dice Brian dandomi una pacca sulla spalla

 

Lo guardo, con aria rassegnata “L’ultima volta che uno mi ha detto questa frase mi sono ritrovato inseguito da 70000 persone. E non è stato piacevole.”

 

Brian ridacchia, probabilmente immaginandomi mentre corro come un forsennato, con  quell’orda barbarica alle calcagna.

 

“Non preoccuparti John. Qui sarai fra amici, fra tuoi pari. Puoi stare tranquillo.< Ti aspetterò al dodicesimo piano”

 

“Perché al dodicesimo piano?” gli chiedo mentre le porte si aprono.

 

“Ehm, Mozart mi ha chiesto se mi andava un tè..”

 

“……ciao Brian.”

 

“Ciao John, divertiti!”

 

 

 

Penny Lane:

Aggiornamento velocissimo, visto che ora devo già staccare. Il  famoso Club farà il suo ufficiale ingresso nel prossimo capitolo, con tutte le rockstars! Ringrazio Beth, che è nuova (sono contenta che le mie storie ti piacciano J) e Zaz!

 

Grazie a tutti voi che avete recensito ma anche a chi ha solo letto! Al prossimo capitolo!!

 

 

 

 

 

 

 

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