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Autore: _Midnight    23/10/2010    6 recensioni
Ho diciotto giorni di tempo per: fare in modo che la mia caviglia torni sana, farmi lasciare da Sienna in modo possibilmente indolore per tutti e due, capire come portare avanti l'impero finanziario che mi ha appioppato mio padre,tornare a Londra,e soprattutto, cercare di non innamorarmi di Robert.
Facile,no?
Okay, Jude. Ce la puoi fare.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Eighteen days

 

Capitolo 1

 

 

Tutto inizia con mezzo dollaro.

Piccolo, tondo, argentato. Col profilo di Kennedy talmente consumato che ormai si distingue solo il naso aguzzo. In basso le parole In God we trust e l'anno di coniazione: 1985.

L'anno della mia nascita.

Conosco questa moneta meglio di me stesso. Abbiamo la stessa età,mese più mese meno. È quasi come se fossimo gemelli,nati insieme, e destinati a non separarsi mai. Mi è sempre appartenuta, è stata la prima cosa che ho posseduto appena venuto al mondo. Prima ancora di avere un nome qualcuno mi ha messo tra le dita minuscole questo tondino d' argento. E da quel momento non l'ho mai lasciata. Mi ci sono affezionato.

È mia La sento mia. Più di qualsiasi altra cosa possieda. Più di casa mia, della Mercedes s600 guard nera lucente del 2007 parcheggiata in garage, o della collezione di vetri rotti e granelli di sabbia di quando avevo 5 anni.

È diventata il mio portafortuna,negli anni. L'ho tenuta stretta tra le dita in ogni momento della mia vita: il primo giorno di scuola, il giorno della prima comunione, il giorno che il gatto Pongo è passato a miglior vita. Il giorno del mio primo bacio. Il giorno del ballo di fine anno al liceo, e quello del diploma. Il giorno della mia laurea. E infine questo pomeriggio.

È strano come mi abbia sempre portato fortuna. Giorno dopo giorno io e Kennedy (così l'ho battezzata un nebuloso giorno di tanti anni fa, quando avevo più o meno 4 anni) siamo andati avanti,insieme,come una cosa sola. Sapevo che c'era lei a darmi una mano,e non mi preoccupavo di nulla. È stata la mia anima gemella per 25 anni di onorato servizio. Fino a ieri.

Non so cosa le sia preso all'improvviso. Forse ha smesso di funzionare, di esercitare il suo potere positivo. O ha deciso di chiudere bottega,così, senza una ragione precisa.

O forse,semplicemente,ci sono cose che a prescindere da tutto, vanno oltre il nostro controllo.

 

Una mano mi stringe la spalla, un'altra mi sfiora il braccio. Sono seduto sul divano del soggiorno e guardo la stessa scena ripetersi davanti ai miei occhi da due ore senza sosta.

“Mi dispiace”mormora un tizio sulla sessantina, mezzo calvo, con un'ombra di barba bianca ispida sul viso cadente. Non l'ho mai visto in tutta la mia vita. “Le mie condoglianze.”

Annuisco di riflesso automatico. Il tipo si allontana e se ne avvicina un altro. Questo è più giovane, sui cinquanta, ha i capelli scuri e lo sguardo penetrante. Mi parla con la voce roca, da fumatore incallito.

“E' stata una grande perdita per tutti” esclama,prendendomi la mano tra le sue. “Suo padre era uno degli uomini migliori che abbia mai incontrato. Non doveva andarsene così”

Annuisco anche a lui,abbassando lo sguardo. Sono due ore che annuisco come un automa a tutto quello che mi dicono. Lui sospira,scuote appena la testa,e si allontana, dopo avermi dato una pacca sulla spalla.

In fila dopo di lui non c'è nessuno. Forse per un po' mi lasciano respirare. Mi alzo dal divano,prendo un bicchiere di whisky e mi sposto in direzione della cucina.

Neanche qui riesco a rimanere solo. Dopo neanche dieci secondi sento dei passi affrettati alle mie spalle,ma neanche mi giro. Conosco quei passi.

Sento un sospiro. Poi un rumore di qualcosa poggiato sul tavolo e dopo due mani piccole,curate,spuntano da sotto le mie braccia e mi stringono il torace. Le unghie sono smaltate di rosso,come al solito.

Rimaniamo in questa posizione per qualche minuto,senza parlare. Io mi scolo il whisky e appoggio il bicchiere sul ripiano della cucina.

“E' irlandese”sussurro osservando il bicchiere vuoto. Lei non risponde.

“Era il suo preferito”

Mi stringe ancora di più. Sento la sua testa poggiarsi sulla mia schiena,i capelli soffici profumati di shampoo alla frutta solleticarmi il collo scoperto. La scia inconfondibile di Chanel n.5 riempie l'aria intorno a noi.

Chiudo gli occhi,lasciandomi andare.

“Che cosa farò,ora?”chiedo,più a me stesso che a lei. “Cosa farò?”ripeto,con una nota,la prima da due giorni, di una lieve disperazione nella voce.

Lei se ne accorge.

“Jude...”mormora piano.

Apro gli occhi, mi libero dal suo abbraccio e mi volto. Mi sta osservando,gli occhi chiari gonfi e rossi di lacrime. Le prendo il viso,sentendomi gli occhi pungere e il naso pizzicare.

“Cosa posso fare?”

“Jude,non torturarti in questo modo”sussurra, sfiorandomi il viso con le mani “E' successo,non puoi fartene una colpa. Devi andare avanti”

“Come?”sbotto allontanandomi di scatto. “Non sono in grado di fare tutto quello che faceva lui,Sienna! Io non sono mio padre!”esclamo,stringendo i pugni per la rabbia.

“Nessuno ti chiede di esserlo”

“Si invece!”sbotto stizzito “E' quello che tutti si aspettano da me. L'ho visto,oggi,come mi guardavano. Parlavano tra di loro,e sentivo quello che dicevano. Io dovrò prendere il suo posto. Sono il suo legittimo successore,ha lasciato tutto a me. Come un erede al trono!”sfiato,coprendomi gli occhi con una mano. “Ma che succede se l'erede è un incapace?”

“Jude,tu non sei un incapace!” mi viene incontro,costringendomi a togliere la mano dal viso. “Sei intelligente,preparato. Hai studiato tanto. Tuo padre credeva in te, per questo ha lasciato tutto nelle tue mani. Sapeva che avresti fatto grandi cose. Magari anche migliori di lui”

“Questo è quello che credono tutti. Ma vedrai che una volta che avrò cominciato dovranno ricredersi”

“Jude,ora basta! Smettila di comportarti in questo modo!”mi riprende,rifilandomi un'occhiataccia contrariata.

Sbuffo leggermente. Mi passo una mano tra i capelli,nervoso.

“Ce la farai,Jude. Credimi” continua,più rilassata. Storce un angolo della bocca in quello che sembra un mezzo sorriso.

Scuoto la testa. “Forse si,forse no. Chi può dirlo?”

Punto il mio sguardo fuori dalla finestra. Zia Lorraine è seduta sulla sdraio a piangere,con un bicchiere in mano.

“L'unica cosa certa al momento è che ho bisogno di andare via”

Mi guarda allarmata. “Via?Dove?”

“Non lo so! Da qualche parte! Per un po' di tempo! Sienna,sii ragionevole. Non posso reggere la tensione ancora per molto. Ho bisogno di stare lontano da qui finchè non si saranno calmate un po' le acque. Allora tornerò e prenderò in mano la situazione”

Si morde il labbro,combattuta. Disapprova,lo leggo dai suoi occhi.

“Tuo padre non sarebbe mai scappato.”

“Io non sono mio padre!”ruggisco “Mi sembrava di avertelo detto!”

“Bè,chiunque tu sia, ti stai comportando da codardo irresponsabile! Nessun comandante abbandona la sua nave!”anche lei ha alzato la voce. Mi fissa con crescente disappunto,facendo qualche passo avanti.

“Allora significa che è tempo di cercare un altro comandante.”biascico,distogliendo lo sguardo.

“Non puoi farlo!”strilla,sembra terrorizzata. “Sei impazzito? Vuoi davvero lasciare tutto quello per cui tuo padre ha faticato sodo per tutta la sua vita in mano a...a uno sconosciuto? È questo l'ultimo regalo che vuoi fargli?”

“No,certo che no!”urlo,disperato. “Ma non ce la faccio,Sienna! Non ce la faccio!”

Si ferma,ammutolita.

“Devo sbollire la tensione in pace,da solo. Lontano da qui. Non starò via molto. È troppo quello che chiedo? Mi sostituirà Jeff nell'attesa. È a questo che serve un vice. Tornerò presto,appena mi sarò calmato e me ne sarò fatto una ragione.”

Mi fissa per qualche istante senza parlare. Poi annuisce.

“Okay. Fai come vuoi. Hai ragione tu. Dove vuoi andare?”

“Non ne ho idea. Lontano da qui”

“Vengo con te”esclama immediatamente,stringendomi un braccio.

“No!”salto su,scuotendo la testa. “No,voglio stare solo. È una cosa che devo risolvere con me stesso”

Mi guarda per un secondo con gli occhi sbarrati, sorpresa dalla mia reazione. Okay,lo ammetto,ho reagito male.

“Va bene”pigola,abbassando la testa “Ho capito”

Mi avvicino a lei,sentendomi un mostro per come l'ho trattata.

“Scusami. Non dovevo risponderti in quel modo, mi dispiace!”

Lei scuote la testa. “Non fa niente. Sei sconvolto,Jude. Lo capisco”

Mi prende la testa tra le mani. “Fai il bravo”sussurra a pochi centimetri dal mio viso.

Sorrido appena, scansandomi in tempo per evitare un bacio. Quella di papà non sarà l'unica cosa da chiarire una volta tornato.

Lei si allontana di qualche passo,delusa ma rassegnata. Mi guarda fisso negli occhi per qualche secondo,poi recupera il bicchiere dal tavolo e sparisce dietro il corridoio.

 

 

“Ehi,guarda dove cammini!”

Un ragazzino,sui sedici anni,con la faccia devastata da evidenti problemi cutanei mi lancia un urlo dal finestrino dell'auto che stava guidando a velocità supersonica. Faccio appena in tempo a scansarmi di un passo, mentre l'aria mossa dallo sfreccio dell'auto mi scompiglia capelli e vestiti.

Dove diavolo è che sono finito? Cioè, quella macchina che ci faceva lì, da quella parte della strada...

Ah. Ah,già. Non sono più in Inghilterra. Accidenti. Dovrò tenerlo bene a mente se voglio sopravvivere nell'immediato futuro. E se voglio arrivare indenne dall'altro lato della strada.

Mi passo una mano sul viso, nervoso. Solo ora mi rendo conto dell'enorme cazzata che ho fatto venendo qui. Forse Sienna aveva ragione. Un buon comandante non abbandona la sua nave mentre sta affondando. Solo che io non sono un buon comandante. Non lo sono mai stato,a dirla tutta. Era papà il genio della situazione,lui che ha creato tutto dal nulla e poi l'ha tirato avanti per anni. Lui si che era un grande. E ora non c'è più. E ha mollato tutto a me. Grazie,papà. Bel regalo davvero.

Scuoto la testa a scacciare quei pensieri che già ricominciano ad affollarmi la testa come uno sciame di mosche.

No,eh, Jude? Sei venuto qui apposta per non pensarci,maledizione! Da ora sarà argomento tabù: assolutamente vietato pensarci.

Dov'è poi che sono? Neanche me lo ricordo, ho lasciato che un assistente di cui nemmeno mi ricordo il nome prenotasse il biglietto a nome mio,e forse non l'ho neanche ringraziato..

Ah,ecco. New York. Grazie cartello dell'aeroporto con su scritto Welcome to New York per avermelo ricordato.

New York. Sono a New York. Da solo,senza pensieri,senza Sienna,senza cazzi per la testa per 18 interi giorni. La mia bocca si storce in un sorriso.

Però. Forse non ho fatto poi così male a voler partire.

Rimetto il piede sull'asfalto pronto ad attraversare,pregando il cielo che stavolta nessun sedicenne brufoloso mi tranci di netto,e proprio mentre lo sto pensando, sento un colpo secco alla mia destra.

E subito dopo il buio.

 

* * *

 

Ehm,ehm...coff coff....

Scusate l'intrusione,faccio giusto un salutino veloce e un piccolo chiarimento.

Questa...ehm...cosa...ce l'ho in testa più o meno da tremila anni, ho buttato giù varie volte qualche capitolo senza mai esserne soddisfatta (e non lo sono neanche ora a voler essere proprio pignoli u_u) e ogni volta rimaneva lì,sospesa nella mia materia grigia senza riuscire a venire fuori.

Ora,sarà l'influenza che mi costringe a rimanere a casa (ergo:incollata al computer) sarà complice qualche intervento divino,non lo so,ma ho deciso di provare. O la va o la spacca. Non dovrebbe essere molto lunga,il titolo suggerisce l'estensione XD Massimo 20 capitoli e il dente viene via.

Liberissime di lanciarmi pomodori e/o oggetti contundenti di vario tipo, di maledirmi in tutte le lingue del mondo e preparare un attentato iracheno sotto casa mia, non ho nient'altro da dire a mia discolpa se non: abbiate pietà! Prima volta che pubblico in questo fandom, di solito mi piace di più leggere che scrivere. Solo che quei due ispirano *-*!

Vabbè, detto questo me ne torno sotto le coperte in speranzosa attesa che mi facciate sapere se sta roba è degna di essere continuata o meno. A voi l'ardua sentenza.

Un bacio a tutti quelli che leggeranno e recensiranno.

* si nasconde per schivare i pomodori *

  
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