Anime & Manga > Shaman King
Segui la storia  |       
Autore: Bea_chan    10/11/2005    10 recensioni
Nelle viscere di Tokyo, il malfamato quartiere di Kurubito fa da sfondo alle faide dei clan avversari, tra corse illegali, complotti e alleanze, dove solo due fratelli possono decidere l'esito della partita...
Genere: Avventura, Azione, Dark, Drammatico, Generale, Malinconico, Romantico, Suspence, Thriller, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Horo Horo, Lyserg Diethel, Manta Oyamada, Ren Tao, Yoh Asakura
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nuova pagina 1

Zona industriale
Kurubito Est
Tokyo

Il rombo dei motori e l’odore dell’olio bruciato erano ancora più intensi quella sera. Le due automobili erano già posizionate sulla linea della partenza, il potente quanto truccato motore ruggiva impaziente.
Al volante di entrambe le vetture era seduto il rispettivo pilota, attorniato dai propri seguaci… Accanto il finestrino di una Jaguar nero pece, piuttosto modesta in confronto alla sfidante, c’erano due uomini, che parlavano con il guidatore.
-Allora, Yoh…Ricordati ciò che ti ho detto-
-E non scordarti di frenare almeno trecento metri prima del muro…- intervenne un ragazzo moro, alto e dalla strana pettinatura –Questa bellezza ha una ripresa da infarto, ma ha paura di fermarsi- ridacchiò, carezzando la lucida fiancata della macchina.
Il pilota sorrise, la sua solita calma nei lineamenti
-Non preoccuparti, Faust…E Ryu, grazie per le raccomandazioni, ma so cavarmela benissimo, come sapete- disse, allacciando la spessa cintura.
Si guardò attorno, apparentemente cercando qualcuno…
-Ma dov’è Anna?-
-Okami(*) Anna ha detto che era uno spreco assistere a questa gara…- spiegò dolcemente una ragazza dalla chioma rosata e lo sguardo timido. Yoh sospirò…
Anna, la sua ragazza. A dire la verità, lei non dimostrava poi molto il titolo che il fidanzato le aveva attribuito. Temeva quasi fosse solo interessata al *ruolo* che aveva Yoh nella zona di Kurubito. Mentre Tamao…
Fece andare su di giri il motore, tenendo saldo il freno, fissando con la coda dell’occhio la giovane che gli aveva parlato prima. Lei, Yoh lo sapeva, era innamorata di lui. Ma lui, non voleva e non poteva ricambiare il grande affetto che gli mostrava…
La nera Jaguar scattò in avanti, impaziente come una pantera di ghermire la strada, trattenuta a stento dal piede sinistro dal giovane, fisso sul pedale del freno.
-Ehi, Asakura!-
Il moro si girò verso colui che l’aveva chiamato. Il pilota della vistosa Ferrari, di una tinta tra il rosso e il rame cromato, lo fissava ringhiando dal finestrino.
-Ci vediamo in fondo…- lo minacciò, le parole accompagnate dagli ululati dei suoi compagni.
Yoh ricambiò la minaccia con un sorriso
-Attento a non perderti per strada- ribattè, alzando il finestrino e concentrandosi sulla pista.
Il percorso scelto era proprio dietro la vecchia zona industriale. All’ingresso del lungo rettilineo era posizionata una griglia ad alta tensione, che si alzava ed abbassava ad intervalli. Una minacciosa ghigliottina, capace di friggere il conducente dell’auto…
I motori delle due vetture latravano, attendendo il momento propizio per partire. Cinque kilometri di asfalto prima del muro. Di solido cemento armato.
-Ancora qualche istante…- pensò Yoh, le mani guantate strette sul volante, rivolgendo un’occhiata all’avversario. Questo, improvvisamente, partì deciso, urtando con l’alettone posteriore la grata elettrica. Venne liquefatto all’istante, ma era passato.
-Dannazione!-
Imprecando, il moro lasciò il freno e la macchina schizzò in avanti, la velocità di un proiettile. Un nero proiettile lanciato all’inseguimento della Ferrari. Faceva i trecento all’ora, e non accennava a fermarsi…E l’avversario era almeno un kilometro più avanti.
Una goccia di sudore scese dalla tempia sulla guancia del giovane. Ormai, sarebbe stato costretto a rallentare, altrimenti si sarebbe schiantato nel muro.
Tolse gli occhi dalla strada, gettando una fugace occhiata al ventenne dell’altra vettura. Aveva gli occhiali scuri e non poteva intravedere la sua espressione…Tuttavia, non sembrava minimamente intenzionato a frenare.
A 500 metri dal muro, Yoh inchiodò sul pedale del freno, stringendo così forte il volante che le nocche divennero bianche. Inutile, sarebbe arrivato dopo la Ferrari. Il capo del temuto clan Asakura disonorato in questo modo…Non sarebbe più stato in grado di guardare suo fratello negli occhi.
Ma accadde qualcosa, che nessuno aveva previsto…
Il motore della vettura scarlatta prese a fumare. Il conducente si sporse dal finestrino, fissando rabbioso il cofano fondersi per il calore
-Ma che diav…-
*KAAAAAAAAABOOOOOOOOMMMMM!!!!!*
Un assordante botto fece saltare in aria tutta la macchina, che venne divorata all’istante da un rogo di fiamme, senza lasciar scampo al pilota. Yoh venne sospinto in avanti dal risucchio dell’aria bollente, senza che a nulla potessero funzionare i freni. Lasciò il volante e il pedale, raggomitolandosi sul sedile, per diminuire al minimo lo schianto.
La Jaguar “entrò” letteralmente nel muro del magazzino, polverizzando il cemento. I vetri esplosero e la lamiera dell’auto si accartocciò su se stessa. Il motore prese fuoco e, tempo qualche secondo, Yoh avrebbe fatto la stessa fine del suo defunto avversario.
Strisciò fuori dalla carcassa, certo di avere almeno tre costole rotte. Era pieno di tagli che gli avevano provocato i vetri, ma tutto sommato stava bene. E al momento, la cosa più importante era levarsi di torno prima che tutto saltasse in aria. Alla svelta…
Corse fuori dal buco che la macchina aveva aperto nella parete, tenendosi un braccio. Malgrado fosse bravo a correre in auto, per l’atletica era totalmente negato.
L’ulteriore esplosione alle sue spalle lo fece ruzzolare via. Si ritrovò a terra, ansimante, il magazzino totalmente in fiamme, così come la Ferrari poco più avanti.
La vista cominciava ad offuscarsi, mentre fissava delle sagome che correvano da lui, le sirene della polizia e dei pompieri in lontananza.
Sorrise, prima di perdere i sensi, abbandonandosi sull’asfalto
-Ho vinto…-


***


Zona portuale
Kurubito Sud
Tokyo


Una tetra stanza, le pareti crepate e il pavimento ingombro di lattine e pacchetti di sigarette vuoti. Aveva il soffitto alto e un penetrante odore di olio di motore, essendo ciò che rimaneva di un vecchio deposito auto. Numerosi cassoni di legno e impalcature di acciaio arrugginito completavano il quadro.
Una figura bussò allo spesso portone, tre volte, aspettando risposta. Si guardò intorno, circospetto e spaventato, stringendosi nel cappotto. Non gradiva venire da quelle parti, proprio no…
Era entrato nel clan Star solamente perché voleva gettarsi alle spalle la noiosa vita della Tokyo “rispettabile”. Era da poco che si era trasferito nella Koogai, la bassa periferia, e bazzicava spesso le varie zone del quartiere di Kurubito. Un “kurubito” era, letteralmente, un “ladro di automobili”; e, visto che la zona abbondava di macchina rubate, l’intera zona aveva preso questo nome.
Tuttavia, il nostro informatore misterioso era solo un sottoposto, adibito a sorvegliare, di nascosto ovviamente, le gare della altre bande, e venire a riferire tutto al capo. Non l’aveva mai visto in faccia, ma tutti, da quelle parti, conoscevano la storia dei due fratelli Asakura e della loro faida.
La porta si aprì, cigolando. Rabbrividendo, entrò nel buio e soffocante magazzino. Tossì, mettendosi una mano sulla bocca. C’era così tanto fumo, lì dentro, che sembrava ci fosse la nebbia. Tenne lo sguardo basso, avanzando verso una piramide di cassoni centrale, sentendosi osservato. Era inquietante, decine di mozziconi brillanti di sigaretta, ancora accesi, poco sotto occhi minacciosi. Sapeva, da quanto gli dicevano, che in quello stanzone c’erano i fedeli seguaci Hao Asakura, coloro i quali lo avevano visto in faccia.
-Ah, Kasazuka-san, benvenuto-
Una voce stranamente cordiale lo accolse. Alzò lo sguardo, cauto, notando che proveniva proprio dalla cima della pila di casse. Si inchinò leggermente
-Signor Hao- cominciò –Ho il rapporto della gara di questa notte…-
-Bene, sentiamo-
L’informatore cambiò appoggio da un piede all’altro, nervoso
-Ecco…Suo fratello, il signor Yoh, ha vinto…- il silenzio che ne seguì non fu rassicurante –Ma solamente perché la vettura avversaria ha preso fuoco inspiegabilmente, circa alla fine del percorso…-
Sentì una risata, seguita da molte altre sparse nel fumo delle sigarette, intorno a lui. Corrugò le sopracciglia, perplesso. Perché…?
-Ottimo lavoro, Kasazuka. Puoi andare, adesso…-
Il giovane uomo, si inchinò nuovamente, sempre più incerto del perché il suo capo sembrava lieto della notizia appena ricevuto. Si avviò al portone, uscendo e chiudendoselo alle spalle. Sparì rapido nella fredda notte, sgommando con la sua moto, impaziente di andarsene da lì.
-Assolutamente perfetto…- parlò Hao, sbuffando in una sola boccata il fumo che aveva appena aspirato. Sogghignò
-Il sabotaggio all’auto di quegli sciocchi ha funzionato, ben fatto Kanna- si congratulò il moro con una ragazza dai lunghi capelli lisci e lo sguardo glaciale. Questa chiuse gli occhi
-Bazzecole, le auto sono la mia specialità…-
Hao rise nuovamente, spegnendo la cicca contro il legno del cassone ove era stravaccato.
-Mi scusi se glielo chiedo, signor Hao…- intervenne una voce roca. Il giovane diciottenne si voltò, sorridendo
-Dimmi, Peyote-
-Ecco…Perché avete fatto vincere vostro fratello, se la domanda non vi è inopportuna…-
Il sorriso abbandonò il volto del moro, e la sua espressione divenne glaciale
-Si, Peyote, la domanda mi disturba…-
L’uomo si affrettò a scusarsi, lasciando Hao silenzioso. Fissò davanti a sé, nella piccola finestra dal vetro sporco, i bui vicoli di Kurubito, udendo in sottofondo il chiacchiericcio dei suoi sottoposti e il frangersi delle onde sul molo di cemento, lontano in quella gelida nottata. Sogghignò
-Solo io posso vincerti, Yoh, ricordatelo…-


***


Piano attico
Kurubito Nord
Tokyo


Due occhi dal taglio felino lo osservavano dall’ombra. La pupilla dorata, le sottili sopracciglia nere, corrucciate, intraviste appena sotto il folto ciuffo corvino che ricadeva scomposto davanti agli occhi, conferivano alla sua espressione un che di irritato.
Estremamente irritato.
Tutti sapevano che quando quegli occhi d’ambra si incupivano, qualcuno avrebbe pagato il proprio errore. Il possessore di quelle iridi di miele non era noto per perdonare.
-Che significa “è saltato in aria”?- chiese, scocciato, al suo informatore.
Quella notte, la gara del Clan Asakura si era dimostrata molto più *frequentata* del previsto. Anche un altro clan si era preoccupato di inviare un infiltrato per assistere a quella corsa. E, adesso, l’uomo rimpiangeva di aver accettato quell’incarico. Dettato dal capo del gruppo in persona, poi…
-Beh, ecco…- cominciò l’informatore, cercando di guadagnare tempo –La macchina dello sfidante di Asakura è esplosa, come le ho detto…Quindi, il ragazzo è rimasto coinvolto, in parte-
-So che significa “saltare in aria”, Okamura- lo freddò quella voce fredda e impassibile –Mi prendi per uno scemo, forse…?- chiese poi, mellifluo. L’uomo lo vide sogghignare, nella penombra, un sorrisetto velenoso dipinto sulle labbra. Deglutì, scotendo la testa
-No, signore, certo che no- sudò freddo, scusandosi –E’ solo che…non capisco la vostra domanda-
-Di che ti sorprendi, Ren?- una voce ironica provenì alle spalle dell’uomo –Ecco ciò che si ottiene da persone incompetenti, solo insulti…-
L’informatore si girò di scatto.
Nel salone al piano attico dove era stato ricevuto erano entrate altre due figure. Il giovane a sinistra aveva capelli blu scuro, trattenuti da una fascia nera, che li alzavano in aria, facendolo assomigliare ad un riccio. Lo guardava ridacchiando, un brillio divertito negli occhi. Era accompagnato da una bella ragazza, dalla lunga chioma turchina e vestita di un abitino viola scuro, piuttosto corto e provocante.
Ren, dalla poltrona dove era seduto nella penombra, sospirò pesantemente
-HoroHoro, quante volte ti ho ripetuto che ciò che faccio non ti deve interessare?- lo rimproverò con voce strascicata. Il giovanotto scoppiò a ridere
-Dici sempre così, allora come mai chiedi la mia opinione?-
Ren non rispose nemmeno, tornando a concentrarsi sull’uomo
-Voglio sapere perché è saltato in aria, chiaro? E lo voglio sapere adesso-
L’uomo venne assalito dal panico
-Ma…com…-
-D’accordo, mi sento generoso- la voce tagliente di Ren lo interruppe –Ti concedo un’ora per scoprirlo, usala bene, se non vuoi tornare dal buco nel quel ti ho raccattato…Chiaro?-
L’uomo annuì, frenetico, inchinandosi riconoscente.
-Bene, per ora è tutto- riprese il giovane –Pirika, accompagnalo fuori…-
La ragazza annuì, precedendo l’uomo fuori dalla porta e scendendo le scale con i suoi tacchi alti. Quello la seguì, sollevato, chiudendosi la porta alle spalle e ansioso di mettersi subito al lavoro. Non era cosa da tutti i giorni ottenere una seconda possibilità da Ren Tao.
-Devi essere particolarmente di buon umore, per averlo risparmiato- fece notare HoroHoro, stravaccandosi su un divano di pelle chiara, addossato alla parete. Ren si alzò dalla poltrona, fissando fuori dalla finestra e dandogli le spalle. La poca luce che filtrava dallo spiraglio nella tenda illuminava il suo volto, facendo luccicare quelle iridi dorate, adesso rabbuiate maggiormente.
-Al contrario, sono molto irritato da questa faccenda…- rispose poi. Si voltò, fissando il giovane negli occhi scuri, che sbucavano appena da sotto l’ombra della fascia
-Prova ad usare quel poco cervello che ti ritrovi…-cominciò –Come può una macchina, truccata e controllata fino all’ultima vite, esplodere all’improvviso?-
HoroHoro sembrò rifletterci seriamente, nel silenzio che era sceso nella sala. Poco dopo, scosse la testa
-E’ impossibile, hai ragione-
-Come sempre, del resto- sogghignò Ren, tornando a fissare fuori dal vetro, che si stava appannando leggermente per il suo respiro. Strinse un pugno, piantato lungo il fianco
-Sospetto ci sia di mezzo qualcuno, HoroHoro, qualcuno che dovresti conoscere molto bene…-
Il ragazzo dalla chioma oltremare cacciò una risatina nervosa
-Andiamo, non dire sciocchezze…-
-Non lo faccio mai, infatti, dovresti saperlo- ribattè Ren, rapido. HoroHoro sbuffò, esasperato
-Lo so, è che…andiamo, non credo che quel *qualcuno* voglia favorire Yoh Asakura, non dopo quello che è successo tra loro- spiegò, passandosi una mano negli ispidi capelli blu cupo.
Un lento sogghigno fece capolino sul viso di Ren
-Quanto sei ingenuo- ridacchiò –Credi veramente che Hao Asakura non voglia favorire il suo adorato gemellino?-
-Ma a che scopo?- incalzò HoroHoro, sempre più scettico.
Il diciottenne davanti a lui spalancò, con un ampio gesto, la lunga tenda di velluto nero che copriva la finestra, permettendo alla luce della luna di bagnare tutta la stanza, dal grande finestrone a picco sui vicoli di Kurubito Nord, la zona più lussuosa di quella periferia malfamata. In lontananza, si potevano scorgere le luci dei quartieri centrali di Tokyo, dove l’ombra delle lotte tra i Clan di Kurubito non erano ancora riuscite ad arrivare.
Quel pallido chiarore tinse di viola i riflessi dei capelli corvini di Ren, che ricadevano davanti agli occhi e ai lati del viso, serio e impassibile.
-Lo scopo, dici?- poggiò una mano sul vetro, guardando la strada sotto di sé. Quattro ragazzini stavano trafficando nel motore di una Porsche grigio argento, sprigionando scintille dai fili scoperti.
-Ancora non lo so…Ma sta certo che lo scoprirò- sibilò, facendo rabbrividire lo spavaldo HoroHoro.
Se c’era una cosa di cui era certo, era che Tao Ren manteneva sempre la parola data.
In un modo, o nell’altro.
-Piuttosto…- riprese Ren, il sapore di un sogghigno in quelle parole –Avverti Pirica che abbiamo un ospite in arrivo, sembra una cosa importante se Asakura invia un ambasciatore di tale risma-
HoroHoro si alzò, accostandosi anch’esso al grande finestrone, fissando la figura che camminava a testa china verso il grattacielo.
Il suo volto si aprì in un sorriso, sinceramente soddisfatto
-Certo- ridacchiò –Sarà divertente fare quattro chiacchiere…- e corse fuori, in cerca della sorella.


***


Covo del Clan Asakura
Kurubito Est
Tokyo


Yoh Asakura si sentiva letteralmente a pezzi.
Gli doleva il petto, ad ogni respiro era come se mille spilli si conficcassero sotto lo sterno, lungo tutta la zona toracica. Le voci che udiva intorno a sé erano lontane, sembrava che qualcuno gli premesse l’ovatta sulle orecchie, facendo rimbombare anche il più piccolo rumore. Cercò di aprire gli occhi, ma l’impresa sembrò risultare al di là delle sue forze…
Ma c’era una voce, a lui nota. Oh, quella la conosceva bene.
-Sveglialo Ryu, non m’importa-
-Ma…okami Anna…-
-T’ho detto sveglialo!-
Yoh non potè reprimere un sorriso sconsolato. La sua ragazza, sempre così dolce e comprensiva. Aprì gli occhi, trovandosi a pochi centimetri dal viso coperto da una bianca mascherina di Faust VIII. Quest’ultimo gli sorrise
-Oh, ben svegliato Yoh-
Il moro tossì leggermente, sputando sangue. Evidentemente, l’emorragia non era ancora terminata…
Alzò lo sguardo, osservando gli occupanti della stanza. Si trovavano nella sua camera da letto, in un discreto palazzo nella zona est di Kurubito. Era un vecchio Minshuku(**), pieno di stanze e bagni termali all’aperto, ottimo ritrovo per tutti i componenti del clan Asakura.
Sorrise, nervosamente, dal futon dove era sdraiato
-Emh…salve-
-Yoh Sama, state bene- Tamao scoppiò in lacrime, coprendosi il volto con le mani, mentre singhiozzava. Le piccole spalle erano scosse da un tremito, mentre Ryu cercava di consolarla, dandole leggere pacchettine sul capo. Faust si alzò, togliendosi mascherina e guanti
-Deve riposare, gli ho immobilizzato il torace, ma non deve fare sforzi, altrimenti le costole si muoveranno…- raccomandò, rivolto ad Anna. La giovane annuì, piantando le sue iridi scure in quelle di Yoh.
-Lasciateci soli- intimò. Ryu e Faust si guardarono, dubbiosi, obbedendo. Ryu sospinse Tamao, ancora in lacrime, accompagnandola fuori dalla stanza e chiudendosi la porta scorrevole alle spalle. La camera rimase piacevolmente silenziosa…
Yoh si passò una mano tra i capelli castani, scompigliandoli ulteriormente, mentre sbadigliava
-Ah, che sonno…Quanto ho dormito?-
Anna non rispose, limitandosi a fissarlo a braccia incrociate, piantata davanti a lui. Yoh si zittì, osservando qualcosa agitarsi negli occhi freddi della giovane, qualcosa che non riuscì ad identificare…
-…Anna? Ti senti…- si interruppe, sussultando. Lungo la guancia della ragazza scendeva una lacrima, solitaria e trasparente, mentre lo fissava ancora.
-Baka- sibilò, rabbiosa –Yoh no baka!! Potevi morire lo capisci?- sbottò, infuriata, cadendo in ginocchio di fianco al giovane e facendo per tirargli uno dei suoi famosi schiaffoni.
Yoh chiuse gli occhi, preparandosi al colpo, che però non venne. Sentì, invece, il tocco delicato della mano di Anna sulla gota sinistra, carezzare delicatamente il lungo graffio che aveva sullo zigomo. Lei lo guardò, ancora impassibile, malgrado la lacrima che ancora rigava il suo volto.
Il giovane sorrise, dolcemente
-Ti chiedo scusa, Anna- passò una nocca sulla guancia arrossata della ragazza, asciugando quella stilla agrodolce –Non piangere-
La biondina corrugò le sopracciglia, staccandosi da lui e passandosi una mano sugli occhi
-Non sto piangendo- si giustificò, austera come sempre.
Yoh annuì, tranquillo, mentre lei si rialzava in piedi, spolverandosi l’abito nero, corto fino alle ginocchia.
-Complimenti per questa sera, mi hanno riferito…-
-Grazie-
-Ma quell’imprevisto non doveva capitare- continuò, seria –Ho mandato Manta ad incontrare Tao Ren, abbiamo bisogno di alleati…-
-Ren è sempre stato dalla nostra parte, lo sarà anche questa volta- spiegò il moro, minimizzando. Anna approvò con un cenno del capo, recandosi alla parete in fronte al futon. A questa era affissa una cartina, piena di vicoli tortuosi e stradine: la scritta “Kurubito” troneggiava in cima alla piantina.
Indicò la zona est, racchiusa da una spessa linea rossa, e poi quella nord, dove svettava un immenso grattacielo, il simbolo del Tao sopra i numerosi violetti
-Possiamo controllare tutta la zona nord-est, se Tao Ren acconsente ancora…- poi, puntò l’indice dalla lunga unghia curata nella zona ovest, circondata da un lussureggiante parco, uno degli ultimi di tutta Tokyo –ma il nostro problema restano sempre loro…-
L’espressione di Yoh si rabbuiò, mentre fissava con le sue iridi color nocciola il nome del clan che dominava l’intera zona occidentale di Kurubito
-Lasciamoli perdere, Anna…- sussurrò –I conti che hanno da risolvere con mio fratello non sono affar mio…-


***


Parco Shuichiro
Kurubito Ovest
Tokyo


Le foglie di un albero cadevano intorno alla figura seduta a terra, sotto di esso, sulla fredda terra, che il gelo di quella notte luminosa aveva ghiacciato. Come una delicata pioggia, turbinavano nell’aria nebbiosa, che fischiava e mormorava tra i rami del parco.
Alzò gli occhi verso le fronde, un rogo di frasche porpora e oro, così *belle* e calde…Sembrava quasi ardessero di vita propria, come tante scintille scappate al controllo del fuoco.
Un piccolo lampo rosa si materializzò al suo fianco, profumando di fiori il respiro caldo del giovane. Tese una mano, ove la creaturina si posò delicatamente, spolverando le dita di quella mano di una polverina impalpabile, brillante e delicata come un bocciolo di fiore. Rischiarò il buio che la luna non era riuscita a cancellare, sotto quell’immenso acero scarlatto. Il ragazzo sorrise, gentile
-Ben tornata, Morphin…Allora?-
La fatina volò vicino al suo orecchio, sussurrando parole che solo lui poteva udire e che si persero nel vento di quella notte invernale. Il giovane annuì, ringraziandola.
Si appoggiò al tronco dell’albero, sospirando, mentre l’esserino si accomodava sulla sua spalla, rannicchiandosi contro il collo caldo del suo padrone, sotto la stoffa della bianca veste che indossava. Il ragazzo scrutò davanti a sé, le iridi di smeraldo pensierose e inquiete.
Doveva riferire ciò che Morphin gli aveva raccontato?
Non era un’informazione ufficiale, e sapeva come Marco prendeva le cattive notizie, soprattutto non richieste…
Si passò un dito sulla parte destra della gola, percorrendo le strisce rossastre che macchiavano la purezza di quella pelle bianca e sottile, rabbuiandosi.
No, si disse, meglio di no…
Dopotutto, nessuno sapeva dove si trovasse in questo momento. Era uscito di nascosto, godendosi quei pochi attimi che poteva riservare per sé stesso, lui e nessun altro. Alzò nuovamente lo sguardo, perdendosi nel bruciante rogo di foglie, che ad ogni carezza del vento cadevano lentamente al suolo, tappezzando ormai tutto il prato. Inspirò profondamente, socchiudendo le palpebre al soffio di quell’aria gelida sul viso, come un bacio a fior di labbra.
Il crepitio di qualcosa che avanzava sull’erba lo risvegliò dal suo momentaneo torpore. La brina scricchiolava sotto le suole di quel *qualcuno*, che poteva vedere farsi strada tra i tronchi degli alberi. Aveva una certa fretta…
Il giovane sospirò, rassegnato.
Mi hanno trovato…
Un uomo sbucò nella radura, aveva biondi capelli e un paio di occhiali dalla montatura trasparente sul naso. Lo fissava, impassibile, lo sguardo duro e severo come sempre.
-Lyserg…Dove ti eri cacciato?-
Il ragazzo si alzò, rapido, spolverandosi la lunga veste immacolata che portava sopra un paio di pantaloni neri, corti al ginocchio. Raggiunse Marco, la sua fatina che era ancora posata sulla sua spalla sinistra, scrutava l’uomo con i piccoli occhietti viola, quasi fosse indispettita.
-Scusami Marco, voleva fare una passeggiata-
-Che non succeda più- lo seccò questo, spingendosi gli occhiali sul naso –Piuttosto, sua altezza Maiden desidera vederti…-
Lyserg sobbalzò, inarcando educatamente un sopracciglio.
Marco non si degnò di dare spiegazioni, precedendolo nel parco, verso un grosso edificio oltre le chiome vermiglie degli aceri. Il ragazzo lo seguì, indugiando.
Rivolse un’ultima volta i verdi occhi verso l’albero sotto il quale si era seduto. Sorrise, triste, ripensando a ciò che era successo sotto quell’albero, non molto tempo prima. Fantasmi di risate e parole divertite, ombre felici sotto quell’albero, a Lyserg pareva quasi di sentirle sussurrare nel vento.
C’è quel famoso detto “Tutto cambia”.
Lyserg, tuttavia, non credeva ancora che fosse potuto accadere tanto in fretta…


***


Kurubito Nord
Tokyo


Era ancora lì, messaggero di pace, ambasciatore principale del Clan Asakura, superiore alla faide e alle lotte tra i gruppi, dotato di tale diplomazia da poter trattare da pari con i capi del rispettivi clan, senza bisogno di avere una pistola in tasca o un coltello alla gola.
Manta Oyamada.
Si era alzato parecchio in quegli anni, raggiungendo, se non proprio all’altezza di Yoh, almeno poco più basso. I capelli biondo scuro ancora acconciati in quel caschetto sempre spettinato, la lunga frangia copriva di poco gli occhi, attenti e guardinghi.
Affrettò il passo, calcandosi le mani in tasca del lungo cappotto e respirando nell’aria nevosa di dicembre. Sperò con tutto il cuore di non incontrare nessuno scagnozzo di Ren. Pur essendo quest’ultimo abbastanza comprensivo e, relativamente, civile nei suoi confronti, non poteva dire lo stesso dei suoi sottoposti. Anche se Manta sospettava che il giovane lo trattasse con parziale accondiscendenza solo per il rispetto e l’onore che nutriva nei confronti di Yoh…
Girò l’angolo, scorgendo in fondo alla larga via, dopo il dedalo di vicoli, il grattacielo dimora di Tao Ren. La luce, all’ultimo piano, era spenta, ma poteva vedere la tenda scostata dal grande finestrone.
Superò, cercando di restare indifferente, un gruppo di ragazzetti che trafficavano dentro il cofano di un’automobile, evidentemente la loro ultima preda, giungendo sotto l’ampio portone d’acciaio.
Bussò deciso sul metallo, facendo rimbombare i colpi sordi nel silenzio del quartiere.
Aveva un messaggio importante…



…to be continued…


***

Buonasera ^o^
Mi sono andata ad impegolare in questa fanfic, vedremo se avrà un seguito^^; più che altro, il problema è se riuscirò a continuarla, la scuola mi tiene parecchio impegnata… -//- sapete, il terzo anno del Classico è una tortura, non so se qualcuno ci è già passato ^-^; a chi lo farà, faccio i miei auguri più sinceri, benvenuti nel club dei masochisti, nyah xD!

Note:
(*)= [vedi “Shaman King” #15] Significa “Padrona”, ed è l’epiteto che Ryu e Faust usano per riferirsi ad Anna, che ha li ha aiutati nell’allenamento per lo Shaman Fight ^-^ Chiaro?
(**)= pensione a conduzione familiare, solitamente composta da un complesso termale^^

  
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Shaman King / Vai alla pagina dell'autore: Bea_chan